SETTESOLI (Settesogli, Sette Sogli, Septemsoliis de) Jacopa, beata
SETTESOLI (Settesogli, Sette Sogli, Septemsoliis de) Jacopa, beata. – Nacque forse prima del 1190 (dato che il primogenito Giovanni raggiunse la maggiore età fra il 1217 e il 1224), da famiglia ignota, verosimilmente a Roma.
L’ipotesi non documentata di una sua appartenenza alla famiglia romana dei Normanni è affermata in studi di ambito francescano a partire da un accenno confuso di Nicola Papini (1824, p. 158), così come si legge in studi locali di una sua parentela con il cardinale Stefano dei Normanni. Recepisce l’affermazione l’unico studio critico (Édouard d’Alençon, 1927), ma senza portare prove; le principali biografie novecentesche di Francesco d’Assisi tacciono.
È certo invece che entrò nella famiglia Frangipane, grazie al matrimonio (di data sconosciuta) con Graziano, del ramo romano del Settizonio o Settisolio (Circo Massimo), da cui il nome con cui viene indicata: dalla forma più corretta Settesogli o Sette Sogli (in latino, Jacoba de Septemsoliis) si passò a Settesoli, forma attestata in fonti volgari del Trecento (I fioretti – Considerazioni sulle stimmate, 2011, pp. 1260-1263) e nella storiografia novecentesca. Del rapporto fra Jacopa e i Frangipane parla, anche se non sempre – Lucas Wadding tace –, l’erudizione e l’agiografia sei-settecentesca. Il fatto che nel XII secolo Frangipane e Normanni si legassero per via matrimoniale ovviamente non prova nulla.
Il 18 maggio 1217 Jacopa era già vedova da alcuni anni (forse dal 1210-12) e tutrice dei due figli Giovanni e Graziano; in tale data rinunciò a qualunque debito o obbligazione contratta dal papa Onorio III con il marito Graziano per il castello di Ninfa, offrendo una somma ai nipoti del papa per una parte del mulino de Septem Soliis. Parecchi anni più tardi (26 aprile 1230) in veste di tutrice del nipote Angelo (figlio di Giacomo, probabile errore per Graziano) permutò insieme al figlio Giovanni con Pancrazio, preposto del monastero di S. Maria di Grottaferrata, un possedimento presso Marino (soggetto dagli inizi del XIII secolo al dominatus dei Frangipane; e di «Jacopa Frangipane» si conserva la matrice di un sigillo). Nel 1237 stipulò insieme al figlio Giovanni convenzioni con gli abitanti del castello.
La sua notorietà dipende, più che da queste notizie scarse benché significative, dalla sua amicizia con Francesco d’Assisi, tramandata dalle fonti francescane a partire dal 1246. Sconosciuta ai primi agiografi del santo (Tommaso da Celano nelle due redazioni del 1229 e del 1234-1239, Giuliano da Spira), Jacopa è menzionata ampiamente al capitolo 8 della Compilatio Assisiensis, databile con estrema probabilità al 1246, e da questa legenda Tommaso da Celano riprese non nel Memoriale in desiderio animae del 1247, ma nel Tractatus de miraculis (nn. 37-39), composto tra il 1247 e il 1250, con alcune omissioni e imprecisioni ma anche con qualche notizia in più rispetto alla Compilatio.
In queste legende Jacopa compare negli ultimi giorni di vita di Francesco, ma come una sua vecchia amicizia spesso frequentata a Roma. Domina delle più nobili e ricche della città, vedova e devota a Dio tanto da sembrare una seconda Maddalena, insieme al figlio e con numeroso seguito si recò alla Porziuncola, presso Assisi, per salutare Francesco morente verso la fine del settembre 1226. Il santo aveva fatto scrivere una lettera per informarla del suo stato, con la preghiera di mandare un panno non tinto per farne una tunica per la sepoltura; e anche il mortariolum, dolce che Jacopa gli aveva spesso preparato; gli Actus beati Francisci (1330 circa) danno il testo della lettera (Actus..., a cura di M. Bigaroni - G. Boccali, 1988, cap. XVIII, p. 248), che è di discussa autenticità. Prima che la lettera fosse inviata, Jacopa bussò alla porta portando con sé quanto chiesto da Francesco e in più incenso e gran quantità di cera per farne candele, come da sua ispirazione nella preghiera. Il frate portinaio chiese cosa fare, dato che alla Porziuncola non erano ammesse donne, il santo rispose che la norma non andava osservata per quella donna venuta da lontano per fede e devozione. Francesco assaggiò soltanto il dolce quoniam quotidie eius corpus ex infirmitate maxima deficiebat et morti appropinquabat («perché ogni giorno il suo corpo veniva meno per la grandissima infermità e si avvicinava alla morte»;“Compilatio Assisiensis” dagli scritti..., a cura di M. Bigaroni, 1992, p. 22). Da questo racconto si deduce che l’amicizia di Francesco con Jacopa era di vecchia data e che la nobildonna lo aveva ospitato nei suoi viaggi a Roma, ma nulla si sa di più quanto alle occasioni e alle date. Su questo capitolo della Compilatio si basano le legende e le cronache francescane successive, aggiungendo a volte particolari.
Il Tractatus de miraculis riporta che Francesco la chiamava frater Jacoba (n. 37, p. 287) e che alla Porziuncola andò cum filiis (n. 38, p. 287), aggiungendo un episodio commovente (n. 39, p. 287) di cui alcuni storici, compreso Édouard d’Alençon (1927, p. 39), dubitano: frate Elia le avrebbe mostrato il corpo morto di Francesco su cui lei avrebbe visto le stimmate. In conclusione del racconto Tommaso cita Giovanni Frigia Pennates (altra forma del nome Frangipane), con qualche confusione, poiché dice che era puer e che poi sarebbe diventato Romanorum proconsul et sacri palatii comes, attributo comune ai Frangipane (Vendittelli, 2006, pp. 212 s.); e scrive che Giovanni giurò come testimone oculare, probabilmente al processo di canonizzazione di Francesco, che si svolse prima del 19 luglio 1228 (bolla di canonizzazione di Gregorio IX Mira circa nos, in Bullarium franciscanum..., a cura di I.H. Sbaralea, 1759, I, XXV, pp. 42-44). Bonaventura da Bagnoregio racconta che Francesco donò a Jacopa un agnellino che la avrebbe accompagnata nella preghiera (Legenda maior..., in Analecta Franciscana..., 1926-1941, cap. VIII, 7, p. 595).
Dato che Jacopa nel 1237 era impegnata nel governo di Marino (cfr. supra), non si può credere alla tradizione degli agiografi e storici minoritici secondo la quale essa lasciò al figlio Giovanni la cura dei domini familiari e si ritirò ad Assisi, conducendo vita di penitente. Rimase probabilmente in contatto con i compagni di Francesco, ma l’unica testimonianza in tal senso è quella di una visita fatta a Egidio presso Perugia.
Incerta è la data della morte, che si può porre al 1239, seguendo Wadding (Annales minorum..., a cura di G.M. Fonseca, 1931, III, XIV, p. 29). Sicuro invece (lo menzionano anche gli Actus beati Francisci..., cit., cap. XVIII, p. 252) il luogo della sua sepoltura ad Assisi, dove si era ritirata negli ultimissimi anni: la basilica inferiore di San Francesco; fino al 1932 la tomba era dietro l’altare maggiore, a sinistra, dove ancora è visibile un affresco che la raffigura, restaurato da non molto.
Con la sistemazione della tomba di Francesco in occasione delle celebrazioni per il VII centenario della morte la tomba di Jacopa fu spostata all’incrocio delle due rampe che scendono al sepolcro del santo, attorno al quale furono poste le tombe dei quattro suoi compagni Rufino, Leone, Masseo e Angelo Tancredi; sulla nuova tomba fu spostata anche la lapide: «Hic requiescit Jacoba sancta nobilisque romana». A conferma di una certa persistente attenzione, da parte della tradizione e della devozione ma anche della critica artistica, a questa precoce seguace francescana, vanno poi ricordate le proposte di identificazione di Jacopa in una delle donne che sorreggono la barella con il corpo di Francesco nel riquadro sul pianto di Chiara del ciclo giottesco della basilica superiore di Assisi, nella figura femminile accanto a s. Elzeario nell’affresco di Simone Martini nella cappella di S. Martino (basilica inferiore, 1312-18), e infine in una figura femminile ai piedi di Francesco morto (santuario di Fontecolombo, Rieti, di autore ignoto del XVII secolo).
Beata, Jacopa è ricordata l’8 febbraio; ma non può affermarsi che fosse terziaria (Iacobilli, 1647), perché la presenza di un Terz’Ordine minoritico vero e proprio verrebbe così troppo anticipata e d’altronde nemmeno Wadding la definisce tale.
Fonti e Bibl.: Le Liber censuum de l’Eglise Romaine (1192-fine XIII sec.), a cura di P. Fabre - L. Duchesne, I, Paris 1910; Tommaso da Celano, Vita beati Francisci (Vita prima S. Francisci) (1229), in Analecta Franciscana, X, Legendae S. Francisci Assisiensis saeculis XIII et XIV conscriptae, Ad Claras Aquas-Florentiae 1926-1941, pp. 1-117; Id., Vita beati patris nostri Francisci (Vita brevior) (1234-1239), a cura di J. Dalarun, in Analecta Bollandiana, CXXXIII (2015), pp. 23-86; Giuliano da Spira, Vita S. Francisci (ca. 1235), in Analecta Franciscana, X, cit., pp. 333-374; “Compilatio Assisiensis” dagli scritti di fra Leone e Compagni su S. Francesco d’Assisi. Dal Ms. 1046 di Perugia (1246), a cura di M. Bigaroni, Assisi 1992, pp. 17-22; Tommaso da Celano, Memoriale in desiderio animae de gestis et verbis sanctissimi patris nostri Francisci (Vita secunda S. Francisci) (1247), in Analecta Franciscana, X, cit., pp. 127-268; Id., Tractatus de miraculis B. Francisci (ca. 1249), ibid., pp. 269-331; Bonaventura da Bagnoregio, Legenda maior S. Francisci (1263), ibid., pp. 555-652; Actus beati Francisci et sociorum eius (ca. 1330), ed. postuma di J. Cambell, a cura di M. Bigaroni - G. Boccali, Assisi 1988, pp. 248, 252; I fioretti. Considerazioni sulle stimmate (fine XIV sec.), in Fonti francescane, a cura di E. Caroli, Padova 2011, pp. 1131-1272; Bullarium franciscanum romanorum pontificum constitutiones, epistolas ac diplomata continens tribus ordinibus S.P.N. Francisci spectantia, a cura di I.H. Sbaralea, I, Rome 1759.
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