Batisteo
Voce popolare per " battisterio ", l'edificio sacro o il luogo in cui si amministra il battesimo. Tale voce, secondo il Parodi (Lingua 226, 393), o è stata così foggiata da D. stesso o proviene da qualche altro dialetto toscano (come per es. ‛ nigheo ' per ‛ nighero ', " nocchiero ", ‛ statea ' per " statera "; se non sia per influenza di Ninfeo, Mausoleo, ecc.: Porena); tuttavia nella forma ‛ Batasteo ' e sempre in rima, proprio a designare, come in D., il bel San Giovanni, è usato da Monte (I baroni d'Alemagna 25 " però sia sagio chi vene al Batasteo "); riappare, non più in rima, nel Capitolo di Bosone da Gubbio.
In questa forma ricorre una sola volta, in Pd XV 134, nella nostalgica rievocazione che Cacciaguida fa dell'antica Firenze: A così riposato, a così bello / viver di cittadini, a così fida / cittadinanza, a così dolce ostello, / Maria mi dié, chiamata in alte grida; / e ne l'antico vostro Batisteo / insieme fui cristiano e Cacciaguida. Il battistero di S. Giovanni era, dunque, già antico ai tempi di D.; ciò potrebbe rafforzare l'opinione di quanti ritengono che esso sia stato costruito sui resti di un monumento paleocristiano; comunque, l'edificio di cui parla Cacciaguida fu consacrato a s. Giovanni Battista nel sec. XI ed è perciò di età romanica. Ma Cacciaguida può definirlo antico anche per distinguerlo dal b. dei tempi di D. che, essendo stato rivestito di marmi bianchi e neri nell'ultimo trentennio del Duecento, " aveva perduto la severa e nuda bellezza di un tempo " (Mattalia). Fino al 1128 fu anche la cattedrale di Firenze.
D. ricorda inoltre il B. in If XIX 17, chiamandolo il mio bel San Giovanni, e in Pd XXV 9, ove esprime la viva speranza di esservi incoronato poeta: Se mai continga che 'l poema sacro / ... vinca la crudeltà che fuor mi serra / del bello ovile... / con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello.