BATTAGIO o Battacchio, Giovanni
Architetto e modellatore di terrecotte. Figlio di un Domenico da Lodi, nel 1465-66 restaurava in quella città porte e finestre dell'ospedale; poi fu ingegnere della città di Milano (1480) e ingegnere ducale (1481). Nel 1484 (18 febbraio) con Agostino de' Fonduti si obbligava a fare la facciata del palazzo Landi a Piacenza, e a decorarla; nel 1488 (20 maggio) assumeva per contratto la costruzione dell'Incoronata di Lodi; nel 1490 partecipava al concorso per il tiburio del Duomo di Milano, vinto dall'Amadeo e nello stesso anno e nel seguente lavorava in S. Marcellino anche a Milano, chiesa poi rinnovata e quindi distrutta. Nel 1490 (15 luglio) progettò il tempio di S. Maria della Croce a Crema cui presiedette fino al 1493.
Negl'istrumenti per le due chiese di Lodi e di Crema il B. risulta modellatore di terracotte oltre che architetto; ma nel palazzo Landi la parte decorativa è dovuta prevalentemente ad Agostino de' Fonduti che vi diffuse col fresco ricordo della sua educazione padovana, motivi d'origine classica. Pure nella struttura architettonica di questo edificio col portale trabeato, limitato da due colonne, con finestre rettangolari o sormontate da frontone curvilineo, con la robusta trabeazione nella facciata e il bel porticato nel cortile (che si può ritenere, col portale, ideato dal nostro ad onta del silenzio dei documenti), il B. dimostra un'educazione lombarda e una franca e decisa partecipazione al Rinascimento, con particolari tendenze bramantesche. Appunto da un'opera di Bramante - la sacrestia di S. Satiro a Milano - deriva l'ottagono dell'Incoronata di Lodi dove il B. sostituisce le nicchie semicircolari addentrate nei muri, con altre trapezoidali, che raggiungono coi loro lacunarî in prospettiva (lo spunto gli era offerto dalla tribuna di S. Satiro) una considerevole illusione di spazio. Alla pianta, compiuta con una cappella rettangolare, ampliata nel 1691, e alla parte inferiore, limitò l'artista la propria opera, avendo egli lasciato i lavori il 28 ottobre 1489. In questi lo sostituiva il Dolcebuono e sebbene la costruzione si fosse prolungata fino ai primi del Cinquecento, quando sorse il campanile edificato dal 1501 al 1503 (nel 1882 fu integrato il portico d'accesso), l'ordine superiore a gallerie con bifore e la cupola a otto spicchi dovette seguire - per la sua mirabile organicità - il progetto del B. Altrettanto si dica dell'ottagono esterno, sobrio, nelle finestre e negli oculi abbinati, ove si eccettui la balaustra (dal 1499 in poi), di un disegno trito ricordante l'Amadeo che ebbe pure parte nell'esecuzione dei doccioni intorno ai cornicioni (1510). L'elegante fabbrica, nei due ordini sovrapposti all'interno, corregge i difetti di proporzione della sacrestia di S. Satiro; ha membrature agili e leggiere di quattrocentesca grazia lombarda, in origine adorne di timidi stucchi dorati, dei quali resta un saggio in opera e il ricordo nel fondo della Presentazione al tempio del Borgognone, conservata nella stessa chiesa. In S. Maria della Croce a Crema il concetto della pianta centrale, sempre con cupola a otto spicchi, è attuato con un andamento più mosso e pittoresco. Nel perimetro circolare s'incurvano quattro nicchie alternate a cappelle aggettanti disposte in croce e coperte da cupola, nelle quali il bramantismo dell'Incoronata sembra trasformato attraverso un influsso veneto. All'interno colonne invece di pilastri aggettano dai muri, dando all'insieme accento più plastico; all'esterno l'elevazione ha forme prima sobrie, poi contaminate da una loggia finale di carattere più tardo ideata dal cremasco Giovanni Antonio Montanaro, che alla chiesa lavorò nel 1500 e la condusse a termine. Al B. fu assegnato arbitrariamente il grazioso cortile dell'ospedale di Lodi, allogato invece nel 1473 a G. B. Cornazzo e a Beltrame da Pandino; né occorre considerare un'opera incompiuta attribuita a lui: la cappella del Sacramento annessa alla parrocchiale di Caravaggio.
Egli rappresenta l'originale e raffinata assimilazione e trasformazione in senso lombardo delle norme bramantesche, e nessuno seppe meglio di lui avvicinarsi al maestro al quale in passato fu attribuita senz'altro la chiesa dell'Incoronata.
Il Battaglia plasticatore, nei busti entro tondi nell'interno della chiesa dell'Incoronata, che purtroppo sono alquanto danneggiati, e in altri due busti - verosimilmente suoi - che si trovano sulle porte di S. Maria della Croce, dimostra una certa affinità con il realistico Agostino de' Fonduti, in una maniera più rapida, fluida e sommaria, che non raggiunge la potenza plastica di quel maestro.
Bibl.: E. Gussalli, L'opera del B. nella chiesa a S. Maria di Crema, in Rassegna d'arte, V (1905), pp. 17-21; F. Malaguzzi-Valeri, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente); id., l'arte alla corte di Lodovico il Moro, II, Milano 1915, p. 235 segg.; A. Foratti, L'Incoronata di Lodi e il suo problema costruttivo, in L'Arte, XX (1917), p. 219 segg.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VIII, ii, Milano 1927 (v. l'indice); V. Pancotti, Le decorazioni del Palazzo Landi, in Strenna Piacentina, 1925, p. 11.