De' Rossi, Bastiano
, Letterato, nato a S. Casciano Val di Pesa; visse a cavallo dei secoli XVI e XVII. Della Crusca, che lo annovera fra i suoi fondadatori, con il nome di Inferrigno e con impresa un pane bigio sormontato dal motto Per cominciare, fu accademico e anche il primo segretario. Assertore convinto e tenace della fiorentinità della lingua, ebbe per D. grande ammirazione e culto particolare, tanto che a ricordarlo tra gli scrittori del volgare fiorentino temeva " d'abbassarlo oltre al convenevole e mescolarlo tra gli uomini ". Quando la Crusca " diede la cura al Sollo [Giambattista Deti] di riveder Dante; e che gli Accademici richiesti da lui fossero obbligati aiutarlo ", al De' R. fu affidato l'incarico di collazionare circa una trentina dei 92 manoscritti presi in esame: lo testimoniano le varianti segnate di sua mano in un esemplare dell'edizione veneta del Morando, copia del testo aldino. L'Accademia nella tornata del 30 giugno 1594 " deliberò per partito che lo 'nferigno intorno al fatto della stampa ne facesse come di cosa sua e co' patti che a lui piacesse ". L'edizione uscì nel 1595, presso lo stampatore Domenico Manzani. Sono del De' R. la dedica (Al molto Ill. re Luca Torrigiani) e la prefazione (Lo 'nferigno segretario e accademico della Crusca a' lettori) nella quale indica come conseguenza del vocabolario la nuova impresa degli Accademici. Il poema, " la miglior parte della nostra favella ", " da copiatori e dalle stampe, ed eziandio da' commentatori, così lacero... e mal governo " aveva bisogno di essere sanato " dalle sue piaghe " e restituito alla " sua pristina sanità ", perché potesse essere adeguatamente utilizzato.
Se numerosi errori dell'edizione aldina vennero eliminati e il tentativo di offrire un testo critico è degno di lode, la nuova edizione, per la mancanza di uniformità di criteri e di un valido sostegno scientifico nel De' R., approdò a risultati insicuri. Le varianti raccolte dai codici spogliati costituiscono il fondamento dell'edizione. Ma, secondo I criteri filologici del tempo, quando per sua convinzione il De' R. ritiene erronea una lezione, o non la gradisce, omette l'indicazione dei testimoni, anzi talvolta, nel segnare a margine della stampa le varianti, si affida all'autorità di un solo manoscritto, mentre trascura lezioni in cui la tradizione quasi compatta conviene. Dimostra così di dare all'autorità dei testimoni un'importanza affatto secondaria.
Bibl. - B. De' R., Diario dal 1582 al 1613, ms. nell'Accademia della Crusca. Presso la Bibl. Naz. di Firenze una copia di mano di Rosso Antonio Martini (segn. Il. II. 175); C. Guasti, La Crusca e il Tasso, in Le Lettere di T. Tasso, Firenze 1825, 55.IV; G. Negri, Scrittori Fiorentini, Ferrara 1722, 495-496; G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana, con annotazioni di A. Zeno, Parma 1803, I 87; A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino 1892, I 416-439; ID., Appendice alle opere in prosa di T. Tasso, Firenze 1892, 35-39; M. Barbi, Della fortuna di D. nel secolo XV, Pisa 1890, 122-127; C. Marconcini, L'Accademia della Crusca dalle origini alla prima edizione del vocabolario, ibid. 1912, 91, 99, 187 ss.; Mostra di codici ed edizioni dantesche, Firenze 1965, 236.