ZUCCHI, Bartolomeo
– Primogenito del nobile Gasparo, figlio di Giovanni Antonio e di Caterina Confalonieri da Carate, e di Anna Cernuschi, parente del cardinale di Toledo Gaspar Quiroga y Vela, nacque a Monza agli inizi degli anni Sessanta. Il 1570 indicato come anno di nascita (Argelati, 1745, col. 1703) non è congruente con il percorso biografico.
Il padre fu pratico nei «gran maneggi» e nel 1578 era stato inviato ambasciatore a Roma presso Gregorio XIII a impetrare il ristabilimento del rito romano a Monza (L’idea del segretario, 1600, II, pp. 303 s.). Zucchi gli fu molto legato e ne ricorda commosso l’esempio di pietà cristiana e l’amore per le lettere. Fu anche molto affezionato alla sua matrigna, Anna Lesmi, e alle sue due sorelle: Anna Maria, priora nel monastero benedettino di S. Martino, con la cugina, Laura Felice Scotta, e Flavia Caterina, monaca umiliata in S. Margherita, insieme a Virginia Maria de Leyva, la manzoniana Monaca di Monza. Con quest’ultima intrattenne un carteggio e a suo nome, il 27 aprile 1613, plaudì alla rimozione della colonna infame, eretta nel 1608 a seguito della condanna del di lei amante, Giovanni Paolo Osio (B. Zucchi, I complimenti, Milano 1624, II, p. 436).
Dopo una formazione letteraria e filosofica, non meglio nota, Zucchi studiò diritto presso l’Ateneo di Torino per un biennio, databile al 1580-82. Contestualmente prestò i suoi servizi al nunzio pontificio Vincenzo Lauro, legato presso i Savoia, e si schierò con la fazione filospagnola a corte. Nel giugno 1585 si trasferì a Roma sulle orme di Lauro e vi si trattenne per dodici anni, accreditandosi come segretario nelle corti cardinalizie. I suoi padroni si identificano ora nello stesso Lauro, ora nell’oratoriano Cesare Baronio, ma i cenni autobiografici confermano solo in parte queste ipotesi, ribadendo piuttosto l’indipendenza del monzese che dichiarava di aver rifiutato persino l’incarico di «presidente della segreteria del signor cardinale Farnese», con ogni probabilità Alessandro (L’idea del segretario, 1614, V, p. 53).
Figlio spirituale di Filippo Neri, Zucchi frequentò l’oratorio di S. Maria della Vallicella ed ebbe Baronio come confessore. Con lui e con altri filippini – Flaminio Ricci, Agostino Manni e Antonio Gallonio – condivise la passione per l’archeologia sacra e la storia ecclesiastica. A Roma esordì come volgarizzatore di testi latini antichi (Giustino historico illustre ne le historie esterne di Trogo Pompeo, Venezia, A. Muschio, 1590) e moderni (Del bene de lo stato de’ religiosi libri tre del m.r.p. Girolamo Piatti, Venezia, D. Franceschi, 1593) e nel 1595 curò la Scelta di lettere di diversi eccellentissimi scrittori (Venezia, Compagnia Minima), dedicata al vescovo Francesco Panigarola. Si confrontò, fra gli altri, con Battista Guarini, Angelo Grillo e Torquato Tasso e nel maggio del 1596 fu ascritto alla perugina Accademia degli Insensati, con il nome di Intentato.
Alla morte del padre, il 14 giugno 1597, Zucchi rientrò a Monza, dove maturò la sua vocazione religiosa. Sacerdote dal 2 luglio 1601, fondò nel 1608 la chiesa di S. Maria degli Angeli, istituendovi una scuola della dottrina cristiana. Per tradizione familiare fu vicino ai cappuccini. Sua nonna aveva accolto in casa Giovanni da Fano, predicatore dell’ordine, e con il marito nel 1537 aveva fatto edificare in Monza il convento per i frati, ricordato nei Promessi sposi. Così come il padre, Zucchi fu devoto di Carlo Borromeo, che lo aveva cresimato, secondo la fede sottoscritta il 22 ottobre 1603 dal canonico della basilica di S. Giovanni Battista. Dal dicembre 1603 al marzo 1604 partecipò alla legazione milanese presso papa Clemente VIII per promuover l’iter di canonizzazione dell’arcivescovo e in una lettera del 28 maggio 1613 si fece testimone del miracolo della lampada di Nizza Monferrato. Alla devozione mariana e cristologica e alla pratica dell’orazione mentale dedicò numerose opere, intonate alla spiritualità tridentina, e due volgarizzamenti: Dell’historia lauretana libri cinque del r. p. Horatio Torsellini, con un libro sesto aggiunto da lui (Milano 1600) e La pratica del meraviglioso libro di Giovanni Gersone dell’Imitatione di Christo (Brescia 1613). Quanto ai cappuccini, cercò, invano, di far pubblicare l’Historia (1588) di Mattia da Salò e compose la Vita del beato Felice Porri da Cantelice (Forlì 1630; Verona 1636).
In patria Zucchi coltivò i suoi interessi antiquari, d’intesa con intellettuali partecipi dell’erigenda Biblioteca Ambrosiana del cardinale Federico Borromeo, già sodale della Vallicella: fra gli altri, il compatriota Giuseppe Ripamonti, l’augustano Markus Welser e il fiammingo Ericio Puteano. A paragone della Roma sancta il monzese esplorò le origini cristiane della sua città. Nel 1606 indirizzò a Baronio il volume Vita et miracula sancti Gerardi Tinctorii, composto nell’ultimo soggiorno romano e volgarizzato nel 1607 (Vita di S. Gherardo confessore da Monza, Milano) con dedica alla comunità cittadina. Nel 1609 offrì L’Historia della serenissima Theodolinda reina de’ Longobardi al duca di Baviera Guglielmo V di Wittelsbach e la Breve historia della corona ferrea al principe Antonio de Leyva, che deteneva il feudo comitale di Monza. Nel 1613 la trilogia fu riunita nelle Tre illustrissime glorie di Monza città imperiale con dedica rinnovata al duca Guglielmo, che, per il tramite di Welser, predispose la traduzione in tedesco della biografia di Teodolinda e ricercò le incisioni delle storie della sua vita affrescate nella cappella a lei dedicata in S. Giovanni Battista a Monza. Dietro il lavoro antiquario si leggono le speranze di rilanciare «l’unità dell’impero sotto il vessillo cattolico» (Cremonini, 2018, p. 1018) nell’urgere delle guerre del Monferrato.
L’epistolografia impegnò Zucchi per oltre tre decenni. Fra aprile e giugno del 1599 fu a Venezia, accolto dal nobile Giorgio Gradenigo, per la pubblicazione delle sue Lettere, disposte in ordine cronologico dal 1585 al 1599. L’anno seguente, nel 1600, uscì L’idea del segretario [...] rappresentata et in un Trattato de l’imitatione, e ne le lettere di principi e d’altri signori (Venezia, Compagnia Minima), che riprendeva la princeps del 1595, ampliandola in quattro volumi, dedicati a Baronio e Panigarola, con riferimento agli anni romani, e ai cugini dell’autore, Giuseppe Archinti e Lavinia Botta Cernuscoli, in segno del radicamento monzese. La raccolta, organizzata secondo l’ordine dei capi retorici, con una breve biografia per ogni autore e un argomento esplicativo per ogni lettera, era strutturata come un manuale per i segretari e presentava una selezione più ricca di scrittori contemporanei, cui Zucchi aveva lavorato a Roma già dal 1596. Le Lettere furono riedite nel 1601 a Milano, L’Idea a Venezia nel 1606 e nel 1614 in cinque volumi. Il quinto, I complimenti, proponeva nuova corrispondenza d’autore per gli anni 1609-14 e conobbe una contemporanea edizione romana, che copriva il periodo precedente, dal 1603 al 1609, con dedica all’amico cappuccino Francesco Ruginio da Codogno. Nel 1622 gli Spiritosi complimenti (Brescia) aggiornavano la corrispondenza al secondo decennio del Seicento, mentre I complimenti del 1624 (Milano) ripartivano, arricchendoli, dai volumi del 1599, con dedica al duca Massimiliano di Baviera. Un’ultima impressione del 1628 (Pavia) comprendeva anche la Breve relatione del beato Guglielmo Zucchio (pp. 439-444) e lo Zucchiae gentis Modoetiae illustre elogium (pp. 445 s.). In queste edizioni l’ordine cronologico delle lettere era accompagnato dall’esplicitazione dei capi retorici di appartenenza: un imponente lavoro di taglio autobiografico/memoriale e insieme segretariale, che si protrasse fino agli ultimi giorni di vita.
Il 24 agosto 1630 Zucchi fece testamento, istituendo erede universale la Compagnia di Gesù per l’erezione di un collegio nella sua casa di Monza e chiese ai padri di investire parte dei proventi dell’eredità per pubblicare «nove volumi di lettere volgari», insieme ad altre opere manoscritte (Argelati, 1745, col. 1702). Il giorno dopo egli morì di peste e fu sepolto in S. Maria degli Angeli. Solo nel 1728 fu fondato il collegio gesuitico, all’origine dell’attuale liceo monzese intitolato a Zucchi.
I nove volumi di lettere rimasero manoscritti. Nell’Archivio del Collegio dei Barnabiti di Monza se ne identificano oggi quattro (Fulco, 2010, p. 389), che mostrano un anziano Zucchi corrispondente dei giovani Giovan Battista Marino, Emanuele Tesauro e del pittore Daniele Crespi in un infaticabile lavoro di aggiornamento culturale.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio di Stato, Fondo Riva Finolo, cart. 79, f. 241; Notarile, P. Dossena, filza 23426; Visconti G.B., filza 27690; Milano, Biblioteca Ambrosiana, N.I.1 inf.
Fino al 2016 si consideri L. Sacchini, Geografia delle Lettere di B. Z. (1599), in Per uno studio delle corrispondenze letterarie di età moderna, a cura di C. Carminati - P. Procaccioli - E. Russo - C. Viola, Verona 2016, pp. 301-317 (www.archilet.it); lo si integri con M.A. Grattarola, Successi maravigliosi della veneratione di San Carlo, Milano 1614, p. 578; Z. Boverio, Annali dell’ordine de’ frati minori cappuccini, Torino 1641, pp. 411-413; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanensium, Milano 1745, II, coll. 1702-1704; Monza. La cappella di Teodolinda nel Duomo: architettura, decorazione, restauri, a cura di R. Cassanelli - R. Conti, Milano 1991, ad ind.; C. Asso, I libri di epistole italiani. Uno schema di lettura, in Il Rinascimento e l’Europa, II, Umanesimo ed educazione, a cura di G. Belloni - R. Drusi, Treviso 2007, pp. 219-242; G. Fulco, Contributi mariniani (studi e documenti inediti), in Filologia e Critica, XXV (2010), pp. 389-392; L. Sacchini, Identità, lettere, virtù. Le lezioni accademiche degli Insensati di Perugia (1561-1608), Bologna 2016, ad ind.; C. Cremonini, La regina Teodolinda e i longobardi nella cultura dell’Italia d’antico regime: tracce di un mito e del suo contesto storico tra XVI e XVIII secolo, in Teodolinda. I longobardi all’alba dell’Europa, a cura di G. Archetti, Milano 2018, pp. 1016-1018; P. Aiello, Ritratto del poeta Alessandro Lami, in Acme, II (2019), pp. 55 s.; D.M. Valencia, Imitación y género epistolar. L’idea del segretario de Bartolomeo Zucchi (1600), in Un recorrido por las letras italianas en busca del humanismo, a cura di V. Gonzáles Martín et al., Salamanca 2019, pp. 575-592; M. Giuliani, La Repubblica dei Segretari. Commercio epistolare e lavoro intellettuale nell’Italia spagnola di Cinque e Seicento, Roma 2020, i.c.s.