TORRIGIANI, Bastiano
– Originario di Bologna, la sua data di nascita può essere desunta dal fatto che nell’agosto del 1596 dichiarava di avere cinquantaquattro anni (Lamouche, 2011, p. 51). Nacque quindi verso il 1542, da Antonio Torrigiani, morto prima del 1577 (Masetti Zannini, 1972, p. 301); risulta sconosciuta, invece, l’identità della madre.
Finora non sono state trovate notizie sulla sua formazione e sulla sua attività di fonditore a Bologna. Nel 1573 è ricordato a Roma, dove ricevette due pagamenti per quattordici campanelli in metallo destinati alle porte della sala Regia nel Palazzo Vaticano (Lamouche, 2011, p. 57).
Secondo Giovanni Baglione (1642, p. 323), egli faceva parte della «gran scuola» di Guglielmo della Porta (circa 1515-1577), cioè l’importante bottega diretta dal maestro lombardo a Roma. Non si conosce il ruolo esatto che svolse presso il maestro, ma si può ipotizzare che della Porta, nell’ultimo periodo della sua vita, abbia fatto molto affidamento su di lui per le operazioni di fusione (Jestaz, 1993, p. 44).
Il 6 luglio 1577 Torrigiani fu nominato tutore legale del figlio naturale di della Porta, Teodoro (1567-1636), su richiesta della madre del ragazzo, Panfilia Guazzaroni, sposata dal fonditore poco prima (Masetti Zannini, 1972, pp. 301, 302, nota 18). In quanto tale, gli fu affidata una gran parte dei modelli e delle forme lasciati in eredità a Teodoro, conosciuti da due inventari (ibid., pp. 303-305; Guglielmo della Porta..., 2012, pp. 140 s.; Sickel, 2014, p. 232). Molti di questi furono menzionati nel 1609 dal fonditore e orefice Baldo Vazzano, che descrisse la bottega di Torrigiani all’epoca in cui era suo allievo, tra il 1582 e il 1585 (Lamouche, 2011, p. 54). Nel 1589, raggiunta la maggiore età, Teodoro della Porta permise ancora a Torrigiani e a suo figlio Michelangelo di utilizzare alcuni modelli di suo padre (Masetti Zannini, 1972, p. 301), ciò che evidenzia l’uso duraturo di modelli e di forme del maestro.
A partire dalla fine degli anni Settanta del Cinquecento, la bottega del Bologna – come Torrigiani era soprannominato (Baglione, 1642, p. 323) – a Borgo Pio divenne una delle più importanti di Roma per la produzione di oggetti preziosi in bronzo e in argento. Dal 1578 lavorò principalmente per l’arredo della cappella Gregoriana in S. Pietro, per la quale fornì tra l’altro gli otto cherubini in bronzo dorato inseriti nell’intarsio di marmi sull’altare della Madonna del Soccorso (1579-80; Lamouche, 2011, pp. 52 s., 57 s.). Eseguì anche sei candelieri in argento (1582-83) che nel 1584 furono offerti dal papa, con una croce d’altare, alla cattedrale S. Pietro Maggiore di Bologna (ibid., p. 53; distrutti).
A queste commissioni papali si devono aggiungere «una croce con 4 candelieri» sull’altare della Gregoriana (Baglione, 1642, p. 324), che potrebbero rimandare infatti a una croce con sei – e non quattro – candelieri in bronzo dorato conservati nel Tesoro di S. Pietro (Orlando, 1958, p. 92; A. Bacchi, in Il Michelangelo incognito, 2002, pp. 228-236). Datati in generale tra il 1580 e il 1585, riposano su zampe di leone sormontate da fogliami di acanto che incorniciano lo stemma di Gregorio XIII. È stato dimostrato il carattere dellaportiano del Cristo in croce, tale da comportare il reimpiego di un modello dello scultore (Gramberg, 1981, p. 102; Chadour, 1982, pp. 170 s.).
A riprova dell’inserimento di Torrigiani nell’ambito bolognese della corte di Gregorio XIII (1572-85), quattro candelieri e una croce in bronzo dorato, molto simili a quelli di S. Pietro, gli furono commissionati nel 1581 da Lodovico Bianchetti (1545-1587), maggiordomo del papa, per la sua cappella in S. Giacomo Maggiore a Bologna (A. Bacchi, in Il Michelangelo incognito, 2002, pp. 228-236; Lamouche, 2011, p. 53). Alla stessa epoca potrebbe risalire una croce astile in argento, con un Cristo dellaportiano sul davanti e un S. Agostino sul retro (Bologna, S. Giacomo Maggiore; Roversi, 1967, pp. 196-198; A. Bacchi, in Il Michelangelo incognito, 2002, p. 236).
Al 1584 o al 1585 sono in generale datate due statuette in bronzo dorato di S. Pietro e di S. Paolo (Museo del Tesoro di S. Pietro; Draper, 1982, pp. 70 s.; Cannata, in Roma di Sisto V, 1993, pp. 437 s.). Gregorio XIII le avrebbe offerte alla basilica vaticana nel 1585, ma Baglione (1642) menziona «una muta d’Apostoli di bronzo per la basilica di San Pietro» (p. 324) tra le opere di Torrigiani eseguite sotto Sisto V. Nonostante la loro qualità, non si può affermare che Torrigiani sia l’autore dei modelli: le figure derivano infatti da disegni di della Porta, e va ricordato che, alla sua morte, questo scultore lasciò diverse «forme di apostoli» che il fonditore poté utilizzare (Lamouche, 2011, p. 55). Di una qualità tecnica simile risulta un S. Pietro parzialmente in bronzo dorato, di recente attribuito a Torrigiani e datato al 1585-90 circa (Minneapolis Institute of arts; Ostrow, 2015).
Tra il 1583 e il 1587 Torrigiani fornì diversi bronzetti al collezionista Simonetto Anastagi, nonché un rilievo di una Pietà in bronzo da un modello di Jacob Cobaert, e un Crocifisso d’argento (1585), che furono inviati a Perugia e che possono esser collegati all’eredità di della Porta (Sapori, 1983, p. 81; Lamouche, 2013, II, pp. 373-383).
Sotto Sisto V (1585-90) Torrigiani fu coinvolto nelle grandi imprese artistiche condotte da Domenico Fontana (Lamouche, 2012). Nell’estate del 1587 fuse la statua colossale di S. Pietro, modellata dagli scultori Tommaso della Porta e Leonardo Sormani, che fu posta in cima alla colonna Traiana nel novembre successivo. Poi, dopo l’esclusione dello scultore fiorentino Costantino de’ Servi, autore di un primo modello del S. Paolo per la colonna di Marco Aurelio nel 1586, Torrigiani fuse un secondo modello fornito dagli stessi della Porta e Sormani nell’estate del 1588 (D’Onofrio, 1967, pp. 180, 184, 200-202; Petraroia - Lombardi, in Roma di Sisto V, 1993, pp. 406 s.).
Dal novembre del 1588 al giugno del 1589 fu pagato per gli ornamenti della cancellata della cappella Sistina in S. Maria Maggiore (Cannata, in Roma di Sisto V, 1993, p. 402; Nicoletti, 2019, p. 170). Dall’agosto del 1589 ricevette i pagamenti per i quattro angeli in bronzo dorato che sostengono il tabernacolo eucaristico eseguito da Lodovico del Duca e posto sull’altare della cappella nel dicembre successivo (Cannata, in Roma di Sisto V, 1993, pp. 394-399; Montagu, 1996, p. 20; Ostrow, 2002, pp. 50 s.). Per gli angeli Torrigiani fornì due modelli, esprimendo pienamente nei drappeggi il suo talento nella modellazione di ornamenti complessi.
Secondo Baglione (1642, p. 324) Torrigiani eseguì un busto in bronzo di Sisto V, che si vedeva nel «casino verso Termine» di villa Peretti Montalto, oggi identificato con il ritratto conservato nella cattedrale di Treia (Sobotka, 1912, pp. 265-268; Cannata, in Roma di Sisto V, 1993, pp. 408 s.). La ricchezza ornamentale del piviale, in parte dorato, e la raffinatezza della forma del busto possono essere attribuiti a Torrigiani, ma va rilevato che la testa è molto simile a quella di un altro busto di Sisto V già anch’esso a villa Peretti (Berlino, Bode-Museum), e ormai considerato un’opera di Taddeo Landini (Berger, in Von allen Seiten, 1995, p. 344; Preimesberger, 1997, pp. 303-305), tale da implicare una collaborazione tra i due artisti, che effettivamente si frequentavano (Benocci, 1988, p. 121). Al solo Landini deve essere attribuito invece un busto di Gregorio XIII, già considerato un’opera di Torrigiani (Berlino, Bode-Museum; Berger, in Von allen Seiten, 1995, p. 342; Preimesberger, 1997, pp. 299-302).
Il 30 gennaio 1591 Torrigiani fu nominato fonditore ufficiale della Camera apostolica – ossia ‘fonditore camerale’ – dal cardinale Paolo Sfondrati, nipote di Gregorio XIV (1590-91). In quanto tale divenne il fonditore più importante di Roma, responsabile della produzione dell’artiglieria pontificia, nonché delle statue in bronzo eventualmente commissionate dal papa (Pagliucchi, 1928, p. 34; Lamouche, 2013, II, pp. 396-398). In questo contesto si deve considerare una serie di piccoli busti in bronzo di Gregorio XIV (Verber, in From Vulcan’s forge, 2005, p. 64; Gallo, 2010, p. 66).
Negli ultimi anni della sua vita Torrigiani lavorò più volte per la fabbrica di S. Pietro. Tra il 1590 e il 1593 eseguì il globo e la croce del lanternino della cupola, sistemati rispettivamente nel luglio e nel novembre del 1593 (Gabrielli et al., 2005; Bellini, 2011, pp. 386 s.). Sotto Clemente VIII (1592-1605) fece anche «una di quelle grate che sono nel pavimento della chiesa» (Baglione, 1642, p. 324), mentre, secondo Filippo Buonnani (1696, p. 124), ne avrebbe fatte tre, di cui una può essere identificata oggi sul retro del Baldacchino berniniano. Avrebbe eseguito inoltre «gli ovati sotto la bellissima Confessione degli Apostoli, con entro i loro gloriosi martirii» (Baglione, 1642, p. 324), che Buonnani (p. 184) identificava nelle cancellate laterali della Confessione di S. Pietro, distrutte nel Settecento (Ferrari, 1999, p. 98; Spagnolo, in La Basilica di San Pietro..., 2000, II, pp. 787 s.).
Nel 1594 eseguì i due capitelli e le due basi in bronzo dell’altare della cappella Caetani in S. Pudenziana (Parlato, 2009).
Morì in Borgo Pio il 5 settembre 1596 e fu seppellito a S. Giacomo Scossacavalli (Baglione, 1642, p. 324; Bertolotti, 1886, pp. 83-85).
Con la moglie Panfilia (morta il 30 maggio 1611) ebbe un figlio, Michelangelo, che nel 1611 entrò a far parte della Congregazione degli artisti di S. Giuseppe di Terrasanta (La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta..., 2002, p. 175, nota 67). Dopo una vita agitata (Bertolotti, 1886, pp. 190-192) morì a Roma il 23 agosto 1620 (Lamouche, 2013, II, p. 428). Michelangelo ebbe più figli, tra cui il pittore Francesco, amico di Agostino Tassi (Bertolotti, 1886, p. 192; Alla ricerca di ‘Ghiongrat’, 2011, p. 317).
Bastiano ebbe anche una figlia, Caterina, madre di Francuccio Francucci, bronzista attivo tra il 1619 e il 1660 circa. Sorella di Francuccio fu Laura Francucci (circa 1577/1579-1622), che nel dicembre del 1596 sposò il fonditore Orazio Censore (morto il 17 giugno 1622), allievo di Torrigiani (Lamouche, 2018, p. 198). Da Orazio e Laura nacque Ersilia, che sposò il fonditore Angelo Pellegrini (attivo tra il 1620 e il 1660 circa), nipote di un altro allievo di Torrigiani, Domenico Ferrerio (morto nel 1630; Baglione, 1642, p. 326; cfr. la voce di M.C. Cola nel Dizionario biografico degli Italiani, XLVI, Roma 1996, pp. 812 s.).
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