BĀWĪT
Località dell'Egitto, posta sulla riva sinistra del Nilo, a km. 30 ca. a S di al-Ashmūnayn, al limite della zona desertica. Il sito, il cui nome deriva dal copto avōt/evōt (monastero, laura), deve la sua fama al ritrovamento, nei pressi del villaggio odierno, dei resti di un imponente complesso monastico. La fondazione, malgrado siano ancora controverse alcune questioni di rilievo, generalmente viene riferita a s. Apollo, monaco vissuto nella seconda metà del sec. 4°, di cui parla la Historia monacorum in Aegypto; ritiratosi nel deserto, l'apa Apollo elaborò una regola monastica che coniugava l'anacoretismo di matrice antoniana con diversi aspetti del cenobitismo pacomiano (Krause, Wessel, 1966).Gli scavi, condotti da missioni francesi fra il 1901 e il 1913 su meno di un decimo della zona anticamente occupata, hanno riportato alla luce, entro un vasto recinto fortificato, più di quaranta 'cappelle', due chiese e una serie di edifici monastici. Le diverse fabbriche si sono rivelate ricche di sculture in pietra e in legno e di pitture murali. Il materiale rinvenuto in occasione di queste campagne è stato diviso tra il Coptic Mus. del Cairo, il Louvre di Parigi e gli Staatl. Mus., Bode Mus. di Berlino. L'analisi del complesso ha consentito di ipotizzare l'esistenza di un monastero doppio: un primo nucleo, probabilmente fondato nel penultimo decennio del sec. 4°, destinato a monaci, e un secondo, più tardo, forse creato nel sec. 6°, riservato a una comunità femminile (dalla cappella 40 alla 46).La prima fase dell'insediamento è scarsamente documentata, mentre la seconda, che copre i secc. dal 6° all'8°, segna l'epoca di maggiore splendore e l'apice dello sviluppo del complesso; seguì un lento declino che portò all'abbandono degli edifici, gradualmente ricoperti dalla sabbia fino alla scomparsa totale, nel 12° secolo.Le due chiese, vicine e parallele, presentano entrambe pianta basilicale a tre navate, concluse a E da nicchie rettangolari ricavate in spessore di muro, secondo la tipologia chiusa caratteristica dell'Egitto. La chiesa sud potrebbe essere stata eretta nel sec. 6° (Severin, 1977; 1986), ma con reimpiego di alcuni elementi architettonici pertinenti a una fase precedente; la sua struttura muraria è composta da un nucleo in laterizio rivestito da lastre calcaree. La chiesa nord sembrerebbe invece costruita intorno all'800 riutilizzando in parte i materiali della chiesa sud.Sia i fregi in calcare e in legno che corrono lungo le pareti sia le colonne, i capitelli e la decorazione delle nicchie presentano una lavorazione accurata, testimoniando un particolare gusto per l'incisione a bassorilievo o addirittura piatta. Come la coeva arte costantinopolitana, le sculture di B. riflettono la tradizione classicheggiante (Torp, 1968), echeggiando stilemi decorativi propri della contemporanea produzione artistica della valle del Nilo. Accanto a motivi geometrici, fitomorfi e zoomorfi, di probabile valenza simbolica, appaiono con relativa abbondanza le figure umane - elemento questo di per sé nuovo - per lo più non collegate a scene tratte dalla Bibbia (Torp, 1965b). Le sculture in pietra sono sovente dipinte, come testimoniano tracce di policromia rinvenute su alcuni capitelli; anche i rilievi in legno venivano ricoperti da uno strato di latte di calce oppure se ne sottolineavano i singoli elementi mediante decorazione pittorica. Una testimonianza di grande interesse è costituita dalla firma di uno scultore, Iōsēph Plakos, all'ingresso della chiesa sud. Un numero limitato di pitture murali, già in cattivo stato di conservazione, è stato rinvenuto lungo le pareti (Madonna con il Bambino, arcangeli e santi) e nell'abside principale (Cristo fra gli apostoli) della chiesa sud e sui fusti delle colonne (Cristo, Madonna, angeli, s. Giorgio e vari santi) della chiesa nord; tavole dipinte si trovavano invece collocate entro nicchie o inserite nella muratura: un esempio dei più noti è l'icona con Cristo e l'apa Mena, conservata al Louvre di Parigi.Le cappelle funerarie (Grabar, 1946) - in realtà piuttosto celle per monaci, composte da un oratorio privato al piano terreno e da ambienti per abitazione al primo piano (Torp, 1981) - presentano piante e dimensioni diverse. La loro decorazione constava di pochi elementi in legno lavorato e di numerose pitture (Clédat, 1910, coll. 232-233). La scelta dei temi iconografici e la loro collocazione all'interno delle cappelle rispondeva a un criterio uniforme. Sul catino absidale della nicchia orientale degli oratori si trovavano di regola la figura del Cristo in maestà, a volte accompagnato da arcangeli o da santi (cappelle 17, 45), oppure quella della Vergine Eleúsa, della Theotókos, o della Galaktotrofúsa, fiancheggiata dagli apostoli (cappelle 6, 28, 30, 42). Sulle pareti, al di sopra di uno zoccolo con motivi geometrici e fitomorfi, erano rappresentate teorie di santi a figura intera - fra cui i fondatori di monasteri Apollo, Anup e Phib (cappelle 7, 28, 33, 35, 51) - oppure teorie di cavalieri (cappelle 17, 51, 56) o scene tratte dall'Antico e dal Nuovo Testamento, come per es.: le Storie di Davide (cappelle 3, 32, 34); i Tre giovani nella fornace (cappella 30 e forse 17; Leroy, 1969); scene della Vita di Maria (cappella 51); scene dell'Infanzia di Cristo (cappelle 17 e 30); la Trasfigurazione (cappella 13); l'Ultima cena (cappella 30). Si hanno inoltre scene di caccia, come quelle all'ippopotamo (cappella 36), e alla gazzella (cappella 37); Orfeo che incanta gli animali (cappella 18); scene di genere, come i topolini che recano doni a un gatto chiamato 'da Bouto' (cappella 42).Al di fuori della cinta muraria è stata individuata una necropoli: ai piedi di un costone roccioso sorgono piccoli edifici funerari che richiamano gli esempi ellenistico-romani di Tuna al-Jabal (Clédat, 1910); scavate invece direttamente nella parete rocciosa si trovano tombe a pozzo con camera, ispirate a tipologie di età classica, con la sola aggiunta di una sala, forse utilizzata per agapi, al di sopra del pozzo.Dal 1976 sono in corso a B. nuove campagne di scavo condotte dal Service des Antiquités de l'Egypte, i cui risultati peraltro non sono stati ancora pubblicati, a eccezione di due pitture, ora nel Coptic Mus. del Cairo (Basta, 1987). Nella prima sono raffigurati due cavalieri martiri che rendono omaggio ad Apollo, Anup e Phib, seduti su di una panca ornata; nella seconda si trova il busto di Cristo sotér entro un clipeo gemmato, sostenuto da due ángheloi kýrioi, e a sinistra un santo, con iscrizione su tre righe.
Bibl.:
Fonti. - Historia monachorum in Aegypto, a cura di A.J.Festugière (Subsidia Hagiographica, 34), Bruxelles 1961, pp. 46-71.Letteratura critica.- J. Clédat, Lettre sur ses découvertes à Baouît en Egypte, CRAI, 1902, pp. 95-96; id., Recherches sur le Kôm de Baouît, ivi, pp. 525-546; id., Nouvelles recherches à Baouît (Haute Egypte). Campagnes 1903-1904, ivi, 1904, pp. 517-526; id., Le Monastère et la nécropole de Baouît (Mémoires publiés par le Membres de l'Institut Français d'Archéologie Orientale du Caire [=MIFAO], 12, 39), 2 voll., Cairo 1904-1916; C. Palanque, Rapport sur les recherches effectuées à Baouît en 1903, Bulletin de l'Institut Français d'Archéologie Orientale 5, 1906, pp. 1-26; J. Clédat, s.v. Baouît, in DACL, II, 1, 1910, coll. 203-251; E. Chassinat, Fouilles à Baouît (MIFAO, 13), Cairo 1911; J. Maspero, Rapport sur les fouilles entreprises à Baouît, CRAI, 1913, pp. 287-301; G. Schlumberger, Les fouilles de Jean Maspero à Baouît en 1913, ivi, 1919, pp. 243-248; C. Boreux, Antiquités égyptiennes. La salle de Baouît, Bulletin des Musées de France 1, 1929, pp. 233-240; J. Maspero, Fouilles exécutées à Baouît, a cura di E. Drioton (MIFAO, 59), 2 voll., Cairo 1932-1943; J. De Graviers, Inventaire des objets coptes de la Salle de Baouît au Louvre, RevAC 9, 1932, pp. 51-102; J. Strzygowski, Die Auffindung von Bawit und der iranische Einslage der Klosterkunst Aegyptens (MIFAO, 68), Cairo 1940, pp. 67-81; A. Grabar, Martyrium. Recherches sur le culte des reliques et l'art chrétien antique, 3 voll., Paris 1946 (rist. anast. 1972); E. Drioton De Philae à Baouît, in Coptic Studies in Honor of Walter Ewing Crum, Bulletin of Byzantine Institute of Arts 2, 1950, pp. 443-448; H. Torp, Some Aspects of Early Coptic Monastic Architecture, Byzantion 25-27, 1955-1957, pp. 513-538; id., Murs d'enceinte des monastères coptes primitifs et couvents-forteresses, MEFR 76, 1964, pp. 173-200; id., La date de la fondation du monastère d'Apa Apollô à Baouît et de son abandon, ivi, 77, 1965a, pp. 153-177; id., Two Sixth-Century Coptic Stone Reliefs with Old Testament Scenes, AAAH 2, 1965b, pp. 105-119; M. Krause, K. Wessel, s.v. Bawit, in RbK, I, 1966, coll. 568-583; H. Torp, Byzance et la sculpture copte du VIe siècle à Baouît et Sakkara, in Syntronon (Bibliothèque des CahA, 2), Paris 1968, pp. 11-27; J. Leroy, Une prétendue scène d'enfer à Baouît, Kêmi 19, 1969, pp. 79-91; H. Torp, The carved decorations of the North and South churches at Bawit, "2. Kolloquium über spätantike und frühmittelalterliche Skulptur, Heidelberg 1970", Mainz 1971, pp. 35-41; R.G. Coquin, Apollon de Tirkooh ou/et Apollon de Bawīt?, Orientalia 46, 1977, pp. 435-446; H.G. Severin, Zur Süd-Kirche von Bawīt, MDAIKairo 33, 1977, pp. 113-124; M.H. Rutschowscaya, Essai d'un catalogue des bois coptes du Musée du Louvre. Les bois de Baouît, RArch, 1978, pp. 295-318; H. Torp, Le monastère copte de Baouît. Quelques notes d'introduction, AAAH 9, 1981, pp. 1-8; M.H. Rutschowscaya, Catalogue des bois de l'Egypte copte au Musée du Louvre, Paris 1986; H.G. Severin, Beispiele der Verwendung spätantiker Spolien ägyptische Notizien, in Studien zur spatäntiken und byzantinischen Kunst F.W. Deichmann gewidmet, Mainz 1986, II, pp. 101-108; M. Basta, Two Large Fresques Recently Discovered in Bawit, Prism. Quarterly of Egyptian Culture, aprile-giugno 1987, pp. 22-23, 32.M. Rassart-Debergh