AVANZINI, Bartolomeo Luigi
Nacque a Roma, figlio del pittore Sante e di Porzia Del Fiume.
Il padre, nato a Siena nel 1581, come risulta da una lettera scritta dal Testi il 30 ott. 1644 in nome di Francesco I di Modena al cardinale Cybo, maggiordomo maggiore del papa, era stato sotto i pontificati precedenti nominato pittore di corte: "aveva provvisioni, privilegi e patenti di palazzo, ed era continuamente adoperato nella sua professione di pittore", per cui il duca lo raccomandava perché avesse ancora gli stessi incarichi; nessuna opera però si conosce ora di lui.
Nulla risulta sulla attività iniziale dell'A. a Roma, ove certo vide e studiò il Bernini, come prova il fatto che egli aveva lavorato agli edifici eretti dalla famiglia Barberini ai quali il Bernini stesso lavorò dopo la morte del Maderno avvenuta nel 1629. Tali contatti col Bernini sono confermati dalla notizia, tramandata dal Fabrizzi, che alcune varianti al Palazzo ducale di Modena fatte durante l'esecuzione furono suggerite proprio dal Bernini.
Quanto al come ed al perché l'A. sia venuto da Roma a Modena, si sa solo che Francesco I, dopo le successive ricostruzioni e riadattamenti del castello fatte dai suoi predecessori, decise di sostituire l'antica rocca con un nuovo palazzo, per cui da prima chiese in prestito al duca di Parma Gerolamo Rainaldi, che era l'architetto ufficiale di quella corte, e quindi, dopo aver fatto eseguire a questo un progetto per il palazzo e il giardino, incaricò il cardinale Rinaldo d'Este residente a Roma di scegliere all'uopo un abile architetto, che fu appunto l'Avanzini.
Il duca, scrive il cronista contemporaneo Spaccini, "ha fatto venire un nuovo ingegniero di Roma, dove ha fatto un nuovo disegno della fabbrica di castello, et vogliono fare l'entrada sul Canal Grande", mentre il Vedriani, all'anno 1634, nota che il Palazzo era già cominciato "conforme il disegno del signor Bartolomeo Avanzino romano".
La costruzione, col corpo centrale leggermente sporgente e con grandi finestre con cornicione spezzato sorrette da cariatidi e da paraste, balcone centinato al primo piano e padiglione centrale su cui, secondo il progetto primitivo, si innalzava una cupola (vedi disegno presso la Galleria Estense di Modena), ha nelle due ali binati di finestre con frontone di forma diversa nei tre piani: rettangolare, centinato e triangolare, poggiante su doppie paraste; il coronamento della costruzione è formato da una balaustrata, mentre fiancheggiano i lati due torrioni, memori probabilmente della preesistente rocca.
La formazione artistica dell'A. è abbastanza chiara in questa facciata, ispirata in parte al Maderno della facciata posteriore del Palazzo Barberini e più ancora al Rainaldi di Palazzo Pamphili a Roma. Ancora al Palazzo Barberini è chiaramente ispirato il movimento sporgente e arretrante al centro della parte est del palazzo eseguita in tempo posteriore, ma probabilmente sempre su disegno dell'Avanzini. Dal portone principale si entra nell'atrio con volte a crociera su binati di colonne da cui si accede al cortile con portico e loggiato a serliane separate da paraste doriche e ioniche e sormontato, come la facciata, da una balaustrata. In questo cortile il duca aveva fatto eseguire un teatro, forse sull'esempio di quello che il Vignola aveva progettato per il Palazzo Farnese a Piacenza; nulla però si sa della sua struttura e solo risulta che fu eseguito nel 1652 per festeggiare con un torneo la venuta dei duchi del Tirolo.
Nello stesso anno in cui aveva incominciato il Palazzo ducale di Modena l'A. mise mano alla "delizia" estense, cioè al palazzo di villeggiatura di Sassuolo, ricostruito anch'esso nel luogo ove un tempo sorgeva l'antica rocca.
Qui la facciata è più semplice di quella di Modena, ma si sono ottenuti ugualmente effetti prospettici con accorgimenti di illusionismi pittorici; la parte centrale non è sporgente come a Modena, ma è sottolineata da tre arcate separate da paraste che sorreggono il balcone; le arcate aperte sull'atrio ospitano ai lati le statue colossali di Anfitrite e Nettuno; altre paraste sorreggono le finestre del primo piano con frontone alternato, triangolare e a pieno centro, che si ripetono anche nel secondo piano, mentre la balaustrata, che chiude in alto il Palazzo ducale di Modena, è qui sostituita da una balaustrata dipinta su un finto fondo di cielo; tali effetti prospettici si moltiplicano nella corte con finto porticato e statue dipinte tra le quali, entro una nicchia nel fondo del cortile, spicca la statua di Nettuno su bozzetto di Antonio Raggi. Anche il lato sinistro, l'unico completato oltre la fronte, è arricchito di un porticato a colonne bugnate e ricche decorazioni scolpite intorno alle porte-finestre nei due piani superiori; nell'ultimo piano è una vasta terrazza che si affaccia su una peschiera con finte rocce e lo stemma estense.
Un'altra opera molto vicina a questo palazzo è il santuario della Madonna di Fiorano nei pressi di Sassuolo iniziato anch'esso nel 1634, in cui la semplice facciata con frontone triangolare su binati di paraste è come schiacciata dal prevalere delle svettanti cupole, le due laterali alla facciata stessa e l'altra vastissima al centro della croce greca sull'alto tamburo, il cui slancio è ancora più visibile all'interno. Ancora per Modena dette il disegno per la cupola di S. Vincenzo, ed a Reggio per l'Oratorio di S. Carlo eseguito nel 1666 da Gerolamo Beltrami.
Ancora un'altra opera, ma questa fuori del ducato, è il disegno per l'altare maggiore di S. Giovanni Evangelista a Parma, di una pausata semplicità, arricchita dal materiale prezioso - bronzo e marmi pregiati - e dalle belle sculture bronzee con angeli telamoni ed aquile di Bernardo Falconi.
Del resto, la sua presenza di architetto ufficiale della corte è consacrata dalla lettera del segretario ducale Antonio Scapinelli ai fattori generali del 9 apr. 1634 in cui ordina che l'A., "architetto civile", riceva dieci ducatoni d'argento al mese, pane e vino in natura e 75 lire l'anno per fitto di casa: provvigioni che vengono gradualmente aumentate nel 1637, 1649, 1650 e 1653 (cfr. Campori, 1855).
L'A. morì a Modena nel 1658 lasciando erede dei suoi lavori e dei suoi disegni (alcuni dei quali, per il Palazzo ducale di Modena, sono nella raccolta dei disegni della Galleria Estense in Modena) l'architetto Antonio Luraghi che gli successe nella carica di architetto ducale e proseguì la sua opera a Modena ed a Sassuolo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Archivio Segreto Estense, Archivi per Materia, Architetti, b. 1 (74 pezzi dal 1634 al 1666: lettere varie da lui scritte [36], a lui dirette o a luirelative; petizioni e memoriali da luidiretti al duc di Modena; mandati di pagamento); Modena, Arch. Stor. Com., G. B. Spaccini, Cronaca Modenese (1588-1636), ms. presso la Deputaz. di storia patria per le antiche prov. modenesi; L. Vedriani, Storia di Modena, Modena 1666, II, p.660;A. M. Arcioni, Pompe festive... di Parma, Parma 1661, p. 15; G. Graziani, La gara delle stagioni, torneo a cavallo rappresentato in Modena, Modena 1662, pp. 141 ss.;F. Testi, Opere scelte (sec. XVII), Modena 1817, II, p. 161; B. de Monconys, Journal des Voyages..., Paris 1695, p. 505; M. Misson, Voyage d'Italie (diario del 28 maggio 1688), Utrecht 1722, II, p. 355; Ch. N. Cochin, Voyage d'Italie....Paris 1758, p. 77; G. Tiraboschi, Dizionario Topografico,Modena 1825, II, p. 318; Id., Biblioteca Modenese,VI, Modena 1786, p. 310; G. B. Dall'Olio, Pregi del Regio Palazzo di Modena, Modena 1811, pp. 4 s.; Modena, Bibl. Estense, Fondo Campori, ms. γ, 4. 6. 18. - Camp. 1988, G. Fabrizzi, Promemoria sopra il R. D. Palazzo di Modena [1822 ca.], cc. 5v., 6r. e 6 v.;P. Donati, Descrizione di Parma,Parma 1824, p. 41; F. Sossai, Descrizione della città di Modena, Modena 1833, pp. 24 s.;G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati Estensi,Modena 1855, pp. 16, 22, 301, 398; G. Messori Roncaglia, Il Santuario di Fiorano ed il suo architetto, B. A.,Modena 1878, pp. 12 ss.; C. Campori, Storia del Collegio di S. Carlo in Modena,Modena 1878, pp. 47 s., 50; Parma, Museo d'Antichità, E. Scarabelli Zunti, Materiale per una guida di Parma,ms. del sec. XIX, II metà, I, Chiese e conventi, p. 281; Ibid., Id., Documenti e memorie di belle arti parmigiane,VI(1651-1700), ms. 12 (sec. XIX), (sub voce A. M. Arcioni); T. Sandonnini, Del padre Guarino Guarini modenese,in Atti e memorie d. Deputaz. di Storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 3. V (1890), pp. 489 s.;L. Zanugg, Il pal. ducale di Modena e il problema della sua costruzione, in Riv. del R. Ist. di Archeol. e Storia dell'arte, IX(1942), pp. 212-252; J. Burckhardt, The Cicerone, London 1952, p. 388; J. Meyer, Künstler-Lexikon,II, p. 457; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,II, pp.268 s.; Encicl. Ital.,V, p. 604.