PANIZZA, Bartolomeo
PANIZZA, Bartolomeo. – Nacque a Vicenza il 15 agosto 1785 in una famiglia di modeste condizioni, da Bernardino, medico, e da Adriana Scola.
Si laureò in chirurgia a Padova nel 1805. Dopo aver fatto pratica, oltre che nella città natale, a Bologna e a Firenze, si trasferì a Pavia per frequentare la facoltà di medicina, laureandosi con lode nel 1809. Cominciò subito a lavorare con Antonio Scarpa, docente di anatomia nell’ateneo pavese e, a Milano, con Gian Battista Monteggia e Gian Battista Palletta. Le difficoltà economiche affrontate durante gli studi divennero più pressanti quando il padre, desideroso di averlo al fianco nell’esercizio della professione, gli comunicò di non essere disposto a sostenere ulteriori sacrifici, ingiungendogli di tornare a Vicenza. Determinato a realizzare le sue aspirazioni, Panizza restò invece in Lombardia, lavorando instancabilmente e realizzando varie preparazioni per il museo anatomico di Scarpa. A Milano cominciò a collaborare anche con il chirurgo modenese Paolo Assalini, direttore della clinica chirurgica presso l’ospedale militare, dal quale ottenne un prezioso sostegno economico.
Nel 1812 Panizza si arruolò con Assalini nell’armata napoleonica in partenza per la campagna di Russia, della quale fece parte come chirurgo aiutante maggiore nell’ambulanza della guardia reale italiana. Incaricato di assistere uno dei generali, che era stato gravemente ferito, sfuggì in parte ai patimenti della disastrosa campagna e della ritirata: si fermò nei pressi di Witebsk (nell’attuale Bielorussia) insieme al suo paziente per trasferirsi poi con lui a Wilna (l’odierna Vilnius), dove vennero entrambi imprigionati dai russi. Messo in libertà solo verso la metà del 1814, Panizza tornò in Italia rinunciando per sempre alla vita militare.
Nel 1815 si trasferì a Pavia, dove Scarpa lo aveva segnalato per ricoprire come supplente la cattedra di anatomia, della quale divenne titolare due anni più tardi. Per l’anno 1818-19 gli fu conferita anche la supplenza di oculistica. Con Scarpa collaborò sempre e fu pronto ad assisterlo anche nella lunga malattia che lo portò a morte nel 1832. Le sue lezioni erano colloquiali, molto frequentate e coronate da applausi. Suoi studenti e allievi furono, tra gli altri, Alfonso Giacomo Corti, Paolo Mantegazza, Cesare Lombroso, Andrea Verga, Filippo De Filippi, Camillo Golgi e William Sharpey.
Al fianco di Scarpa lavorò all’accrescimento delle collezioni di anatomia normale, patologica e comparata, realizzando con cura e perizia tecnica un numero straordinario di preparati, e succedendo al suo maestro nella direzione del museo. Come direttore si occupò anche di una parziale riorganizzazione degli spazi, in modo da rendere più comodo e agevole il lavoro per le preparazioni su cadavere e per le indagini microscopiche.
Nel 1828 sposò Carolina, figlia del collega e amico Carlo Cairoli, morta nell’agosto 1829 dando alla luce una bambina. Altri cinque figli nacquero da un secondo matrimonio, contratto due anni dopo con la milanese Carolina Restelli, morta anch’essa prematuramente nel 1845.
I primi lavori di Panizza, frutto dell’esperienza maturata nella clinica oculistica tra il 1818 e il 1819, ottennero una buona accoglienza da parte della comunità scientifica (Annotazioni anatomico-chirurgiche sul fungo midollare dell’occhio, Pavia 1821, seguita da un’appendice Sul fungo midollare dell’occhio, Pavia 1826). In seguito pubblicò le sue Osservazioni antropozootomico-fisiologiche (Pavia 1830), dedicate all’anatomia umana e comparata, che gli valsero un premio dall’Accademia di Francia.
Reazioni molto positive suscitò il lavoro Sopra il sistema linfatico dei rettili. Ricerche zootomiche (Pavia 1833) in cui descrisse il passaggio alla base dei due tronchi aortici del cuore del coccodrillo, attraverso il quale il sangue venoso si mescola con quello arterioso, ricordato come ‘forame di Panizza’. L’opera gli valse la nomina a membro dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Francia.
Alla fisiologia furono dedicate le Ricerche esperimentali sui nervi (Pavia 1834), nelle quali confermò sperimentalmente l’ipotesi di Charles Bell e Francois Magendie che le radici posteriori dei nervi spinali avessero una funzione sensoriale e le radici anteriori una funzione motoria. Dimostrò anche la funzione gustatoria del nervo glossofaringeo che alcuni proposero in seguito di chiamare ‘nervo gustatorio del Panizza’.
Nominato nel 1838 membro effettivo dell’Istituto lombardo di Milano, Panizza avviò la sua collaborazione con un lavoro di argomento teratologico (Storia di un mostro umano anencefalo che visse diciotto ore, in Giornale dell’I.R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, (1841, 1, pp. 297-309), seguito da pubblicazioni dedicate alla fisiologia e all’anatomia comparata. Le ricerche in quest’ambito furono alla base di un dissidio con Mauro Rusconi, abile dissettore e preparatore di animali, anch’egli in rapporto di collaborazione con Scarpa. L’antagonismo sarebbe sfociato in un acre scontro, iniziato proprio durante una seduta dell’Istituto lombardo (10 dicembre 1840), riguardante il sistema linfatico dei rettili.
Rusconi era convinto che i tronchi arteriosi fossero, nella salamandra e in generale nei rettili, contenuti nei vasi linfatici (come la mano in un guanto), mentre secondo Panizza il sistema linfatico di questi animali, più sviluppato del sistema venoso e arterioso, si addossava ad esso, avviluppandolo (come lo sarebbe la testa dell’uomo in una doppia berretta da notte). La polemica vide la pubblicazione di vari lavori e arrivò a interessare anche il Congresso degli scienziati italiani, tenuto a Milano nel 1844, che istituì una commissione per decidere quale fosse l’opinione corretta e si pronunciò in favore di Panizza (B. Panizza, Sul rapporto tra i vasi sanguigni e linfatici dei rettili, Milano 1844). Solo la morte di Rusconi, avvenuta nel 1849, pose fine a uno scontro che, presto passato anche al piano personale, aveva amareggiato entrambi i protagonisti.
Nel 1843 Panizza pubblicò le Annotazioni chirurgiche sulla ghiandola parotide (Gazzetta medica di Milano, II, pp. 73-79) nella neofondata rivista da lui diretta che avrebbe poi cambiato nome in Gazzetta medica lombarda e, in seguito, in Gazzetta medica italiana.
L’opera più importante di Panizza, relativa alla scoperta del centro corticale della visione, apparve nel 1855 (Osservazioni sul nervo ottico, in Giornale dell’I.R. Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, 7, pp. 237-52). Vi sono descritti esperimenti condotti su varie specie di animali (enucleando i bulbi oculari e osservando la proiezione delle degenerazioni ottenute o lesionando diverse zone dell’encefalo per determinare gli effetti della lesione sulla funzione visiva), messi in rapporto con osservazioni autoptiche su pazienti che avevano perso l’uso della vista, che gli consentirono di delineare il percorso della via ottica dall’occhio all’area cerebrale. Panizza fu così in grado di attribuire alla regione posteriore dell’encefalo il ruolo di stazione di arrivo della sensibilità visiva, divenendo un antesignano nelle ricerche sulle localizzazioni cerebrali delle funzioni psichiche.
Filofrancese e antiaustriaco, simpatizzò apertamente per gli indipendentisti durante i moti del 1848. Dopo il rientro degli austriaci, il comandante militare di piazza a Pavia lo segnalò, nel 1850, al luogotenente lombardo Josef Radetzky come «un gran fanatico al pari del suo cognato l’avvocato Restelli di Milano, ma astuto da non lasciarne traccia e fingere tosto il contrario e dimostrarsi affezionato al Governo» (Soriga, 1919, p. 155). Una persona, quindi, da tenere sotto sorveglianza, cosa che avvenne fino al 1853. Strettissimi furono i suoi rapporti con la famiglia Cairoli, alla quale lo univano vincoli di parentela, amicizia e comuni ideali (la figlia Adriana, fidanzata di Luigi Cairoli, morto a Napoli nel 1860, fu fortemente legata alla madre dei Cairoli, Adelaide, che Adriana assistette nelle ore precedenti la morte, nel 1871).
Nel 1860, anno in cui il figlio Emilio combatté in Sicilia fra i garibaldini, Panizza veniva nominato senatore del Regno. Nel 1864 fu collocato a riposo, conservando il titolo di direttore onorario del museo anatomico.
Panizza fu un ricercatore accurato e rigoroso. Restio a pubblicare lavori di ampio respiro, preferiva dedicarsi a opere brevi, dedicate ad argomenti circoscritti, che presentassero risultati confermati da esperienze accuratamente ripetute. I suoi lavori, scritti in uno stile semplice e alieno da ogni retorica, sono spesso corredati da tavole litografiche e calcografiche preparate con grande precisione. Estremamente modesto e schivo, ebbe però l’onore di essere membro di numerose accademie scientifiche italiane ed europee, e fu insignito del titolo di cavaliere della Corona ferrea, della Croce di Savoia e dell’Ordine mauriziano.
Fu rettore dell’Università di Pavia nel 1826-27 e preside della facoltà di medicina nel 1856-57. Morì a Pavia il 17 aprile 1867.
Nel 1873 fu eretta in sua memoria una statua in uno dei cortili dell’Università.
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