BRAMANTINO, Bartolomeo Suardi detto il
Pittore e architetto, del quale è ignoto l'anno di nascita. La prima data che a lui si riferisce è del 1503 per lavori nel duomo di Milano; poi il suo nome ricompare in un documento del 1508 per pitture da eseguire in Vaticano. Al 1811 appartengono gli affreschi che gli sono stati da alcuni anni attribuiti nella cappella Carafa in S. Domenico Maggiore di Napoli; nel 1513 lavora a Chiaravalle milanese; nel 1519 architetta la cappella del maresciallo Trivulzio in S. Nazzaro di Milano; nel 1525 è nominato da Francesco II Sforza architetto e pittore di corte. Nel febbraio 1536 era già morto.
Se sconosciuto è l'anno di nascita del B., bisogna comunque porlo nel decennio 1470-1480, poiché, giovine, egli studiò presso il Bramante - da cui derivò il soprannome - che nel 1499-1500 abbandonava Milano. Ma nella prima opera sicura di lui - la Natività dell'Ambrosiana - più che forme bramantesche, si esplica la tradizione mantegnesco-ferrarese, affermantesi nel contemporaneo Butinone, ed è soltanto nel Cristo di casa Soranzo (già Luchino del Maino, e forse proveniente dalla Certosa di Pavia) che si rivela, pure nel permanere di elementi mantegneschi, lo studio, anzi l'imitazione dello stupendo Ecce Homo che il maestro urbinate aveva dipinto per la vicina badia di Chiaravalle, e che A. Venturi vuole dello stesso B.
Dell'opera compiuta per Giulio II a Roma, dove fu chiamato forse dal Bramante, ci resterebbe solo l'occhio del soffitto della Stanza della Segnatura, attribuitogli di recente; ma verosimilmente ai primordî del periodo romano appartiene il piccolo quadro del Museo di Colonia con Filemone e Bauci, in cui, pur mantenendo la struttura disegnativa delle opere giovanili, il pittore rivela l'impressione che su di lui avevano già fatto i monumenti romani. Un profondo rivolgimento operò nell'artista il soggiorno di Roma; e nel secondo dei due larghi periodi nei quali si suole dividere la sua attività, la sua arte si fa più monumentale, le sue forme divengono più ampie e più tonde, e mentre il segno comincia a perdere fermezza, le carni si riscaldano e si sfumano e si fanno men salde, le vesti si gonfiano attorno ai corpi modellati in atteggiamenti statuarî che tradiscono una voluta monumentalità. La nuova maniera s'inizia nella bella Adorazione dei Magi già nella coll. Layard, ora nella National Gallery di Londra, in cui la scena è resa con la solennità di una Sacra Conversazione, e si accentua nelle opere che seguono: la piccola Sacra Famiglia di Brera e il trittico dell'Ambrosiana dalla stucchevole simmetria, le tavole di Locarno e di Mezzana, la Crocefissione di Brera, il S. Giovanni dei Borromeo e la Lucrezia dei Sola Busca, nelle quali l'influsso del Bramante, ancora evidentissimo nel quadro Layard, e l'amore per il monumentale - esplicantesi ancora nelle complesse architetture, sovente classiche, dei fondi - cedono il passo all'azione di Leonardo.
Fra Butinone e Bergognone, da un lato, che rappresentano la tradizione, e i leonardiani che operano interamente, con maggior o minor profondità, nell'orbita del maestro, il Bramantino occupa nella pittura lombarda un posto a sé.
Al B., autore di un libro di schizzi di monumenti conservato all'Ambrosiana, appartengono anche - secondo l'Anonimo Morelliano - disegni per alcune delle tarsie di Fra Damiano per la chiesa di S. Damiano dei Frati a Bergamo e quelli per la serie degli arazzi con i Mesi di proprietà del principe Trivulzio (v. arazzo). In fatto di architettura non ci è rimasta del B. - oltre alle costruzioni fantastiche che popolano i fondi dei suoi quadri - se non un'opera sola, ma di notevolissimo pregio: la cappella del maresciallo Trivulzio annessa alla chiesa dei Ss. Nazaro e Celso in Milano, cappella che per la semplicità e la purezza della concezione e delle linee, per la sobrietà e la severità delle decorazioni, per la sua grandiosa e classica essenzialità, è tale da fare insigne il nome del suo architetto. Una costruzione cubica, che ricorda l'esterno della cappella Trivulzio, si eleva sul fondo della Crocefissione di Brera.
Notevolissima fu l'influenza del B. sui pittori del tempo, quali, p. es., il Boccaccino, lo Pseudo-Boccaccino, Gaudenzio Ferrari, ecc.
V. tavv. CXLV e CXLVI.
Bibl.: W. Suida, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910 (con bibl. precedente); G. Bernardini, Due disegni di Bartolomeo Suardi, in Boll. d'arte, 1915, pp. 13-19; G. Frizzoni, Intorno al Bramantino e alle sue presunte relazioni col Luini, in Rass. d'arte ant. e mod., II (1915), pp. 147-155; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, iv e VIII, ii, Milano 1915 e 1924; id., Il Bramantino, in L'Arte, XXVII (1924), pp. 181-186; id., Capolavoro del Bramantino, in L'Arte, XXXI (1928), pp. 11-12.