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CALCONDILA, Basilio

di Peter Schreiner - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)
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CALCONDILA, Basilio (Iohannes Basileios Romylos)

Peter Schreiner

Nacque a Firenze il 18 sett. 1490. Il padre, Demetrio Calcondila, presente alla corte di Lorenzo de' Medici sin dal 1475, aveva sposato, probabilmente nel 1485, una fiorentina di cui non conosciamo il casato. Lo stesso padre conservava in un manoscritto autografo le date di nascita dei figli (cod. Par. gr. 2023). Già un anno dopo la nascita del C., Demetrio lasciava Firenze e dall'8 ott. 1491 si trovava a Milano, al servizio di Ludovico il Moro.

Qui crebbe il C. e vi rimase fino a quando accettò la cattedra a Roma. Suo maestro di greco fu lo stesso padre, di latino Gian Paolo Parisio (Parrhasius), che successivamente ne sposò la sorella Teodora. Giovanni Lascaris lo istruì in ambedue le lingue. Anche il fratello Teodoro, di quattro anni maggiore di lui, contribuì alla sua cultura classica. Nulla sappiamo della sua fanciullezza e giovinezza oltre ai pochi accenni in una lettera del Parisio.

Il 19 marzo 1513 veniva eletto al papato Giovanni de' Medici, papa Leone X, il quale a Firenze era stato allievo di Demetrio e aveva tenuto a battesimo lo stesso Basilio. Il rinnovamento degli studi greci a Roma figurava tra i principali progetti del papa in campo letterario. Già il 30 marzo Leone X chiamava a Roma il Lascaris e gli affidava l'organizzazione del piano di studi. Ignoriamo quando esattamente il C. sia arrivato a Roma, ma una lettera del Parisio del 25 agosto presuppone una sua prolungata presenza in quella città già prima di tale data.

Ebbe, insieme con Agosto Valdo e Varino Favorino, una cattedra di greco alla Sapienza con la retribuzione eccezionalmente elevata di 300 fiorini d'oro. Sembra inoltre che egli abbia insegnato anche nel Collegio greco fondato da papa Leone. E se pur non si hanno di ciò testimonianze sicure nelle fonti coeve, i suoi primi biografi (Giovio, Valeriano) accennano a una tale attività; purtuttavia non si può escludere una confusione tra le due istituzioni.

La morte troncò improvvisamente l'inizio di una così brillante carriera. Appena ventiquattrenne, come riferisce la Commemoratio del Parisio, una malattia febbrile lo strappò alla vita. Non conosciamo la data esatta, ma l'età indicata dal Parisio ci consente di collocarla nell'autunno del 1514. Il Lascaris compose un epigramma sulla prematura morte del suo allievo.

Data la giovane età del C., scarsi furono i frutti del suo lavoro scientifico e senza influenza sugli studi successivi. Nella Commemoratio il Parisio pone in risalto solo le brillanti doti del promettentissimo giovane studioso. L'unica opera letteraria da lui menzionata è una traduzione di Appiano, oggi conservata nella Biblioteca nazionale di Firenze (Magliab., cl. XXIII, 4)con una prefazione dedicatoria a papa Leone.

Fonti e Bibl.: I. Parrhasii Liber de rebus per epistulam quaesitis, Paris 1567, pp. 45-46 (la Commemoratio è edita nello stesso tomo, in Oratio ante praelectionem epist. Ciceronis ad Atticum, pp. 146-147; M. Gude-C. Sarrau, Epistulae, Leiden 1711, pp. 137-138 ep. 48, pp. 138-139 ep. 49; E. Legrand, Bibliographie hellènique, Paris 1885, I, p. 198; II, pp. 305-306; P. Iovii, Elogia virorum literis illustrium, Basileae 1577, p. 56; P. A. Spera, De nobilitate professorum grammaticae et humanitatis, Neapoli 1641, p. 437; I. P. Valeriani De literatorum infelicitato libri duo, Amstelodami 1646, p. 45; U. Hody, De Graecis illustribus linguae graecae literarumque humaniorum instauratoribus…, libri duo, London 1742, pp. 223-224; I. Carafa, De professoribus gymnasii Romani liber secundus, Romae 1751, p. 392; G. Marini, Lettera… nella quale si illustra il ruolo de' professori dell'Archiginnasio Romano per l'anno MDXIV, Roma 1797, pp. 72-73; F. M. Renazzi, Storia dell'univ. degli studi di Roma, I, Roma 1803, p. 76; D. G. Kampouroglous, Οί Χαλκοκόδυλαι, Atene 1926, pp. 214-215, 275; G. Cammelli, Idotti bizantini e le origini dell'umanesimo, III, Demetrio Calcondila, Firenze 1954, ad Indicem;V.Fanelli, Il ginnasio greco di Leone X a Roma, in Studi Romani, IX(1961), pp. 379-393.

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