BASINIO da Parma
Basinio di Vincenzo nacque a Vezzano (Parma) nel 1424. Frequentò la scuola di Vittorino a Mantova, dove trovò anche Teodoro Gaza, stabilitosi colà sin dal 1442. Sotto questi due maestri formò la sua cultura latina e greca, e quando Vittorino morì (2 febbraio 1446), riparò col Gaza a Ferrara, continuandovi gli studî greci. A Ferrara trascorse cinque anni in quel fecondo circolo umanistico che metteva capo all'operosità di Guarino e al mecenatismo di Leonello d'Este. Dopo aver prodotto alcuni saggi col poemetto mitologico Meleagris e con elegie d'argomento amoroso, ottenne da Leonello nel 1448-49 una condotta nello Studio. Morto Leonello (1° ottobre 1450), la corte di Ferrara non ebbe per lui più attrattive, ed egli chiese ospitalità alla corte di Rimini, dove Sigismondo Pandolfo Malatesta, soldato e mecenate, già celebrato da Basinio, gli offrì la propria munifica protezione e un posto nell'insegnamento pubblico. A Rimini allora o poco dopo convennero altri umanisti, quali Porcellio Pandoni (dal 1453) e Tommaso Seneca; con essi Basinio, l'allievo del Gaza, entrò in vivace polemica in difesa degli studî greci. Ivi egli compose le sue opere maggiori, i poemi, e finì il Liber Isottaeus. Alla corte del Malatesta il vincitore di re Alfonso, egli segui la tendenza anticatalana, a quel tempo molto diffusa. Morì precocemente a Rimini nel 1457.
Nella produzione epica fu un appassionato assimilatore della cultura greca; nell'Astronomicon prese a modello Arato, negli Argonautica Apollonio Rodio, nell'Hesperis Omero; ma nell'Hesperis, innestando sulle invenzioni dell'Iliade e dell'Odissea le invenzioni dell'Eneide, seppe dar vita e calore alla narrazione delle imprese del suo eroe Sigismondo Malatesta, producendo il poema latino più originale del Quattrocento. Invece nelle poesie minori il suo modello fu Ovidio, da cui attinse l'ispirazione e la frase per il romanzo amoroso intitolato Isottaeus, dove in forma epistolare rappresenta gli amori del Malatesta e d'Isotta. Tra le poesie minori, la lunga epistola a Niccolò V, che l'aveva invitato a tradurre Omero, è un saggio acuto di critica umanistica. Basinio compone con sentimento e dignitosa eleganza; l'esametro e il distico sono da lui trattati con sicura padronanza. Nel testamento non riconobbe che i due poemi l'Hesperis e l'Astronomicon; ma noi apprezziamo di più le poesie minori, recentemente pubblicate da F. Ferri (Le poesie liriche di Basinio, nella coll. Testi latini umanisiici, I, Torino 1925).
Bibl.: F. Ferri, La giovinezza di un poeta (Basinio), Rimini 1914; id., Una contesa di tre umanisti: Basinio, Porcellio e Seneca, Pavia 1920; V. Zabughin, Vergilio nel Rinasc. ital., I, Bologna 1921, pp. 287-93, 312-15; B. Soldati, La poesia astrologica nel 400, Firenze 1906, pp. 77-80, 84-104.