battezzatori (battezzatorio)
Nell'unica attestazione di If XIX 18 Non mi parean men ampi né maggiori / che que' che son nel mio bel San Giovanni, / fatti per loco d'i battezzatori, è oggetto di una controversa interpretazione: degli antichi e moderni interpreti, alcuni spiegano " fonte in cui si battezza ", da ‛ battezzatorio '; altri " prete battezziere ", da ‛ battezzatore '. Sebbene numerosi commentatori tuttora preferiscano la seconda interpretazione o rimangano incerti tra le due - come, per es., il Sapegno e il Grabher - pare che l'esegesi più moderna si vada orientando definitivamente per la prima, come sostenuta da più concrete testimonianze e argomentazioni.
Mancando esaurienti indicazioni archeologiche relative al fonte battesimale di San Giovanni ai tempi di D. (successivamente modificato e infine distrutto nel 1576), la testimonianza più autorevole di cui si disponga è costituita dalla chiosa dell'Ottimo, che sostiene appunto la tesi dei " fori battesimali "; il chiosatore, contemporaneo di D., afferma anche di aver visto il pozzetto in questione, con le tracce della rottura, e il Cod. Vat. Barb. 4103 ci conserva un suo disegno, in cui il fonte è costituito da un quadrato con quattro buche agli angoli e una al centro. Oltre a questa testimonianza valida per più rispetti, si considerano due argomenti essenziali: primo, quanto sostennero, tra i più antichi, il Lana, Pietro, Guido da Pisa, Benvenuto (i quali tutti sembrano muovere più dal testo dantesco che non dalla conoscenza diretta del battistero), che cioè si trattasse di pozzetti fatti apposta perché i preti battezzieri vi rimanessero difesi dalla calca dei fedeli, sembra poco probabile, se si consideri l'impaccio che piuttosto poteva venir loro dall'essere chiusi e fermi in una buca; né in tali pozzetti privi di acqua poteva " annegare " un garzone o, come propone lo Spitzer, uno degli stessi preti; secondo, è più naturale che il pericolo di annegare risultasse dalla caduta in un pozzetto di modesto diametro (da rimanervi, cadendo, a testa in giù) e pieno d'acqua.
Nessuna interpretazione, comunque, comporta varianti testuali, se non per l'alternanza tra di e d'i o de'; mentre si legano tutte all'interpretazione, anch'essa controversa, di per loco.
Bibl. - Oltre ai commenti e alle lecturae, tra cui sono da segnalare, per notazioni e impegno, il commento del Chimenz e la lectura del D'Ovidio (ora in Lett. dant.), esaminano l'intera questione e offrono contributi particolari: E.G. Parodi, rec. alla lectura del Bertoldi (Firenze 1900), in " Bull. " VIII (1901) 100 ss.; L. Rocca, Dei quattro pozzetti, ecc., in " Rendiconti Ist. Lombardo di sc. e lett." LII (1919) 454 ss.; G. Vandelli, I ‛ fori ' del ‛ bel San Giovanni ', in " Studi d. " XV (1931) 55 ss.; L. Spitzer, Two Dante notes, ecc., in " The Romanic Review " XXXIV (1943) 248 ss.; G. Varanini, Un discusso passo dantesco, in " Giorn. stor. " CXXVII (1950) 434 ss.; Pagliaro, Ulisse 292 ss.