MAURO, Bartolomeo Ortensio
– Nacque a Verona, dove fu battezzato il 24 ag. 1634 (Böttcher). Oscuri rimangono i dettagli relativi a famiglia, infanzia e formazione; è noto solo che studiò a Padova e che fu considerato uno dei più illustri letterati veronesi. La sua vita in Germania è più documentata, anche se si avverte la mancanza di uno studio monografico che componga in un quadro coerente le singole indicazioni disponibili, numerose ma disorganiche; gli schizzi biografici più corposi si leggono nelle monografie dedicate ad A. Steffani, con il quale il M. collaborò intensamente alla corte di Hannover.
I contatti del M. con la casa di Brunswick-Lüneburg risalgono almeno al 1663, anno in cui scrisse un poema su una visita alle miniere d’argento nelle montagne dello Harz (Timms, Polymath, p. 48); il primo incarico verificabile pare sia stato quello di segretario italiano di Giorgio Guglielmo, duca di Celle.
La casata dei duchi di Brunswick-Lüneburg era divisa in due linee principali, quella di Brunswick-Wolfenbüttel e quella di Lüneburg-Calenberg, che nel 1636 spostò la residenza a Hannover, città il cui nome era destinato a sovrapporsi alla denominazione più corretta della dinastia. Il Ducato era diviso in diverse regioni, ciascuna con una propria capitale: a parte Hannover, Celle e Wolfenbüttel erano i centri maggiori, con una propria corte e un proprio governo. La situazione era estremamente mobile, tanto che risulta difficile sintetizzare efficacemente i passaggi di mano all’interno della famiglia rispetto al governo delle singole regioni. Il duca Ernesto Augusto (principe di Calenberg), conscio dei problemi di frammentazione e di successione che la complessità della disposizione interna del Ducato comportava, riuscì a forzare la mano anche ai propri fratelli per precisare l’identità della casata, il suo ruolo nel panorama europeo, i meccanismi di successione e la configurazione del territorio. Le vicende del M. rispecchiano l’articolata disposizione delle corti guelfe, dato che egli si spostò spesso tra l’una e l’altra. Inoltre, se la sua attività si svolse principalmente in ambito letterario, come dimostrano non solo la sua produzione poetica e librettistica, ma anche gli scambi epistolari, il suo ruolo non si limitò a quello, pur ufficiale, di poeta di corte. Fu cavaliere, consigliere e segretario di duchi, principesse e vescovi, nonché cerimoniere; fu coinvolto anche in questioni di carattere politico e diplomatico.
Intorno al 1674 o al 1675 il M. entrò a servizio del fratello minore di Giorgio Guglielmo, Giovanni Federico. Nel 1675 prese gli ordini religiosi e fu nominato abate, divenendo una figura di riferimento sempre più importante per la comunità cattolica del territorio; non si dimentichi che i duchi erano protestanti (anche se Giovanni Federico si era convertito al cattolicesimo), ma avevano necessità di mantenere buoni rapporti con i cattolici all’interno e all’esterno, e soprattutto con la casa d’Austria.
Nel 1678 il M. iniziò la collaborazione con il principe-vescovo di Paderborn e Münster, Ferdinand von Fürstenberg; la corrispondenza della duchessa Sofia (moglie di Ernesto Augusto) permette di stabilire che circa un anno dopo (entro il 15 apr. 1679) egli prese servizio anche presso il terzo fratello Brunswick-Lüneburg (Timms, Polymath, pp. 48, 361 n. 35). Dal 1684 al 1704 il M. risulta anche essere stato segretario privato della stessa Sofia.
Uno degli aspetti più interessanti della biografia del M. è la capacità di mantenere un’ampia e articolata rete di rapporti. Egli svolgeva mansioni molto differenziate ed era in contatto con l’élite intellettuale del Ducato: G.W. von Leibniz, Steffani e molti altri personaggi attivi culturalmente e politicamente. La documentazione restituisce l’immagine di un uomo circondato da stima e affetto fino alla morte. Una fonte importante è l’epistolario di Leibniz, in cui il M. è spesso citato e compare tra i corrispondenti. Le notizie cominciano nel 1679 e documentano un intenso scambio di versi e di libri, oltre che il ruolo di intermediario del M. nei confronti di Ferdinand von Fürstenberg, ma anche di altri signori; egli prestava opera di traduttore dall’italiano e in italiano, nonché in qualche caso di intermediario o perito per l’acquisto di libri, monete, antichità e altri oggetti da commercianti italiani.
Tra i diversi incarichi del M., quello destinato alla maggior visibilità pubblica fu la produzione di libretti. Il primo, Alceste, risale al 1679, piuttosto tardi quindi rispetto all’asse biografico; in prospettiva però sarà proprio al dramma per musica che il M. dovrà la sua fortuna anche postuma.
Alceste è una rivisitazione di una vecchia opera di A. Aureli, dedicata nel 1660 ai duchi Giorgio Guglielmo ed Ernesto Augusto dall’impresario veneziano F. Piva; il M. adattò il testo, che fu messo in musica da uno dei musicisti di corte, M. Trento, ma non dovette creare ex novo il tessuto del dramma.
La carriera librettistica del M. ebbe uno sviluppo importante soprattutto nel momento in cui Ernesto Augusto cominciò a curare da vicino la costruzione dell’immagine della propria casata in vista dell’acquisizione della dignità elettorale. Nel 1685 il duca giunse in Italia; il M., che faceva parte del seguito, scrisse a Leibniz il 21 marzo aprendo una discussione sulla lussuosa genealogia che Ernesto Augusto aveva ricevuto in dono, in cui si ricostruivano le origini romane della casa dei Guelfi. Lo scambio di pareri, allargato ad altri corrispondenti, durò per mesi, così come la permanenza in Italia del M., che ne approfittò per tornare nella città natale (lettera di G. Corfey a Leibniz, Venezia, 13-23 nov. 1685: Leibniz, I, 4, n. 178). Nello stesso periodo il M. frequentò anche Padova: nel 1723 Steffani gli scrisse da lì che diversi personaggi ricordavano ancora con piacere il suo soggiorno di quarant’anni prima (Timms, Polymath, p. 30).
La messa a punto di una genealogia ragionevolmente «romana» per i duchi si concretizzò nel primo libretto autonomo del M., che segnò l’inizio della feconda collaborazione con Steffani: Henrico Leone (1689); l’allestimento doveva ricordare al mondo le origini del duca per giustificarne le ambizioni elettorali. Il M. non si trovò subito a proprio agio nel compito, tanto che nell’agosto 1688 scrisse a Leibniz di non aver potuto seguire la corte alla fiera di Brunswick perché occupato a scrivere Henrico Leone, una cosa nuova che lo metteva in difficoltà (Leibniz, I, 5, n. 111); l’opera ebbe grande successo e dette luogo a riprese, traduzioni, pubblicazioni di scenari e spiegazioni storiche per dare maggiore risalto all’iniziativa; nel 1692 finalmente Ernesto Augusto ottenne l’ambito titolo di principe elettore.
Henrico Leone è una delle opere più studiate del M. e di Steffani, e la bibliografia sul compositore rende ragione di molti dettagli. Fu un’operazione squisitamente politica, prima che teatrale o musicale, ma rappresentò anche l’inizio di un sodalizio durevole, al servizio della gloria degli Hannover; le opere successive furono tutte o quasi indirizzate secondo il programma del duca. Il M. produsse libretti per la corte di Hannover, regolarmente, fino al 1699; diversi furono tradotti in tedesco e ripresi a Brunswick o a Wolfenbüttel, corti collegate, o in qualche caso ad Amburgo. Anche le produzioni berlinesi del M. di inizio Settecento sono ricollegabili alla casa di Hannover, da cui proveniva la regina di Prussia Sofia Carlotta; proseguendo nel tempo, le scelte di G.F. Händel, che almeno in due occasioni si servì di libretti riadattati da quelli del M., sono pure da leggersi in rapporto agli Hannover.
Alla fine del 1695 il M. si trovò al centro di un’accesa polemica con F. Palmieri (per qualche anno cavaliere e poeta di corte a Hannover). La questione, su cui Leibniz fu chiamato a prendere posizione dallo stesso Palmieri (Leibniz, I, 12, nn. 185-190), riguardava una critica circostanziata mossa dal M. alla Briseida del collega. Leibniz cercò di mantenersi in equilibrio tra i due, e nel farlo elogiò l’erudizione e la consuetudine del M. con gli antichi, nonché i suoi versi latini e italiani.
Nei primissimi anni del Settecento sono documentate almeno tre collaborazioni del M. con il compositore A.M. Ariosti per la corte berlinese della regina Sofia Carlotta, tra cui il libretto di Atys, la prima opera italiana eseguita nel nuovo teatro di Lietzenburg.
Nei primi decenni del nuovo secolo le vicende politiche portarono a un affievolimento dell’interesse della corte di Hannover per il teatro italiano. Così il catalogo del M. si arricchì soprattutto di riprese, adattamenti ed esecuzioni negli altri centri legati alla casata, con qualche eccezione.
Nel 1709 si eseguì a Düsseldorf il Turno, con musica di Steffani, probabilmente scritto in precedenza per Hannover. Sono documentati anche divertimenti teatrali minori: per esempio, l’epistolario della duchessa Sofia (in Timms, Polymath, pp. 48, 62 n. 40) dà notizia dell’esecuzione nel 1713 di una «specie di serenata» scritta dal M. con i personaggi di Bacco, Cupido e Venere. Oltre ai testi operistici e drammatici in genere, il M. fornì, almeno a C.L. Grua (Pietragrua), Steffani e Händel, quelli per diversi duetti da camera; si prestava inoltre a diverse attività di corte.
Il M. è citato in vari carteggi, anche se il più delle volte è solo ricordato affettuosamente nei saluti; da una lettera di G. Riva a Steffani (Londra, 21 marzo 1721, in Lindgren - Timms) si viene a sapere che in quel periodo il M. si era ammalato, ed era anche guarito, dal «male di ratto» (forse una febbre, se non la leptospirosi).
Il M. morì a Hannover il 14 sett. 1725, e fu sepolto nella chiesa di S. Clemente. Stefano Benedetto Pallavicini, collega e amico, scrisse un sonetto in memoria in cui lo paragona a Catullo ed esorta Verona a onorarlo come e più del poeta latino, in quanto «ombra più mite, e più pudica».
Libretti (stampati a Hannover e messi in musica da Steffani, se non indicato diversamente): Alceste (da L’Antigone delusa da Alcesti di Aureli, 1679, musica di M. Trento: rielaborato come Admeto, re di Tessaglia da P. Rolli, Londra 1727); Henrico Leone (da H. Göding e H. Meibom, 1689: poi, come Mechtilde, Stoccarda 1701, e rielaborato da G.C. Schürmann, Brunswick 1716); La lotta d’Ercole con Acheloo (da Ovidio, 1689); La superbia di Alessandro (1690: poi, come Il zelo di Leonato, Hannover 1691, e rielaborato da Rolli come Alessandro, Londra 1726); Orlando generoso (da Ariosto, 1691); Le rivali concordi (1692); La libertà contenta (da Plutarco, 1693); Baccanali (1695: poi, rielaborato da Schürmann come Doppia festa d’Himeneo, Salzthal 1718, e come La festa di Minerva, Wolfenbüttel 1719); I trionfi del fato o Le glorie di Enea (1695: poi, come Enea in Italia, rielaborato da Schürmann, Brunswick 1716); Anfione (Milano 1698: dubbio); Atys, o L’inganno vinto dalla costanza (Berlino 1700, musica di Ariosti); La festa del Himeneo (balletto, Berlino 1700, musica di Ariosti); Le fantôme amoureux (in collaborazione con Palmieri, Berlino 1702, musica di Ariosti); Turno (da Virgilio, Düsseldorf 1709, anche come Amor vien dal destino); La costanza trionfante (Salzthal 1715, musica di L. Mancia).
Il M. scrisse inoltre testi per musica minori, diverse serie di Carmina Latina, scritti encomiastici e d’occasione, componimenti poetici in italiano e francese.
Fonti e Bibl.: S.B. Pallavicino, In morte dell’abate O. M., in Opere, IV, Venezia 1744, p. 147; J.C.F. Hoefer, Nouvelle Biographie générale, XXXIV, Paris 1861, p. 427; G. Fischer, Musik in Hannover, Hannover 1903, pp. 8-20; G.W. von Leibniz, Sämtliche Schriften und Briefe, s. 1, Allgemeiner politischer und historischer Briefwechsel, Berlin 1970, ad ind.; L. Lindgren, Musicians and librettists in the correspondence of G.G. Zamboni, in Royal Musical Association Research Chronicle, XXIV (1991), pp. 90, 94 s.; C.A. Marles, Music and drama in the Hanover operas of A. Steffani (1654-1728), diss., University Microfilm International, Ann Arbor 1991, pp. 21-29 e passim; L. Lindgren - C. Timms, The correspondence of A. Steffani and G. Riva, 1720-1728, and related correspondence with J.P.F. von Schönborn and S.B. Pallavicini, in Royal Musical Association Research Chronicle, XXXVI (2003), numero monografico, ad ind.; C. Timms, Polymath of the Baroque. A. Steffani and his music, Oxford 2003, pp. 29 s., 48-67, 229-231; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 733; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, p. 162; D. Böttcher, Hannoversches biographisches Lexikon, Hannover 2002, p. 247.