Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nei secoli VII e VIII il panorama culturale e letterario della Gran Bretagna è dominato dalla figura di Beda il Venerabile; autore di opere riconducibili a vari rami del sapere (agiografia, esegesi, grammatica e poesia), Beda è famoso soprattutto per la Historia ecclesiastica gentis Anglorum, una delle più importanti opere di storiografia etnica dell’alto Medioevo.
Beda il Venerabile
Sete di conoscenza
Historia ecclesiastica gentis Anglorum, Libro IV, cap. II
Libro IV, cap. 2
E poiché, come abbiamo detto, sia l’uno che l’altro [Teodoro e Adriano] erano istruiti a fondo nelle lettere sia sacre sia profane, raccolta una schiera di discepoli, diffondevano ogni giorno fiumi di dottrina salutare per irrigare i loro cuori. Infatti insieme collo studio delle Sacre Scritture essi fornivano ai loro uditori nozioni di arte metrica, di astronomia, di computo ecclesiastico. Ne è prova il fatto cha ancor oggi sono in vita alcuni dei loro discepoli che conoscono la lingua greca e latina come la loro lingua madre.
Libro V, cap. 24
Io Beda, servo di Cristo e prete del monastero dei santi Pietro e Paolo, che si trova a Viuraemuda e in Gyrwum, ho raccontato con l’aiuto del Signore questi fatti della storia della chiesa della Britannia e soprattutto del popolo degli Angli, valendomi sia di opere degli antichi sia della tradizione dei nostri padri, sia delle mie conoscenze dirette. Io sono nato nel territorio di questo monastero, e all’età di sette anni la mia educazione è stata affidata dai miei parenti all’abate Benedetto e poi all’abate Ceolfrith; e da allora sono sempre vissuto in questo monastero, dove mi sono dedicato intensamente allo studio della Scrittura, e nell’osservanza della regola e il quotidiano esercizio del canto in chiesa ho avuto sempre caro o imparare o insegnare o scrivere.
Beda il Venerabile, Storia ecclesiastica degli Angli, a cura di G. Simonetti Abbolito, Milano, Tea, 1987
Nella Gran Bretagna dei secolo VII e VIII campeggia la figura di Beda il Venerabile. Formatosi nel monastero benedettino di Wearmouth (Northumbria), cui fu offerto come oblato a sette anni, intraprende i primi studi sotto la guida dell’abate Benedetto Biscop e di Ceolfrith, dai quali eredita la passione per i libri e il sapere antico (gran parte delle sue conoscenze deriva dai volumi delle biblioteche dei monasteri gemelli di Wearmouth-Jarrow, le più grandi della Gran Bretagna). Oltre al latino conosce anche un po’ di greco e di ebraico.
Beda trascorre la propria vita tra le mura di Jarrow, senza mai uscirne, dividendo il suo tempo tra lo studio, l’insegnamento e l’attività di scrittore (è lui stesso a scrivere che il suo unico interesse è semper aut discere aut docere aut scribere). Grazie a questo duro magistero consegue una formazione vastissima e articolata, che gli consente di realizzare una messe di opere che spaziano dalla prosa alla poesia, dall’esegesi alla storiografia, dall’ortografia all’omiletica, dalle scienze naturali alla cronologia, dalla pedagogia all’agiografia (il catalogo delle sue opere, allegato all’Historia ecclesiastica, è un documento prezioso, anche se incompleto e privo di ordine cronologico).
Le conoscenze di Beda sono di una vastità stupefacente, ma sarebbe un errore considerarlo uno speculativo o annoverarlo tra gli enciclopedisti come Isidoro di Siviglia, che è mosso invece dall’unica esigenza di estendere il campo del sapere tradizionale attraverso l’allestimento di compilazioni sistematiche; Beda non smette mai di riflettere sugli argomenti trattati e mette in atto in modo critico e personale il frutto delle sue letture, tutte legate alla tradizione dei Padri della Chiesa. Nei suoi scritti abbondano le citazioni da autori tardoantichi o cristiani, ma anche da autori classici, come Cicerone, Plinio il Giovane, Plinio il Vecchio, Virgilio, Lucrezio, Marziale, Persio, Ovidio, Orazio, Solino, Stazio, Terenzio, Vegezio, Claudiano. In ogni caso la volontà di riordinare in modo organico tutto lo scibile umano resta un tratto caratteristico e distintivo della personalità bediana, anche se indiscutibilmente il nucleo centrale della sua opera rimane quello teologico ed esegetico. Tale atteggiamento risente in modo impellente della tradizione culturale romana importata in Gran Bretagna dai missionari romani Teodoro di Tarso e Adriano di Nisida, trasmessa da Benedetto Biscop ai suoi discepoli.
Nell’impossibilità di fornire una rassegna completa della produzione bediana, si preferisce suddividere la sua opera per generi letterari.
L’opera agiografica più importante di Beda è il Martyrologium, il primo “martirologio storico” destinato a esercitare una profonda influenza su quelli posteriori (di Floro e di Usuardo); per ogni santo e martire commemorato dalla Chiesa cattolica è riportata una breve sinossi (114 paragrafi ispirati ad antiche vitae sanctorum e passiones), che ne racconta brevemente la vita e il martirio. Si ricordano inoltre una Vita sancti Felicis, una perduta Passio sancti Anastasii e una Vita sancti Cuthberti metrica, poema di 1500 esametri ispirato a una vita scritta da un anonimo monaco di Lindisfarne, seguito a distanza di qualche anno da una Vita Cuthberti in prosa, che con il suo ampio corredo di informazioni documentarie apre la strada all’agiografia storica.
Per i monaci copisti impegnati negli scriptoria del monastero Beda scrive il manuale pratico-didattico De orthographia, strutturato in forma di glossario alfabetico, il cui scopo è fornire indicazioni sugli aspetti più problematici dell’ortografia latina e della corretta trascrizione dei testi; basato sui trattati ortografici di Carisio, Donato, Servio, Vittorino, Prisciano, Cassiodoro, pseudo Capro, Agrecio ecc. è stato a sua volta fonte primaria del De orthographia di Alcuino di York, con cui è spesso associato (ne resta una singolare redazione mista, in cui al testo integro del De orthographia alcuiniano si alternano brani del manuale bediano). Il De arte metrica è un trattato sulla versificazione e la poesia quantitativa (ma con accenni anche alla poesia ritmica), supportato da citazioni tratte da poeti latini cristiani (invece dei poeti classici delle fonti), il manuale “standard” della metrica nei secoli dall’ VIII al XV. In appendice all’opera è posto il De schematibus et tropis, un’introduzione allo studio dei tropi e delle figure della retorica antica, supportato da esempi tratti dalle Sacre Scritture (il modello è Cassiodoro).
Dello studio delle scienze naturali si occupa il breve trattato De natura rerum (706 ca.), una piccola enciclopedia sui fenomeni naturali e la cosmologia, ispirato al De rerum natura di Isidoro di Siviglia e alla Naturalis historia di Plinio il Vecchio, trasmessa da centinaia di manoscritti.
Allo studio della cronologia e del computo si riconnettono tre opere: il breve De temporibus (703), che offre nozioni di cronologia (le fonti sono Isidoro, Plinio e il commento di Macrobio al Somnium Scipionis); il De temporum ratione (725), un trattato di computo ecclesiastico che ha goduto di grande fortuna (con oltre 250 testimoni); e la complementare Chronica maiora (725), basata sullo schema delle sei età del mondo creato da Agostino e ripreso da Isidoro, cui Beda aggiunge due ulteriori età. Dal punto di vista storico le tre opere hanno grande importanza perché hanno messo fine alla querelle sul computo pasquale e sancito la definitiva affermazione del computo dionisiano.
Nell’epoca in cui la teologia medievale è ancora e soprattutto esegesi, Beda è in primo luogo un esegeta, il più grande interprete delle Sacre Scritture della Chiesa d’Occidente dalla fine dell’età patristica. Nei suoi commentari e nell’interpretazione di pericopi scelte (spesso strutturati come vere e proprie catenae di estratti dai Padri) è passato in rassegna almeno un terzo dell’Antico Testamento (Genesi, Samuele, Re, Ezra, Neemia, Cantico dei Cantici, Tobia) e metà del Nuovo Testamento (Marco, Luca, Atti degli Apostoli, Epistole e Apocalisse). Ha lasciato inoltre due libri di Homiliae evangelii (730-735).
La Historia abbatum (716 ca.) è dedicata alle vicende degli abati di Wearmouth-Jarrow, in modo particolare Benedetto Biscop e Ceolfrith.
Ma l’opera più importante di Beda è certamente l’Historia ecclesiastica gentis Anglorum (731) in cinque libri, che partendo dall’arrivo di Giulio Cesare in Gran Bretagna ripercorre le tappe della diffusione del cristianesimo sull’isola fino al tempo dell’autore. La narrazione storica si svolge attorno a un nucleo aggregante definito: la nascita e l’organizzazione della Chiesa d’Inghilterra a partire dalla missione di Agostino di Canterbury nel 597, voluta da Gregorio Magno, fino all’arrivo di Teodoro di Tarso e Adriano di Nisida nel 668. In parallelo vengono ricostruiti i rapporti intercorrenti tra vescovi e abati e i centri politici dell’Eptarchia inglese (Northumbria, Mercia, Anglia, Kent, Essex, Wessex e Sussex). Grande interesse è riservato allo sviluppo delle scuole, dell’insegnamento e della vita letteraria con particolare riguardo nei confronti delle figure di Caedmon e Aldelmo, data la consapevolezza che l’unico collante della storia presente è la cultura latina di cui la Chiesa si fa portatrice. L’opera si chiude con il curriculum vitae e il catalogo delle opere di Beda.
L’opera è in sostanza una cronaca e attinge a molteplici fonti: Gilda, Orosio, Eusebio, Girolamo, Egesippo, Marcellino comes, Eutropio, ma grande pregnanza hanno i documenti d’archivio, che Beda si procura scrivendo direttamente alle chiese dove sono conservati (come Canterbury) e che con i loro dati rendono la sua narrazione scientifica e affidabile nel senso moderno del termine. Definita una delle più grandi opere di storiografia etnica dell’alto Medioevo, a fianco di quelle di Gregorio di Tours e Paolo Diacono, la Historia non è semplicemente la storia di un popolo, ma la vicenda della Chiesa inglese rivisitata nel più ampio contesto della storia del popolo inglese: essa è infatti descritta nella fase del suo primo sviluppo (caratterizzato da un forte influsso irlandese), poi nella fase della svolta dopo il Sinodo di Whitby (664), quando prevale la fazione romana e poi ancora nei contrasti che si accendono all’interno di questa. Non sono trascurati neppure i legami con Roma e la Santa Sede: nel libro II è contenuta la biografia dettagliata di papa Gregorio Magno con rassegna delle sue opere letterarie.
Uno degli aspetti meno studiati della figura di Beda è quello legato alla produzione poetica, che annovera opere come il Liber epigrammatum, il Liber hymnorum, e il De die iudicii, un poema esametrico in 163 versi.