BALDUINI, Battista
Bolognese, nacque nella seconda metà del sec. XIV. Figlio di Ugolino, uno dei più accesi elementi di parte scacchese (Pepoli) durante la rivolta di Bologna contro il governo della Chiesa del 1376-77, e cresciuto nel ventennio seguente - periodo, per Bologna, di relativa tranquillità caratterizzato dal ritorno a forme di governo comunale - il B. negli ultimi anni del sec. XIV e nei primi del successivo riportò il nome della famiglia agli onori della cronaca, quando il governo comunale venne travolto dalla ripresa delle lotte di parte e da nuovi tentativi signorili. Nella primavera del 1398 fu imprigionato e condannato a morte, insieme con due fautori di Giovanni Bentivoglio (Ocelletto Ariosti e Nannino di Checco), perché accusato di avere partecipato al tumulti del 30 marzo per il richiamo dei fuorusciti in Bologna. La situazione del momento, estremamente fluida, consigliò tuttavia a Carlo Zambeccari, capo di parte maltraversa, di concedere la grazia ai condannati. La morte di Carlo Zambeccari ed il ritorno di Giovanni Bentivoglio rovesciarono presto la situazione, con l'occupazione, il 24 febbr. 1401, del palazzo comunale da parte del Bentivoglio stesso e con la sua proclamazione a signore, il 14 marzo; primo immediato provvedimento del Bentivoglio fu la nomina di diversi cavalieri, fra i quali ritroviamo anche il Balduini. Il breve periodo della signoria di Giovanni I Bentivoglio (1401-1402) fu turbato da frequenti congiure. La prima, nella quale rimase implicato anche il B., fu un tentativo pepolesco facente capo ad Andrea Pepoli; la seconda, mirante alla eliminazione della famiglia del Bentivoglio e nella quale fu ugualmerite implicato il B., fece capo a Nanne Gozzadini, il grande rivale di Giovanni Bentivoglio. L'atteggiamento relativamente indulgente nei confronti del B. da parte del Bentivoglio, che sembrò ignorare la sua partecipazione alla prima congiura e quindi si limitò a colpirlo, nel secondo tentativo, con una condanna all'esilio presto revocata, laddove altri vennero condannati a morte, vale a chiarire la posizione politica dello stesso B., più legata, almeno in un primo tempo, alla tradizione familiare del secolo precedente, eminentemente scacchese, che alle vive lotte politiche del momento. Così la sua partecipazione ai tumulti del 30 marzo 1398 appare ispirata più dalla opposizione ai Maltraversi e a Carlo Zambeccari che dalla intenzione di favorire Giovanni Bentivoglio; così la sua partecipazione alla prima congiura contro il Bentivoglio, mirante al richiamo dei Pepoli, fu di indubbia impronta scacchese e sembra trarre origine, almeno per quanto riguarda il B., dall'atteggiamento ostentatamente indulgente del nuovo signore nei confronti dei Maltraversi, evidentemente inteso a raggiungere la pacificazione degli animi. Ugualmente ispirata da sentimenti ostili ai Maltraversi appare la sua partecipazione alla seconda congiura, facente capo a Nanne Gozzadini, la persona che, una volta eliminato Giovanni Bentivoglio dopo la battaglia di Casalecchio (1402), troverà nei Maltraversi i principali oppositori alla sua politica, alleati prima col Visconti e quindi con la Chiesa. Questo vale a spiegare lo schieramento del B. a favore di Nanne Gozzadini, dopo la battaglia di Casalecchio, e la sua condanna a morte, eseguita il 7 maggio 1404, episodio che si accompagna al crollo delle posizioni dello stesso Gozzadini.
Fonti e Bibl.: Pietro di Mattiolo, Cronaca bolognese,a cura di C. Ricci, Bologna 1885, pp. 81, 157, 158; Matteo Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium,in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XVIII, 2, a cura di L. Frati e A. Sorbelli, pp. 90, 92, 94; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, II, Bologna 1669, pp. 501, 519, 523, 527, 530, 536, 541, 550, 552, 561; F. Bosdari, Ilcomune di Bologna alla fine del secolo XIV, in Atti e Mem. d. Deput. di storia Patria per le Prov. di Romagna,s. 4, IV (1914), pp. 123-188; Id., Giovanni I Bentivoglio signore di Bologna, ibid.,s. 4, V (1915), pp. 199-307; C. M. Ady, The Bentivoglo of Bologna,Oxford 1937, pp. 1-16; L. Simeoni, Le signorie, I, Milano 1950, pp. 253 s.