PIACENTINI, Bartolomeo
PIACENTINI, Bartolomeo. – Nacque a Parma nel primo Trecento (verosimilmente tra il secondo e il terzo decennio del secolo), da Rolando, che ebbe altri due figli: Leonisio e Giovanni. La sua vita fu scandita dalla frequentazione di tre importanti città universitarie − Padova, Bologna, Pavia – e dall’assunzione di notevoli responsabilità amministrative o diplomatiche per conto di più signori, grazie alla sua formazione di giurista (varie fonti lo qualificano come legum doctor).
Dal 1342 è attestata la sua presenza a Padova, al servizio del podestà veneziano Giovanni Gradenigo, che resse il governo comunale fino all’anno successivo. L’inclusione di Piacentini nella cerchia del podestà di un centro come Padova lascia intendere che a questa altezza cronologica avesse già completato i propri studi giuridici, forse a Bologna. Per gli anni successivi il suo nome risulta registrato più volte nei documenti dell’Università patavina, come testimone o promotore degli esami per il conseguimento del dottorato in diritto civile, mentre non è sicura, ma comunque verosimile, l’attribuzione di docenze presso lo Studio.
Probabilmente ebbe parte, insieme ad altri consiliarii giuristi del signore, nei processi di reclutamento dei professori per l’insegnamento del diritto a Padova, in sintonia con la «politica delle cattedre» (Gallo, 1998, p. 29) condotta dalla corte carrarese, disponibile a investire discrete somme di denaro per assicurarsi i servizi dei migliori maestri sulla piazza. Certamente agì come consigliere dei da Carrara nella composizione delle vertenze fra i membri dello Studio.
Il suo inserimento nel sistema di potere dei da Carrara e nella comunità padovana fu pienamente sancito dall’accettazione nel Collegio dei giudici di palazzo, cui fu aggregato già nel 1349, e poi nel Collegio dei dottori giuristi, ma soprattutto dal conferimento del prestigioso ufficio di vicario di Giacomo II prima e di Francesco il Vecchio poi. In questo contesto sono comprovate l’emanazione di sentenze come giudice, la presenza a fianco del principe in diversi frangenti della vita di corte, la promulgazione di vari provvedimenti circa il governo della città in qualità di vicario. Piacentini ebbe inoltre rapporti con l’influente corporazione padovana dei lanaioli, presso cui fu chiamato per disciplinare i conflitti più aspri, intervenendo così in un delicato settore dell’economia urbana, particolarmente protetto e stimolato dal regime carrarese.
Non ultimo, per conto dei Carraresi partecipò a delicate missioni diplomatiche a Venezia, presso il re d’Ungheria, il papa Urbano V e Bernabò Visconti. Nel 1356-1357 intervenne come emissario della signoria padovana nelle trattative di pace fra Venezia e Luigi d’Ungheria. Nel 1360, quando era vicario di Francesco il Vecchio, fu richiesto dalla corte magiara, che intendeva avvalersene come consigliere. Nel 1367 fu incaricato dai signori di Padova di rappresentarli nella costituzione di una lega antiviscontea, insieme al nobile e amico Bonifacio Lupi, marchese di Soragna, anche lui originario di Parma e collaboratore dei da Carrara. Le sue competenze giuridiche e l’appartenenza al Collegio padovano dei dottori giuristi gli valsero la nomina di giudice d’appello da parte dell’imperatore Carlo IV, insieme ad Arsendino Arsendi (giurista e collaboratore di Francesco il Vecchio), per sovrintendere a una causa discussa nel 1369.
A Padova visse per quasi trent’anni, prendendo residenza in contrada del Duomo, e finanziò alcuni interventi di restauro o valorizzazione di edifici sacri: fece costruire o decorare una cappella intitolata a S. Girolamo, presso la cattedrale, e contribuì all’ampliamento (1365) della chiesa di S. Antonio di Vienne. Assistette anche l’Arca del Santo per l’acquisto di proprietà immobiliari. Entro il 1367 doveva aver ricevuto la cittadinanza padovana.
Il suo servizio a favore dei Carraresi si concluse entro il 1370, probabilmente in seguito al fallito tentativo di Giovanni Piacentini − già arciprete e canonico della cattedrale di Padova, decretorum doctor e vescovo di Cervia − di impadronirsi del vescovado padovano dopo il trasferimento di Pileo da Prata a Ravenna, ma contro il parere di Francesco il Vecchio e magari con il sostegno del fratello Bartolomeo, che in questa maniera avrebbe perso la protezione signorile.
Tra il 1370 e il 1378 è nota la sua presenza a Bologna, dove proprio nel 1370 acquistò due case contigue, evidentemente per risiedervi, come sembrano indicare i documenti di compravendita, che lo definiscono «olim habitator civitatis Padue, et nunc habitator civitatis Bononiensis» (Chartularium, doc. CCCLXIX). Nella città emiliana fu coinvolto in negoziazioni immobiliari, affitti e attività di prestito. Anche qui frequentò gli ambienti dello Studio locale − nel 1372 fu testimone del conferimento di un dottorato in diritto civile − e intrattenne assidui rapporti con il dottore in legge Pietro Canetoli, che nominò suo procuratore nel 1375, per contrarre matrimonio con Iacopa figlia del conte Enrico Guidi da Modigliana, dietro la corresponsione di una dote di 700 fiorini d’oro.
Entro il 1379 cominciò a servire i Visconti. Il 22 gennaio di quell’anno rappresentò Gian Galeazzo nella tregua stipulata con il marchese del Monferrato e promossa da Clemente VII. La sua attività di consigliere del principe milanese trova riscontri ancora nel 1385 e in seguito nel 1388, quando divenne vicario del conte di Virtù durante l’assalto visconteo ai domini carraresi.
Anche in quest’ultima fase della sua vita Piacentini rimase legato a centri universitari. Nel 1380 si trovava a Pavia insieme al fratello Giovanni, con cui si spese presso Ludovico Gonzaga per attirarlo dalla parte dei fautori di papa Clemente VII, eletto ad Avignone in opposizione al papa romano Urbano VI. Nel 1385 fu promotore di una laurea in diritto civile presso lo Studio pavese.
Non è nota la data di morte, da collocare negli ultimi anni del XIV secolo, né l’esistenza di figli.
Fonti e Bibl.: Monumenti della Università di Padova (1222-1318), a cura di A. Gloria, Venezia 1884, docc. 584, 669, 671; Monumenti della Università di Padova (1318-1405), a cura di A. Gloria, I, Padova 1888, docc. 40, 46, 61, 70, 177, 290-297; Codice diplomatico dell’Università di Pavia, a cura di R. Maiocchi, I, 1361-1400, Pavia 1905, doc. 224; G. Gatari - B. Gatari, Cronaca carrarese, in RIS, XVII/1, a cura di A. Medin - G. Tolomei, Città di Castello-Bologna 1909-1931, pp. 107 s., 343; Chartularium Studii Bononiensis. Documenti per la storia dell’Università di Bologna dalle origini fino al secolo XV: IV, Bologna 1919, docc. CCCLXIX-CCCLXXII, CLXXIX; VI, Bologna 1921, docc. XXXVI, XLV, XLVII, LI, LIX, LXIII, LXXXV, LXXXVIII, XCI, XCII, XCIV-XCVI, XCVIII, CL.
I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, II, Parma 1789, pp. 65 s.; F.S. Dondi Dell’Orologio, Dissertazione ottava sopra l’istoria ecclesiastica padovana, Padova 1815, docc. 90, 116; F.M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, II, Padova 1824, pp. 144-148, III, Padova 1825, p. 46 (rist. anast. 1985); R. Cessi, Nuove ricerche intorno alla dizione «sedimen garbum» negli antichi documenti padovani (1905), in Id., Padova medioevale. Studi e documenti, a cura di D. Gallo, I, Padova 1985, p. 277; C. Cenci, I Gonzaga e i Frati Minori dal 1365 al 1430, in Archivum Franciscanum Historicum, LVIII (1965), pp. 13, 41, 44; M. Maragi, Moneta e credito a Bologna nell’antichità e nel medioevo, Bologna 1981, p. 211; L. Gaffuri - D. Gallo, Signoria ed episcopato a Padova nel Trecento: spunti per una ricerca, in Vescovi e diocesi in Italia dal XIV alla metà del XVI secolo. Atti del VII convegno di storia della Chiesa in Italia, Brescia... 1987, a cura di G. De Sandre Gasparini et al., II, Roma 1990, pp. 936, 947; D. Gallo, Università e signoria a Padova dal XIV al XV secolo, Trieste 1998, pp. 29-35, 66-69; B.G. Kohl, Padua under the Carrara, 1318-1405, Baltimore-London 1998, pp. 29, 104, 116, 133-135, 142, 149, 199; A. Gamberini, Lo stato visconteo. Linguaggi politici e dinamiche costituzionali, Milano 2005, p. 77.