ZANI, Bartolomeo
Nacque presumibilmente oltre la metà del Quattrocento. Era Originario di Portese, frazione di San Felice del Benaco, sulla sponda bresciana del Lago di Garda. Non sono noti i nomi dei genitori, a meno di considerare ‘Zani’ un patronimico per Giovanni, come sembrerebbe da un documento del 1503, in cui egli si definisce «Bartholomio di Zuanne da Portesio dela Riviera di Salò» (Fulin, 1882, n. 136). Si trasferì, probabilmente all’inizio degli anni Ottanta del Quattrocento, a Venezia, dove, come molti suoi conterranei, apprese l’arte della stampa e poi vi si dedicò stabilmente, gestendo anche una propria tipografia.
La prima edizione nota, sottoscritta «per Bertolameum de Portesio et sociis» (ma i membri di questa società non sono noti) e probabilmente commissionata al tipografo Andrea Torresani, reca la data 31 gennaio 1486, che sarà da intendere, more veneto, 1487, visto anche che tutte le successive stampe dello Zani non sono antecedenti a quell’anno. Si tratta del Super prima parte Codicis di Bartolo da Sassoferrato (ISTC, ib00193800).
Il 20 agosto 1490 Zani licenziava una delle sue edizioni più celebri: gli Statuta Ripariae Benacensis, finanziati dal sindaco della comunità gardesana, Angelo Cozzaglio, e curati dal giurista, e rimatore di frequentazioni mantegnesche, Giovanni Stefano Buzzoni (alias Vosonio). Il colophon afferma che il lavoro sarebbe stato condotto a termine a Portese, dopo essere stato avviato alla metà di ottobre del 1489.
Ciò ha dato adito ad asserire che Zani si sarebbe trasferito nel paese natale, portando con sé caratteri, torchi e personale, appositamente per realizzare l’edizione. La cosa è assai improbabile, per i costi che l’operazione avrebbe comportato e per il rischio di lasciare una piazza dove Bartolomeo risultava già ben inserito.
Infatti, nello stesso 1490 uscirono a Venezia per i tipi dello Zani due edizioni impegnative dal punto di vista della mole: le Historiae Romanae decades di Livio in volgare (ISTC, il00254500) e, soprattutto, il volgarizzamento, opera di Niccolò Malerbi, della Legenda aurea di Jacopo da Varazze, datato 31 marzo 1490 (ISTC, ij00177600), quindi proprio nell’intervallo di tempo in cui Zani avrebbe dovuto essere a Portese a stampare gli Statuta.
È vero che questi ultimi, per la loro mole esigua, non dovrebbero aver richiesto molto più di un mese di lavoro, tempo compatibile con un trasferimento momentaneo nel 1490; ma è più economico pensare che l’edizione, dopo gli accordi del tipografo con le autorità gardesane, sia stata impressa a Venezia con il falso luogo di Portese. A parziale conferma di ciò c’è una richiesta di privilegio di Zani, datata 1509, in cui il tipografo sostiene «che tuto el tempo de la vita sua se habia exercitado in questa inclita cità in arte del stampar libri» (Fulin, 1882, n. 172).
Negli ultimi anni del Quattrocento Zani produsse una quarantina di edizioni, tutte di un certo impegno, per lo più classici commentati indirizzati al mondo della scuola. Non erano mancati però già in precedenza i volgarizzamenti, qualche testo cavalleresco, come la rarissima Trabisonda del 28 agosto 1488 (ISTC, it00410600, esemplare unico alla Biblioteca apost. Vaticana), e alcune opere religiose di più larga circolazione, come l’Imitatio Christi in volgare del 23 dicembre 1491 (ISTC, ii00050000).
Già all’inizio degli anni Novanta, Zani mise in atto alcune importanti collaborazioni: in particolare con Ottaviano Scoto, a partire dalla Pharsalia di Lucano del 31 marzo 1492 (ISTC, il00304000), e poi con i suoi eredi.
A lui si rivolse però, in anni successivi, anche un editore del calibro di Lucantonio Giunta il Vecchio, che gli commissionò la Bibbia volgare illustrata, sottoscritta da Zani il 1° dicembre 1507 (Edit16, CNCE 5754).
Alcuni anni prima, il 21 aprile 1502, Bartolomeo aveva prodotto un’altra Bibbia volgare (Edit16 on line, CNCE 5752), con il medesimo apparato illustrativo, che a sua volta era stato impiegato, nell’edizione stampata sempre a Venezia per lo stesso Giunta da Giovanni Rosso da Vercelli (ISTC, ib00647000). È dunque da ritenere che anche nell’edizione del 1502 ci possa essere una collaborazione occulta del Giunta.
Una situazione del genere non deve stupire. Studi recenti hanno dimostrato contatti e accordi non esplicitati nelle edizioni interessate (le opere di Virgilio) tra Zani e altri due colleghi attivi a Venezia: Filippo Pinzi, di origini mantovane, e Alessandro Paganini, anch’egli proveniente dalla Riviera di Salò.
Zani si segnala anche per uno sporadico impiego, ancora nel XV secolo, di caratteri greci, come nelle Vitae Caesarum di Svetonio, commentate da Filippo Beroaldo e Marco Antonio Sabellico e uscite il 28 luglio 1500 (ISTC, is00828000).
Nel corso del Cinquecento, Zani pubblicò regolarmente, senza soluzione di continuità, oltre quaranta edizioni, mantenendo il medesimo profilo editoriale del secolo precedente. All’inizio di dicembre del 1503, egli ottenne dalle autorità veneziane un privilegio decennale per l’edizione di alcuni testi (soprattutto classici in latino e volgare, con o senza commenti), che prometteva non solo di stampare su buona carta, ma di smerciare a buon mercato, così che «sarà in piacer di tuti li compranti et utilità dela terra». Dal documento risulta che il richiedente abitava a Venezia, in «contra’ di S. Apostolo» (Fulin, 1882, n. 136).
Alcuni anni dopo, all’inizio del 1509, Zani tornava a rivolgersi alle autorità veneziane, che gli concedevano un nuovo privilegio decennale per la stampa di altre opere, tutte illustrate. Non tutte le edizioni previste dai due privilegi sono oggi identificabili ed è dunque ipotizzabile qualche perdita, dovuta soprattutto all’uso scolastico.
L’ultima edizione sottoscritta da Bartolomeo Zani sono gli Opera omnia di Virgilio, datati 16 maggio 1514 (Edit16, CNCE 65003, unico esemplare noto alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera), accuratissima ristampa linea per linea di quella già uscita nel 1510 (Edit16, CNCE 57013). Alcuni biografi sostengono che abbia proseguito l’attività di editore fino al 1518, ma oltre a non avere sottoscrizioni dopo il 1514, non sono citati documenti che avvalorino tale affermazione. La sua morte è dunque da collocare dopo il maggio 1514.
Restano da chiarire i rapporti di Bartolomeo con Agostino Zani, anch’egli proveniente da Portese, che dal 1509 fu attivo a Venezia come stampatore usando non solo gli stessi caratteri, ma anche la marca editoriale raffigurante s. Bartolomeo. I due non sottoscrissero alcuna edizione insieme, ma perseguirono una politica affine e le medesime collaborazioni. Fino al 1514 Agostino stampò per conto altrui solo un’edizione della Pharsalia di Lucano per Melchiorre Sessa, licenziata il 4 giugno 1511 (Edit16, CNCE 52789), e la rarissima Chiromanzia di Andrea Corvo, impressa nel 1513 per Niccolò e Domenico Sandri, all’insegna del Gesù (Edit16, CNCE 14184, in copia unica alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato del Garda). Dopo il 1514, quando ereditò la tipografia di Bartolomeo Zani, continuando ad adottare la medesima marca, Agostino acquisì le commesse degli eredi di Ottaviano Scoto e di Lucantonio Giunta, aggiungendovi anche altri nomi importanti come Peter Liechtenstein e Iacopo Giunta. Agostino Zani condusse l’azienda fino al 1528, anno in cui è probabilmente da collocare la sua scomparsa, con una interruzione di alcuni anni tra 1520 e 1525.
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