BEAULIEU-SUR-DORDOGNE
Località (dip. Corrèze) posta sulla riva destra della Dordogna, nota per l'abbazia di Saint-Pierre, fondata nel sec. 9° dall'arcivescovo di Bourges Raul, figlio di un conte del Quercy, in un sito chiamato Vellinus che assunse il nome di Bellus locus. L'affiliazione all'abbazia di Cluny, alla fine del sec. 11°, insieme all'incremento dei pellegrinaggi (si veneravano a B. le reliquie dei ss. Felicita, Primo e Feliciano), dovettero creare nella prima metà del sec. 12° una condizione favorevole per la costruzione di una chiesa di rilevanti dimensioni. L'abbazia fu gravemente danneggiata durante le guerre di religione; a partire dal 1663 i Benedettini della Congregazione di s. Mauro intrapresero la ricostruzione del chiostro e degli edifici monastici, distrutti poi durante la Rivoluzione francese.L'influenza di grandi complessi monastici come Saint-Martial di Limoges, Saint-Sauveur di Figeac o Sainte-Foy di Conques spiega la scelta di una pianta con un'abside a deambulatorio e tre cappelle radiali, un transetto sporgente provvisto di un'absidiola orientata su ciascun braccio e un corpo longitudinale a tre navate divise in quattro campate. Le tre campate occidentali appartengono a una seconda campagna di lavori iniziata alla fine del sec. 12° e condotta a termine, con la realizzazione della facciata occidentale, nel corso della prima metà del 13° secolo. L'alzato è a due piani, con grandi arcate e aperture a sesto ribassato, ricavate in corrispondenza del sottotetto delle navate laterali, che non hanno altra funzione se non quella di sostenere la spinta della volta a botte spezzata della navata principale. I pilastri compositi sono sormontati da nudi capitelli costituiti da un tronco di cono inserito in un tronco di piramide rovesciato. Finestre 'limosine' danno luce alle navate laterali e alla calotta absidale. Degni di attenzione sono i due architravi a frontone, scolpiti a piatto bassorilievo e decorati con motivi a palmetta e leoni. L'ampio capocroce è caratterizzato dal sobrio digradare delle masse in piani successivi, fino alla torre campanaria ottagona sorgente sulla campata di incrocio.L'edificio deve la sua celebrità soprattutto al portale meridionale. Nel timpano è rappresentata la seconda Parusía del Cristo, raffigurato troneggiante sulle nubi davanti alla croce sostenuta da due angeli e scortato da altri angeli che annunciano l'evento. Gli apostoli seduti ai lati del Cristo e quattro risorti annunciano l'imminenza del Giudizio universale; sette piccole figure umane curiosamente abbigliate potrebbero rappresentare gli ebrei e le diverse razze popolanti la terra.Sul doppio architrave sette bestie infernali raffigurano le forze del male vinte dal Cristo o il destino dei peccatori impenitenti. La composizione asimmetrica, senza registri ben definiti, segna una cesura rispetto alla chiarezza dei timpani della tradizione di Moissac; allo stesso modo, la preziosità, i movimenti danzanti, le ondulazioni delle figure di Moissac o di Souillac cedono qui il posto a una maggiore pesantezza e rigidità.Ai lati degli stipiti del portale sono scolpite le immagini di S. Pietro e S. Paolo, mentre nel trumeau si trovano figure allungate in forma di cariatidi; bassorilievi molto rovinati con la Tentazione di Cristo e Daniele nella fossa dei leoni decorano le pareti laterali dell'atrio, alle estremità delle quali si distaccano, a fatica leggibili, rilievi con il Cristo vittorioso, leoni incrociati, la Vergine e tre vizi, l'Avarizia, la Gola e la Lussuria, che verosimilmente non erano destinati a quella collocazione. Tutto lascia pensare che la decorazione sia stata realizzata verso il 1150, prima della costruzione dell'atrio, che fa parte della seconda campagna di lavori risalente alla fine del 12° secolo.Degli edifici monastici non rimane che la sala capitolare, per la quale le finestre gemine ad arco spezzato, i capitelli fasciati dalle foglie come da una guaina e le basi a unghie angolari indicano una datazione sul finire del 12° secolo.Nel tesoro è conservata una preziosa statua duecentesca della Vergine con il Bambino, in legno rivestito da lamine d'argento, con gioielli in filigrana, pietre dure antiche e cabochons. Alla stessa epoca appartengono due bracci-reliquiario e una cassettina in smalto di produzione limosina.
Bibl.: Fonti. - M. Deloche, Cartulaire de l'Abbaye de Beaulieu en Limousin (Collection des documents inédits de l'histoire de France , 9), Paris 1859; Abbatia Bellilocensis, in Gallia Christiana, II, Paris 1873, coll. 601-602; A. Vaslet, Abrégé de l'histoire de l'abbaye de Saint-Pierre de Beaulieu en Bas-Limousin (1727), a cura di J. B. Poulbrière, Bulletin de la Société scientifique, historique et archéologique de la Corrèze 6, 1884, pp. 59-178.Letteratura critica. - J. B. Poulbrière, L'Eglise Saint-Pierre de Beaulieu (diocèse de Tulle) et son portail sculpté, Limoges 1873; E. Lefèvre-Pontalis, A quelle école faut-il rattacher l'église de Beaulieu? (Corrèze), BMon 78, 1914, pp. 58-87; id., Beaulieu, CAF 84, 1921, pp. 366-394; R. Rey, La sculpture romane languedocienne, Toulouse 1936, p. 248ss.; M. Vidal, S. Maury, J. Porcher, Quercy roman (La nuit des temps, 10), La Pierre-qui-Vire 1959, pp. 292-320; J. Maury, M.M. Gauthier, J. Porcher, Limousin roman (La nuit des temps, 11), La Pierre-qui-Vire 1960, pp. 44-89; Y. Christe, Le portail de Beaulieu, étude stylistique et iconographique, BAParis 6, 1970, pp. 57-76; P.K. Klein, ''Et videbit eum omnis oculus et qui eum pupugerunt''. Zur Deutung des Tympanos von Beaulieu, in Florilegium in honorem Carl Nordenfalk octogenarii contextum, Stockholm 1987, pp. 123-144.A.M. Pecheur