BASCIACOMARI, Basciacomare
Figlio di Albertuccio, apparteneva a famiglia bolognese d'antica nobiltà, il cui cognome, secondo una testimonianza incontrollabile, sarebbe stato dapprima Zenzapigli. Il nome proprio del B. nelle carte del tempo viene pure volgarizzato in "Basacomatre", scritto anche "Baxacomatre".
Notizie di questa famiglia si hanno fin dal 1179; ma pare che membri di essa fossero tra i nobili bolognesi che presero parte alla prima crociata. Poi un "Petrus de Baxacomatre" compare come "testis" nella "pax et concordia" giurata dai Ferraresi a Bologna nel 1193 (cfr. Savioli, p. 173); ed il medesimo opera ancora nel 1216 (ibid., p. 370). La famiglia doveva esercitare il cambio da gran tempo, e questa rimase attività di B., accanto a quelle didattica, scientifica, politica. Bartolomeo di Bianchino, però, vien considerato dai biografi come il capostipite della famiglia: è il nonno paterno del Basciacomari. Nel 1225 un voto del Consiglio gl'impose di "gittar per terra" la sua torre (Torre dei Basciacomari) in Strada Maggiore, che - più alta d'ogni altra - poteva suscitare sospetti e invidie nei nobiluomini suoi concittadini. Nelle lotte comunali i Basciacomari furono dalla parte dei Geremei, e Bartolomeo cadde in battaglia al Ponte di S. Procolo nel 1275. Si ricordano due figli di Bartolomeo: Giovanni (cfr. Chartularium, V, p. 218, doc. 465 del 1266; Statuti del Popolo di Bologna del sec. XIII. Gli ordinamenti sacrati e sacratissimi..., a cura di A. Gaudenzi, Bologna 1888, p. 319; Pasquali Alidosi, p. 97, che lo fa dottore nel 1294 [!]; Sarti-Fattorini, II, p. 69) ed Albertuccio, padre dei B., nonché di Bolognitto (Chartularium, VIII, p. 272, doc. 560 del 25 ott. 1268; Sarti-Fattorini, I, p. 238, n. 6), Bonacosa (Chartularium, IX, p. 12, doc. 19 del 1286; Sarti-Fattorini, I, p. 238, n. 6), Nicola (Chartularium, IX, p. 12, cit.; XI, pp. 223 s., doc. 526 del 3 sett. 1269). Alla stessa generazione dei B. devono appartenere Zaccaria (Chartularium, IX, p. 12, cit.) e Bonfantino (ibid., VII, p. 87, doc. 158 del 23 genn. 1268). Degli altri Basciacomari si potranno ricordare qui Accarisio figlio di Bonacosa (dottore nel 1284, eletto podestà di Volterra pel 1300 secondo l'Alidosi) e Laigone figlio di Simone (dottore nel 1275, secondo l'Alidosi, e canonico della cattedrale).
Il B. compare in un atto del 16 sett. 1265 (Chartularium, V, p. 68, doc. 143) senza alcun titolo, ed ancora in uno del 2 giugno 1266 insieme con lo zio Giovanni (ibid., V, p. 218, doc. 465); nel 1267 in un atto del 14 gennaio (ibid., VII, pp. 10 s., doc. 16) fra vari "testes" figura un "legum doctor" accanto al B., cui però non viene attribuito questo titolo; altre volte compare come semplice "testis" (17 giugno 1267, ibid., VII, p. 77, doc. 141; 3 genn. 1268, ibid., VII, p. 215, doc. 428; 5 giugno 1268, ibid., VII, pp. 118 s., docc. 224, 226; 25 ott. 1268, ibid., VIII, p. 272, doc. 560; 27 giugno 1269, ibid., X, p. 237, doc. 506). Ma "iudex" accanto a un "iudex potestatis" è qualificato insieme con altri nell'atto del 9 apr. 1267 (Chartularium, VII, p. 50, doc. 88), e "iudex" ancora in quello del 16 ag. 1268 (ibid., VIII, p. 69, doc. 128); finché "legum doctor" figurerà molte volte a partire dal 1269 (per cui si può consentire col Sarti nel respingere la data del 1260 proposta dall'Alidosi pel suo dottorato). Atti relativi al 1269: del 2 aprile (Chartularium, X, p. 27, doc. 57), 8 aprile (ibid., p. 29, doc. 62), 11 aprile (ibid., p. 30, doc. 65), 27 luglio (ibid., XI, p. 79, doc. 188), 26 settembre (ibid., X, p. 86, doc. 188). Relativi al 1286, atti del 10 gennaio (ibid., IX, pp. 106 ss., doc. 184) e 9 marzo (ibid., p. 12, doc. 19).
Le carte notarili, redatte a prova di atti di cui il B. fu parte, sono buona testimonianza della sua attività privata (cfr. Chartularium, V, p. 218; VIII, p. 30; XI, pp. 208 s., 212, 214, 217, 218, 223, 232). Ne risulta che fonti del suo reddito debbono essere stati, oltre al salario di dottore e, quando c'erano, ai proventi dei "munera" pubblici, anche gli interessi dei mutui e le rendite. Nel 1303 lo ritroviamo in lite con Giacomo Amirati per lavori non eseguiti in una vigna di Uzano. Nel 1281 era "tassato" per un imponibile di 1606 lire, secondo una testimonianza raccolta dal Mazzuchelli (p. 379, n. 15). La fama e la ricchezza consentirono perciò sempre al B. vita agiata ed onorata, anche se la partecipazione dei suoi, che tradizionalmente appartenevano alla fazione dei Geremei, alle lotte cittadine poté mettere in pericolo frequente la sua vita e i suoi averi.
Nel 1271 il B. sposò Ghisla Magarotti, figlia di quello Scannabicci che nel 1280 morirà tra i partigiani dei Lambertazzi in Faenza, presa dai Geremei. Ebbe una figlia, Mina, che nel 1321 troviamo già vedova di Dino Tebaldi.
Il B. ricoprì numerose cariche pubbliche: vanno ricordate quella del 1280, quando fu dei "consules", magistratura collegiale che allora sostituì quella del "praetor"; nel medesimo anno, cacciati da Bologna i Lambertazzi ad opera dei Geremei, il conte Bertoldo Orsini, rettore di Romagna, podestà di Bologna, chiamò a parlamento numerosissimi Bolognesi, fra i quali il B., suo fratello Bonacosa e Pietro Guerzo Basciacomari, "a giustificarsi, et rendere ragione della espulsione de' Lambertazzi" (Ghirardacci, pp. 251 s.). Nel 1285 il B., insieme con Rolandino Passeggeri, Lambertino Ramponi ed Ugo Basciacomari, era fra i "sapientes" che, allo scopo di mitigare le aspre lotte cittadine, decisero una parziale revoca del bando inflitto ai Lambertazzi (Ghirardacci, p. 267). Nel 1288 fu uno dei "generales depositarii peccunie Communis" (Statuti 1288, l. V, §§ 22-23). Nel 1292 fu nel Consiglio dei Duemila per il quartiere di Porta Ravegnana (Ghirardacci, p. 296; Sarti-Fattorini, II, p. 75, lo dà eletto nel 1293 per il 1294); nel 1296 fu tra gli anziani (Ghirardacci, p. 337). Sul finire del 1303, quando il presidio pontificio abbandonò Medicina all'annuncio della morte di Bonifacio VIII, i Bolognesi decisero d'impadronirsi della città che a lungo avevano contesa al "Patrimonium Beati Petri" e chiamarono a curare l'intero affare una speciale commissione di "sapientes", fra i quali numerosi furono i "doctores legum": due di essi sono Giovanni d'Andrea e il B. (Sarti-Fattorini, I, pp. 569 s.). Ancora nel 1304 il B. appartenne al Consiglio dei "sapientes" deputati a decidere se si dovesse portare aiuto ai Forlivesi (Ghirardacci, p. 463).
Fuori di Bologna il B. si recò quale componente di ambascerie: dal suo Comune nel 1289 fu mandato a Reggio (Sarti-Fattorini, I, p. 238, n. 11), nel 1302 a Piacenza per trattare una lega con quella città (Ghirardacci, p. 444; Sarti-Fattorini, I, p. 238, n. 11; p. 239). Ricoperse inoltre pubblici uffici in altri comuni: fu "praetor" a Cremona nel primo semestre del 1292; per lo stesso semestre pare che anche i Faentini l'avessero eletto, ed egli aveva ottenuto regolare licenza dai magistrati bolognesi d'esercitare il "munus" commessogli: sembra però necessario ipotizzare che il semestre della pretura faentina venisse posticipato all'agosto; poco esercitò la sua carica: la rivolta ghibellina capeggiata da Maghinardo Pagani da Susinana infatti distaccò Faenza dall'alleanza e soggezione a Bologna e condusse all'espulsione del B. (Matthaeus de Griffonibus, p. 26). Nel 1298 i "syndici" di Ascoli, cui era attribuita la scelta del "iustitiae defensor" o "vexillifer" cittadino tra gli abitanti della Lombardia (e gli statuti includevano anche i Bolognesi), affidarono la carica al B. per un anno dal 25 maggio (Mazzuchelli, p. 379); nel 1300 il B. fu "praetor" a Lodi (Ghirardacci, p. 415, e quindi Sarti-Fattorini, I, p. 239; Mazzuchelli, p. 379); nel 1303 gli venne commesso il giudizio su due Bolognesi favoreggiatori dei banditi Lambertazzi (Ghirardacci, p. 452).
Questi "munera" rigorosamente pubblici s'alternano ad altri incarichi: nel 1268 gli vediamo conferito un arbitrato con atto del 23 gennaio, nel quale due concontendenti dichiarano "compromisisse in dominum Baxacomatrem... de iniuriis..." (Chartularium, VII, p. 87, doc. 158: tra i testimoni figura anche Bonfantino de Baxacomatribus); e del 7 luglio è l'"instrumentum pacis" redatto a casa sua e al suo cospetto per la controversia fra Bertoldo da Varignana e Germanino di Germano (Chartularium, VIII, p. 217, doc. 439): ancora manca al B. il grado dottorale; nel 1283, volendosi comporre la contesa insorta tra vari membri della famiglia Castelli, se ne affidò l'arbitrato al B.; il contrasto tra la sua famiglia e quella degli Artenisi (poi Beccatelli) fu invece composto da Antonio Fissiraga, "praetor" di Bologna, cui il B. deferì l'arbitrato.
Il B. morì tra il 1308 e il 1309: nella "carta d'ammissione" di Pietro Cerniti (giurista che l'Alidosi, p. 189, vuole addottorato nel 1308) al collegio dei dottori è ricordato "Dominus Basacomater, qui nuper mortuus est" (Mazzoni-Toselli, III, p. 87). Il suo testamento datava dal 27 nov. 1308.
Una tradizione lo dice sepolto nella chiesa di S. Domenico e ne riporta l'epitaffio, ma si può dubitare della genuinità di questo, che gli dà per padre un Bonifacio e assegna la sua morte al 1302.
L'attività del B. si andò svolgendo in una singolare commistione d'interessi individuali e collettivi, di sollecitudini particolari e cittadine, di suggestioni dottrinarie e di esigenze pratiche: per il B. infatti lo "Studium" è soltanto un aspetto del "Commune" e il grado dottorale serve a fornirgli gli strumenti concettuali da porre all'opera nell'esercizio delle magistrature cittadine e nell'attività privata. Anche gli altri Basciacomari che si trovano investiti di cariche pubbliche a Bologna e altrove, come lui, avevano conseguito il grado dottorale.
Poco si conosce dell'attività del B. come professore e come scrittore, cosicché è difficile cogliere perché il Sarti abbia assunto il B. tra i "clari professores" dell'Archiginnasio bolognese. Come "doctor" rimase legato alla fazione geremea pur nell'atto di essere chiamato tra i maestri dello "Studium" ove il precario equilibrio raggiunto tra le parti - nel 1269 la promozione al grado dottorale viene concordata simultaneamente per ben sei "neodoctores", tre di parte geremea (Lambertino Ramponi, Tommasino di Guido d'Ubaldo e il B.) e tre di parte lambertazza (Sarti-Fattorini, I, p. 241) - rischia d'infrangersi col nascere di problemi ed esigenze nuove e diverse. Interessi comuni avvicinano il geremeo B. a Francesco d'Accursio e ad altri dottori di parte lambertazza: così nel conflitto sorto nel 1270tra quei dottori e l'arcidiacono Ruggero per il diritto d'intervento nella disciplina delle promozioni al dottorato, che i primi rivendicavano e che il secondo riteneva spettante "ad officium et dignitatem Archidiaconatus". Il B. s'affiancò ai colleghi, partecipando all'azione violenta da loro condotta nel luglio di quell'anno contro l'arcidiacono, il vescovo e i loro familiari, insieme con loro poi decidendo di "compromittere" l'intera vertenza al vescovo, cui avevano già dichiarato, forse per minaccia di scomunica, di voler "satisfacere de iniuriis et violentiis" e alla cui giurisdizione "spiritualiter et temporaliter" si erano impegnati ad assoggettarsi (in Sarti-Fattorini, II, pp. 56 ss., gli atti di questa contesa, che nei decenni successivi arderà nuovamente).
Abbiamo notizia di pochissimi scritti del B.: Alberico da Rosate conserva memoria d'una "quaestio... disputata per dominum Guilielmum Accursium seu [!] dominum Basacomatrem" (cfr. Lectura singularis et auctentica... domini Alberici de Rosate Bergomensis super prima parte codicis [C, 1, 51, 3], ed. di Lione del 1518, f. 64rb-64va); un consilium del 1269 ha pubblicato il Sarti (II, p. 56; cfr. I, pp. 204 s.), nuovamente edito con diverse integrazioni in Chartularium, III, pp. 241 s., ed uno ha recentemente identificato e pubblicato G. Rossi.
Fonti e Bibl.: C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, parte prima, Bologna 1598, pp. 228, 249, 252, 267, 296, 337, 415, 452, 463; G. Bombaci, Historie memorabili della città di Bologna, Bologna 1666, p. 125; C. Sigonio, Historiae Bononienses, in Opera, V, Mediolani 1733, col. 229; VI, ibid. 1737, coll. 1048, 1061; L. V. Savioli, Annali bolognesi, II, 1, Bassano 1789, p. 93; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum de rebus Bononiensium, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XVIII, 1, a cura di L. Frati e A. Sorbelli (cfr. Corpus Chronicorum Bononiensium, p. 237, e Sarti-Fattorini, I, p. 239, n. 6); Corpus Chronicorum Bononiensium, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XVIII, 1, vol. II, a cura di A. Sorbelli, p. 201; Chartularium Studii Bononiensis, V, Memoriali del Comune bolognese aa. 1265-1266, a cura di G. Zaccagnini, Bologna 1921; VII, Memoriali... aa. 1267-1268, a cura di G. Zaccagnini, Bologna 1923; VIII, Memoriali... a. 1268, a cura di G. Zaccagnini, Bologna 1927; IX, Memoriali... a. 1286, a cura di L. Colini Baldeschi, Bologna 1931; X, Memoriali... a. 1269, a cura di G. Zaccagnini, Bologna 1936; XI, Memoriali... a. 1269, a cura di G. Zaccagnini, Bologna 1937; Statuti di Bologna dell'anno 1288, a cura di G. Fasoli e P. Sella, I, Città del Vaticano 1937, pp. 316 (lib. V, § 22), 317 (lib. V, § 23); G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica, e civile. Dal principio di essi per tutto l'anno 1619, Bologna 1620, p. 40; Id., Appendice, Dichiaratione, e Correttione al Libro delli Dottori Bolognesi di Legge Canonica e Civile..., Bologna 1623, p. 12; G. A. Bumaldi, Minervalia Bononiensium Civium Anademata, seu Biblioteca Bononiensis..., Bologna 1641, p. 36; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi e dell'opere loro stampate e manoscritte, Bologna 1714, p. 71; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 516; M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis Professoribus, I, Bononiae 1888, pp. 204 s., 238-240, 241, 569 s., II, ibid. 1896, pp. 56 s., 75; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 368 s.; G. B. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna, III, Bologna 1870, pp. 53 s.; Id., Miscellanea storico-patria bolognese, Bologna 1872, pp. 24, 98; O. Mazzoni-Toselli, Racconti storici estratti dall'Archivio criminale di Bologna, III, Bologna 1870, pp. 61-63; H. V. Kantorowicz, Albertus Gandinus und das Strafrecht der Scholastik, I. Die Praxis, Berlin 1907, pp. 306, 226; U. Nicolini, Trattati "De positionibus" attribuiti a Martino da Fano in un cod. sconosciuto della Bibl. dell'Archiginnasio di Bologna (B 2794-2795), Milano 1935, p. 32; A. Sorbelli, Storia di Bologna, II. Dalle orig. del cristian. agli albori del Comune, Bologna 1938, p. 372; Id., Storia della Università di Bologna, I, Il Medioevo, Bologna 1944, pp. 71, 74, 100; C. Calcaterra, Alma Mater Studiorum. L'Università di Bologna nella storia della cultura e della civiltà, Bologna 1948, pp. 25, 80; G. Plessi, Lo stemmario Alidosi nell'Archivio di Stato di Bologna. Indice-Inventario, Quaderni della "Rassegna degli Archivi di Stato", 15, Roma 1962, p. 31; G. Rossi, Premesse generali all'edizione critica del "Processus de causis civilibus et criminalibus", formulario bolognese del secolo XIII, in Misc. di studi stor. in occas. del 40º annivers. della fondaz. della scuola stor. naz., Roma 1963, pp. 240-243.