Vedi BASE dell'anno: 1959 - 1994
BASE (v. vol. II, p. I)
Egitto e Antico Oriente. - A differenza del fusto e del capitello, nella colonna egizia la b. non presenta una forma architettonica elaborata; essa ha di regola l'aspetto di un semplice cilindro di pietra, la cui superficie esterna può anche essere obliqua o lievemente convessa.
L'architettura dell'Asia Anteriore, invece, usa di rado la colonna. I fusti, che sono sempre di legno, poggiano, senza eccezioni nel II millennio a.C. e molto spesso in seguito, su b. di forma semplice: le lastre di pietra irregolari o arrotondate, talvolta con l'alloggiamento della colonna lavorato (el-Mišrife; Megiddo; Ras Šamra) sono visibili solo parzialmente in superficie. B. a vista sono di forma cilindrica o lievemente conica e possono essere collegate con un plinto rettangolare (Tell Ačana; Zincirli). B. di colonna lavorate in forma architettonica appaiono per la prima volta nei piccoli principati nord-siriani all'inizio del primo millennio: la b. a toro liscia (Karkemiš; Zincirli; Arslan Taş; Teli Ḥalaf) e, come sua variante, la b. a corona di foglie (Rarkemiš; Tell Taynat); la b. a doppia corona di foglie (Teli Taynat; Zincirli) e il basamento con leoni e sfingi (Karkemiš; Tell Halaf; Tell Taynat; Zincirli). La b. a toro e la b. a corona di foglie si trovano con o senza plinto. Entrambe sono presenti nell'VIII e nel VII sec. a.C. nell'architettura assira, nella quale la b. a corona di foglie costituisce una specifica forma ornamentale assira (Khorsābād; Ninive; Assur; Sidone; Babilonia). Basamenti con animali in Assiria ci sono noti solo attraverso modellini, rappresentazioni in rilievi, e fonti letterarie; sembra che lì, come occasionalmente anche nel Nord della Siria, fossero in bronzo.
Nell'architettura achemenide continua l'antica tradizione orientale della b. a toro (Pasargade; Persepoli; Susa; Naqš-e Rostam). Di regola quella achemenide ha un plinto suddiviso in due o tre gradini; b. con plinto semplice o senza plinto si trovano nel Tesoro di Persepoli. Imitando le b. ioniche, il toro risulta molto piatto (altezza rispetto al diametro fino a 1:7). A Pasargade si trovano b. con il profilo del toro ionico e scanalatura ionica. La b. a campana achemenide, che talora raggiunge l'altezza d'uomo, combina un profilo di foglia alto con un toro piatto e liscio (Persepoli; Susa; Babilonia). Le foglie possono trasformarsi in potenti nervature o anche in boccioli di loto. La b. a campana achemenide è in stretta relazione tipologica con la b. greca del tipo «Portico degli Ateniesi»; i suoi precedenti si devono ricercare nell'architettura nord-siriana o, probabilmente, in quella ionica dell'Asia minore (infra).
Grecia. - L'architettura minoico-micenea. - La b. di colonna minoico-micenea consiste di solito in un blocco informe o in una lastra di forma irregolare, con la superficie di appoggio della colonna lavorata (Troia; Cnosso; Micene; Tirinto; Hagios Kosmas), che assume per lo più la forma di un cilindro piatto, talora anche alto, con la superficie esterna verticale od obliqua (Troia; Mallia; Micene; Filakopì). La parte informe della b. è inserita nel terreno e coperta dal pavimento. La sommità del cilindro arriva fin sotto il pavimento, si trova sullo stesso suo piano, oppure lo sopravanza. Nelle lastre dello stilobate di pietra, vengono lasciate delle aperture circolari per le b. di colonna (Cnosso; Festo; Mallia; Tylissos). Ai piedi del fusto della colonna può essere steso uno strato di stucco che nasconde la b. di colonna vera e propria, e forma un anello piatto, che si presenta come una «b. apparente» (Mallia; Pylos, con numerosi restauri successivi). Vengono anche impiegati cilindri di pietra più o meno regolari (Cnosso; Tirinto; Korakou) o cilindri con plinti applicati, rettangolari o quadrati, o anche con gradini nelle colonne su balaustrate (Cnosso; Festo; Tylissos; Micene; Filakopì). Colonne su balaustrate possono essere inserite anche nelle superfici di appoggio. La b. di semicolonna della Thòlos di Clitennestra a Micene è un cilindro liscio, e così pure la b. della colonna del rilievo della Porta dei Leoni; nella Thòlos di Atreo, della b. della colonna si è conservato solo un basso plinto a tre gradini, e non è sicuro se si deve integrare con un altro elemento. Senza confronti nell'architettura vera e propria minoico-micenea è finora il toro con modanature sotto e sopra, di tre modellini di colonna in avorio da Archanes. Accanto alle usuali b. di colonna rotonde, si incontrano talora b. ovali (Cnosso; Festo).
Architettura greca pre-monumentale. - Diversamente che nell'architettura contemporanea della Siria settentrionale, nella Grecia dell'VIII e del VII sec. a.C. le b. dei sostegni di legno hanno sempre forme ancora semplici: blocchi di pietra male sbozzati, con superfici di appoggio lavorate, ma anche lastre rettangolari o cilindri, rifiniti con cura, spesso lievemente conici, completati, in varí casi, da un plinto rettangolare o quadrato; spesso le b. sono inserite nel pavimento: alcune vi si ergono come elementi architettonici indipendenti, altre sono poste su uno stilobate (Dreros: Tempio di Apollo; Priniàs: tempio A; Emporio a Chio: «Mègaron Hall», «Lower Mègaron» e altre case; Nasso: Iria; Delo: Heràion I, Archegèsion; Samo: Heràion I e II, portico S; Atene: Acropoli; Argo: Tempio di Hera I). A Samo, b. cilindriche sostenevano pilastri quadrangolari.
Anche le più antiche colonne doriche, come è dimostrato dalla pittura vascolare (cratere di Vari), avevano delle basi. Sporadicamente rientra nell'architettura monumentale del VI sec. a.C. la b. cilindrica priva di decorazione (Samo: tempio di Rhoikos; Smirne antica: Tempio di Atena; Delo: òikos e stoà dei Nassî; Delfi: colonna dei Nassî).
Base a toro e a corona di foglie. - Presumibilmente, la b. a toro e quella a corona di foglie sono state riprese nell'architettura greco-arcaica dal modello orientale. La b. a toro, che ha proporzioni più piatte rispetto agli esemplari orientali, si ricollega alla colonna ionica, nonché a quella eolica (modellino di tempio di Cibele da Sardi; Lesbo: Klopedi; Thasos: Aliki, edificio N). Nelle colonne eoliche del modellino di casa di Sellada (Thera) si possono vedere b. a corona di foglie. Una lunga serie di b. di questo tipo, che del resto potevano essere usate anche come capitelli o parti di essi, appartengono al Tempio di Atena a Smirne antica; non è chiaro se si debbano collocare con le foglie dirette verso il basso o verso l'alto. Le b. a toro e a corona di foglie sono comunque rare in età arcaica. Delle due, la prima viene ripresa variamente fino in età ellenistica e ancora più tardi nelle tombe rupestri della Paflagonia, in una tomba macedone di Verghina, nella sala ipostila di Delo, ad Arsamela sul Nymphaios.
Base del tipo «Portico degli Ateniesi». - La b. di colonna del Portico degli Ateniesi a Delfi unisce un kymàtion liscio (cyma reversa) con un toro scanalato. La forma efesia del profilo del toro (vedi sotto) richiama esemplari dell'Asia minore: dai frammenti disponibili, si possono ricostruire con una qualche verosimiglianza, b. dello stesso tipo, ma con il kymàtion scolpito, sia per l’Artemìsion arcaico di Efeso, sia per il Tempio di Apollo a Didyma.
Le b. delle colonne eoliche del tempio di Neandria, con kymàtion scolpito e toro liscio, sono state per lo più interpretate come parti di capitelli. Un esemplare da Larissa sull’Hermos, al museo di Istanbul, frammentario e quindi poco sicuro, messo erroneamente in relazione con un capitello eolico non pertinente, è simile, per la grandezza del profilo a foglie, alle b. a campana achemenidi, derivate probabilmente dalle b. greco-arcaiche del tipo «Portico degli Ateniesi» (v. supra). Non è inverosimile che la b. di colonna in cui si trovano insieme profilo a foglie e toro, sia sorta originariamente nell'architettura nord- siriana, nonostante non se ne sia trovato un esemplare completo.
Base ionica. - Il nome è tramandato da Vitruvio (III, 5, 1-3). La b. ionica, usata solo per la colonna ionica, e non per quella eolica e nemmeno, come sembra, più tardi per la corinzia, consiste in un cilindro (spira) e in un toro. Le definizioni archeologiche non corrispondono perfettamente alla termininologia architettonica greca, in cui spèira indica l'intera b. (IG, ι3, 374, 1. 64). Anche Vitruvio segue l'uso linguistico greco e non dà nome specifico al solo cilindro, ma ne descrive il profilo. La base ionica nasce dall'unione della b. cilindrica indigena con la b. a toro probabilmente di origine orientale, senza che si possa escludere una evoluzione indipendente di forme di toro greche. Nel tempio di Rhoikos a Samo compare ancora la b. a cilindro semplice accanto alla b. ionica sviluppata. All'interno del tempio di Iria (Nasso), da poco scoperto, la spira è parzialmente inserita nel pavimento, come negli edifici premonumentali, e il diametro del toro resta sensibilmente inferiore a quello della spira. Le prime b. ioniche si caratterizzano per le proporzioni estremamente piatte: il rapporto tra altezza e diametro della spira nel tempio di Rhoikos arriva fino a 1:7 e la spira non è più alta del toro. Verso la fine del VI sec. nel prostòon dell'òikos dei Nassi a Delo lo stesso rapporto è ormai di circa 1:3 con la spira di circa la metà più alta del toro.
La b. samia presenta spira e toro lisci (è questa la forma tipica dell'architettura cicladica arcaica), oppure variamente e sottilmente scanalati (Samo: tempio di Rhoikos e tempio policrateo). Il profilo del toro è in un primo momento curvato in modo quasi regolare, la sua sporgenza massima si trova all'incirca a metà dell'altezza e i diametri superiore e inferiore sono praticamente uguali (tempio di Rhoikos); più tardi invece la sporgenza maggiore del profilo viene a trovarsi per lo più nella metà superiore, cosicché il diametro del toro risulta maggiore in alto che in basso (tempio policrateo). La b. samia, nel VI e nel V sec. a.C., resta generalmente di uso limitato, e più tardi viene ripresa sporadicamente a Samo (periptero romano con capitelli dorici).
La b. efesia, derivata dalla forma samia, è caratterizzata dall'invariabilità del profilo della spira. La spira efesia è regolarmente suddivisa in due gole (trochìloi) e tre paia di astragali lisci (Efeso: primo e secondo Artemìsion·, Didyma: primo e secondo tempio di Apollo; Myus: tempio inferiore; Priene: Tempio di Atena; Pergamo: Tempio del Ginnasio). Questa è la forma descritta da Vitruvio come base «ionica»; d'altra parte manca di solito il «supercilium» sul trochìlos superiore, nominato da Vitruvio (probabilmente un listello sovrapposto come quello della b. del tempio in località Messa a Lesbo).
Il profilo del toro della b. efesia in età arcaica è rovesciato rispetto a quello samio: la sporgenza maggiore si trova nella metà inferiore dell'altezza, il diametro del toro è minore in alto invece che in basso; sullo scorcio del V sec. il profilo del toro mostra una curvatura all'incirca simmetrica (Xanthos: monumento delle Nereidi), dal IV sec. è assimilato al profilo del toro samio. In età arcaica solo le basi dell'Artemìsion di Efeso posseggono un plinto, necessario qui per creare un'unica superficie di appoggio sull'irregolare lastricato in opera poligonale della piattaforma del tempio. Dalla metà del IV sec. a.C. (Alicarnasso: Mausoleo; Efeso: Artemìsion) il plinto diventa parte integrante canonica della b. efesia (con occasionali eccezioni, p.es. Lesbo: Messa). Talora il plinto non è quadrato, ma rotondo (Pergamo: altare di Zeus). Dall'età tardo classica a quella tardo ellenistica, le proporzioni della b. efesia diventano sempre più piatte. La b. descritta da Vitruvio (rapporto fra diametro e altezza totale compreso il plinto 1:2,75) costituisce un'esagerazione rispetto alle b. conosciute nella realtà. La diffusione della b. efesia resta circoscritta all'ambiente greco-orientale (a Ν fino a Therme), nel quale è in uso ancora in età imperiale (Efeso: Tetrágonos Agorà, porta O dell'agorà; porta del Porto dell'Arkadiane; Aizanoi: tempio). Il progetto, a scala naturale, di un toro si trova tra i disegni del Tempio di Apollo più recente, a Didyma.
Base attica. - Nel corso dei due decenni successivi alla metà del V sec. a.C., ad Atene nasce la b. attica (denominata così anche da Vitruvio). Essa consiste in due tori separati da una gola (secondo Vitruvio «scotia», in greco «trochìlos»), in un primo tempo senza plinto, in seguito con plinto, per imitazione della b. efesia (Belevi: Mausoleo; Didyma, Tempio di Apollo più recente: semicolonne; Magnesia: Tempio di Artemide; Atene: Olympièion). In origine sviluppatasi in funzione della colonna ionica, la b. attica già nel IV sec. viene usata anche per quella corinzia (Delfi ed Epidauro: thòloi; Atene: monumento di Lisicrate), per la quale, in seguito, viene impiegata regolarmente sia in occidente, sia in oriente. La b. del Tempio di Atena Nike differisce ancora poco dalla b. samia, che prima della creazione di quella attica, era in uso ad Atene, in numerose varianti. Essa ha adottato soltanto un astragalo liscio che sottolinea il margine inferiore della spira, probabilmente ispirato dalla b. del Portico degli Ateniesi a Delfi. L'influsso di quest'ultima si manifesta anche nel profilo del toro del Tempio di Atena Nike, che utilizza la forma efesia. L'astragalo liscio della spira raggiunge presto le misure del toro inferiore (tempio sull'Ilisso), che presto supera in spessore quello superiore (Propilei, Eretteo), mentre la spira viene contemporaneamente ridotta alla scotta. Il toro inferiore resta liscio, quello superiore conserva in un primo momento la scanalatura tradizionale o riceve un altro elemento decorativo scolpito (portico settentrionale dell'Eretteo: treccia), per poi abbandonarlo. Anche la b. attica, come la efesia, diventa sempre più piatta, fino all'età tardo ellenistica, senza comunque raggiungere le proporzioni estremamente piatte della b. descritta da Vitruvio (1:3).
Base peloponnesiaca. - Il tipo, non nominato da Vitruvio, presenta la stessa struttura della b. ionica, con spira e toro. La spira, sempre liscia, è simile alla forma samia ma, a differenza di questa, è fortemente allargata al margine inferiore e sottolineata nello stesso punto con un listello. Solo raramente si trova una decorazione più ricca. Il tipo è in uso dalla fine del V sec. a.C. soprattutto nel Peloponneso, ma anche nel resto del continente greco e in Macedonia (Perachora: altare con triglifi; Sirione: bouleutèrion, Olimpia: Philìppeion e Leonidàion; Pella: portico orientale del cortile 2; Verghina: palazzo; in collegamento con colonne corinzie nel Tempio di Atena a Tegea e nel Tempio di Zeus a Nemea). Un esempio precoce, con una spira straordinariamente alta, presentano le semicolonne ioniche della cella del tempio di Bassae-Figalia.
È evidente la derivazione della b. peloponnesiaca dalla samia: potrebbe aver fatto da modello una variante, simile a quella adottata ad Atene prima dell'ideazione della b. attica (cfr. la b. del Tempio di Atena Nike). Anche nell'architettura arcaica e classica delle Cicladi si deve tener conto di altre varianti della b. samia, come dimostra una b. di Marmara a Paro, di cui si è avuta notizia per la prima volta nel 1982, nella quale la liscia spira allargata all'estremità inferiore, non è dissimile da quelle delle b. peloponnesiache.
Basi atipiche. - Accanto ai tipi canonici esistono b. di colonna isolate, la cui forma non ha avuto seguito, se non raramente (p.es. Delo: Thesmophòrion; Metaponto: tempio; Agrigento: colonne doriche dell' Olympièion; Bassae-Figalia: colonna corinzia; Didyma: colonne frontali del Tempio di Apollo più recente).
Italia romana. - Base tuscanica. - Vitruvio (IV, 7,3) descrive le b. delle colonne tuscaniche come plinti rotondi con un toro sovrapposto. Seguono questa forma, senza badare al tipo di capitello pertinente, numerose b. di colonna dell'architettura etrusca e romana repubblicana. Il toro è spesso trasformato in un profilo a quarto di cerchio e rimane liscio, così come il plinto cilindrico (Cerveteri: tomba 57 e altre; Satricum: Tempio della Mater Matuta; Minturno: Capitolium·, Vulci: Cuccumella e altre). Negli scavi del Foro Boario a Roma fu rinvenuto un frammento del rivestimento in terracotta dipinta di una b. di colonna tuscanica; in esso la successione di cilindro e toro corrisponde alla b. samia, che in età arcaica e classica costituisce la forma più diffusa in Magna Grecia (Paestum: Tempio di Atena; Siracusa: tempio sotto il Palazzo Vermexio; Locri: tempio più recente).
Base attica. - La b. attica rappresenta la forma più comune della b. di colonna romana. Il suo impiego non è limitato alle colonne ioniche e corinzie, ma comprende la forma monumentale della colonna tuscanica (Roma: portico del Foro Olitorio, palcoscenico del Teatro di Marcello). Il modello greco subisce nell'architettura romana una trasformazione caratteristica: mentre nelle b. greche, la massima sporgenza del toro superiore è perpendicolare allo spigolo superiore della scozia, oppure è arretrata rispetto a essa, nelle b. romane il toro superiore è più sporgente, cioè il suo diametro è maggiore del diametro superiore della scozia; l'incavo, che nelle b. greche divide nettamente la scozia dal toro superiore, nelle b. romane è ridotto a un profilo senza soluzione di continuità. Non è chiaro se gli esempi più antichi (III-II sec. a.C.), di forma rozza, ancora poco articolata (Paestum, Saturnia), risalgano già al modello greco o siano una creazione italica originale. A partire dallo scorcio del II sec. a.C., la b. attico-romana, già completamente formata, si diffonde rapidamente - anche nella pittura parietale di secondo stile - e resta in uso per tutta l'antichità romana (Palestrina: Santuario della Fortuna Primigenia; Roma: tempio rotondo sul Tevere, c.d. Tempio della Fortuna Virile, Colosseo, II e III piano, Stadio di Domiziano, Curia). Una variante della b. attico-romana conserva il toro superiore sporgente rispetto alla scozia, ma divide i due elementi della b., alla greca, con un incavo. Compare per la prima volta nel Tempio di Marte Ultore (più tardi a Pozzuoli: c.d. Tempio di Augusto; Napoli: Tempio dei Dioscuri; Nîmes: Maison Carrée; Roma: Hadrianeum). Modello per la b. del Tempio di Marte Ultore è quella delle colonne ioniche dei Propilei di Atene, di cui è stata recepita la forma, del tutto inusuale in Grecia, in quanto risultato di un'inevitabile deformazione, evidentemente in conseguenza di un ripensamento avvenuto in fase di costruzione (cfr. la copia della b. dei Propilei di Atene nei grandi Propilei di Eleusi).
Un'altra variante della b. attico-romana si manifesta nel raddoppiamento della scozia. Presente già sullo scorcio del II sec. a.C., resta in uso fino in età tardo antica (Roma: Tempio A di Largo Argentina: le b. di tufo più antiche; Foro Olitorio: tempio mediano e tempio settentrionale; tempio di Via delle Botteghe Oscure; Arco di Tito; Pantheon; b. dei Decennali). Sembra del tutto inverosimile che il raddoppiamento della scozia abbia origine dalla spira della b. efesia, come è stato più volte proposto (e da ciò nasce anche la denominazione di «b. composita», che spesso viene usata), giacché la b. efesia è praticamente sconosciuta nell'Italia romana. Talora la b. con doppia scozia si fonde con la b. del tipo di quella del Tempio di Marte Ultore, e ha un incavo tra la scozia e il toro superiore (Nîmes: recinto della Maison Carrée).
In numerose b. decorate, vengono trasformati i singoli elementi della b. attica in ornamenti astratti e vegetali (Roma: colonne interne del Tempio di Marte Ultore; Tempio di Apollo Sosiano; Villa Adriana: grande triclinium).
Laddove le varianti specifiche romane della b. attica fanno il loro ingresso nell'architettura imperiale dell'oriente greco, possono valere, fatta eccezione per le copie della b. dei Propilei ad Eleusi, come sicure testimonianze di un diretto influsso romano (Corinto: stoà di NO; Olimpia: ingresso dello stadio; Pergamo: Traiàneion).
Basi atipiche. - Altre forme di b. sia dell'architettura etrusca e repubblicana, sia di quella imperiale, non si presentano con la stessa regolarità della b. tuscanica e di quella attica e soprattutto si sottraggono a qualsiasi tipologia (Norchia: tombe rupestri; Cerveteri: Tomba dei Capitelli; Tarquinia: Ara della Regina; Ardea: Casalinaccio, edificio a S del tempio; Paestum: tempio dorico-corinzio nel foro; Cori: colonne doriche del Tempio di Ercole; Roma: Colosseo, piano inferiore). La b. del tempio del foro a Paestum ricorda l'inusuale b. del tempio di Metaponto. Per quanto riguarda le b. a toro, con o senza plinto, resta poco chiaro se si tratti della prosecuzione o ripresa di una tradizione extra-italica di questo tipo, oppure della riduzione di una b. costituita da più elementi. Le grandi colonne onorarie degli imperatori romani (Roma: colonna di Traiano e di Marco Aurelio; Costantinopoli: colonna di Arcadio) utilizzano la b. a toro con foglie, proprio allo scopo di evitare la riduzione della sezione della colonna, determinata dalla scozia di una b. attica.
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(Β. Wesenberg)