ZANCHI, Basilio
Umanista, nato nel 1501 a Bergamo, di famiglia illustre nelle lettere e nelle arti; morì, pare in carcere, a Roma nel 1558.
Fece in patria buoni studî, che gli consentirono di condurre a termine, a diciassette anni, un dizionario di epiteti latini, che pubblicò poi nel 1542. Recatosi a Roma, si acquistò la protezione di Leone X grazie ai suoi versi latini, che gli schiusero anche l'Accademia Romana. Morto Leone X, tornò a Bergamo, dove nel 1524 entrò nell'ordine dei canonici regolari lateranensi, volgendosi a studî di teologia. Vagò poi per l'Italia finché, avendo Paolo IV nel 1558 emanato un decreto che imponeva ai monaci di tornare ai loro monasteri, fu arrestato per disubbidienza a esso. Lasciò, oltre a un poema De horto Sophiae (1540) sui dogmi e principî del cristianesimo, tre libri di Poemata (1550) e un volume di Notationes in omnes divinos libros; ma le lodi che a versi e a prose tributarono i contemporanei appaiono oggi ingiustificate.