BARTOLOMEO Veneto
Pittore del principio del Cinquecento; non se ne hanno notizie biografiche e della sua operosità si conoscono solo le date segnate nei dipinti. La prima opera datata è la Madonna col Bambino ora nella coll. Donà dalle Rose a Venezia, recante la scritta: 1502 9 apr. Bartolamio mezo venezian e mezo cremonese. All'accademia Carrara a Bergamo una Madonna in tutto simile alla precedente, con la scritta: 1505, Bartholomaeus Venetus faciebat. Si notano gli stessi caratteri nella Madonna già nella raccolta Crespi e in parte anche in quella ora alla Ca' d'oro, opere tutte che risentono chiaramente degli esemplari belliniani. Si ha notizia di una Circoncisione, in una raccolta privata inglese, con la scritta: I505 Bartholomaeus de Venetia, opera anch'essa di derivazione belliniana. In una Madonna già nella collezione Ercolani, firmata e datata 7 aprile 1509, il pittore si professava scolaro di Gentile Bellini. Segue quindi un gruppo di ritratti che si possono porre intorno al 1512, data di quello già nella raccolta Holford simile, per le forme, all'altro della Galleria nazionale di Roma e a quello già nella raccolta Crespi. Già in tali ritratti si può notare da una parte un accostamento a modi lombardi e dall'altra l'apparire di elementi nordici, ancor più evidenti poi in altre opere. Tali sono, per il lombardismo, soprattutto la Madonna col Bambino tra due angeli già nella raccolta Benson, il ritratto dell'Ambrosiana e quello della collezione Healy a Brooklyn: e fanno pensare a un soggiorno non breve di B. in Lombardia, ch'è confermato dall'esistenza di molte sue opere in quella regione. D'altra parte, elementi settentrionali e particolarmente dureriani appaiono nella Salomè della Galleria di Dresda, nella S. Caterina di Glasgow, nonché nella Suonatrice della collezione Gardner, firmata e datata 1520, e nel quadro della raccolta Melzi; e sono ancor più evidenti nel quadro dell'istituto Städel a Francoforte (v. fig.) che si direbbe opera tedesca. L'ultima data a noi nota dell'attività di B., 1530, si leggeva in un ritratto femminile proveniente dalla raccolta Manfrin e già presso il sig. Barker a Londra, come si legge nel ritratto di Ludovico Martinengo ora alla National Gallery, opera in cui si nota una maggiore scioltezza pittorica. Tra le altre opere notevoli di B. ricorderemo la Pietà a S. Pietro d'Orzio (Bergamo), la S. Caterina nell'istituto Städel a Francoforte e quella della collezione Borromeo, il cosiddetto Uomo dal labirinto nella Galleria di Glasgow, il busto di giovane della collezione Parmelee a Washington, il ritratto della raccolta Tucher, i disegni dell'Albertina e dell'Ambrosiana.
L'educazione artistica di B. si compì nell'ambiente belliniano: ma egli vi manifestò una durezza di segno che nelle sue prime opere mostra affinità col Cima e in quanto a plastico risalto rapporti con la corrente alvisiana. In seguito, e per quelle relazioni con la pittura lombarda del tempo, si nota nelle sue opere un ampliamento di forme, ma piuttosto inteso in senso chiaroscurale che non coloristico. La tendenza disegnativa di B. si rivelò nella sua forma più manifesta quando il pittore, sotto il forte influsso degli esemplari nordici e soprattutto dell'arte del Dürer, diede alle sue opere un nuovo accento che lo fa porre nel gruppo dei Veneti di gusto esotico, con Jacopo de' Barbari e Marco Marziale. Le opere di tale momento sono appunto le più caratteristiche di B., con i molti ritratti nei quali egli particolarmente si distinse. (V. Tavv. LVII e LVIII).
Bibl.: P. D'Achiardi, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908 (con la bibl. precedente); A. Venturi, Storia dell'arte it., VII, iv, Milano 1915; B. Berenson, Venetian Painting in America, Londra 1916; G. Swarzenzski, B. V. u. Lucrezia Borgia, in Städeljahrbuch, II (1922), pp. 63-72; D. v. Hadeln, Venezianische Zeichnungen d. Quattrocento, Berlino 1925; L. H., La Circoncision de B. V. au Musée du Louvre, in Gaz. des Beaux-Arts, 1925, III, p. 171 segg.; E. Michalski, Zur Problematik des B. V., in Zeitsch. für bild. Kunst, LXI (1927-1928), pp. 280-88, pp. 301-09; A. L. Mayer, Zur Bildniskunst des B. V., in Pantheon, II (1928), pp. 571-581.