Vedi BATTISTERO dell'anno: 1959 - 1994
BATTISTERO (ν. vol. II, p. 19)
La varietà degli schemi tipologici e la dinamica dei rapporti con ciascun tipo di edificio di culto, con la città e con il territorio, aprono nuovi orizzonti sull'essenza stessa dell'edificio in cui si svolgevano i riti battesimali e consigliano un diverso tipo di approccio; finora si è quasi sempre seguito il criterio tipologico. Al pari della chiesa propriamente detta, infatti, il b. ha sofferto di una sorta di cristallizzazione funzionale, mentre si tratta spesso di uno spazio polivalente. Negli ultimi trent'anni la scoperta di numerosi e talvolta vasti e articolati b. paleocristiani, oltre ad aver arricchito la mappa relativa alla diffusione di questo particolare edificio di culto, ha anche sollecitato una serie di studi, volti a chiarire sia il suo legame con l'architettura romana sia i rapporti con la chiesa, di cui è il principale annesso, e con la liturgia battesimale.
Circa quest'ultimo punto, la conoscenza capillare e le recenti edizioni delle omelie catechistiche dei grandi legislatori della liturgia battesimale, come pure dei testi minori delle singole aree dell'ecumene cristiana, se ha posto in rilievo l'attualità di queste problematiche, non ha però chiarito il rapporto fra l'edificio e l'ambiente in cui si svolgeva il rito e la liturgia battesimale. In particolare si discute della funzione di alcuni ambienti direttamente collegati con il b. che in alcuni casi, soprattutto in Oriente, sembrerebbero riflettere, nella loro triplice articolazione, i tre momenti principali della liturgia battesimale, cioè i riti di «esorcismo», l'immersione e la confirmazione.
Nonostante lo scetticismo di alcuni liturgisti, se è vero che le fonti liturgiche solo in rari casi offrono elementi per chiarire la funzione degli ambienti del complesso battesimale, non si può non tener conto delle risultanze archeologiche e architettoniche. In alcune regioni dell'orbe cristiano è possibile seguire l'evoluzione della liturgia anche attraverso l'archeologia, in particolare il passaggio dal battesimo per infusione a quello per immersione, cui corrisponde la trasformazione delle vasche, più grandi e profonde rispetto a quelle antiche: è il caso della Penisola Iberica (San Pedro de Alcántara, Torre de Palma e forse Casa Herrera) e più limitatamente dell'Africa. Al contrario a Ḥuwarte, in Siria, il b. nuovo (fine V sec.) verrà dotato di una piscina rotonda, più piccola di quella precedente dove il diacono, che solitamente accompagnava il neofita fin nella vasca, non troverà più posto, sintomo di una pratica antica forse già in disuso nella Siria del tardo V secolo. La presenza di cibori sulle vasche, ampiamente documentata in tutto il mondo cristiano, è forse da porre in relazione al battesimo delle donne, il cui corpo veniva unto dalle diaconesse (p.es. in Siria) e nascosto da tende (Saxer, 1988, pp. 216 s. e 237 s.), mentre alcune piccole vasche che si aprono presso il fonte battesimale servivano forse per la lavanda dei piedi che si effettuava dopo il battesimo.
Più chiari sono invece i rapporti con l'edificio di culto, che si tratti di b. autonomi o di ambienti annessi. A questo proposito va smentito il luogo comune per cui fino a pochi anni fa il b. veniva ritenuto l'attributo specifico della chiesa episcopale. Fin dalle origini, infatti, a Roma come ad Antiochia, Costantinopoli, Tessalonica, Tours, anche i martyria vennero dotati di b. e talvolta questi ultimi vennero anche potenziati nelle dimensioni e articolati in più ambienti rispetto al b. della stessa chiesa episcopale (p.es. il b. di San Giovanni a Efeso, recentemente portato alla luce, ben più vasto del più o meno coevo b. della cattedrale della città). Un aspetto particolare di questo problema è la presenza di reliquie nei battisteri. L'iscrizione musiva nel b. di Albenga (V sec.), che trasmette i nomi di alcuni martiri le cui reliquie vi erano deposte, ha costituito il punto di partenza per una recente indagine sui rapporti fra b., martiri e reliquie (Février, 1986) e sulla presenza dell'altare in alcuni battisteri. Il legame indissolubile fra battesimo e martirio, tòpos dell'esegesi patristica, è probabilmente alla base di questa equazione, che assimila la piscina battesimale alla tomba, e che si può sintetizzare nelle parole di Sant'Ambrogio «ideo fons quasi sepultura est» (Sacr., II, VI; PL, XVI, coll. 447-448). Tutta la liturgia battesimale è una sorta di dramma sacro che rivive nelle formule, nelle tematiche, nei gesti, nella continua evocazione della croce - che è poi uno dei temi specifici della decorazione dei b. e forma fra le più diffuse per la vasca battesimale - il sacrificio di Cristo, il battesimo di sangue dei martiri.
Forse non è casuale che a Cirene la vasca del b. della cattedrale sia un sarcofago reimpiegato, che il fondo di una vasca battesimale di Tebessa sia costituito da una mensa d'altare circolare ad alveoli anch'essa di reimpiego e ancora che, in linea generale, il tipo più diffuso di vasca battesimale sia cruciforme. La presenza in alcuni b. dell'altare è stata interpretata in modo diverso. Secondo la liturgia battesimale della Spagna visigotica, dove si contano alcuni casi, l'altare nel b. sarebbe in relazione alla confirmazione, per la quale veniva posto su di esso dell'olio (Ulbert, 1978, 160 ss.), com'è il caso probabilmente anche della mensa su colonnette ubicata nell'abside dell'ambiente orientale del b. di San Giovanni a Efeso e come è stato supposto anche per l'altare del b. di Cimiez presso Nizza. Si pensa anche di collegare la presenza dell'altare nel b. alla moltiplicazione degli altari nell'edificio di culto (Février, 1986, 126 ss.), mentre l'altare rinvenuto davanti alla parete orientale dèi b. nuovo di Ḥuwarte nella regione di Apamea in Siria (483-87) serviva forse per la benedizione dell'olio usato nel corso della cerimonia (Canivet, 1987, p. 312 s.). Alcuni altari contenevano reliquie, p.es. l'altare nel b. di Alahan Monastir in Cilicia o quello di Theveste in Algeria: altri casi ancora sono menzionati dalle fonti, come Tours dove, nel secondo b. del complesso del martyrium di San Martino, Gregorio di Tours collocò, alla fine del VI sec., reliquie di San Giovanni Battista e di San Sergio, mentre contemporaneamente il b. antico fu trasformato in oratorio. Nel b. di Nisibi in Mesopotamia, invece, in un momento successivo alla sua edificazione (359), fu introdotto, in un sarcofago di tipo lidio ancora in situ, il corpo del protovescovo della città San Giacomo (✝ 338).
Alla presenza di reliquie nel b. si legano poi immagini di santi e di Cristo campite sulle pareti dell'edificio, che in un certo senso anticipano la funzione delle reliquie stesse.
In alcuni b. sono state rinvenute tracce di troni, come in Tripolitania e a Tharros in Sardegna, elemento che è forse in relazione alla presenza del vescovo durante il rito (Testini, 1963, pp. 193 ss. e 199, nota 26).
La presenza di tombe in alcuni b. (dall'Italia, p.es. Albenga, alla Nubia) e la trasformazione forse casuale di b. in martyria - è il caso del primitivo b. della chiesa I di Sbeitla in Tunisia - costituisce una delle tante sfaccettature di questa caleidoscopica realtà.
Sono attestati anche b. nei monasteri: dall'Egitto (San Simeone presso Assuan, Kellia, nella chiesa E di Abu Mena) all'Asia Minore (il b. di Alahan Monastir), alla Bulgaria (il b. del VI sec. della chiesa forse monastica di Prdop) o ancora presso un monastero siciliano, di cui dà notizia nel 593 Gregorio Magno (cit. in Février, 1986, p. 123). La presenza del b. nel monastero è forse da mettere in relazione alle esigenze delle popolazioni rurali in zone isolate. Questo aspetto in Occidente, a partire dal V sec. e in particolare dall'età di Gelasio I (492-96) e di Simmaco (498-512), sarà assai sentito e porterà alla creazione di una organizzazione territoriale in cui le chiese rurali - ecclesiae baptismales poi plebes - dotate di b. svolgeranno un ruolo significativo. A tale fenomeno l'Oriente, e in ispecie l'Asia Minore, dato anche l'esiguo numero di b. extraurbani superstiti, sembrerebbe poco interessato: esso è comunque attestato in Africa fino alla Nubia, in certe zone della Siria, nell'area illirico-danubiana. Anche in Francia le più note abbazie costruite in età merovingia (San Martino a Tours, San Marziale a Limoges, S. Denis, ecc.) risultano dotate di battisteri autonomi: non bisogna però dimenticare che esse ospitavano i corpi dei santi eponimi, per cui questi edifici di culto vanno interpretati nella duplice valenza di martyrium-monastero, tenendo anche presente il fatto che spesso l'installazione del monastero, come è p.es. il caso dei grandi martyria extraurbani di Roma, avvenne in epoca posteriore. La medesima formula si ritrova in Palestina, nella chiesa di Mosé Profeta, dove due vasche battesimali in altrettanti ambienti annessi si succedettero nel corso di pochi decenni, dal 530 al 597.
Vi sono poi b. ubicati presso chiese palatine: è il caso del b. (probabile) annesso alla chiesa di San Polieucto a Costantinopoli, edificata dalla principessa Giuliana Anicia fra 524 e 527 presso il suo palazzo, chiesa che svolgeva il duplice ruolo di martyrium, intitolato al martire di Melitene, e di cappella del palazzo della sua augusta committente. Un campo da indagare è quello relativo al rapporto fra b. e città e in particolare alla moltiplicazione dei b. urbani. Dall'analisi del caso di Roma, meglio noto, almeno all'apparenza emerge che la fondazione di nuovi b. si intensificò nel periodo fra la fine del IV e il V sec., e che alcuni di questi furono costruiti a spese di privati, sia fuori sia dentro la cinta urbica (p.es. il b. presso la chiesa di Santa Anastasia e quello di Santo Stefano sulla Via Latina). Il caso di Roma non è però isolato. A TessaIonica, fra V e VI sec., sono attestati b. annessi ad alcune chiese della città: San Demetrio, Acheiropoietos, il b. di Santa Sofia e quello della chiesa nel sobborgo di Tumba. Nell'ambito di queste problematiche va segnalato il caso del rinvenimento di vasche e b., otto in tutto, presso alcuni edifici di culto facenti capo alla città-santuario sorta intorno al corpo del martire Mena non lontano da Alessandria d'Egitto.
Nel Caucaso invece mancano i b. e, solo in pochi casi, in Armenia e in Georgia, dentro la chiesa, in posizione poco significativa, si trova una vasca battesimale in genere di modeste dimensioni e idonea al battesimo per aspersione.
Un altro problema tuttora aperto è quello relativo alla presenza di due vasche battesimali a breve distanza l'una dall'altra, specialmente se si tratta di manufatti coevi. Esse sono documentate in molte regioni del mondo cristiano, dall'Africa settentrionale alla Grecia; è stata avanzata l'ipotesi che una delle vasche potesse servire al battesimo dei bambini (Palol, 1969, p. 184), o che fossero riservate ai due sessi (Grossman, 1981, p. 146; Picard, 1986), a meno che non si tratti di una soluzione per l'amministrazione simultanea del battesimo.
Riguardo ancora alle vasche battesimali, ne va segnalata la stretta relazione con la numerologia soprattutto per le vasche ottagonali (si pensi al valore simbolico del numero otto esaltato dall'iscrizione ambrosiana nel b. di Santa Tecla a Milano), o esagonali, tipologia quest'ultima diffusa in particolare ad Aquileia e nel territorio della sua diocesi, e, seppure più raramente, anche altrove, dall'Africa settentrionale alla Grecia, e che può rispondere a precise sollecitazioni di tipo simbolico, connesse con un accento spiccatamente antiariano essendo il numero sei un multiplo di tre. Il numero sei è anche il numero perfetto e, nella patristica, corrisponde al numero della creazione. Anche il numero dei gradini della vasca non si sottrae a queste suggestioni: la vasca ideale per Isidoro da Siviglia e Ildefonso di Toledo (VII sec.) ha tre gradini per lato fino a formare, con il fondo, il numero sette che simboleggia la fine del Vecchio Testamento e l'inizio del Nuovo, nella figura unificante del Battista.
Sono attestate un po' dovunque le vasche portatili, di legno e di metallo prezioso.
Vanno segnalati anche b. con impianto termico, come quello di Santo Stefano (fine IV sec.), afferente al complesso episcopale di Lione, di cui sono state rinvenute notevoli tracce del sistema di riscaldamento, che mutò nel corso dei secoli; altrove invece veniva riscaldata l'acqua usata per il battesimo, p.es. nei b. delle chiese E e O di Apollonia in Cirenaica (VI sec.), dove sono state rinvenute tracce di una fornace, certo adibita a tale scopo. A Filippi, in Macedonia, nel b. annesso alla chiesa ottagonale un complesso termale adiacente forniva l'acqua calda per la vasca, mentre a Cipro nel b. della basilica di Sant'Epifanio, della fine del IV sec., essa era alimentata da un ipocausto.
A questo proposito interessante è il caso della desueta vasca battesimale oggi conservata presso il Museo Archeologico di Varna in Bulgaria, proveniente da una basilica dell'antica Odessos e rinvenuta in situ, di argilla rosa lavorata a traforo, con un'iscrizione in greco che ricorda alcuni martiri, sul fondo della quale sono stati rinvenuti resti di cenere e pezzi di carbone per riscaldare l'acqua: si tratta forse di un fonte per il battesimo dei bambini. Altrettanto significativa è la vasca frammentaria, di metallo, probabilmente del IV sec., rinvenuta a Walesby, Lincolnshire.
Talvolta presso i b. si trovano latrine e piccole terme: se ne conoscono esempi nell'Africa settentrionale o in Grecia (nell'agorà di Atene).
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Africa Settentrionale. - La presenza del b. dietro l'abside principale sembra costituire una delle peculiarità di quest'area, come mostrano gli esempi di Sbeitla, chiesa II, Uppenna, Mactar in Tunisia, in Tripolitania Breviglieri, Sabratha, el-Asāba'a. Si tratta di ambienti annessi all'edificio di culto e variamente ubicati: presso l'abside a Cirene, Apollonia, Leptis Magna, Kelibia, ecc., o presso uno dei fianchi; ma vi sono anche b. autonomi con carattere talvolta monumentale, in ispecie in Algeria e Tunisia, dovuto al fatto che si tratta in realtà, in alcuni casi, di edifici antichi riutilizzati (Thuburbo Maius, Sbeitla III e Sabratha). Anche la forma varia: vi sono b. triconchi (Apollonia), quadrati (Leptis Magna II e IV), rettangolari con piccola abside e a pianta circolare (Ğemila) o ottagonale, più raramente attestata. Gran parte di questi b. risultano poi ricostruiti in età bizantina, nel VI sec., con carattere di maggiore monumentalità rispetto a quelli più antichi, come la cattedrale di Cirene, la chiesa di Sabratha, Breviglieri, la cattedrale di Apollonia.
Le vasche battesimali, a loro volta, sono sempre di muratura, scavate nel pavimento, e si distinguono per alcune peculiarità da quelle delle altre aree. Accanto alla forma cruciforme con gradus descensionis et ascensionis, diffusa soprattutto nel VI sec., e ad alcuni casi di vasche più o meno coeve, cilindriche all'esterno e a quadrifoglio all'interno, si situano soprattutto le vasche polilobate, a sei o otto alveoli, come, p.es., la vasca di Henšīr Ḥakayma, a otto alveoli, ricoperta da mosaici con croci: l'origine di questa specifica tipologia sembra risiedere nel rapporto stretto con le mense d'altare polilobate, una delle quali risulta reimpiegata sul fondo del b. di Tebessa in omaggio al significato sacrificale del rito del battesimo. Anche queste forme sono utilizzate in Africa in particolare nel corso del VI sec., periodo in cui si colloca cronologicamente la maggior parte dei b. superstiti di quest'area.
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Egitto e Nubia. - Il numero relativamente esiguo di b. paleocristiani documentati in quest'area si è arricchito recentemente di alcuni significativi esemplari, in ispecie di quattro b. rinvenuti nella città-santuario di Abu Mena, mentre più numerosi sono quelli edificati dopo il VI secolo. Essi sono in genere ubicati presso l'abside principale, a settentrione, come nel caso di Hermopolis Magna (prima metà del V sec.), mentre il vasto b. a pianta interna ottagonale con nicchie in asse con la basilica a transetto di Abu Mena (VI sec., con fase precedente) denuncia una tipologia probabilmente di importazione.
Al contrario, l'identificazione degli ambienti presso l'abside delle chiese monastiche dette «Convento bianco» e «Convento rosso», non lontano da Sohag, con altrettanti b., sembra ipotetica. Tranne il citato caso del b. ubicato in asse con la basilica a transetto di Abu Mena, autonomo e di vaste dimensioni, si tratta di piccoli ambienti annessi all'edificio di culto, mentre le vasche battesimali superstiti sono in genere scavate nel pavimento, al centro del vano battesimale: prevale il tipo rettangolare con fianchi arrotondati.
I b. della Nubia sono al contrario numerosi, ma nella quasi totalità posteriori al VI sec. e mai autonomi rispetto alla chiesa.
Bibl.: Egitto: P. Grossman, Zur christliche Baukunst in Ägypten, in I. Int. Kongress für Koptologie, Kairo 1976 (Enchoria, VIII), Il Cairo 1978, pp. 135- 146; id., Recenti risultati degli scavi di Abu Mina, in CorsiRavenna, XXVIII, 1981, pp. 125-147; id., Esempi di architettura paleocristiana in Egitto dal V al VII sec., ibid., pp. 149-176; A. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, p. 96 ss.; P. Grossman, Neue Funde aus dem Gebiet von Abu Mina, in Πρακτικα του Xου Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, Θεσσαλονίκη 1980, Città del Vaticano 1984, pp. 141-151; id., Neue frühchristliche Funde aus Ägypten, in Actes du Xe Congr. Int. d'Arch. Chrét., II, Città del Vaticano 1989, pp. 1843-1908.
Nubia: W. Godlewski, Faras VI. Les baptistères nubiens, Varsavia 1979; F. W. Deichmann, P. Grossman, Nubische Forschungen, Berlino 1988.
Penisola iberica. - I b. della penisola iberica, attestati per lo più in Spagna, sono in genere installati entro vani annessi all'edificio di culto e solo in rari casi sono autonomi, come il piccolo b. ottagonale di Tarrassa, del V sec. e forse quello, pure ottagonale, di Barcellona. Fra questi si distingue, per la pianta elaborata, articolata in sette vani, il b. della basilica di Torre de Palma, in Portogallo, che nel corso del VI sec. venne a sostituire un primitivo impianto con una modesta vasca quadrata, ubicato presso l'abside. Le vasche battesimali mostrano una certa varietà tipologica, e pure alcune forme desuete, come la grande vasca del b. di Casa Herrera, coperta da un baldacchino, dove, ai lati dei numerosi gradini, si aprono due vaschette ovoidali (VI sec. c.a), elementi già attestati in quest'area. Fra le nuove scoperte si segnala il b. di Siviglia e quello ottagonale di Torre Aguila. La maggior parte dei b. superstiti si situa nel VI secolo.
Bibl.: P. de Palol, Arqueologia cristiana de la España romana, Madrid- Valladolid 1967, p. 147 ss.; D. Fernando de Almeida, L. Martins de Matos, Notes sur quelques monuments paléochrétiens du Portugal, in Actas del VIII Congr. Int. de Arq. Crist., Città del Vaticano 1972, pp. 239-242; P. Verrié, Il battistero di Barcellona, in Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana, Roma 1975, Città del Vaticano 1978, pp. 599-600; T. Ulbert, Frühchristliche Basiliken mit Doppelabsiden auf der iberische Halbinseln, Berlino 1978, p. 139 ss.; M. Bendala, I. Negueruela, Baptisterio paleocristiano y visigodo en los Reales Alcázares de Sevilla, in NAHisp, X, 1980, pp. 335-379; A. Khatchatrian, Origine et tipologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, p. 89 s., 108; F. G. Rodriguez Martin, La villa romana de la Dehesa de Torre Agrila en barbaño Montiyo (Badajoz), in Extremadura Arqueológica, I, 1988, pp. 201-219; C. Godoy-Fernandez, Baptisterios hispánicos (siglos IV al VIII). Arqueología y liturgía, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., I, Città del Vaticano 1989, pp. 607-634; A. Recio Veganzones, La inscripción poética monumental del antiguo Baptisterio de la sede tuccitana (Martos) en la Baetica, ibid., pp. 837-857; P. de Palol, La arqueología cristiana en la Hispania Romana y Visigoda. Descubrimientos recientes y nuevos puntos de vista, ibid., II, pp. 1075-2021.
Francia; Corsica; Svizzera. - Tra i b. superstiti di quest'area, non molto numerosi, si distingue il gruppo dei b. provenzali, autonomi rispetto all'edificio di culto e, almeno in alcuni casi, con pianta ottagonale iscritta in un quadrato e nicchie semicircolari sugli assi diagonali all'interno come, p.es., il b. di Marsiglia, che è il più vasto, di Fréjus, di Riez; quello di Aix-en-Provence, del V-VI sec., aveva invece in origine pianta quadrata poiché le nicchie esterne vi furono aggiunte, sembra, verso la fine dell'XI sec., e presenta, al pari della maggior parte dei b. di queste regioni, una vasca ottagonale. Nel b. di Nizza-Cimiez la vasca è esagonale ed è fornita di un baldacchino, esempio raro in questa area. Va rilevato che questo gruppo di b., ivi compreso quello di Poitiers, insieme con numerosi b. paleocristiani dell'Italia centro-settentrionale, continuarono a lungo la loro funzione fino a tutto il Medioevo e oltre, e subirono interventi talvolta radicali tali da modificarne la struttura originaria. Problemi di interpretazione pongono invece gli edifici a pianta centrale con nicchie di Venasque e di Vaison, in Provenza.
Fra le recenti scoperte vanno segnalati i b. di Lione e di Ginevra, che presentano più o meno la stessa tipologia, ad aula rettangolare con abside. Il primo, dedicato a Santo Stefano, è ubicato a settentrione della chiesa principale del complesso di una «cattedrale doppia» e risale alla fine del IV sec., e fu più volte ristrutturato, insieme con la vasca ottagonale. Il b. di Ginevra, coevo, afferisce anch'esso a una «cattedrale doppia»; rimasto in uso fino al IX sec. c.a, nell'arco di questi secoli subì varî interventi, così come la vasca, che da ottagonale fu ridotta nelle dimensioni, acquistando forma circolare.
Per la Corsica si segnalano tre b. paleocristiani scoperti recentemente fra cui quelli di Mariana e Sagona. Il primo, quadrangolare con interessanti mosaici pavimentali, presentava in origine una vasca cruciforme (fine IV sec.); più tardi le dimensioni della vasca furono ridotte, secondo un processo abbastanza diffuso che è forse in relazione con l'evoluzione del rito battesimale. Il b. di Sagona, più tardo (fine V sec.), presenta pianta cruciforme e, al centro, una vasca battesimale ottagonale.
Bibl.: Francia: P. A. Février, Ν. Duval, Les monuments chrétiens de la Gaule transalpine, in Actas del VIII Congr. Int. de Arq. Crist., Città del Vaticano 1972, in part. p. 69 ss.; M. David-Roy, Les baptistères de la Gaule, in ArcheologiaParis, CXXXV, 1979, pp. 52-59; A. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, pp. 86 s., 109 s., 113 ss.; R. Guild, J. Guyon, L. Rivet, Les origines du baptistère de la cathédrale Saint-Sauver: Etude de topographie aixoise, in RANarb, XVI, 1983, pp. 171-232; C. Bonnet, Les prémiers édifices du groupe episcopale de Genève, in Πρακτικα του Xου Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, Θεσσαλονικη 1980, Città del Vaticano 1984, pp. 21-32; J. F. Reynaud, Le baptistère de Saint-Etienne du groupe épiscopal de Lyon, ibid., pp. 463-475; P. Marzolff, Ein Nischenrundbau in Vaison, in Studien zur spätantiken und byzantinischen Kunst F. W. Deichmann gewidmet, I, Bonn 1986, pp. 205-214; J. Guyon, Baptistères et groupes épiscopaux de Provence, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., II, Città del Vaticano 1989, pp. 1427-1449; D. Cliquet, J. Pilet-Lemiére, P. Vipard, Les baptistères paléochrétiens, in AA.VV., L'èvangelisation de la Normandie (DossAParis, CXIV), Parigi 1990, pp. 62-65.
Svizzera: C. Bonnet, art.cit.; id., Baptistères et groupes épiscopaux d'Aoste et de Genève: évolution architecturale et aménagements liturgiques, in Actes du XIe Congr. Int., cit., II, pp. 1407-1426.
Corsica: A. Khatchatrian, op.cit., pp. 116, 118, 129; Ph. Pergola, Considérations nouvelles sur les mosaïques et les sculptures du complexe paléochrétien de Mariana (Corsica), in Actes du Xe Congr. Int., cit., pp. 457-463.
Austria; Germania. - In questo territorio, legato in parte alla diocesi di Aquileia, i rari b. superstiti sono variamente ubicati rispetto all'edificio di culto. A Kirchbil von Lavant il b. più antico (metà del V sec. c.a) è in asse con la basilica e ha vasca esagonale, mentre quello più recente sorge a O della basilica stessa. Vi sono poi b. in castra fortificati, come Duel, e quello recentemente scoperto a Boppard, in Germania, del V secolo. A Colonia è stato rinvenuto un b. del IV sec., rettangolare con vasca ottagonale, sostituito nel V sec. da un edificio cruciforme con vasca della stessa forma.
Bibl. : G. C. Menis, La basilica paleocristiana nelle diocesi settentrionali della Metropoli di Aquileia, Città del Vaticano 1958; id., La basilica paleocristiana nelle regioni delle Alpi orientali, in Mosaici di Aquileia e nell'Alto Adriatico, Aquileia 1974 (Antichità Altoadriatiche, 8), Udine 1975, pp. 375-420; Α. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, pp. 88, 109, 111; J. D. Deckers, Neue Funde und Befunde zur Spätantike in den römischen Provinzen Raetia, Germania Superior und Germania Inferior sowie Belgica, in Πρακτικα του Xου Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, Θεσσαλονικη 1980, Città del Vaticano 1984, pp. 59-70; R. Pillinger, Neue Ausgrabungen und Befunde frühchristlicher Denkmäler in Osterreich (1979-86), in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., III, Città del Vaticano 1989, pp. 2089-2124.
Area illirico-danubiana. - Il limitato numero di b. episcopali e, al contrario, la diffusione, in particolare nel VI sec., in sincronia con la riconquista bizantina, di b. rurali, sono alcune fra le caratteristiche del fenomeno legato all'origine e alla diffusione dei b. in quest'area in età paleocristiana, la cui mappa si è arricchita notevolmente grazie ai recenti ritrovamenti. Rari sono anche i b. autonomi dall'edificio di culto (p.es. il b. di Zara, esagonale all'esterno) e a pianta centrale in genere iscritta in un quadrato (p.es. Povlja): prevale infatti l'uso della vasca installata in un annesso spesso absidato e ubicato variamente rispetto a questo, in genere sul fianco. Spesso il b. è in diretta comunicazione con altri ambienti, probabilmente in relazione alla liturgia.
Anche la forma delle vasche varia: la piscina di consueto è scavata nel pavimento e non si registrano casi di vasche monolitiche. Le vasche più antiche sono in genere quadrangolari o circolari, raramente ovali, mentre le vasche poligonali non compaiono prima del V sec.; nel VI prevale la forma cruciforme o, ma i casi sono rari, quadrilobata, e si segnalano anche casi di vasche esagonali. Anche in quest'area, talvolta, la vasca è di dimensioni ridotte in relazione probabilmente all'evoluzione della liturgia e al battesimo dei bambini.
Interessante anche la situazione in Macedonia, dove si contano casi di b. urbani (tre a Stobi), ma soprattutto rurali. Alcuni sono stati recentemente scoperti a Ohrid e nei suoi dintorni: il b. presso la chiesa tetraconca, forse cattedrale della città, è quadrilobato, con piscina cruciforme, della seconda metà del V sec. c.a, con mosaici pavimentali di grande rilevanza. Altri b. sono stati rinvenuti a Bargala e a Bitola, l'antica Heraclea Lynkestis, ambedue del VI sec., mentre a Caričin Grad (Iustiniana Prima) il b. della chiesa episcopale (basilica A) presenta una pianta tetraconca iscritta in un quadrato, con vasca cruciforme. Il b. di Palikura presso Stobi sarebbe invece uno skeuophylàkion: da segnalare anche il b. di Betika. Sono attestati anche b. in siti fortificati non urbani come Gamzigrad, del VI sec., recentemente scoperto.
Bibl.: I. Ostojcić, Basilica paleocristiana con battistero a Povlja (Dalmazia), in RACrist, XXXIX, 1963, pp. 139-149; E. Ceci, Costruzioni romane e basiliche gemmate a Mogorjelo (Mogorilo, Erzegovina), ibid., pp. 259-278; I. Nikolajević, Les baptistères paléochrétiens en Yougoslavie, in ZborRadBeograd, IX, 1966, pp. 223-254; ead., Le tétraconque d'Ohrid, in BAntFr, 1971, pp. 264-279, B. Aleksova, C. Mango, Bargala: a Preliminary Report, in DOP, XXV, 1971, p. 270 ss.; D. Rendić Miočević, Tipologia dei battisteri salonitani, in CorsiRavenna, XIX, 1972, pp. 267-279; id., Battisteri in ambienti rurali nell'Adriatico orientale, ibid., pp. 281-295; id., L'ensemble baptismal de Salone. Cathecumeneum ou consignatorium, in ZborMuzBeograd, VIII, 1975, pp. 255-263; M. Mirabella Roberti, I battisteri dell'arco adriatico, in Aquileia e Ravenna. Atti della 8. Settimana di studi aquileiesi, Aquileia 1577 (Antichità Altoadriatiche, 13), Udine 1978, pp. 489-503; A. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, pp. 93, 114, 117, 120; N. Duval, V. Popović, Urbanisme et topographie chrétienne dans les provinces septentrionales de l'Illyricum, in Πρακτικα του Xου Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, Θεσσαλονικη 1980, Città del Vaticano 1984, pp. 541-579; G. Tomašević, Les mosaïques paléobyzantines de pavement dans l'Illyricum oriental. Iconographie-Simbolique- Origine, ibid., I, pp. 481-511; B. Bavant, La ville dans le Nord de l'Illyricum, in Actes du Colloque: «Villes et peuplement dans l'Illyricum protobyzantin», Rome 1982, Roma 1984, pp. 245-287; N. Duval, L'architecture religieuse de Tsaritchin Grad dans le cadre de l'Illyricum oriental au VI' siècle, ibid., pp. 399-480; B. Aleksova, The Early Christian Basilica at Stobi, in CorsiRavenna, XXXIII, 1986, pp. 13-81; V. Bitrakova, L'architecture paléochrétienne dans la région d'Ohrid et de Prespa, ibid., pp. 107-120; B. Marvšić, De la cella trichora au complexe monastique de St. André à Betika entre Pula et Roviny, in A Ves, XXXVII, 1986, pp. 307-342; P. Chevalier, Les baptistères paléochrétiens de la province romaine de Dalmatie, in Diadora, X, 1988, pp. 111-158; P. Vežić, Lo stato paleocristiano della cattedrale di Zara, ibid., pp. 165-181 (in serbo con riass. in italiano); R. Bratož, The Development of the Early Christian Research in Slovenia and Istria between 1976 and 1986, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., III, Città del Vaticano 1989, pp. 2345-2388; Ν. Cambi, Nuove scoperte di Archeologia Cristiana in Dalmazia, ibid., pp. 2389-2437.
Albania. - In aggiunta al b. di Butrinto, circolare con doppio deambulatorio scandito da colonne e con vasca ottagonale all'esterno e cruciforme all'interno (VI sec.), ritenuto una ristrutturazione di un ambiente preesistente, è stato recentemente rinvenuto un b. paleocristiano quadrangolare ubicato presso il fianco S della chiesa tetraconca di Lin, con interessanti mosaici pavimentali, ed un altro a Ballshi.
Bibl.: S. Anamali, Les mosaïques de la basilique paléochrétienne de Lin (Pogradeć), in Illiria, III, 1975, pp. 339-353; A. Meksi, La grande basilica e il battistero di Butrinto, in Monumentet, XXVIII, 1983-84, pp. 47-69 (in albanese, con riass. in italiano); V. Bitrakova Grozdanova, L'architecture paléochrétienne dans la région d'Ohrid et de Prespa, in CorsiRavenna, XXIII, 1986, pp. 107-120, in part. 119; S. Anamali, L'état actuel des recherches sur l'origine des villes du Moyen Age en Albanie, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., III, Città del Vaticano 1989, pp. 2617-2635.
Romania. - Rari sono i b. superstiti (quattro o cinque complessivamente) che si installarono entro annessi dell'edificio di culto. Ad Argamum sono stati rinvenuti due b. presso altrettante basiliche, con vasca circolare quello della basilica maggiore, e ovoidale l'altro.
Il b. di Tropaeum Traiani (c.d. basilica di marmo) è più complesso, articolato, come quello della basilica c.d. a transetto nella stessa città, in tre ambienti in asse fra loro (VI sec.).
Bibl.: I. Barnea, Les monuments paléochrétiens de Roumanie, Città del Vaticano 1977, p. 141 ss.
Bulgaria. - Con l'eccezione del grande b. di Sandanski, circolare, con una elaborata vasca ottagonale rivestita di marmi e coperta da un ciborio, in questa regione i b. occupano di solito un ambiente annesso all'edificio di culto, spesso ubicato presso il nartece, a Ν o a S, come il b. triconco di Goljamo Belovo, quello annesso alla chiesa 8 di Hissar, ambedue aggiunti in epoca successiva, il b. della chiesa a navata unica di Džanavar-tepe (Odessos), con piscina cruciforme, probabilmente del V sec., e quello presso la chiesa tetraconca di Peruštica, con vasca quadriloba, del VI sec. I b. di Pirinčtepe e Hisperihovo, aggiunti a chiese già esistenti, occupano invece un vano absidato lungo la fiancata. Interessante è il b. che occupa l'area nord-occidentale del nartece della basilica a tre navate di Odessos, con piscina quadrata, cruciforme all'interno: nella stessa chiesa, presso il passaggio dalla navata centrale a quella di sinistra, all'angolo con il nartece, è stato rinvenuto in situ un fonte di argilla rosa alto 1 m c.a, lavorato a traforo, forse utilizzato per il battesimo dei bambini (V-VI sec.). A Serdica (Sofia), l'unico b. finora rinvenuto, autonomo dall'edificio di culto, con pianta quadrata con abside, sorge appena all'esterno della cinta urbica.
La forma e l'ubicazione dei b. paleocristiani superstiti in quest'area dovette costituire il modello per i b. altomedievali, come quello annesso alla grande basilica di Pliška, probabilmente del IX secolo.
Bibl.: J. Lafontaine-Dosogne, Notes d'archéologie bulgare, in CArch, XVII, 1967, pp. 45-58; R. F. Hoddinot, Bulgaria in Antiquity, Londra 1975, p. 269 ss.; S. Michailov, Nouvelles fouilles à la grande basilique de Pliška, in Actes du XIVe Congrès Int. d'Etudes Byzantines, Bucarest 1971, Bucarest 1976, pp. 367-377; N. Duval, V. Popović, Urbanisme et topographie chrétienne dans les provinces septentrionales de l'Illyricum, in Πρακτικα του Xou Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, Città del Vaticano 1984, pp. 541- 579; R. Pillinger, Monumenti paleocristiani di Bulgaria, in RACrist, LXI, 1985, pp. 275-310.
Grecia. - Un gran numero di; b. paleocristiani si è conservato in quest'area. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di b. installati entro annessi dell'edificio di culto, e talvolta articolati in più ambienti, come il b. del martyrium di San Leonida a Corinto-Lechaion nel Peloponneso, della seconda metà del VI secolo. Il b. della basilica di Dion, in Macedonia, con vasca ottagonale (VI sec.), è invece in asse con la basilica, da cui è separato dall'atrio.
Quanto alle forme, si passa dal semplice ambiente con o senza abside a b. quadrangolari e ottagonali con nicchie, iscritti in un quadrato, tipologia questa peculiare dei b. di Coo. Fra i più vasti si segnala il b. a tre navate con cupola che sorge lungo il fianco meridionale della chiesa della Katapoliani a Paro, con vasca cruciforme, forse più antico della chiesa.
La tipologia delle vasche è anch'essa varia: accanto a quelle ottagonali sono attestate anche vasche esagonali, come a Demetrias, della seconda metà del V sec., a croce di malta, diffuse in ispecie in Macedonia (Filippi, Salonicco, Stobi), cruciformi, tetraconche; prevalgono le vasche in muratura scavata nel pavimento, ma si registrano casi di vasche monolitiche: da segnalare il caso della basilica sull'acropoli di Gortina a Creta, dove un bòthros pagano ubicato al centro della navata fu riutilizzato come vasca battesimale.
Fra le nuove scoperte sono da segnalare i b. di Demetrias, addossati al fianco settentrionale della chiesa, di Zarkos, con due vasche e di Iptai, con vasca quadriloba, della metà del V sec. c.a in Tessaglia, di Dion (VI sec.), di Santa Sofia a Salonicco, in Macedonia, e il b. della basilica doppia di Aliki (fine V-inizî VI) sull'isola di Thasos, con due vasche, di cui una più tarda: in questo ultimo caso la disposizione degli scalini della vasca sembra essere in relazione alla circolazione dei neofiti e non piuttosto a un percorso simbolico (Sodini, 1984, p. 129 ss.). Inoltre sono da aggiungere il b. di Thebes Phiotide presso Nea Anchialos in Tessaglia ubicato presso l'atrio della basilica dell'arciprete Pietro, con vasca ottagonale con ciborio, quello della basilica extra moenia di Kraneion presso Corinto, del VI sec., e ancora il b. recentemente rinvenuto nell'agorà di Atene, che si installò in una casa tardoantica.
Bibl.: A. C. Orlandos, La forme primitive de la cathédrale de Paros, in Atti del VI Congr. Int. di Arch. Crist., Città del Vaticano 1965, pp. 159-168; Ν. Niconanos, in ADelt, XXVIII, 1973, II, 2, Chron., p. 378; J. Volanakis, Ta βαπτιστηρια παλαιοχριστιανικα της Ελλαδος, Atene 1976; D. I. Pallas, Les monuments paléochrétiens de Grèce découverts de 1959 è 1973, Città del Vaticano 1977; id., Corinthe et Nikopolis pendant le Bas Moyen-Age, in FelRav, CXVIII, 1979) pp. 93-142; A. Sburaki-Kalantzi, Il battistero paleocristiano di Ypati, in ADelt, XXXIV, 1979, pp. 100-109; P. Marzolff, Das frühchristliche Demetrias, in Πρακτικα του Xou Διεθνους Συνεδριου Χριστιανικης Αρχαιολογιας, II, Città del Vaticano 1984, pp. 293-309; Μ. Falla Castelfranchi, Il battistero della chiesa episcopale di Tessalonica, in QuadChieti, II, 1981, pp. 107-125; A. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, p. 94 s., 112 e 118; J. P. Sodini, K. Kolokotsas, Aliki II. Basilique double, Parigi 1984, p. 129 ss.; A. Frantz (ed.), Late Antiquity (The Athenian Agorà, XXIV), Princeton 1988, p. 88 ss.; D. I. Pallas, Le baptistère dans l'Illyricum oriental, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., III, Città del Vaticano 1989, pp. 2485-2490.
Cipro. - Ib. ciprioti costituiscono un gruppo a sé per alcune peculiarità che già si individuano nel prototipo, il b. della chiesa di Sant'Epifanio a Salamina di Cipro, della fine del IV sec., articolato in diversi ambienti e ubicato dietro l'abside, con una vasca scavata nel pavimento situata nell'abside di un piccolo ambiente; la posizione della vasca potrebbe rinviare a esempi della non lontana Siria.
Queste caratteristiche si ritrovano poi in altri b. dell'isola, come ad Haghia Trias e Haghios Philon (Carpasia), dove però il b. sorge lungo il fianco meridionale della chiesa. Il b. della basilica A di Peghia si addossa al fianco meridionale della basilica minore e presenta un vasca circolare, mentre a Kourion la vasca è cruciforme, anch'essa in una absidiola.
Bibl.: A. H. S. Megaw, Byzantine Architetture and Decoration in Cyprus. Metropolitan or Provincial?, in DOP, XXVIII, 1974, pp. 59-88; id., Excavations in the Episcopal Basilica of Kurion in Cyprus in 1974 and 1975: A Preliminary Report, ibid., XXX, 1976, pp. 345-371; J. Du Plat Taylor, A. H. S. Megaw, Excavations at Aghios Philon, the Ancient Carpasia, II, The Early Christian Buildings, in RDAC, 1981, pp. 209-250; A. Khatchatrian, Origine et typologie des baptistères paléochrétiens, Moulhouse 1982, p. 94 s.; A. Papagheorghiou, L'architecture paléochrétienne de Chypre, in CorsiRavenna, XXXII, 1985, pp. 299-324.
Litorale orientale del Mar Nero. - Sul litorale orientale del Mar Nero, sono stati rinvenuti alcuni b. paleocristiani, la maggior parte dei quali è ubicata nella chiesa o in un suo annesso; più rari sono i b. indipendenti, come quello della chiesa del villaggio di Gundava (l'antica Zigania) a navata unica con abside, del IV-V secolo. Il b. della chiesa 3 di Tsebelda (I metà del VI sec.), nella fortezza di Tsibilon, presenta due vani, in uno dei quali c'è un altare: la vasca è cruciforme.
Le vasche a loro volta presentano forme svariate, a croce, triconche, rettangolari, e non sono fornite di condotti per l'adduzione dell'acqua.
Bibl.: L. Khrouchkova, Les baptistères paléochrétiens du litoral oriental de la Mer Noire, in Zbomik Radova Vizantoloskog Instituta, XX, 1981, pp. 15-24; A. Bortoli-Kazanski, M. Kazanski, Les sites archéologiques datés du IVe au VIIe siècle au Nord et au Nord-Est de la Mer Noire: état de recherches, in TravMem, X, 1987, pp. 437-489; L. Khrouchkova, Les édifices paléochrétiens en Transcaucasie Occidentale, in Byzantion, LIX, 1989, pp. 88-127; ead., Pitiunt paléochrétien, in Actes du XIe Congr. Int. d'Arch. Chrét., III, Città del Vaticano 1989, pp. 2657-2686.
Turchia. - Con l'eccezione del b. della chiesa di San Polieucto (524-27), le cui tracce sono state rinvenute presso l'atrio, a N, poi trasformato in cisterna e quindi in moschea, e in aggiunta a quelli già noti, a Costantinopoli non sono stati rinvenuti finora ulteriori battisteri. Sulla scorta delle fonti è stata precisata l'ubicazione del b. più antico di Santa Sofia, che risponde grosso modo a quella attuale.
Per l'Asia Minore la scoperta più rilevante è quella relativa al vasto b. che sorge presso la chiesa di San Giovanni a Efeso, attribuito recentemente al periodo fra la fine del IV e la metà del V sec., piuttosto che al VI sec. pieno come si era supposto. Si tratta di un complesso articolato in tre ambienti principali e preceduto da un nartece, che sorge sul fianco settentrionale della basilica, ubicazione quasi canonica in quest'area: nel vano centrale, ottagonale con nicchie e con deambulatorio, è scavata al centro una vasca con gradini, con tre piccole vasche intorno. Va anche segnalato il b. quadrangolare della chiesa di San Michele a Mileto (600 c.a), ubicato sul fianco meridionale, che, come a Efeso, presenta una vaschetta presso la vasca scavata nel pavimento; esso è analogo al b. della cattedrale della stessa città, che si trova però a settentrione dell'atrio. E ancora va indicato il b. presso la cattedrale di Hierapolis di Frigia, del VI sec., installato presso il nartece, a S, con pianta a tre navate, desueta per quest'area, e vasca nell'abside.
Ad Anemourion il b. recentemente scoperto è invece nel diakonikòn, e presenta una vasca cruciforme coperta in origine da un baldacchino, mentre il b. di Xanthos occupa il sito di una cisterna romana.
Le vasche di solito sono scavate nel pavimento e hanno forma oblunga e talvolta a croce (p.es. Alahan) ma, in aggiunta alle grandi vasche monolitiche di marmo proconnesio che si trovano a Costantinopoli, si conservano vasche marmoree in alcuni musei (p.es. Iznik e Urfa) e altre ancora in alcuni siti (p.es. Afrodisiade).
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Siria. - Ib. siriaci, abbastanza omogenei e per lo più raccolti nell'area settentrionale, hanno solitamente pianta quadrata, attestata fino al VI sec. (b. di Dar Qita), e vasca ubicata non al centro, come di consueto, bensì nell'absidiola; l'esempio più antico è rappresentato dal b. di Dura, del 230, che, in mancanza di abside, ha la vasca addossata alla parete ed è coperta da una sorta di ciborio in muratura.
Fanno eccezione il b. esagonale di Deir Seta, ritenuto anche un martyrium, quello ottagonale di Qal'at Sim'ān (inizî VI sec. c.a) e il piccolo b. circolare del complesso di San Simeone Stilita il Giovane sul Mons Admirabilis presso Antiochia, con vasca al centro del pavimento. Si tratta in genere di edifici annessi alla chiesa, di limitate dimensioni, tranne quello di Qal'at Sim'ān che, come per i b. dei più importanti santuari dell'Oriente, venne ampliato per offrire più spazio ai pellegrini.
Tra le nuove scoperte è da segnalare il b. di Ḥuwarte, nella regione di Apamea. Si tratta di un b. quadrato, ubicato fra le due chiese, con una grande piscina circolare, con gradini disposti a forma di croce, nascosta da un ciborio monumentale, che risale alla fine del IV sec.: fu ricostruito un secolo più tardi, con una piscina di dimensioni più limitate. Di recente si è ipotizzata l'appartenenza a un b. di alcuni ambienti rinvenuti presso la basilica A di Rhesapha, e di altri ancora presso la chiesa ad atrio e presso la cattedrale di Apamea, tutti del VI secolo. Le vasche sono in genere scavate nel pavimento, ma non mancano vasche monolitiche, alcune delle quali rinvenute negli ultimi anni, come quella quadrata proveniente da Henak, conservata nel caravanserraglio-museo di Ma'arat an-Na'mān, o la vasca della basilica A di Rhesapha. Altri b. sono attestati dalle fonti, ad Antiochia, Edessa e Constantina (Telia) in Osroene, oggi in territorio turco.
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Palestina; Giordania; Libano. - I b. di quest'area sono installati solitamente entro ambienti annessi agli edifici di culto, presso l'abside o lungo il fianco meridionale, o direttamente al loro interno. Facevano eccezione il b. del Santo Sepolcro, il b. di Tiro, che Eusebio da Cesarea descrive come indipendente dalla chiesa, e ancora quello più tardo (VI sec.) di San Sergio a Gaza, che sorgeva a Ν dell'atrio e presentava una pianta circolare con colonne, come tramanda Coricio.
Il b. della chiesa di Hippos-Sussita presenta invece una pianta a tre navate, ed è addossato al muro settentrionale della chiesa, con vasca ovale mentre il b. di Kursi, sul lago di Galilea, sorge presso l'abside.
Le vasche sono sia di muratura sia monolitiche: prevale la forma cruciforme e quella cilindrica, quadriloba all'interno. Le più significative scoperte in questo settore sono state effettuate nel territorio dell'attuale Giordania. Nella Basilica di Mosè Profeta sul Monte Nebo è stato rinvenuto un ambiente absidato lungo il fianco settentrionale, coperto da mosaici con iscrizioni in greco, e con una vasca battesimale cruciforme: si tratta del «sacro diakonikòn di Dio» con la sua κολυμβήθρα, come recita l'iscrizione, datata al 531. Questo b. fu poi obliterato e nel 597 ne fu costruito un secondo sul lato opposto, con una vasca monolitica circolare all'esterno e quadrilobata internamente. Nella stessa zona, a Madaba, pure recentemente, sul lato Ν dell'atrio della cattedrale, è stato portato alla luce un ambiente absidato con mosaici su due strati: si tratta di un b., la cui primitiva fase sembra risalire entro la metà del VI sec., e la seconda pochi decenni più tardi, continuando a essere utilizzata per ambedue i periodi la medesima vasca. Non lontano da Madaba si segnala anche il b. presso la chiesa meridionale di Dhiban, con vasca cruciforme, e quello del vasto complesso di Umm ar-Rasas.
In Libano si segnala il b. presso la chiesa di Zahrani, non lontano da Sidone ubicato a S rispetto all'edificio di culto, con vasca cruciforme.
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Italia. - La scoperta di numerosi b. in ispecie nell'Italia centro-settentrionale ha contribuito ad accentuare il divario con il Mezzogiorno, dove il numero dei b. superstiti rimane piuttosto esiguo, anticipando in tal modo quella situazione che sarà peculiare dell'età altomedioevale e soprattutto medievale.
Anche nella penisola, come nelle altre regioni del mondo cristiano, non esistono regole fisse sull'ubicazione del b., nella maggior parte dei casi autonomo rispetto all'edificio di culto - nell'Italia settentrionale p.es. sono spesso in asse con la chiesa - come pure sulla forma delle vasche battesimali, anche se per quanto riguarda queste ultime va detto che in linea generale sembra prevalere la forma ottagonale, mentre la forma esagonale è peculiare di Aquileia e del suo territorio. Varia anche la forma dell'edificio. Nell'Italia settentrionale l'ottagono è più attestato, con alcune eccezioni, p.es. il b. recentemente rinvenuto presso la chiesa di S. Giovanni in Montorfano in Piemonte, a pianta rettangolare con abside - la vasca battesimale è ottagonale come quella recentemente scoperta a Curregio - che si riallaccia al gruppo dei b. di Lione e Ginevra, insieme con quello, di recente acquisizione anch'esso, di San Paragorio a Noli in Liguria. In Valle d'Aosta, si segnala il b. venuto alla luce presso Villeneuve, con vasca battesimale ottagonale, probabilmente del V sec. e i b. della cattedrale di Aosta, del IV-V secolo. In Italia settentrionale le scoperte più significative riguardano il b. teodoriano recentemente rinvenuto ad Aquileia, con vasca ovale (forma che, insieme con la circolare, sembra la più antica attestata). Recenti studi hanno riaperto il problema relativo ai due b. paleocristiani di Milano, il più antico dei quali sarebbe quello di Santo Stefano, legato all'antica cattedrale, e alla datazione del b. di Santa Tecla.
Il b. della chiesa rurale di Santa Maria in Padovetere (520-21) presenta invece una pianta con undici lati, mentre la vasca battesimale è esagonale.
Nelle Marche tra le «scoperte» si segnala il b. della chiesa episcopale di Pesaro, le cui tracce furono rinvenute nel '700 e di cui esiste una pianta sommaria; si tratta di un edificio ottagonale con nove pilastri, e una vasca battesimale esagonale, probabilmente della fine del V secolo.
Per la Toscana va segnalato il ritrovamento del b. paleocristiano di Firenze, degli inizi del VI sec., ottagonale con vasca della stessa forma, in asse con la chiesa di S. Reparata; quello di Lucca, del V-VI sec., con pianta tetraconca, desueta per i b. paleocristiani della penisola, e vasca circolare, e ancora il b. ottagonale rinvenuto nel cimitero monumentale di Pisa, del VI sec. circa.
A Spoleto un'iscrizione assai tarda trasmette alcune notizie su un b. del V sec.; a Rieti Gregorio Magno ricorda il b. della chiesa episcopale. Scavi recenti hanno portato alla luce sotto l'attuale duomo di Isernia alcuni edifici cristiani più antichi, fra cui un b. forse paleocristiano (che utilizzò la cella di un tempio italico poi trasformato in chiesa), con vasca circolare posta in un ambiente presso l'abside.
A Roma, va segnalato il b. di S. Marcello al Corso, con grande vasca esagonale ad angoli smussati e nicchie interne, inserita in un ambiente quadrato, la quale presenta due fasi, la più antica delle quali si data fra la fine del IV e la prima metà del V secolo. Ancora in corso è lo scavo del b. paleocristiano rinvenuto da N. Parmegiani e A. Pronti presso la chiesa di S. Cecilia in Trastevere, autonomo dall'edificio di culto, da cui proviene una iscrizione frammentaria di contenuto battesimale. Due recenti ipotesi hanno spostato il complesso del b. di S. Pietro dall'area del braccio destro al braccio sinistro della basilica, individuandolo nella rotonda di S. Petronilla e nei pressi del Gianicolo. Altre notizie su alcuni b. romani sono trasmesse dalle fonti, come i b. di S. Vitale e Sant'Anastasia (inizi V sec. c.a), eretti da privati. Esistono indicazioni anche sull'uso di vasche portatili: una «pelvem ex argento ad baptismum» è ricordata nel Liber Pontificalis (I, 184,6), nella Vita di papa Silvestro (314- 335), mentre la Passio di S. Susanna, documento della fine del V-inizî VI sec., menziona una «pelvem ligneam».
Nell'Italia meridionale i b. superstiti sono poco numerosi: questo vuoto è solo in parte colmato dalle fonti. Tra le recenti scoperte in Campania si segnala il b. della basilica costantiniana di Capua, con pianta quadrata e cuffie angolari di raccordo, analoga a quella dei b. di Napoli e di Marcellianum. Viene anche identificato come b. paleocristiano un ambiente quadrato addossato alla chiesa della SS. Annunziata di Paestum. Interessante poi è la recente scoperta, ad Altavilla Silentina (Salerno), di una ecclesia baptismalis con un b. di modeste dimensioni provvisto di una vasca circolare (VII sec. c.a), nel quale è stata anche rinvenuta un'anfora corrugata, forse destinata a contenere l'olio sacro. In Basilicata si conserva il b. paleocristiano presso la chiesa della SS. Trinità di Venosa, della fine del V sec., con vasca battesimale esagonale: una seconda vasca, cruciforme, ubicata poco lontano, sembra posteriore. Un altro b. è stato rinvenuto a Metaponto.
In Puglia, in aggiunta al grandioso b. di S. Giovanni a Canosa, dodecagonale con ambienti radiali e deambulatorio e con vasca eptagonale, della metà del VI sec., che si ricollega idealmente a quello coevo di Nocera dei Pagani in Campania, va segnalato il b. di Egnazia, a pianta rettangolare, ubicato sul fianco sinistro di una basilica a tre navate, con vasca rettangolare poi modificata. Le fonti trasmettono poi notizie circa l'esistenza, in questa regione, di ulteriori b. paleocristiani. Presso la cattedrale di Taranto un b. fu ricostruito prima del 603, come testimonia Gregorio Magno, mentre presso la chiesa di S. Maria di Siponto, cattedrale della città, il vescovo Lorenzo (fine V- prima metà del VI sec.) fece costruire un b. ornato di preziosi mosaici; un b. sorgeva probabilmente anche a Brindisi presso la chiesa di S. Maria, come indica un passo della Vita di S. Leucio (Act. Sanct., Januarii, I, 672).
Rare sono le testimonianze di b. in Sicilia; alcuni sono ricordati dalle fonti. In una lettera di Pascasio, vescovo di Lilibeo, a Leone Magno (440-461), si fa cenno a un miracolo che si verificò nel 417 nel b. di Meltinas; un altro b. è ricordato in una epistola di Gregorio Magno del 593 (cit. in Février, 1986, p. 123).
Recenti indagini archeologiche hanno portato alla luce in Sardegna un gruppo di b. paleocristiani: il b. di Tharros, a pianta rettangolare con abside e vasca esagonale, probabilmente del VI sec.; quello di Cornus, dove in realtà i b. sono due, uno «minore» con vasca ovale, l'altro di maggiori dimensioni, con vasca cruciforme sormontata da un baldacchino, come a Tharros, in origine aula di culto trasformata in battistero nel VI sec.; infine il b. recentemente scoperto a Nurachi - un ambiente quadrato a destra dell'abside - con vasca circolare all'esterno, quadrilobata all'interno, del VI secolo.
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