basciare
Grafia toscana di ‛ baciare ', che tenta di rendere la spirantizzazione della c ampiamente testimoniata nella letteratura duecentesca non solo toscana: cfr. Iacopo da Lentini Dolce cominciamento 20 e 21; Rinaldo d'Aquino Amorosa donna 18 e 19 (" bascio "); Anon. sic. Membrando l'amoroso 3, Poi ch'io partio 30. Ricorre, per due volte consecutive, nelle parole di Francesca: Quando leggemmo il disïato riso / esser basciato da cotanto amante, / questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi basciò tutto tremante (If V 134, 136). Un notevole risalto ha pure in Pg XXXII 153, nel corso della descrizione della puttana sciolta, che ogni tanto scambia un bacio (il verbo è nella forma riflessiva) con il gigante che gli è al fianco: vidi di costa a lei dritto un gigante; / e basciavansi insieme alcuna volta. Anche in Fiore CLXXI 6, CLXXIII 9 e CLXXXVII 12, b. ha un risalto erotico o, altre volte, galante: XVIII 10, XIX 3, XX 9 e 13, XXI 1, XXII 13, XLVIII 11.
In Pg XXVI 32 non ha più rilievo passionale, ma valore di contrappasso: le schiere dei lussuriosi si incontrano si baciano rapidamente, con pudicizia: Lì veggio d'ogne parte farsi presta / ciascun'ombra e basciarsi una con una / sanza restar, contente a brieve festa; cfr. Landino: " il baciarsi in bocca veniva da carità e pudica affezione e questo faceano per penitenza dei baci impudici e lussuriosi ". Infine in If VIII 44, in un momento di austero compiacimento di Virgilio per D., a causa della sdegnosa risposta data a Filippo Argenti: Lo collo poi con le braccia mi cinse; / basciommi 'l volto.
L'infinito sostantivato, con l'ovvio valore di " bacio ", compare nel Fiore: Promettili un basciar, e a te 'l chiama (XVIII 7); al plurale, in CLI 4 i' ho pensamento / de' be' basciar, che m' hanno dato mano.