Poeta (Ferrara 1538 - Venezia 1612). Autore di rime, trattati e di una commedia (La idropica, 1584), deve la sua fama al Pastor fido (1589), tragicommedia pastorale con cui inaugurò un nuovo genere, privo di precedenti nella classicità e di giustificazioni nella Poetica di Aristotele. La vasta polemica letteraria che ne seguì, e che si protrasse per i primi decenni del sec. 17º, è di estremo interesse per la storia della lotta contro l'aristotelismo. Le sue opere ispirarono molte composizioni madrigalistiche e teatrali.
Nel 1567 entrò al servizio degli Estensi a Ferrara (dieci anni prima era stato nominato professore di rettorica e poetica all'univ. di Padova); dal 1568 ebbe incarichi e ambascerie in Italia e fuori (tra l'altro fu a Venezia presso il doge Pietro Loredan e a Torino, nel 1569-70, presso Emanuele Filiberto, infine a Roma presso Gregorio XIII); nel 1602 fu a Urbino presso il duca Francesco Maria della Rovere e nel 1605 di nuovo a Roma presso il pontefice Paolo V; trascorse gli ultimi anni lontano da uffici pubblici, in mezzo a liti giudiziarie e discordie familiari.
Scrisse un volume di Rime che pubblicò nel 1598, la già citata commedia La idropica (inviata a Vincenzo Gonzaga nel 1584 ma smarrita e ritrovata soltanto dieci anni dopo e rappresentata a Mantova nel 1608), il Trattato della politica libertà, che vide la luce soltanto nel 1818, Il segretario, sui doveri del principe, del 1594, e un Compendio della poesia tragicomica tratto dai due Verati che, composto nel 1599, fu pubblicato tre anni dopo; ma deve la sua fama al Pastor fido (iniziato nel 1580, pubblicato nel 1589 e rappresentato a Mantova nel 1598), tragicommedia assai ammirata e ammirabile per il lussureggiare delle immagini e la sapienza stilistica e musicale.