MASI, Bartolomeo
– Nacque a Firenze, nel «popolo» di S. Donato dei Vecchietti, il 18 dic. 1480 da Bernardo di Piero e da Caterina di Agnolo Giani.
Secondo di quindici fratelli, dei quali gli ultimi dieci nati da un secondo matrimonio di Bernardo, il M. visse i primi anni della sua esistenza in via de’ Ferravecchi (l’odierna via degli Strozzi), dove il padre aveva preso in affitto un’abitazione con annessa al piano inferiore una bottega per svolgere il mestiere di calderaio. A questa stessa attività il M. fu destinato dal padre, che il 28 giugno 1487 (non il 24, come scrive lo stesso M. nelle proprie Ricordanze) lo immatricolò nell’arte dei chiavaiuoli, corporazione che raggruppava varie categorie artigiane tra le quali quella degli stagnai e degli ottonai. Bernardo, in virtù della propria precedente iscrizione, poté beneficiare di una riduzione sulla quota d’immatricolazione del M., che venne quindi a costare 2 lire e 6 soldi.
Dopo aver frequentato la scuola di Giovanni del Sodo dal 19 febbr. 1489 al 1° nov. 1490, il M. cominciò a lavorare nella bottega paterna svolgendo anche il ruolo di contabile: dal 14 ott. 1491 annotò in un libro di entrate e uscite i soldi che «si pigliavano o spendevano per conto della bottega» (Ricordanze, p. 15).
Nel frattempo, il 21 dic. 1490, il M., che avrebbe sempre mostrato uno spiccato senso religioso, era entrato a far parte della Compagnia dei fanciulli di S. Giovanni Evangelista, presso la quale, nel periodo del carnevale successivo, quando era «messere» Giuliano di Lorenzo de’ Medici, ebbe modo di partecipare a una meravigliosa festa a cui assistette lo stesso Lorenzo il Magnifico. A questa, che fu la prima delle dieci confraternite laicali fiorentine delle quali fece parte, seguirono, tra il 1501 e il 1522, quelle intitolate a S. Benedetto Bianco (nota nell’antica cronachistica conventuale come compagnia di S. Benedetto all’Orto), a S. Paolo, al Tempio (per la quale fu capitano nel 1526), a S. Margherita, alla Vergine Maria chiamata la Crocetta, a S. Giovanni Evangelista chiamata dell’Aquilino e da lui stesso creata, a S. Zanobi, alla Vergine Maria di Monte Uliveto e infine a S. Cecilia, di Fiesole.
Gli anni dell’adolescenza trascorsero senza particolari note di rilievo nell’attiva bottega del padre, sempre impegnato in numerose contrattazioni per l’acquisto o l’affitto di case, stanze, magazzini e terreni. Su uno di questi, posto nell’ormai scomparsa via Ventura e comprato nel marzo 1496 dal pittore Filippino Lippi, sorse la nuova casa dei Masi, che vi andarono ad abitare il 1° nov. 1497.
All’età di 21 anni, il M. lasciò per la prima volta il distretto fiorentino. L’occasione gli fu data da un amico che lo invitò insieme con altri compagni a raggiungerlo in Val di Pesa. Il soggiorno si trasformò in un improvvisato e piacevole viaggio che, nel volgere di una settimana, lo condusse a Volterra attraverso un itinerario di numerose tappe, tra le quali Siena. Il M. intraprese altri tre viaggi, il primo dei quali, compiuto, sempre all’età di 21 anni, nell’Aretino; in quell’occasione, da buon devoto, non mancò di visitare il santuario della Verna. Nel maggio 1506, con l’approvazione del padre andò in pellegrinaggio a Loreto per sciogliere il voto fatto alla Vergine quando gli «venne el male delle bolle e doglie chiamate franciose [sifilide]» (Ricordanze, p. 63) che, manifestatosi nel Natale del 1504, lo tormentò per più di un anno. Da Loreto proseguì via mare per Venezia, dove si fermò 5 notti. Infine, nel marzo 1513, in occasione dell’elevazione al soglio pontificio di Leone X, s’incamminò da solo alla volta di Roma dove ebbe modo di visitare «tutti que’ luoghi santi e que’ perdoni» nonché le sette chiese «et infinite reliquie» (ibid., p. 123).
I viaggi furono brevi parentesi nella vita del M., sostanzialmente dedicata al suo mestiere e alla partecipazione, attraverso la copertura di vari ruoli, all’attività amministrativa dell’arte dei chiavaiuoli. Per la corporazione svolse infatti, in cinque occasioni, l’incarico quadrimestrale di console (decorrenze: 1° maggio 1511; 1° maggio 1515; 1° sett. 1519; 1° maggio 1523; 1° maggio 1526), in quattro quello sempre quadrimestrale di consigliere (decorrenze 1° sett. 1506; 1° genn. 1509; 1° sett. 1512; 1° genn. 1514) e infine, in un’occasione, ricoprì anche i ruoli di camerlengo (1° settembre - 31 dic. 1509) e di riformatore (incarico annuale cominciato tra il maggio e l’agosto 1523).
Il 10 apr. 1515 il padre emancipò il M., insieme con il fratello Piero, fornendo a entrambi una camera dotata di tutti gli arredi necessari e stimata 25 fiorini d’oro. Con questo atto formale il genitore concesse ai figli quell’autonomia e quella libertà economica che sarebbero state rafforzate il 12 dello stesso mese quando i tre Masi trasformarono la bottega di Bernardo in una società con patti scritti e firmati che prevedevano dettagliatamente le ripartizioni delle spese e degli utili.
Di questi eventi è testimone lo stesso M. nelle Ricordanze, che cominciò a scrivere il 1° genn. 1511; il manoscritto, oggi di proprietà del conte Gregorio Minutoli-Tegrimi di Lucca, è stato integralmente edito come Ricordanze di Bartolomeo Masi calderaio fiorentino dal 1478 al 1526, a cura di G.O. Corazzini, Firenze 1906. Il M. vi annotò anche avvenimenti, per lo più a carattere familiare, accaduti prima della sua nascita. È plausibile supporre che, per questi episodi e per quelli relativi agli anni in cui era ancora bambino, egli attingesse sia dai registri della bottega sia da un diario del padre, al quale accenna nella sua ricordanza n. 243. Il M., oltre a registrare gli eventi strettamente familiari (con interessanti riferimenti alle spese, che permettono di far luce sul costo della vita dell’epoca), estese la sua prospettiva, talvolta con dovizia di particolari, anche ai più svariati avvenimenti esterni. La cronaca, per esempio, offre notizie delle condizioni climatiche della città, delle pestilenze, delle carestie, delle feste, dei bandi, dei vari eventi religiosi (tra i quali il giubileo fiorentino, indetto dal suo concittadino Clemente VII nel 1526, al quale il M. partecipò con fervore), delle guerre e di altri avvenimenti storici e politici, più o meno importanti, che riguardarono Firenze e il resto d’Italia. Le Ricordanze del calderaio M. si interrompono nel novembre 1526, pochi mesi dopo la morte del padre (avvenuta a luglio).
Il M. morì a Firenze nel gennaio 1531 e il 23 fu sepolto nella tomba di famiglia fatta costruire dal padre nella chiesa fiorentina della Ss. Annunziata e oggi scomparsa.
Dei fratelli del M., Leonardo, dopo la morte del padre seguì le orme dei maggiori, Matteo e Romolo, facendosi monaco, nell’ottobre 1527, nel monastero benedettino della Badia di Firenze. Qui divenne un dotto e famoso teologo che, con il nome di Massimo Teofilo fiorentino, firmò diverse opere, tra le quali una famosa e dibattuta traduzione della Bibbia dal greco in toscano. Da Giovan Battista, invece, nacque Cosimo, futuro segretario del principe Alessandro Farnese e conte di San Michele in Tiorre.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mss., 88: Ricordi di Piero Masi dal 1452 al 1513, cc. 9r, 141r; Arte dei chiavaiuoli, ferraiuoli e calderai, 3, cc. n.n. (immatricolazione del M.); Notarile antecosimiano, 9654, c. 91 (emancipazione del M.); 5722, cc. 233r-238r (testamento del M.); Notificazioni di atti di emancipazione, 16, c. 58v; Arte dei medici e speziali, 250, c. 18 (sepoltura del M.); Firenze, Arch. dell’Opera di S. Maria del Fiore, Registri battesimali, 4, f. 232; L. Perini, Ancora sul libraio-tipografo Pietro Perna e su alcune figure di eretici italiani in rapporto con lui negli anni 1549-1555, in Nuova Riv. storica, LI (1967), p. 378; M. Morviducci, Un erasmiano italiano: il fiorentino Massimo Teofilo, in Benedictina, XXIII (1976), p. 91; R.C. Trexler, Public life in Renaissance Florence, New York 1980, pp. 11, 294, 449, 460, 495 s.; Th. Kuehn, Emancipation in late Medieval Florence, New Brunswick, NJ, 1982, pp. 198, 205; N.R. Tomas, The Medici women. Gender and power in Renaissance Florence, Aldershot 2003, pp. 180-182.