BERTA, beata
Badessa vallombrosana del monastero di S. Maria a Cavriglia, nacque con ogni probabilità all'inizio del secolo XII. Nessun elemento permette di precisare maggiormente la data di nascita, fissandola per esempio nel 1106, come hanno fatto alcuni senza minimamente fondare questa asserzione. Quanto alla famiglia, si sa che B. era figlia di un conte Lotario e quindi forse appartenente alla famiglia dei Cadolingi; uno dei figli del conte Ughizzone ha infatti nome Lotario e di lui si ha notizia fino al 1105.
La tradizione ha comunemente definito Lotario conte di Vernio e in base a questo ha considerato alternativamente B. come appartenente alla famiglia dei conti di Borgonovo e di Settimo - cioè dei Cadolingi -, cui il castello appartenne almeno sino alla fine del sec. XI; o dei conti Alberti, entrati in possesso della zona probabilmente già nel 1120; o addirittura dei Bardi, che subentrarono in quella proprietà solo nel sec. XIV. Diverse le ipotesi anche sul luogo di nascita di B.: ad esempio i sostenitori della sua appartenenza alla famiglia dei conti di Borgonovo e di Settimo la fanno nascere a Vernio, da dove assai presto si sarebbe trasferita a Firenze; coloro che la considerano della famiglia dei Bardi la dicono invece nata a Firenze, essendo questa famiglia fiorentina.
B. entrò dapprima nel monastero di S. Felicita a Firenze - secondo alcuni nel 1131, secondo altri nel 1134-35 -, che lasciò quando Gualdo, abate generale di Vallombrosa, decise di ripristinare la vita monastica secondo la regola vallombrosana nel monastero benedettino di S. Maria a Cavriglia, fondato nel sec. XI - nella seconda metà del secolo vi era stata badessa un'altra Berta, forse della stessa famiglia -, e poi probabilmente abbandonato, e la scelse, forse nel 1143, come badessa, evidentemente per la fama della sua vita e dei suoi costumi. La scelta di una monaca di S. Felicita da parte del generale vallombrosano fece a torto ritenere vallombrosano anche questo monastero. Il primo documento in cui B. è nominatacome badessa di Cavriglia è del 17 dic. 1145. La tradizione, fino a tempi recenti, non ricorda altri avvenimenti, ma solo la sua pietà e il suo zelo di badessa, in particolare nell'ultimo periodo della sua vita. Alla vigilia della sua morte, un sabato santo, avrebbe pronunciato un discorso sulla carità come fondamento della vita monastica, sull'esempio del fondatore dell'ordine, Giovanni Gualberto.
Incerta è la data della sua morte: tra le varie proposte al riguardo (cfr. de Colle, p. 23), più generalmente accettata è quella del 24 marzo 1163. Nell'autorevole necrologio di Coneo, contenuto nel ms. Laurenziano (pluteo XIX destro, 5; A. M. Bandini, Catalogus Cod. lat. Bibl. Med. Laur., IV, Florentiae 1777, col. 549), si indica un 6 aprile, senza precisazione dell'anno: se si dovesse tener ferma, la notizia della morte di B. nel giorno di Pasqua bisognerebbe spostare la data della morte addirittura al 1197. Recentemente - per primo il de Colle - in parte proprio sulla base di questa data, si è voluto identificare B. con una omonima badessa di S. Maria in Mantignano (o Montignano),cui si riferiscono numerosi documenti dal 1148 al 1190, conservati nell'Archivio di Stato di Firenze tra le carte del monastero di S. Apollonia.
Per la scarsezza dei mezzi di sostentamento la piccolissima comunità di Cavriglia dopo pochi anni avrebbe dovuto lasciare il proprio monastero, passando in quello nuovo di Mantignano, dove B. avrebbe ugualmente esercitato la carica di badessa. Proprio in questo periodo più vivace si era fatta la polemica - che durava ancora nel sec. XIII - da parte delle monache di Mantignano per sottrarsi all'obbedienza del vescovo di Firenze, dichiarandosi direttamente dipendenti dalla S. Sede; B., non condividendo la loro posizione, dopo aver tentato inutilmente di convincerle, avrebbe lasciato Mantignano, seguita da alcune monache fedeli, e sarebbe tornata a dare nuovo impulso al monastero di Cavriglia. Qui sarebbe morta il 6 aprile, giorno di Pasqua del 1197.Tale ricostruzione, un po' complicata e soprattutto non sufficientemente documentata, appare in contrasto con la notizia (risultante dagli atti scritti nel 1211 nella curia del vescovo di Fiesole, Ranieri, a favore di Giovanni, vescovo di Firenze, contro la badessa di Mantignano) che la badessa Berta bruciò i privilegi del monastero. La notizia sembra escludere un'opposizione della badessa alle rivendicazioni del suo monastero. Inoltre, in questi atti, si parla della morte di Berta, dei suoi funerali e dell'elezione della nuova badessa: particolari in contrasto con l'ipotesi dell'abbandono del monastero da parte di Berta (J. B. Mittarelli, Annales Camaldulenses, IV, Venetiis 1759, p. 179).
Pare che il corpo di B. sia stato sepolto sottol'altare maggiore della chiesa di Cavriglia; nei secoli successivi se ne persero le tracce, anche a causa dell'abbandono del monastero da parte delle monache, che si rifugiarono nel 1337 in quello dei SS. Vittore e Niccolò, nella diocesi di Volterra, poi nel 1477 in quello di S. Girolamo a San Gemignano; le monache di questo monastero sostenevano che il corpo di B. avesse seguito le monache nei loro spostamenti. Ma nel 1671 nella chiesa di Cavriglia vennero trovati dei resti, identificati con quelli della beata; successivamente molte volte ricomposti e sistemati, furono da allora sempre oggetto di culto da parte dei fedeli. Proclamata patrona del comune di Montaio e di quello di Cavriglia (1773), in suo onore venne costituita un'opera pia, divenuta poi Congregazione (1815: nel 1831 se ne istitui una per sacerdoti), che promosse e promuove tuttora la celebrazione della festa di B. la prima domenica di agosto, anniversario della traslazione.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. Laurenziana, pluteo XVIII, cod. 21: Hieronymi Radiolensis Opera, Liber quartus beatorum huius religionis (Vallisumbrosae) (cfr. A. M. Zimmermann, Kalendarium Benedictinum, I, Metten 1933, p. XXII; testo della Vita di B., in Acta Sanctorum Martii, III, Antverpiae 1668, p. 493); E. Loccatelli, Vita del glorioso padre s. Giovangualberto fondatore dell'Ordine di Vallombrosa…, Fiorenza 1583, pp. 216-217; G. S. Razzi, Vite de' santi e beati toscani, Fiorenza 1593, pp. 221-223; A. Wion, Lignum Vitae, II, Venetiis 1595, p. 116; F. Ferrari, Catalogus generalis sanctorum qui in Martyrologio Romano non sunt, Venetiis 1625, pp. 122 e 123; H. Menard, Martyrologium sanctorum Ordinis divi Benedicti, Parisiis 1629, p. 26; G. Bucelin, Menologium Benedictinum, Augustae Vindelicorum 1656, pp. 222-223; Acta Sanctorum Martii, III, Antverpiae 1668, pp. 492-494; A. Lubin, Abbatiarum Italiae brevis notitia, Romae 1693, p. 95; V. Simi, Catalogus sanctorum et plurium virorum illustrium qui veluti Mystici Flores effloruerunt in Valle Umbrosa, Romae 1693, pp. 67-69; G. Lami, Hodoeporicon, III, Deliciae eruditorum, XII, Florentiae 1743, pp. 1164 ss.; G. M. Brocchi, Vite de' Santi e Beati Fiorentini, II, 1, Firenze 1752, pp. 106-219; F. Soldani, Lettera decima sopra la fondazione de' monasteri di S. Lorenzo a Coltibuono e di S. Maria a Cavriglia.…, Firenze 1754, pp. 59 ss.; G. Richa, Not. istor. delle chiese fiorentine, II, Firenze 1755, pp. 233 s.; Delizie degli eruditi toscani, VIII, Firenze 1777, pp. 11 s.; E. Revetti, Diz. geogr. fis. stor. della Toscana, I, Firenze 1833, p. 638; R. Davidsohn, Forschungen zur älteren Geschichte von Florenz, Berlin 1896, pp. 85, 89; T. de Colle, Donna Berta e Beata Berta dell'Ordine delle Benedettine Vallombrosane, Firenze 1900, pp. 16 ss.; P. F. Kehr, Italia Pontificia, III, Berolini 1908, p. 101; F. Tarani, L'ordine vallombrosano. Note storico-cronologiche, Firenze 1920, pp. 156 s.; F. Bonnard, in Dict. d'Histoire et de Géogr. Ecclés., VIII,Paris 1935, coll. 945-946, sub voce; E. Lucchesi, S. Berta abbadessa benedettina vallombrosana…, Firenze s.d. (ma 1938), pp. 14-39; Encicl. Ital., VI, p. 782; Bibl. Sanctorum, III, coll. 90-91.