Basilicata
Geografia umana ed economica
di Luigi Stanzione
Al censimento del 2001 la popolazione si attestava intorno ai 598.000 ab.; dopo due decenni di stabilità demografica, rispetto al censimento precedente la B. ha fatto registrare un saldo negativo di circa 13.000 ab., pari al 2,1%; tendenza confermata dalle risultanze anagrafiche del 2004 (596.546 ab.). La contrazione è imputabile a una ripresa del fenomeno migratorio, che, pur non toccando i livelli registrati negli anni Sessanta del 20° sec., appare preoccupante, in quanto contribuisce a indebolire le fasce di popolazione in età feconda. I tassi di natalità della B. sono inferiori a quelli del resto del Mezzogiorno, e negli anni vanno allineandosi alla media nazionale, già di per sé bassa. A ciò si affianca una struttura demografica caratterizzata da un indice di vecchiaia (rapporto percentuale fra gli abitanti aventi 65 o più anni e quelli di età compresa fra 0 e 14 anni) decisamente superiore (118,9 al 2001) a quello delle altre regioni meridionali. Il fenomeno non investe in eguale misura tutto il territorio. Sono le sezioni più interne e montuose a far segnare i processi di spopolamento più marcati, allargando quei divari e quegli squilibri geografici già manifestatisi nel corso dei decenni precedenti. Anche rispetto al censimento 2001 si riscontrano saldi positivi nei capoluoghi provinciali, nell'intorno potentino, nel Vulture-Melfese e, in misura già più contenuta, nelle fasce costiere tirrenica (Maratea e Lauria) e ionica (Metapontino) e infine, in alcuni centri della Val d'Agri. Tali aree corrispondono ai principali fulcri di sviluppo sociale ed economico. Tuttavia, persino in questi casi il rafforzamento demografico appare contenuto, anche perché vanno diffondendosi stili di vita e comportamenti più affini a quelli delle aree urbane più sviluppate del Paese, che corrispondono tra l'altro a una minore propensione alla formazione di nuclei familiari numerosi. Dagli anni Novanta si segnala inoltre un incremento delle presenze di cittadini stranieri, che al 2001 sono quantificabili in poco più di 3500, addensati soprattutto nella provincia di Matera, rappresentando circa lo 0,6% della popolazione totale.
Anche la densità di popolazione ha fatto registrare un calo, attestandosi al 2001 intorno a 60 ab. per km2. Tale rarefazione della presenza umana indebolisce ulteriormente la funzione di presidio che anche i piccoli centri esercitano nei confronti del territorio; ma in B. si associa ad ampie aree di interesse naturalistico, protette e in via di valorizzazione, anche sotto il profilo turistico.
Dal punto di vista della crescita economico-produttiva e sociale, a partire dagli anni Novanta la B. ha conosciuto una fase di graduale ma significativa modernizzazione, imputabile in parte a singoli interventi di origine esogena e in parte a una maggiore consapevolezza delle opportunità di valorizzazione delle risorse interne.
Il più importante episodio di industrializzazione è rappresentato dalla localizzazione a San Nicola di Melfi nel 1993 dell'impianto produttivo FIAT-SATA, caratterizzato da un'organizzazione ispirata al 'modello Toyota' e da un livello avanzato di innovazione tecnologica. L'insediamento occupa, direttamente o attraverso l'indotto, tra i 6000 e i 7000 addetti, e sembra finora aver fronteggiato meglio di altre sedi la crisi che negli ultimi anni ha investito l'azienda torinese e l'intero comparto automobilistico.
Lo stesso recente sfruttamento delle risorse petrolifere della Val d'Agri, preceduto da numerosi studi sulle potenzialità delle riserve energetiche dell'area e sui rischi di impatto ambientale, costituisce un fattore di novità nel panorama economico. Le intese stipulate nel 1998 tra Regione, ENI e governo centrale hanno consentito lo sfruttamento dei giacimenti (la cui capacità massima si attesterebbe intorno ai 104.000 barili di greggio al giorno) a fronte del versamento da parte dell'ENI di royalties pari al 7% del fatturato ricavato dalla produzione. Le consistenti risorse finanziarie ottenute dalla Regione sono in parte utilizzate a favore dell'area interessata (30 comuni della provincia di Potenza, ricadenti nel comprensorio Val d'Agri, Melandro, Sauro-Camastra) per interventi infrastrutturali, di riqualificazione dei centri e per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente.
In provincia di Matera ha assunto rilievo la costituzione del 'distretto del mobile imbottito', che in un'area a cavallo tra la B. e la Puglia include più di 500 aziende, di cui circa 140 hanno sede nel capoluogo e altre 40 in comuni contermini. Il distretto, che include al proprio interno alcune aziende leader mondiali del comparto, occupa in territorio lucano oltre mille addetti, distribuiti soprattutto in unità di piccola e media dimensione, che compongono un network di imprese la cui strategia complessiva si affida a prodotti di buona qualità in rapporto al prezzo, a un solido know-how e alla forte penetrazione nei mercati internazionali. La città di Matera, inoltre, è oggi un polo culturale che si inserisce in un circuito che travalica i confini regionali e nazionali. Anche in seguito all'inserimento dello storico insediamento rupestre dei Sassi nel Patrimonio mondiale dell'umanità (dichiarazione dell'UNESCO del 1993), è stato avviato un processo di riqualificazione e valorizzazione, che fa della città murgiana un centro vivace e una meta di flussi turistici sempre più consistenti.
Una più marcata qualificazione dei servizi e del settore terziario ha accompagnato il processo di crescita economica descritto, dando luogo talvolta a fenomeni di 'rururbanizzazione' che hanno esteso l'effetto-città ad aree un tempo esclusivamente segnate dalle attività agricole. Nel contempo, il progressivo irrobustimento dell'ateneo lucano, articolato oggi nei poli di Potenza e Matera, ha contribuito all'innalzamento dei livelli di istruzione e di diffusione della cultura. Accanto a tali sviluppi, va ricordato che il settore primario, sia pure in fase di ridimensionamento, riveste tuttora una notevole importanza nella struttura produttiva lucana e occupa oltre il 10% delle forze di lavoro, prevalentemente in unità produttive di piccolissima dimensione. Fra i segnali positivi spicca quello relativo alla crescita delle produzioni biologiche, sia in termini di aziende certificate sia di superficie a esse dedicata. Complessivamente, dagli anni Novanta del 20° sec. la B. si è contraddistinta per un positivo trend di crescita del PIL, a tassi superiori rispetto a quelli del Mezzogiorno, e per un generale miglioramento del tenore di vita. Sotto il profilo occupazionale, si segnala che il tasso di disoccupazione, sia pur preoccupante (18,3% al 2001), è comunque di quattro punti più basso di quello medio del Mezzogiorno.Nonostante la presenza di diverse tendenze positive, non vanno tuttavia sottovalutate alcune questioni che ne potrebbero mettere in forse lo sviluppo. Tra queste, in particolare, la perdurante inadeguatezza infrastrutturale, soprattutto in relazione ai trasporti, che rendono ancora scarsa l'accessibilità intra e infra-regionale; notevoli appaiono, inoltre, i rischi connessi all'accresciuta concorrenza internazionale nel settore del mobile imbottito e alla crisi di quello automobilistico. Infine, resta in sospeso la questione ambientale, a fronte di un patrimonio naturalistico di grande portata, ma fragile e minacciato dall'avanzare di attività a forte impatto.
bibliografia
L. Cuoco, Rapporto sullo stato dell'economia e del territorio materano, Matera 1990.
Città e metropoli nell'evoluzione del Mezzogiorno, a cura di L. Viganoni, Milano 1991.
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Percorsi a Sud: geografie e attori nelle strategie regionali del Mezzogiorno, a cura di L. Viganoni, Torino 1999.
Territori e progetti nel Mezzogiorno: casi di studio per lo sviluppo locale, a cura di R. Sommella, L. Viganoni, Bologna 2003.
Situazione politico-amministrativa
di Emma Ansovini
Dal 1970, anno delle prime elezioni regionali, fino alla metà degli anni Novanta, la B. si caratterizzò per una notevole continuità di governo. Le giunte, formate da coalizioni DC-PSI-PSDI, erano il frutto di una certa stabilità nei rapporti di forza tra i partiti: la DC superò sempre largamente il 40% dei voti in tutte le prove elettorali regionali, e il PSI fece registrare una crescita costante, dal 12,7% nel 1970 al 18% nel 1990. Le elezioni del 1995 cambiarono il quadro politico della regione, che risentì dei mutati rapporti di forza nel Paese. Queste elezioni, infatti, condotte sulla base di una nuova legge elettorale (che prevedeva l'attribuzione del 20% dei seggi con un criterio maggioritario), videro il successo della lista di centrosinistra Polo democratico, guidata da A.R. Dinardo e formata da Partito democratico della sinistra (21,8%), Federazione dei verdi (2,6%), Partito popolare italiano (16,1%), Patto dei democratici (5,1%), Federazione laburista (8%) e I democratici (5,5%), che si aggiudicò 18 seggi su 30. La lista di centrodestra (Forza Italia-Polo popolare 17,2%, Alleanza nazionale 12%, Centro cristiano-democratico 5,2%) ottenne 10 seggi. Il Partito della rifondazione comunista, presentatosi da solo, ottenne il 5,3% e 2 seggi. Le elezioni dell'aprile 2000, in cui per la prima volta era stata introdotta dalla legge costituzionale 22 novembre 1999 l'elezione diretta del presidente della giunta, videro il successo della lista di centrosinistra, Basilicata democratica, guidata da F. Bubbico e formata da Democratici di sinistra (17,5%), I democratici (7,5%), Partito popolare italiano (17,4%), Unione democratica per l'Europa/UDEur (7,4%), Rinnovamento italiano-Lista Dini (3,2%), Federazione dei verdi (4,6%), Socialisti democratici italiani (6,5%), Comunisti italiani (2,1%) e Partito della rifondazione comunista (3,5%), che si aggiudicò 21 seggi su 30. La lista di centrodestra Per la Basilicata (Forza Italia 13,2%, Alleanza nazionale 6%, Centro cristiano-democratico 6,7%, Cristiani democratici uniti 1%, Sgarbi-Socialisti socialdemocratici 1,1%, Movimento sociale-Fiamma tricolore 1,3%) ottenne 9 seggi. Nelle elezioni tenutesi nell'aprile 2005 V. De Filippo, candidato alla presidenza per la lista di centrosinistra, l'Unione, conquistò la guida della regione al primo turno con il 67% dei voti, mentre la coalizione si assicurava 20 seggi. I partiti collegati all'Unione ottenevano rispettivamente: Uniti nell'Ulivo il 38,9%, Unione democratica per l'Europa-Partito popolare italiano l'11,1%, Federazione dei verdi il 5,6%, Partito della rifondazione Comunista 4,7%, Comunisti italiani 4,1% e Italia dei valori 2,7%. Al candidato di centrodestra della lista Per la Basilicata, C. Latronico, andava invece il 28,8% dei voti e ai partiti della coalizione da lui guidata rispettivamente: Forza Italia il 12,7%, Unione dei democratici cristiani-Democratici di centro il 7,9% e Alleanza nazionale il 6,5%.