MARCHIONNI, Bartolomeo
Nacque a Firenze probabilmente nel 1449, dallo speziale Domenico, che aveva bottega in piazza S. Lorenzo, nel solco dell'attività avviata da Marchionne, nonno del M. (Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 715 [portata del 1451], cc. 608r-609v). Non si hanno notizie della madre.
Pare che proprio all'ombra della basilica medicea, il M., giovane garzone nella spezieria della famiglia, conoscesse i mercanti Francesco e Bernardo Cambini, del cui banco risulta dipendente dal 1466. Rimasto orfano del padre, nel 1470 accettò di recarsi in Portogallo come corrispondente della società Cambini, in qualità di socio accomandatario. Quando quel banco fallì, iniziò l'attività in proprio a Lisbona. Con gli esponenti più in vista della comunità toscana, i Sernigi, i Guidetti, i Berardi, avviò numerose iniziative commerciali favorendo i mercanti fiorentini a scapito di quelli lombardi, veneziani e genovesi. Il suo contributo fu decisivo per la creazione di una comunità nazionale dal forte profilo di appartenenza, seppure perfettamente integrata nella società portoghese e funzionale alle richieste della Corona.
In questa fase espansiva dei commerci, Venezia e Genova non resero disponibili le loro flotte, e tale circostanza diede impulso alla marina portoghese, che supportò i traffici dei Fiorentini; i Marchionni e i Guidetti, dal canto loro, divennero proprietari di alcune baleniere come la "Santa Maria Annunziata" e la "Sant'Antonio". Da quel momento il M. investì capitali in tutte le imprese atlantiche del Portogallo, associandosi a grosse compagnie fiorentine come quelle di G. Frescobaldi, F. Gualterotti e A. Gondi; vasta fu la gamma dei prodotti venduti sui mercati europei, dallo zucchero di Madera alla seta spagnola, dalla grana di Sintra al pepe, e rilevanti furono anche gli affari cambiari.
Dal 1475 il re del Portogallo, Alfonso V, aveva accordato la sua protezione al M. e ai suoi soci, riconoscendolo, cinque anni più tardi, cittadino portoghese in virtù del servizio reso al commercio atlantico di Lisbona e delle personali elargizioni alle casse del sovrano. Ricevuta un'esclusiva da Giovanni II, salito al trono nel 1481, il M. inaugurò il commercio dell'"oro umano", destinato ad assumere ampia portata con la scoperta dell'America. Egli fece circolare gli schiavi africani provenienti dalla Guinea prima in Spagna, poi nel resto d'Europa.
Dalla fine degli anni Ottanta il M. prese parte alle spedizioni verso le Indie ed entrò in contatto con tutti i protagonisti dei traffici mercantili e delle scoperte geografiche. Alfonso de Paiva e Piero de Covilha, inviati dal sovrano nel regno del leggendario Prete Gianni, quando si pensava che la via per i commerci con l'Oriente passasse dall'Etiopia, furono finanziati, parte in contanti, parte in lettere di credito, dal M., che mirava alle appetibili prospettive di guadagno sempre condivise con i soci fiorentini, tra i quali Giannotto Berardi, agente commerciale dei Medici a Siviglia. L'ingente fortuna che il M. aveva accumulato in Portogallo, e che sicuramente contribuì a stabilizzarlo a Lisbona, non lo allontanò dai suoi connazionali, con i quali continuò a operare in un sapiente gioco di studiata condivisione e fiera indipendenza. Non mancherà infatti, alla prima occasione, di protestare la propria naturalizzazione portoghese.
Nel 1508 il corsaro genovese Vincenzo Giustiniani gli sequestrò un carico di pepe, ritenendo di agire nella legalità poiché Firenze era in guerra con Genova per il possesso di Sarzana e Pietrasanta. Ne nacque una causa che fu persa da Giustiniani proprio perché il M. dimostrò di non prendere più parte alle vicende politiche di Firenze dal momento che era ormai lusitano, avendo abitato stabilmente in Portogallo per oltre quarant'anni.
Intanto il M. continuava a svolgere un ruolo attivo nel promuovere i grandi viaggi verso le Indie e le nuove terre, sia per la rotta verso il Levante circumnavigando l'Africa sia verso Occidente. Questi orientamenti, già sostenuti da Enrico il Navigatore e Paolo Dal Pozzo Toscanelli (Uzielli, p. 148) furono oggetto delle relazioni tra il M. e il re Alfonso V e tra questo, Toscanelli e il canonico di Lisbona F. Martins (ibid., p. 551). Nel 1497-98, sotto il successore di Giovanni II, Emanuele I, l'impresa della circumnavigazione fu realizzata da Vasco de Gama, che doppiò il capo di Buona Speranza approdando a Calicut con una nave armata dal Marchionni. Similmente l'armata di P.A. Cabral, diretta verso Occidente e che portò alla scoperta del Brasile (1500), contava fra le sue imbarcazioni due private, tra le quali l'"Annunciata" del M., probabilmente costruita nei cantieri di Genova, che per prima rientrò in patria da quell'esplorazione dal M. considerata "un'impresa meravigliosa". La nuova rotta, scriveva in una lettera, permetteva di arrivare ai mercati delle spezie più facilmente, senza contare la scoperta di un nuovo continente: "la terra dos papagaios" (Firenze, Biblioteca Riccardiana, Vaglienti, 1910, cc. 47r-48r).
Il M. partecipò anche alla seconda spedizione di Vasco de Gama (1502-03), dalla quale riportò un carico di 2200 quintali di spezie. Nel biennio precedente aveva finanziato il viaggio di A. Vespucci al servizio del Portogallo, ricordato nella cronologia delle spedizioni pubblicata a Firenze nel 1506 (Lettera di Amerigo Vespucci delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi, c. 16). Lo stretto rapporto con le vicende del Regno lusitano, non impedì al M. di mantenere legami con la sua città.
Con la regina Eleonora d'Asburgo, sposata a Emanuele I dal 1519, il M. fu protettore del convento delle Murate di Firenze, che dal Portogallo riceveva forniture alimentari. La regina volle edificare a Lisbona un monastero intitolato alla Madre de Deus, "conforme a' riti et viver" del convento fiorentino (Firenze, Biblioteca nazionale, Fondo nazionale, II.II.509, c. 60). In una lettera del 1520 alla madre superiora del monastero fiorentino, suor Eugenia Benedetta, il M. riferiva che la regina "da un tempo in qua à fatto un munistero al modo di chotesto" (Arch. di Stato di Firenze, Corporazioni religiose soppresse dal governo francese, Monastero della Ss. Annunziata detto delle Murate benedettine, 81, 100, c. 208).
La morte del M. deve collocarsi intorno al 1523, poiché da allora se ne perdono le tracce.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mercanzia, 10831, c. 77v; Catasto, 825 (portata del 1458), cc. 391-396; Firenze, Arch. dell'Ospedale degli innocenti, CXLIV, n. 257, c. 199; Firenze, Biblioteca nazionale, Libro grande verde segnato H; G. Uzielli, La vita e i tempi di Paolo Dal Pozzo Toscanelli, Roma 1894, pp. 148, 551-553; P. Peragallo, Cenni intorno alla colonia italiana in Portogallo nei secoli XIV, XV, XVI, in Miscellanea di storia italiana, s. 3, XL (1904), pp. 418-420; C. Verlinden, La colonie italienne de Lisbonne et le développement de l'économie metropolitaine et coloniale portugaise, in Studi in onore di Armando Sapori, Milano 1957, pp. 623-626; Id., Relations commerciales entre Gêne et le Portugal à l'époque des grandes découvertes, in Bulletin de l'Institute d'histoire belge de Rome, XXXIII (1961), pp. 168-171; V. Rau, Notes sur la traite portugaise à la fin du XVe siècle et le florentin B. di Domenico M., ibid., XLIV (1974), pp. 535-543; G.G. Musso, Vicende genovesi di B. M. (ricerche archivistiche), in Atti del III Convegno internazionale di studi Colombiani, Genova 1977, pp. 695-703; F. Melis, I trasporti e le comunicazioni nel Medio Evo, Firenze 1984, pp. 106 s.; B.W. Diffie - G.D. Winius, Alle origini dell'espansione europea. La nascita dell'impero portoghese, Bologna 1985, pp. 199 s., 235, 255 s., 363-369; L. D'Arienzo, Mercanti italiani tra Siviglia e Lisbona nel Quattrocento, in La presenza italiana in Andalusia nel Basso Medioevo, Bologna 1986, pp. 37-39; Id., Nuovi documenti su Amerigo Vespucci, in Scritti in onore del prof. Paolo Emilio Taviani, III, Genova 1988, p. 144; F. Melis, I mercanti italiani nell'Europa medievale e rinascimentale, Firenze 1990, pp. 4-21; C. Varela, Colombo e i Fiorentini, Firenze 1991, pp. 22-42; L. Perini, Due fiorentini nell'oceano Atlantico: Amerigo Vespucci e Giovanni da Verrazzano, geografia e viaggi, Firenze 1993, pp. 130-137; L. D'Arienzo, I toscani sulla via delle Indie all'epoca di Cristoforo Colombo, in Riv. geogr. italiana, C (1993), pp. 321-343; Id., La lettera Toscanelli Martins e i mercanti fiorentini: la cultura toscana nel Portogallo delle scoperte, in Toscana e Portogallo. Miscellanea storica nel 650° anniversario dello Studio generale di Pisa, Pisa 1994, pp. 36-52; M. Spallanzani, Mercanti fiorentini nell'Asia portoghese (1500-1525), Firenze 1997, pp. 23-67; I. Luzzana Caraci, Amerigo Vespucci, II, in Nuova raccolta colombiana, Roma 1999, pp. 74, 242; S. Tognetti, Il Banco Cambini. Affari e mercati di una compagnia mercantile-bancaria nella Firenze del XV secolo, Firenze 1999, pp. 296 s.; Cultural links between Portugal and Italy in the Renaissance, a cura di K.J.P. Lowe, New York 2000, pp. 7 s., 225-235.