Piave, battaglie del
Battaglie combattute durante la Prima guerra mondiale presso il fiume Piave.
(10-26 nov., 4-25 dic. 1917). La linea del P., da raccordarsi a quella montana per mezzo del massiccio del Grappa, era stata prescelta, quale eventuale linea di ripiegamento, dal generale R. Cadorna fin dal 1916, al tempo dell’offensiva austriaca nel Trentino. Quando nell’autunno del 1917, in conseguenza dello sfondamento di Caporetto, apparve inevitabile il ripiegamento dalla linea dell’Isonzo, Cadorna diede l’ordine di ritirata generale sulla destra del Piave. Il 9 nov. poteva dirsi operato il passaggio del fiume e nel pomeriggio tutti i ponti venivano fatti saltare; in questo stesso giorno a Cadorna succedeva A. Diaz. Sulla nuova linea erano schierate, da parte italiana, 15 divisioni costituenti la 3ª e la 4ª armata; le fronteggiavano la 14ª armata austro-germanica e il gruppo d’esercito Boroević, per complessive 38 divisioni. Nella notte fra l’11 e il 12 gli austriaci riuscivano a passare sulla destra del P. nell’ansa di Zenson e a costituirvi una piccola testa di ponte, prontamente contenuta dagli italiani. Successivi tentativi nemici di passaggio del fiume furono sventati dagli italiani fino al 9 dic., quando gli austriaci costituirono una piccola testa di ponte a Caposile. Ma alla fine del dic. 1917 gli austriaci venivano respinti sulla sinistra del fiume, anche a Zenson (non però a Caposile, da dove furono ricacciati solo il 26 maggio 1918). All’esito di questa prima battaglia del P. contribuirono la mancanza di materiale da ponte da parte degli austro-tedeschi e la presenza di 10-12 divisioni anglo-francesi sul Mincio, circostanza quest’ultima che persuase l’alto comando austro-germanico a rinunciare, il 29 nov. 1917, a ulteriori offensive in grande.
(15-23 giugno 1918). Connessa con la grande offensiva che dal genn. 1918 gli austriaci andavano preparando dall’Astico al mare, fu una delle più aspre di tutta la Prima guerra mondiale. Si trovarono di fronte sul P. circa 60 divisioni austriache contro 56 italiane e alleate (3 inglesi, 2 francesi, 1 cecoslovacca). Gli austriaci riuscirono a ottenere alcuni successi iniziali, non però decisivi. Sugli altipiani, gli imperiali della 11ª armata, che avrebbero dovuto calarsi contemporaneamente sui settori Thiene-Vicenza e Thiene-Verona, il 16 giugno erano arrestati e il 19 contrattaccati, perdendo tutto ciò che avevano conquistato dopo il 15. Altrettanto precari furono i successi del maresciallo F. Conrad sul Grappa, dove l’offensiva intesa a raggiungere Bassano, Cittadella, Padova al secondo giorno poteva già dirsi infranta. Per il forzamento del P. il comando austro-germanico aveva deciso di attaccare su due distinti settori: uno, fra Valdobbiadene e Nervesa, l’altro tra le Grave di Papadopoli e Musile. L’obiettivo era il settore compreso fra San Donà e Mestre-Padova, dove le due armate si sarebbero riunite al gruppo austriaco proveniente dal Grappa. Ma il 17 giugno la complessa manovra del nemico era sostanzialmente fallita, nonostante l’occupazione di buona parte del Montello, la posizione chiave più importante della pianura; al successo della difesa aveva contribuito l’azione distruttiva delle artiglierie italiane, integrata dall’azione delle fanterie in riserva generale, manovrate per bloccare quasi in partenza le iniziative nemiche. Il giorno 19 segnò il principio del «rovesciamento» della battaglia: la manovra di contrattacco doveva consistere in un’azione avvolgente del Montello per le ali, affidata a due forti masse tendenti a ricongiungersi sul vertice del saliente, alle spalle delle prime linee nemiche. Nelle prime ore del pomeriggio del 19 giugno la battaglia riprese accanitissima per iniziativa italiana, e il 21 il nemico aveva perduto gran parte del Montello conquistato precedentemente. Nel frattempo, anche dalle Grave di Papadopoli al mare gli austriaci furono progressivamente serrati su uno spazio sempre più ristretto. Il comando italiano intensificò quindi il fuoco delle artiglierie sulle truppe nemiche, schiacciate tra il fronte d’attacco e il fiume in piena alle spalle. Infine, il 23 giunse l’ordine della ritirata e nella notte del 24 tutta la destra del P. era completamente sgombrata dalle armate austro-tedesche. Nella seconda battaglia del P. le perdite austriache ammontarono a 34.000 morti, 100.000 feriti, circa 24.500 prigionieri; quelle italiane a 90.000 uomini complessivamente.
(24 ott.-3 nov. 1918). Segnò la conclusione delle operazioni belliche sul fronte italiano nella Prima guerra mondiale. L’obiettivo strategico del comando italiano, sotto la guida di A. Diaz, era quello di separare le forze austriache di F. Conrad, nel Trentino, da quelle di S. Boroević, sul P., avanzando verso Vittorio Veneto. Malgrado le difficoltà iniziali, nella notte del 28 ott. tutte le truppe italiane erano passate sulla sinistra del P.: riuscirono così a raggiungere Trento il 3 nov. e lo stesso giorno, via mare, anche Trieste, quando già gli austriaci avevano chiesto l’armistizio.