Batman
(USA 1989, colore, 126m); regia: Tim Burton; produzione: Jon Peters, Peter Guber per Warner Bros.; soggetto: Sam Hamm, sulla base dei personaggi dell'omonimo fumetto creato da Bob Kane; sceneggiatura: Sam Hamm, Warren Skaaren; fotografia: Roger Pratt; effetti speciali: Derek Meddings; montaggio: Ray Lovejoy; scenografia: Anton Furst; costumi: Bob Ringwood, Linda Henrikson; musica: Danny Elfman.
La città immaginaria di Gotham City è assediata dalla criminalità e dalla corruzione, a dispetto degli sforzi del commissario Gordon e del procuratore distrettuale Harvey Dent. Unico freno e terrore dei criminali è Batman, giustiziere in maschera, la cui identità è ignota. Vicky Vale, reporter del "Gotham Globe", è decisa a svelare il mistero. Sotto le spoglie dell'uomo pipistrello si cela un affascinante miliardario, Bruce Wayne: questi nasconde in una caverna posta al di sotto della propria magione l'apparato tecnologico necessario a incarnare il giustiziere. Batman/Wayne è costretto a scendere in campo per affrontare un criminale psicotico, Jack Napier. Il malvivente, piombato in una vasca di acido e creduto morto, fa ritorno sfigurato nelle sembianze del Joker. Il folle progetta di devastare la metropoli, uccidendone buona parte degli abitanti e assoggettandola al proprio ordine. Lo scontro finale tra Batman e il Joker avviene in cima alla cattedrale, simbolo di Gotham City.
L'adattamento per lo schermo del fumetto creato da Bob Kane rientra in una strategia di promozione che ha conosciuto grande fortuna tra la fine degli anni Settanta e il principio degli anni Novanta: un decennio in cui i rapporti tra cinema, fumetto e televisione sono vivificati da una fitta rete di scambi. Il film di Tim Burton beneficia di un nuovo impulso della serie Batman e della sua casa editrice, la DC Comics, dopo un lungo periodo di appannamento. Il personaggio di Kane è oggetto di una serie di interpretazioni d'autore tra anni Ottanta e Novanta, da parte di alcuni sceneggiatori e disegnatori anglo-americani: tra gli altri Alan Moore, Dave McKean e Frank Miller. In particolare, Batman: The Dark Knight Returns, scritto da Miller, offre un'immagine problematica e sofferta del supereroe, alla quale l'opera di Burton è debitrice. Batman è considerato uno dei casi più riusciti di passaggio dalla strip alla sala cinematografica, anche in virtù dei talenti coinvolti nella lavorazione. Lo sceneggiatore Sam Hamm proviene da esperienze nel campo del fumetto (Blind Justice); il regista Tim Burton ha un apprendistato al California Institute of the Arts e successivamente alla Disney; lo scenografo Anton Furst, morto suicida appena due anni dopo, vanta un raro talento grafico.
Una delle caratteristiche principali di Batman è la rete di citazioni dall'immaginario estetico, in una sintesi ideale della produzione artistica contemporanea. Il processo investe più livelli, dalla costituzione dei personaggi ai dialoghi, dal riferimento esplicito alla storia del fumetto alla rievocazione di stagioni cinematografiche ‒ su tutte, l'espressionismo tedesco e il noir americano. Il personaggio del Joker, alla metà del film, entra in una sala di museo per compiere una serie di sfregi avanguardistici, salvo risparmiare un'opera di Francis Bacon: è un esempio dei molti irriverenti omaggi alla storia dell'arte presenti nel film. Forse, l'aspetto più peculiare di questa strategia estetica si esplica nella realizzazione scenografica di Gotham City, avvenuta nei Pinewood Studios inglesi: una Babele architettonica in cui stili disparati si trovano a convivere ‒ dal gotico ai progetti di Gaudí, dalle realizzazioni razionaliste all'urbanistica déco della prima metà del Novecento americano. Tale progettualità partecipa e rafforza un modello urbanistico caratteristico della tarda modernità, in cui lo spazio è delineato come un'entità modulare e intercambiabile; una concezione che il cinema ha reso esplicita, più che nei tre sequel di Batman, in produzioni ulteriori, non sempre distinte da un analogo marchio d'autore: per esempio, Dark City (Alex Proyas, 1997), o Cube (Cube ‒ Il cubo, Vincenzo Natali 1997). Per questi motivi, Batman può essere considerato apripista per la cosiddetta estetica postmoderna. Nell'incipit del film, in aggiunta, il logo pubblicitario, nato dal restyling dell'emblema dell'eroe, si sostituisce a quello della Warner: si accentuano in questo modo gli aspetti promozionali della singola operazione produttiva, associata alla diffusione di gadget, caratteristica del cinema hollywoodiano della tarda modernità.
Il sistema dei personaggi e alcune linee iconografiche del film sono degni di attenzione. In maniera specifica, il sistema di maschere e identità mobili dei personaggi mette a più riprese in discussione i ruoli morali attribuiti nella versione classica del fumetto. Inoltre, l'associazione del Joker con un ordine carnevalesco, divertente e colorato, così come l'interpretazione magistrale di Jack Nicholson, dinanzi all'oscurità del giustiziere mascherato e alla recitazione in underplaying di Michael Keaton, costituiscono un'attrattiva evidente, ma anche rendono problematico il confronto con l'eroe, non necessariamente a favore dell'uomo pipistrello. Le coordinate spaziali e temporali di Gotham City e delle vicende di Batman risultano complesse da determinare, alienando così il racconto da quei principi di causalità, contiguità e consequenzialità propri a un sistema narrativo organizzato sulla trasparenza e leggibilità dell'universo rappresentato, come nell'età d'oro del cinema hollywoodiano.
Il film di Burton fu un record di incassi, arrivando a fruttare 413 milioni di dollari. Batman è un racconto fondante la cultura americana del Novecento, nel quale si incarnano le contraddizioni e le visioni apocalittiche dello sviluppo urbano e sociale statunitense. Fumetto di successo a partire dal 1939, è stato oggetto di innumerevoli adattamenti televisivi e cinematografici. Successivi al film del 1989, sono Batman Returns (Batman ‒ Il ritorno, 1992), firmato dallo stesso Burton e considerato da molti superiore alla prima prova del regista, Batman Forever (Joel Schumacher, 1995) e Batman & Robin (Joel Schumacher, 1997).
Interpreti e personaggi: Michael Keaton (Bruce Wayne/Batman), Jack Nicholson (Jack Napier/Joker), Kim Basinger (Vicki Vale), Robert Wuhl (Alexander Knox), Pat Hingle (commissario James W. Gordon), Billy Dee Williams (Harvey Dent), Michael Gough (Alfred Pennyworth), Jack Palance (Carl Grissom), Jerry Hall (Alicia Hunt), Tracey Walter (guardia del corpo di Jack Napier), Steve Plytas (chirurgo plastico), Lee Wallace (sindaco), William Hootkins (tenente).
K. Newman, Batman in "Monthly Film Bulletin", n. 668, September 1989.
I. Katsahnias, Vampire, in "Cahiers du cinéma", n. 423, septembre 1989.
B. Krohn, Batmania en neuf temps, in "Cahiers du cinéma", n. 423, septembre 1989.
R. Magid, Batman Voodoo Mostly from Britain, in "American Cinematographer", n. 12, December 1989.
A. Ross, Ballotts, Bullets, or Batmen: Can Cultural Studies Do the Right Thing?, in "Screen", n. 1, spring 1990.
M. Salisbury, Burton on Burton, London 1995 (trad. it. Parma 1995).
M. Canosa, Batman: la linea gotica, in Desideri in forma di nuvole. Cinema e fumetto, a cura di M. Canosa, E. Fornaroli, Udine 1996.
M. Monteleone, Luna Dark. Il cinema di Tim Burton, Recco 1996.
M. Spanu, Tim Burton, Milano 1998.
G. Canova, L'alieno e il pipistrello, Milano 2000.
A. Boschi, Tim Burton, in Hollywood 2000, a cura di L. Gandini, R. Menarini, Recco 2001.