BASSO BASSI, Giovan Battista
Nato a Pistoia intorno al 1715, trascorse la maggior parte della sua vita a Napoli, città in cui la sua attività e la sua fortuna furono strettamente legate al favore incontrato dai Toscani negli anni in cui la politica del Regno fu diretta dal Tanucci. La conoscenza fra il Tanucci e il B. è da riconnettersi senz'altro alla comune appartenenza all'Accademia etrusca, fondata a Cortona nel 1726, della quale ambedue furono soci.
Non sappiamo la data esatta del trasferimento del B. a Napoli: vi era stato invitato nel 1747 da Carlo di Borbone perché prestasse la sua opera di poeta m occasione della nascita del principe ereditario, ma dovette rinunciare per motivi di salute, non senza vantarsi di aver ricevuto dall'elettore palatino la proposta di scrivere per il suo teatro e di dirigerne l'attività. A Napoli risiedeva certamente nel 1757, anno in cui fu eletto - per decisione del Tanucci - socio dell'Accademia ercolanese.
L'Accademia si riuniva nella segreteria di Stato, sotto la presidenza del Tanucci. Quando, dopo un periodo di interruzione dei lavori, venne ripristinata nel 1787, fra gli antichi soci annoverava ancora il B. e F. Galiani; in quello stesso anno il B. ricopriva la carica di segretario dell'Accademia e dalla relazione di un'adunanza dei soci si apprende che egli riuscì ad ottenere dal re l'aumento della retribuzione connessa a quell'ufficio.
Nella vita del teatro napoletano della seconda metà del Settecento il B. ricoprì un ruolo di un certo rilievo. Parte della sua fama è legata alle "cantate", ossia ai prologhi che precedevano le opere date al S. Carlo in occasione del gegetliaco di membri della famiglia reale o di altre liete ricorrenze (Il Peleo, composto nel 1768 per le nozze di Ferdinando con Maria Carolina d'Austria, fu musicata da Paisiello). Ma i pregi del letterato forse meglio risaltano dalle varie opere di commento, ove appare la fisionomia di uno scrittore abile, perfettamente padrone dei propri mezzi. Nel, 1739 pubblicò a Roma, con il nome arcadico di Prineo Tissoate, le Favole dell'Abate Francesco Lelli P. A. tradotte in rime giocose.
Nella prefazione il B. afferma che in Roma, nell'"oziosissimo ottobre" di quell'anno, era stato mcoraggiato da alcuni autorevoli personaggi a intraprendere il lavoro che egli poi dedicò al cardinale Troiano Acquaviva d'Aragona. Non si tratta in realtà di una semplice traduzione dal latino, ma quasi di un libero rifacimento dei piacevoli apologhi, spesso improntati a una gustosa satira contro le donne; l'opera dovette avere un certo successo se nel 1763 apparve a Napoli in una nuova edizione, dedicata questa volta a Marianna Tanucci, figlia del ministro.
Tra il 1754 e il 1758 il talento di postillatore del B. si applicò alle note che arricchirono il testo italiano di La mitologia e lefavole spiegate colla storia, opera dell'abate Banier, nella traduzione della cortonese M. Maddalena Ginori Pancrazi.
Il teatino Giuseppe Maria Pancrazi - cognato della traduttrice - aveva avuto l'idea di áffidare la compilazione delle note al B., col quale egli stesso collaborò per corredare i quattro volumi dell'opera (stampati in quattro anni a Napoli) di numerose incisioni su rame. In questo lavoro il B. mostrò una ricca e varia cultura classica, come del resto nelle annotazioni a Il Calvario, poema di G. R. Rastrelli (Napoli 1777), cui egli aggiunse anche gli argomenti in ottave.
Si ricorda ancora del B. un componimento drammatico - Pallade pronuba - inserito nella Raccolta per le nozze di Filippo Gaetani Principe di Teano con Elena de' principi Albani, Roma 1779, e gli è attribuito un oratono: Israélis liberatio, sive Esther dramaticum carmen, Napoli s. d.
Nel 1779, quando fu fondata a Napoli la Regia Accademia di scienze e. belle lettere, il B. ne fu nominato socio onorario per la sezione di alta antichità.
Morì a Napoli dopo il 1796, anno in cui per l'ultima volta il suo nome appare nel notiziario della corte fra gli accademici ercolanesi.
Bibl.: P. Napoli-Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, VIII, Napoli 1811, pp. 46 s.; G. Castaldi, Della regale accademia ercolanese dalla sua fondazione sin'ora, con un cenno biografico de' suoi soci ordinari, Napoli 1840, pp. 34 s., 38, 40, 89-91; F. Colonna di Stigliano, Napoli d'altri tempi. Quadri e figure, Napoli 1911, pp. 139-146; E. Viviani della Robbia, Bernardo Tanucci ed il suo più importante carteggio, I, Firenze 1942, pp. 95, 141, 222; B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Bari 1947, pp. 215 s., 222, 264; Id., Aneddoti di varia letteratura, III, Bari 1954, pp. 90-99.