BARTOLOMEO
Fu il secondo abate di questo nome del monastero sublacense. Proveniente da Monte Cassino, fu consacrato in Avignone da Giovanni XXII il 5 marzo 1318, quando era abate del monastero di S. Matteo, dipendente dall'abbazia cassinese. Ricevette poco dopo dal pontefice lettere per il vescovo di Veroli, per l'abate di S. Maria della Vittoria (Marsica) e per Roberto d'Angiò, allo scopo di ottenere la restituzione di beni appartenenti al convento sublacense, che per quindici anni era rimasto privo della direzione dell'abate (due amministratori l'avevano retto nell'interregno). Ma una volta preso possesso della sede, B. si sarebbe rivelato uomo di costumi e di intenti poco religiosi ed onesti: affermazioni che, nella probabile sostanziale oggettività dei fatti, richiamano tuttavia elementi topici di cronachistica monastica (gli vien dato, tra l'altro, l'appellativo di "princeps latronum"). In questa linea, si apprende che, colpito da una grave malattia tra il 1327 e il 1330, e guaritone quasi miracolosamente, B. rinnovò radicalmente il suo modo di vivere dedicandosi alle pratiche della religione, della misericordia verso i bisognosi e, soprattutto, a un saggio e retto governo dell'abbazia. Numerosi furono i provvedimenti da lui adottati: diede impulso a nuove opere murarie nell'ambito del Sacro Speco, nel quale stabilì dovessero dimorare dodici monaci cui assegnò i redditi di due chiese; curò la ricostruzione del dormitorio di S. Scolastica distrutto dal terremoto; riacquistò al monastero sublacense i diritti su Civitella; il centro scrittorio acquistò e produsse in quell'epoca molti e importanti codici; con ogni probabilità durante il suo governo furono compilate le Consuetudines Sublacenses e furono portate allo Speco le reliquie di s. Vittoria vergine e martire. Al di fuori della sua abbazia B. promosse la costruzione di vari monasteri, tra cui quelli di Bevagna (Perugia) e Sessa Aurunca (Caserta).
Circa la data della sua morte, si può affermare ce B. visse almeno fino all'11 giugno 1343, data di un documento in cui è menzionato (cfr. Federici, doc. n. mccxxim); ma è presumibile che tale ternune possa essere portato almeno fino al giorno 17 di quello stesso mese (cfr. Federici, doc. n. mccxxv). Fu sepolto di fronte all'altare di S. Mauro nello Speco e il suo successore fu nominato solo nell'ottobre 1344.
Fonti e Bibl.: C. Mirzio, Cronica Subiacense, a cura di P. Crostarosa, Roma 1885, pp. 365-372, 645; Benoit XII, Lettres communes, a cura di J. M. Vidal, I, Paris 1903, p. 380 n. 4081; V. Federici, I monasteri di Subiaco, II, La biblioteca e l'archivio, Roma 1904, pp. 126 s.; jean XXII, Lettres communes...,a cura di G. Mofiat, ii, Paris 1905, pp. 88 n. 6448, 106 n. 6655, isi n. 7157, 153 nn. 7167-7170, 154 n. 7178; Chronicon Sublacense,in Rerum Ital. Script.,2 ediz., a cura di R. Morghen, XXIV, 6, pp. 42-44; G. Jannuccelii, Memorie di Subiaco e sua badia,Genova 1856, pp. 188 s.; P. Egidi, G. Giovannoni, F. Hermanin, I monasteri di Subiaco,1, Roma 1904, pp. 122-124, 214, 248, 362, 389, 533.