BASILIO II, soprannominato Bulgaroctono (uccisore dei Bulgari), imperatore d'Oriente
A sei anni, nel 963, succedette al padre Romano II. Fu sotto la reggenza, prima di Niceforo Foca, poi di Giovanni Zimiscès; nel 976, morto questi, egli venne proclamato imperatore insieme col minore fratello Costantino VIII. Ma poté operare da effettivo sovrano solo dopo abbattuto con un colpo di forza, nel 989, il potente ministro Basilio, e domata la rivolta di due generali, Bardas Scleros e Bardas Foca.
Basilio II fu certamente l'imperatore più notevole della dinastia macedonica. Autoritario, gelosissimo delle prerogative sovrane, chiuso, duro, diffidente. Certo, fino alla morte egli ebbe a collega il fratello; ma questi non gli diede ombra e raramente s'immischiò negli affari dello stato. Verso la nobiltà feudale, che aveva da lungo tempo accumulato immense ricchezze e monopolizzato le più alte cariche dello stato, tanto civili quanto militari, Basilio si mostrò implacabile. Lasciò, pertanto, nome di uomo violento e crudele; ma è giustizia riconoscere che era solo questa la via per abbattere la potenza della feudalità, diventata il cancro roditore dell'Impero, e per ridare al potere imperiale la sua indipendenza e la sua funzione. Col popolo fu piuttosto mite, per quanto fosse costretto, dalle molte guerre che egli sostenne contro i Bulgari e i musulmani, a inasprire le imposte. Basilio II giustificò pienamente il suo assolutismo con la sua opera rivolta alla difesa dell'Impero. Egli fu, soprattutto, un guerriero. Con lui apparve di nuovo un imperatore - e fu l'unico della dinastia macedonica - che guidava personalmente gli eserciti nelle incessanti guerre contro i nemici dello stato in Asia e in Europa. Tutta la vita egli passò sul campo, e ciò spiega anche la sua scarsa e quasi trascurabile attività legislativa. I risultati delle guerre furono splendidi: ché Basilio non solo riuscì a mantenere le notevoli conquiste fatte dai suoi due predecessori e tutori, ma le ampliò in Asia e in Europa. La distruzione dell'Impero bulgaro che era sorto nella Balcania occidentale (Albania ed Epiro), per opera di Šišman e dei suoi successori, e divenuto presto un grande pericolo per Bisanzio, fu la sua principale impresa.
Lo zar bulgaro Samuele invase, saccheggiando, l'Impero fino a Salonicco e a Corinto (986). Si mosse allora Basilio, dirigendosi verso Triaditza (Sardica, l'odierna Sofia). Ma fosse sua inesperienza fosse l'indisciplina delle truppe e la gelosia dei suoi generali, egli venne prima respinto da Triaditza, poi sorpreso dallo zar Samuele al passo della Porta di Traiano (Kapulu Derbent) e sconfitto pienamente (agosto 986). Per alcuni anni, Basilio, in lotta con Scleros, insorto per la seconda volta, e col principe di Kiev, Vladimiro, non poté pensare ai Bulgari. Perciò Samuele poté ampliare lo stato fino all'Adriatico e fin presso Salonicco e sottomettere i Serbi. Ma nel 991, conclusa la pace con Vladimiro, troncate con la sottomissione di Scleros le lotte civili, Basilio riprese la guerra contro i Bulgari. Guerra senza tregua e senza quartiere, dall'una e dall'altra parte. Ma prevalse la tenacia e la superiore tattica di Basilio, che condusse quasi sempre personalmente le operazioni, allontanandosi solo per poco dai campi della Macedonia e della Tracia, a difesa della Siria e dell'Armenia contro i musulmani. A misura che B. riconquistava la Macedonia e la Bulgaria, ne faceva deportare gli abitanti bulgari e slavi, disseminandoli nell'Armenia e nella Cappadocia. Finalmente, il 29 luglio 1014, presso Cimbalongu - probabilmente nella valle dello Struma, presso l'odierna Demir-Hissar - disfece pienamente e costrinse alla fuga lo zar bulgaro, che morì poco dopo, e, certo in rappresaglia delle devastazioni e delle stragi compiute dai Bulgari, fece acciecare 15.000 loro prigionieri, lasciando solo un occhio a uno su cento, perché fossero guida agl'infelici compagni nel ritorno in patria. Cominciò allora l'agonia del popolo bulgaro. Ma solo nel 1018, caduto l'ultimo zar scishmanida, Vladislao, la zarina Maria, il patriarca David e i grandi boiari fecero atto di sottomissione al vittorioso Basilio, consegnandogli le chiavi di Ochrida e il ricco tesoro regio. I confini bizantini furono portati, al nord, fino al Danubio e alla Sava; a occidente, fino all'Adriatico. Basilio attraversò il paese sottomesso, dall'Albania alla Tessaglia; quindi, venne in Atene, per rendere grazie della riportata vittoria alla Panagia che si venerava nel Partenone. Da Atene rientrò a Costantinopoli, dove celebrò il trionfo (1019). Era stato spietato nella guerra contro i Bulgari; ma, nella vittoria, si mostrò mite e umano. Il popolo vinto non fu sottoposto a nuove gravezze; i grandi furono attratti nella capitale ed ebbero onori e uflìci nell'amministrazione civile e militare; la chiesa fu rispettata nella sua organizzazione.
Intanto Basilio non si era distratto dalle cose d'Oriente e d'Italia. In Oriente, egli non solo difese le frontiere dell'Impero, ricacciando in due fulminee spedizioni (995 e 999) gli Egiziani, che erano venuti ad assediare Aleppo; ma occupò anche una parte dell'Armenia e sottomise l'Iberia, la Georgia e il Vaspurachan. Un tentativo del principe Giorgio I di Georgia, per riacquistare la sua indipendenza, fu domato in una nuova spedizione del 1020-22; e fu l'ultima per il vecchio imperatore. In Italia, durante il suo regno, la posizione dei Bizantini non si modificò sensibilmente. Continuarono le lotte con gli Arabi; ma Bari fu difesa e liberata, anche per l'intervento d'una flotta veneziana (1004). Nel 1009, un'insurrezione locale capitanata da Melo (v.) costrinse i Bizantini a ritirarsi da quasi tutta la Puglia; ma nel 1011 essa fu rioccupata. Un nuovo tentativo di Melo, aiutato dai Normanni, fu spezzato nella battaglia di Canne (1018). Da questo momento, che corrisponde alla fine della guerra bulgara, si nota un risveglio nell'attività dei Bizantini; tanto che il papa Benedetto VIII spinse l'imperatore sassone Enrico II a una spedizione contro i Greci. Ma essa dovette arrestarsi dinnanzi alla nuova citta fortificata di Troia. Si ebbero anche preparativi di Basilio per riconquistare, sui musulmani, l'isola di Sicilia. Ma la morte lo colse il 15 dicembre 1025. Egli aveva portato l'Impero a un'altezza quale non aveva avuto dai tempi di Eraclio; con la sua morte, cominciava la decadenza.
Bibl.: Su Basilio II e i suoi tempi, G. Schlumberger ha scritto due esaurienti opere: Nicéphore Phocas, Parigi 1890; L'épopée byzantine à la fin du Xme siècle, I: Jean Tzimicès, Les jeunes années de Basile II (969-989), Parigi 1896 (2ª ed. 1925); II: Basile II le Tueur des Bulgares, Parigi 1900. Per la storia bulgara, C. J. Jireček, Geschichte der Bulgaren, Praga 1876; G. Songeon, Histoire de la Bulgarie, Parigi 1913. - Sull'Italia al tempo di Basilio II: G. Gay, L'Italie Méridionale et l'Empire byzantin (867-1071), Parigi 1904; G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano (1910); L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, IV, i, Gotha 1915.