JOVERNARDI (Jobernardi, Giovenardi), Bartolomeo (Bartolomé)
Nacque a Roma intorno al 1604. Scarse sono le notizie pervenuteci sulla giovinezza e la formazione di questo arpista e teorico che coltivò interessi anche in campo organologico e scientifico. Dopo avere studiato nella sua città musica, matematica e diritto, nel 1626 si mise al servizio del re di Spagna Filippo IV; soltanto nel 1632 lasciò l'Italia, soggiornando prima a Barcellona, al servizio del cardinale infante Ferdinando e, dal 1° genn. 1633, a Madrid, come arpista della Real Capilla.
A partire da questa data si dispone di un'ampia documentazione attestante la sua presenza presso la corte reale spagnola, che ne evidenzia le diverse mansioni: oltre al ruolo di musicista, svolse anche quello di consigliere politico ed economico; provvide personalmente all'acquisto di alcuni strumenti musicali per la Real Capilla, come si desume dalla dichiarazione del figlio Jacinto che, nel 1675, ricevette 14.000 reali come pagamento di alcune commissioni del padre. A Madrid lo J. si sposò con Ana Collado y Mendoza, da cui ebbe due figli.
Nel 1634 diede alle stampe a Madrid il Tratado de la mussica (Madrid, Bibl. nacional, Mss., 8931) con dedica a Filippo IV.
Redatto in italiano e in spagnolo e composto da 45 fogli, il Tratado fu inserito in un volume con altre opere dedicate al monarca, riguardanti temi di astrologia, navigazione e architettura. Nella dedica lo J. descrive tre strumenti che, costruiti a Roma, aveva portato a Madrid nel 1633: un'arpa a tre ordini con corde incrociate, un arciliuto a 6 cori, un cantino e sette bassi, e un clavicembalo con 52 tasti e doppi semitoni cromatici.
Nel Tratado si offre una lettura metaforica della musica nell'antica Grecia: il concetto di "buon governo" della polis è paragonato qui alla perfezione della proporzione armonica; segue una trattazione della musica nella storia biblica, con una accurata, quanto personale, descrizione degli strumenti e una classificazione della musica in "armónica", "orgánica", "rítmica" o "participante".
Il 18 apr. 1642 successe a Lope Machado nell'incarico di arpista presso la Real Cámara.
I suoi rapporti con la corte spagnola andarono ben oltre le specifiche mansioni musicali: risulta, anzi, che come musico della Real Capilla e della Real Cámara, non partecipasse assiduamente ai diversi servizi, privilegiando altresì, almeno tra il 1638 e il 1652, il ruolo di consigliere per gli affari economico-monetari, interni ed esteri.
La sua attività politica è attestata anche da alcune relazioni scritte, riferite a specifici incarichi diplomatici: nel 1645 descrisse la difficile situazione del Viceregno di Napoli, proponendo alcuni rimedi; nel 1649 scrisse due relazioni: una dedicata alla diffusione del contagio della peste in Spagna e alla relativa necessità di provvedere alla sicurezza dei reali e dei principali ministri, un'altra rivolta ai progetti di politica estera francese del cardinale G.R. Mazzarino; nel 1651 scrisse due relazioni "segrete", caratterizzate da punti di sospensione al posto di nomi specifici; nel 1652 scrisse due importanti relazioni che si riferivano una agli interventi necessari per la difficile situazione monetaria ed economica della Castiglia, l'altra a una improrogabile azione di moralizzazione tra gli amministratori della giustizia in tutti i suoi aspetti (cfr. Subirá, 1964, pp. 210 s.).
Nel 1653 pubblicò a Madrid il suo secondo trattato: Nueva ciencia, demostración y execución de la perfecta theórica y méthodo de la suspensión armónica executada en el instrumento músico mathemático que Jovenardi hiço fabricar y traer de Roma a España (Madrid, Real Academia de la historia, Colección Salazar y Castro, 9/705, cc. 31r-39r).
Dedicato al marchese di Heliche, nobile della Real Cámara, in data 7 ag. 1653, il trattato cita Platone e altri autori classici rispetto alle influenze esercitate dalla musica sugli affetti e sui sentimenti umani. È menzionato anche uno strumento, chiamato "citar-organo", portato da Roma per il monarca spagnolo ma gravemente danneggiato durante il trasporto: doveva trattarsi di uno strumento simile al clavicembalo, con corde come la cetra ma con i tasti. La sua forma era simile a un'arpa "acostada". Lo strumento presentava tre registri chiamati "principal", "tiorbín" e "quedito", che si azionavano con dei pedali. Segue una sentita difesa della seconda prattica monteverdiana e la menzione dei compositori Scipione Dentice e Luca Marenzio. L'autore ricorda, infine, l'arpista Horacio Napolitano e il loro comune maestro Bernardino Nanino.
Nel 1655 lo J. fece ritorno in Italia: a Roma fu accolto nell'Accademia dei Lincei, dove diede particolare impulso agli esperimenti fisico-acustici sulla risonanza delle corde per simpatia; qui annunciò la stesura di una nuova filosofia naturale delle influenze celesti di cui, però, non si hanno notizie.
Rientrato in Spagna pochi anni prima del 1668, si separò dalla moglie, alla quale, in seguito all'accusa di adulterio, fu poi negata la "pensión real". Nel 1668, dopo un lungo contenzioso, la casa reale decise in favore dello J. e gli pagò parte del salario per il servizio prestato come musico da camera. L'altra parte del compenso fu assegnata al figlio Jacinto, essendo già morto l'altro figlio, ecclesiastico.
Lo J. morì a Madrid il 22 luglio 1668.
Fonti e Bibl.: S.M. Kastner, Le "clavecin parfait" de B. Jobernardi, in Anuario musical, VIII (1953), pp. 193-209; J. Subirá, Dos músicos del rey Felipe IV: B. J. y E. Butler, ibid., XIX (1964), pp. 201-223; Id., El madrileñizado arpista doctor B. J., in Temas musicales madrileños, Madrid 1971, pp. 63-81; C. Bordas, Les instruments à clavier: clavicordio, monocordio et piano, in Instruments de musique espagnols du XVIe au XIXe siècle (catal.), Bruxelles 1985, pp. 101-113; L. Jambou, Documentos relativos a los músicos de la segunda mitad del siglo XVII de las Capillas Reales y villa y corte de Madrid, in Revista de musicología, XII (1989), 2, pp. 469-514; C. Bordas - L. Robledo, Josè Zaragoza's box: science and music in Charles II' Spain, in Early Music, XXVI (1998), 3, pp. 391-413; C. Bordas, Giovenardi, B., in Diccionario de la música española e hispanoamericana, V, Madrid 1999, pp. 649 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 15 (s.v. Jobernardi); The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIII, p. 270.