BAZZANI, Alessandro, detto il Bazzanone
Figlio di Carlo e di Adelaide Pozzi, nacque ad Odessa nel 1846. Ancora giovanissimo seguì il padre sia nella professione, esercitandosi quattordicenne nello studio di scenografia aperto dal padre presso il Teatro Valle, a Roma, sia nelle convinzioni politiche, per le quali subì due arresti, uno nel 1866 e un altro nel 1867, che si prolungò sino alla liberazione della città.
Uscito di prigione, iniziò un'attività indipendente da quella del padre e nel 1871-72 ottenne un successo personale con il Nerone di P. Cossa, rappresentato al Valle. Amicissimo dell'autore quando questi non aveva ancora raggiunto la notorietà, era stato il B. a farsi intermediario presso il noto capocomico L. Bellotti-Bon e a dipingere le scene gratuitamente. Iniziò così una felice collaborazione che fece di Cossa e del B. un binomio indivisibile. Al Nerone seguirono, tutte in prima rappresentazione: Cola di Rienzo (compagnia Bellotti-Bon con Adelaide Tessero, 1873-74); Messalina, (compagnia di Virginia Marini, diretta da A. Morelli, 1876); I Borgia (compagnia Bellotti-Bon con V. Marini, 1878); Cecilia (stessa compagnia, 1879-80).
Nello studio del padre al Teatro Valle, luogo di convegno dello scapigliato ambiente teatrale del tempo" Cossa scrisse il suo Ariosto e gli Estensi (1874 circa), e quando lo scrittore morì il B. fu di diritto considerato lo scenografo ufficiale delle celebrazioni tenute in suo onore nella stagione 1881-82; suoi furono gli apparati per le due commemorazioni al Circolo della stampa e al Teatro Corea (qui il palcoscenico raffigurava le rovine del Palatino, dominate dalla statua di Cossa affiancata da Nerone e Messalina); sue le scene per i due drammi rappresentati, cioè il Cola di Rienzo alla Sala Umberto (con la partecipazione di Giovanni Emanuel) e Silla al Teatro Valle. Suoi furono ancora, in seguito, gli allestimenti scenici per la Cleopatra, rappresentata nel 1884 alla Sala Umberto (compagnia Casilini con F. Pasta) assieme agli intermezzi di Luigi Mancinelli (Apoteosi di Pietro, Cossa), e per il Plauto e il suo secolo messo in scena dal Teatro Nazionale diretto da Paolo Ferrari (Roma, Teatro Valle, 1883-84).
Ma, per quanto significativa, l'affettuosa collaborazione del B. col Cossa non fu che una parte minima dell'intensissima attività dello scenografo. Fin dal 1874 aveva infatti cominciato a lavorare anche per il teatro lirico, fornendo scene al Politeama Romano (Don Sebastiano di Donizetti; Cola di Rienzo di V. Persichini su libretto di Cossa) e all'Argentina (Diana di Chaverny di F. Sangiorgi, prima esec.; e il ballo di G. Rota, con musica di P. Giorza, Il Fornaretto, 1875). Nel 1876 il B. entrò nell'organico stabile dell'Apollo, dove rimase fino alla chiusura del teatro, (1888) accanto all'altro B., Luigi, a Giuseppe Ceccato, Tancredi Liverani, Enrico Becchetti, Tito Azzolini, realizzando secondo l'uso, non l'intera serie delle scene per una rappresentazione, ma soltanto quelle per uno o due atti.
Ricordiamo, fra le molte collaborazioni che compresero importanti riprese e prime esecuzioni di scarso rilievo: La Vestale di Spontini (1876), I Puritani di Bellini (1880), Sardanapalo di G. Libani (1880, prima esec.), il ballo Sieba di L. Manzotti (1880), L'assedio di Firenze di E. Terziani (1883, prima esec.), il ballo Excelsior di Manzotti (1883) e molto probabilmente il Fidelio di Beethoven (1886, nuovo per l'Italia).
L'attività per il teatro di prosa si alternava indifferentemente a quella per l'opera e tra il 1870 e il 1894 il B. servì a Roma le più importanti compagnie del tempo: lavorò per Adelaide Ristori, Adelaide Tessero, Virginia Marini, Ernesto Rossi, Pia Marchi, Giovanni Emanuel, Ermete Novelli. Al Valle, oltre che per gli spettacoli di Cossa, fornì le scene per L'Odio di Sardou (1877), Bianca Capello di P. Calvi (1882, interpr. V. Marini), Fulmine a ciel sereno di G. Sinimberghi (1883) e per le due celebri Teodora di Sardou, una interpretata da Eleonora Duse (1885) e l'altra da Sarah Bernhardt (1889).
All'Argentina, dove nel 1878 aveva dipinto una scena con un tempio per la commemorazione di Voltaire cui parteciparono la Duse e Tommaso Salvini, il B. lavorò più tardi per opere di repertorio come Roberto il Diavolo di Meyerbeer e la Gioconda di Ponchielli. Inaugurato nel 1880il Teatro Costanzi, nel 1881 il B. vi fu chiamato a decorare la boccadopera e il telone, e inseguito quale scenografo, sia per le opere liriche (I Burgravi di A. Orsini, prima esec. 1881)e i balli (Flick e Flock di P. Taglioni), sia per le stagioni di prosa (Maria di Magdala di P. Calvi, 1882).
Per il Quirino, riservato in quei tempi a un repertorio di operette e di, drammomi avventurosi, il B. disegnò le scene per lo Spettro del Colosseo di U. Barbieri (1881)e per Un dramma in pallone (1889); così alla Sala Umberto, dove egli allestì Fra'Dolcino di U. Bacci (1883)e soprattutto al Teatro Manzoni, dove agiva la Compagnia stabile della Città di Roma, la quale, dopo il memorabile avvio con l'Amleto interpretato da Dillo Lombardi (1887circa), proseguì con un repertorio basato sui Due derelitti di Decourcelle, Un dramma in Africa di A. Turchi (1887), Lo spettro della ghigliottina (1889), La vergine bianca di U. Barbieri e I rifiuti del Tevere di R. Rindi (1900 circa).
All'Alhambra, tra il 1880 e il 1884, fornì le scene per alcuni celebri e fastosi balli che fecero epoca: Carlo il guastatore di G. Rota, Amor di Manzotti (entrambi riprodotti), e per l'opera Romoloprimo re di Roma di G. Mascetti. Lavorò anche, in spettacoli di minor conto, per il Teatro Rossini, per il Politeama Romano e per il Teatro di via Quintino Sella.
Nel 1891 il B. era ancora a Roma, dove organizzò una serie di spettacoli di burattini di nuovo tipo (Gli equilibristi, Pulcinella all'esposizione di Parigi)manovrati secondo il sistema dell'inglese Holden, con musiche composte dagli artisti più in vista nell'ambiente romano. Nel '94 lasciò Roma e lavorò saltuariamente a Genova (decorazioni del Carlo Felice), a Firenze e in alcuni teatri di provincia (Lazio, Calabria, Puglia); fu anche a Tunisi, Cefalonia e Corfù. Dopo il 1896 il B. lavorò con una certa continuità per il S. Carlo di Napoli (Cristoforo Colombo di A. Franchetti, 1896; Andrea Chénier di Giordano, 1897; Iris di Mascagni, 1899) fornendo nel contempo alcune scene per le operette rappresentate ai teatri Eldorado e Mercadante di quella città. La morte del figlio Nello lo riportò a Roma, dove si limitò ormai a un'attività di realizzatore, prima per, la formazione pseudo-stabile "La Casa di Goldoni" diretta da Ermete Novelli (1900, con M. Mancini e S. Novelli quali scenografi) e poi per la Stabile dell'Argentina diretta da Eduardo Boutet (1905, con D. Cambellotti quale scenografo). Era l'inizio di una nuova epoca della messinscena: il B., incapace di accettare le scenografle architettoniche e costruite di Cambellottì, declinò l'incarico e si ritirò a vita privatalrespinto al concorso per la cattedra all'Istituto di Belle Arti di R-oma, si rinchiuse nel suo studio sul Gianicolo, dove morì il 5 ott. 1911.
Contrariamente alla consuetudine del tempo il B.. non si specializzò in nessuna categoria e, sebbene preferisse gli esterni e le scene a grandi effetti, il suo repertorio comprendeva tutti i generi richiesti dalle "dotazioni" dei teatri lirici e di prosa. Dei suoi bozzetti già conservati in raccolte private, oggi disperse (Donghi di Padova, Ricci di Bologna, de Angelis di Roma), resta una documentazione quasi esclusivamente fotografica convalidata da pochi esemplari esistenti presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe di Roma, e puntualizzata in modo convincente dalle recensioni dei cronisti del tempo.
L'arte, o forse il mestiere, del B. affonda le radici direttamente nel secolo e nell'ambiente in cui visse e di cui illustrò alcuni atteggiamenti inconfondibili. Dal padre aveva ricevuto, assieme a una educazione formale tardo-romantica agganciata ai clichés della verosimiglianza storica e del gusto del paesaggio naturale, una serietà professionale e una abilità tecnica in cui si riscattava l'unilateralità routinière dell'espressione stilistica. Cossa lo spinse verso le posizioni più precise e scoperte di un realismo che piglia leggi dal verismo ma che si colora, nella produzione del B., di uno slancio creativo forse piùentusiastico che rigoroso, ma genuino e vitale. Fu una tipica scenografia d'ambientazione, varia, movimentata e perfino divertita, che risolveva ogni problema sul piano pittorico, copiando dal vero quanto occorreva a definire un'epoca o un ambiente e aggiungendo di fantasia quanto serviva a "teatralizzarla" con effetti suggestivi e appariscenti. Dipinse circhi, anfiteatri, ville romane e obelischi, cattedrali gotiche e piazze cittadine, saloni rinascimentali e sotterranei senza epoca, con una puntualità documentaria un po, pesante; ma preferì gli esterni notturni, i paesaggi coperti di. neve, le vedute esotiche e i cimiteri di notte, che interpretava con una pittura romantica, dai colori trasparenti, con luci soffuse, indulgendo a volte a una tecnica inconsapevolmente impressionistica. Oppure si divertiva a sconvolgere il palcoscenico con effetti violenti di incendi e temporali, di bufere marine e rovine d'ogni sorta. Per Flick e Flock egli ideò un "sottomare" con pesci, coralli, conchiglie e rocce fasforescenti; per Un dramma in Africa un'amba selvaggia con cannoni schierati. e cumuli di morti. Per la Cleopatra di Cossa dipinse una villa contro un cielo stellato e cosparse il fondale turchino. di prismi di cristallo scintillanti al riflesso dei becchi a gas.
L'iconografia delle scene, rivista al lume della smaliziata scenotecnica modema, è indubbiamente invecchiata, corrotta dal, ricalco di una lunga routine, ma, ai suoi tempi, dovette sembrare nuova e ardìta, e in questa aderenza alle esigenze del suo teatro e dei suo pubblico, nel plauso universale di un mondo per noi superato, dobbiamo riconoscere il vero merito del Bazzani.
Interessante, per quanto secondaria, la sua attività di decoratore e di apparatore, anch'essa in certo senso legata alla sua esperienza di scenografo. Oltre a quelli per le celebrazioni di Cossa e di Voltaire, il B. eseguì apparati per veglioni, feste e cerimome Ufficiali fra cui feceroepoca quelli per l'inaugurazione dell'anno accadeniico della Società geografica (1882), loscoprimento della statua a Giordano Bruno (1889)e gli stands dei vini dell'Elba alla Fiera dei vini al Teatro Eldorado. Eseguì alcuni affreschi decorativi nel soffitto del Teatro Adriano di Roma, nel palazzo Venuti, nella sede del "Popolo di Roma" di via Due Macelli e in alcuni ritrovi pubblici della vecchia Roma.
Ideò un numero eccezionale di sipari e comodini tra cui furono molto lodati quelli eseguiti a Roma per il Teatro Manzoni di Roma (comodino, 1876), il Teatro Cossa (sipario, 1879), il Costanzi (boccadopera e telone, 1882), la filodrammatica romana a palazzo Grazioni (sipario, 1883), il Teatro Valle (sipario, 1888), il Politeama Sallustiano (sipario, 1891).Suoi furono inoltre i sipari per il Carlo Felice di Genova, il S. Carlo di Napoli, il Teatro Cimarosa di Caserta e il Teatro italiano di Tunisi.
Bibl.: A. Sterlini, A. B. scenografo, Ariccia 1923; A. Cametti, Il Teatro di Tordinona poi Apollo, Tivoli 1938, passim; G.Bazzani, Trionfi di uno scenografo romano, in Capitolium, XVI(1941), pp. 185-194; A. De Angelis, Scenografi ital. di ieri e di oggi, Roma 1938, pp. 36-40 (con bibl.); Enciclopedia d. Spettacolo, II, coll.90-92.