BASALTO (fr. basalte; sp. basalto; ted. Basalt; ingl. basalt)
Il nome basaltes era anticamente usato per indicare alcune rocce nere etiopiche; Agricola se ne servì per primo per indicare rocce analoghe sassoni. In tempi più recenti questo nome venne attribuito a tutte le rocce vulcaniche nere, pesanti, in cui a occhio nudo non si scorgono fra i componenti che granuli o cristallini di olivina. L'indagine microscopica in seguito ha mostrato come queste rocce possono presentare una grande varietà di composizione, e i petrografi furono costretti di conseguenza a distinguere diverse specie di basalti e a separarne interi gruppi, che vengono indicati con nomi affatto nuovi.
I basalti infatti, insieme con l'olivina, l'augite e abbondanti ossidi metallici che sono quasi sempre presenti in maggiore o in minore quantità, possono contenere plagioclasio, nefelina, leucite o melilite: si distinguono quindi quattro gruppi principali: basalti plagioclasici (o basalti propriamente detti), b. nefelinici, b. leucitici e b. melilitici. Dalla grande famiglia delle rocce basaltiche vennero separate col nome di basaniti forme oliviniche essenzialmente caratterizzate dall'associazione plagioclasio-nefelina (b. nefeliniche) o plagioclasio-leucite (b. leucitiche).
Doleriti furono chiamate da Haüy le rocce basaltiche distintamente cristalline. Ora questo nome viene da taluno preferibilmente attribuito a rocce plagioclasico-augitiche (sebbene ci siano anche doleriti oliviniche) con grana grossa e aventi una struttura che s'avvicina di più a quella dei diabasi che a quella delle rocce effusive tipiche, ma la distinzione tra basalto e dolerite non è chiara. I petrografi inglesi anzi usano spesso il nome di dolerite come sinonimo del nome diabase usato da Tedeschi e Americani.
Nella grande famiglia delle rocce basaltiche si hanno anche termini di tipo alcalino, ossia caratterizzati dalla presenza di feldspati alcalini, da un forte tenore di alcali (specialmente potassa) e spesso da una percentuale notevole di titanio. Queste forme vengono indicate col nome di basalti alcalini o, più propriamente, di trachidoleriti, e comprendono a loro volta diverse varietà.
I basalti propriamente detti (o b. plagioclasici o b. feldspatici) sono rocce vulcaniche terziarie o post-terziarie (ossia neovulcaniche) rappresentanti le forme effusive recenti dei magmi gabbrici. Sono sempre rocce scure, o addirittura nere, pesanti, compatte o bollose (b. amigdaloidi), con struttura varia, ora più o meno chiaramente porfirica, ora ofitica, ora vitrofirica o anche ossidianoide (ialobasalti), caratterizzate dalla prevalenza tra i componenti del plagioclasio basico e dell'augite, di solito accompagnati da olivina.
I basalti presentano più frequentemente e in modo più chiaro di qualunque altra roccia il fenomeno della fessurazione colonnare, che si manifesta normalmente alla superficie di raffreddamento della massa lavica e che è dovuto alla contrazione che segue al raffreddamento stesso. I colonnati basaltici che si generano quando l'erosione intacca le colate di basalto, dando luogo a una divisione della roccia in grossi prismi a sezione poligonale spesso regolarissima, sono così tipici che tutto il fenomeno ha ricevuto appunto il nome di basaltizzazione.
Non è facile precisare la diffusione dei basalti normali, perché di molte masse mancano gli studî minuti che soli permettono di distinguere fra di loro le diverse forme di queste rocce, ma sembra che siano molto abbondanti. In Italia se ne hanno in diverse località della Venezia (Verona, Vicenza, Bassano, Marostica, ecc.) e della Sardegna (con frequenti forme ipersteniche); sono basaltiche in massima parte le lave dell'Etna, quelle dello Stromboli e quelle di altri vulcani delle Eolie. Tra le località straniere più note si possono citare: il Deccan, dove un'area di trentamila chilometri quadrati è coperta di basalti, l'Islanda (dove sono basaltiche le lave dell'Ekla), le isole Färoer, la Groenlandia, la Patagonia, ecc.
L'Italia possiede basalti alcalini, trachidoleritici, in diverse località, ma i più tipici si trovano in Sardegna, dove, al M. Ferru, si nota un'importante varietà di basalti con analcime.
I basalti nefelinici, che nella sistematica sono raggruppati con le nefeliniti e sono caratterizzati dall'associazione nefelina-augite-olivina fra i loro componenti essenziali, sono rappresentanti effusivi dei magmi ijolitici e bekinkinitici. Sono rari in Italia, dove si può considerare come una varietà di essi l'haüynofiro di Melfi, formante le lave del Vulture e contenente dei fenocristalli di haüyna.
I basalti leucitici, riuniti nella sistematica alle leucititi, caratterizzati dall'associazione prevalente leucite-augite-olivina, rappresentano nella serie effusiva i magmi fergusitici e missouritici. Abbondanti al Lago Laach, nell'Eifel, queste rocce sono scarse in Italia (M. Ernici presso Frosinone), dove prevalgono invece le leucititi ed altre lave leucitiche.
I basalti melilitici, senza corrispondenti noti nella serie intrusiva, sono essenzialmente costituiti dall'associazione melilite-augite-olivina e sono diffusi in Svevia, Africa Orientale e Madagascar.
I basalti hanno qualche applicazione pratica, specie come materiale da selciato (lave dell'Etna). Furono anche usati per foggiarne armi di pietra. Le analisi qui riportate dànno un'idea della varia loro composizione.