BAVA DI SAN PAOLO, Gaetano Emanuele
Nato a Fossano (Cuneo) il 7 ag. 1737 da famiglia comitale piemontese, perse il padre, Ercole Giuseppe, all'età di cinque anni, e fu allevato dalla madre, Anna Felicita Gonteri di Faule, influente alla corte sabauda. Il B., avverso agli studi e di temperamento ozioso nella prima gioventù, divenne a diciotto anni primo paggio di Carlo Emanuele III. Presto passò dalla corte all'esercito: maggiore nel reggimento di Pinerolo nel 1761, sembrava avviato a una rapida carriera, quando, per un futile diverbio con il suo colonnello, abbandonò la milizia e si diede a quei viaggi tanto di moda tra la nobiltà colta dell'epoca. Ancora per qualche anno ebbe incarichi pressoché nominali nell'esercito e a corte, finché, in seguito a una malattia, chiese congedo illimitato, e, con il titolo di gentiluomo di camera onorario, si ritirò del tutto a vita privata, dividendo il suo tempo tra Fossano, Torino e nuovi viaggi. Durante un soggiorno in Svizzera conobbe Voltaire; a Parigi fu ricevuto a corte. Offertogli dal re di Sardegna il posto di ambasciatore presso la Repubblica veneta, il B. lo rifiutò.
Stabilitosi in Piemonte, a partire dal 1776, iniziò un'intensa attività di studioso, di mecenate e di organizzatore della cultura, partecipando e dando impulso al moto di rinnovamento della cultura piemontese nella seconda metà del '700, di cui restò tuttavia una figura non di primo piano. Nello stesso 1776 il B. fondò la cosiddetta "conversazione Sampaolina", riunione trisettimanale di studiosi e letterati che ospitava nella sua casa a Torino, e a cui partecipavano il Galeani Napione, il Denina, il Loya, il Caluso, il Tana, l'Alfieri e altri; nella "Sampaolina" si discutevano gli scritti dei maggiori rappresentanti della cultura settecentesca italiana e straniera.
Il B., con gli scrittori della "Sampaolina", si sforzava di operare un rinnovamento nella cultura subalpina rifacendosi all'insegnamento di Bacone, il cui merito era stato, ai loro occhi, di avere mostrato come la logica fosse uno strumento di comprensione diretta della realtà, per raggiungere la quale occorreva il metodo dell'induziode attiva, e non uno strumento di deduzione formale. Ma essi ritenevano necessario integrare l'opera di Bacone, riconoscendo, oltre che alle ricerche scientifiche, alla filosofia e alla storia un posto centrale nella vita spirituale. All'atteggiamento antiaristotelico e antiscolastico si univa, negli scrittori della "Sampaolina", un orientamento antisensistico e antimaterialistico.
Gli interessi prevalentemente storiografici del B. sboccarono essenzialmente. nel Prospetto storico e filosofico delle vicende e dei progressi delle scienze, delle arti e dei costumi dall'XI fino al XVII secolo (5 voll., Torino 1816), nel quale egli, applicando l'idea del Bettinelli del risorgimento d'Italia dopo il Mille alla storia subalpina, giungeva a un'esaltazione della casa Savoia e del Piemonte, che trovò la sua più ampollosa espressione nell'Elogio di Eugenio di Savoia, inserito nella raccolta delle Vite dei piemontesi illustri, II, Torino 1781.
Nel suo Prospetto storico e filosofico il B. esprimeva gli ideali storiografici degli scrittori della "Sampaolina", che proclamavano la necessità di riallacciarsi all'insegnamento metodologico dei Maurini e del Muratori, e ponevano al centro della loro considerazione delle vicende storiche il cattolicesimo, l'Italia e il Piemonte.
A Fossano, nel 1777, il B., con l'abate G. Muratori, il padre G. Della Valle e altri, fondò pure l'Accademia fossanese, di filosofia e lettere. Passò attraverso le vicende dell'occúpazione francese senza subirne danni: dal regime napoleonico ebbe anzi la decorazione della Legion d'onore. Durante questo periodo il B. continuò a occuparsi della sua attività accademica. Anche il regime della Restaurazione lo tenne in onore. Fu membro dell'Accademia delle Scienze di Torino. Morì il 17 luglio 1829, lasciando la sua biblioteca di cinquemila volumi all'Accadernia fossanese.
Fra le sue opere si possono ricordare i poemetti Il Bello e Il Bello visibile (in Poemetti italiani, Torino 1797), le Canzoni petrarchesche alla pace, alla serenità, all'ombra immortale di Federico II (Torino s. d.) e alcune traduzioni di Klopstock, di A. Pope e di Orazio.
Bibl.: E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 131-133; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, II, Torino 1841, pp. 110, 317; Id., Delle società letterarie del Piemonte, Torino 1844, pp. 217, 220, 222, 227, 232-234; D. Carutti, Storia della corte di Savoia durante la Rivoluzione e l'Impero Francese, II, Torino-Roma 1892, p. 360; A. Manno, II patriziato subalpino, II, Firenze 1906, p. 207; C. Calcaterra, Il nostro imminente Risorgimento, Torino 1935, pp. 54. 97, 154, 458 e passim; G.Natali, Il Settecento, Milano 1960, I, pp. 16, 503, 605; II, pp. 974, 1178, 1210; F. Cognasso, Vita e cultura in Piemonte, in Storia del Piemonte, II, Torino 1960, p. 691; Nouvelle biographie générale, IV, coll. 839 s.