SMETANA, Bedřik
Compositore, nato a Litomyšl (Boemia sud-orientale) il 2 marzo 1824, morto a Praga il 12 maggio 1884. Fu precoce nella sensibilità e nella pratica della musica. A 8 anni componeva musica: tra l'altro, alcune danze. La sua istruzione artistica non si svolse però in modo regolare. Quanto lo S. poté apprendere in fatto di tecnica componistica, derivò da una diretta assimilazione più che da insegnamenti scolastici. In fatto di tecnica strumentale egli trasse vantaggi dallo studio della scrittura lisztiana e dalla conoscenza ch'egli poté fare, a Weimar, dello stesso Liszt. Comunque, né I. Proksch, con le sue poche lezioni di composizione, né il Liszt dovettero entrare per molto nella preparazione tecnica del giovane. La fattura della Sonata per pianoforte, dallo S. composta subito dopo la conoscenza del Proksch, mostra infatti una somma di risorse componistiche la cui formazione non poteva essersi compiuta nel giro di poche lezioni. Ma nello S., come nel Musorgskij (per varî caratteri a lui vicino), l'autodidattismo era sorretto dalla sicura comprensione delle forze stilistiche studiate direttamente nelle musiche dei grandi maestri.
Sprovvisto di qualunque titolo, il giovane è già in grado d'insegnare: a Praga trova subito lavoro con l'appoggio di J. Kittl direttore di quel conservatorio, in casa Thun, quale maestro di musica. I moti rivoluzionarî del 1848 destano però in lui un attivo fervore che lo pone in cattiva luce presso i potentati. Lasciata la famiglia dei Thun, è indotto da F. Liszt ad aprire in Praga una scuola di musica. La sua presenza in Praga è però malvista dalle autorità, e dopo qualche anno egli è costretto a lasciare la patria, accettando un posto di direttore d'orchestra a Göteborg. Quivi rimane dal 1856 al 1861, svolgendo una intensa attività di compositore oltre che d'interprete. Tra l'altro, compone i tre primi poemi sinfonici Riccardo III, Il campo di Wallenstein, Hakon Jarl. Nel 1861, temperatisi i rigori asburgici, ritorna a Praga, dove unisce le sue forze a quelle dei patrioti per fondare un teatro nazionale cèco. Compone anzi per l'inaugurazione la sua prima opera: I Brandeburghesi in Boemia, ma a vederla in scena non giunse che nel 1866, tre anni, cioè, dopo il termine del lavoro. Intanto però si sviluppava in Praga un vivo movimento musicale, d'indole marcatamente cèca, che presto trovò manifestazioni importanti ad opera della società corale Hlahol, della società Umělecká Beseda e dello stesso teatro nazionale cèco (il provvisorio) cosicché l'opera dello S. poté - quantunque in ritardo - apparire su quelle scene e conquistare un grande successo di pubblico e di critica. Ben maggiore fu del resto l'entusiasmo sollevato dalla seconda opera: La sposa venduta, che tenne dietro alla prima pochi mesi dopo. La carriera del maestro continua da allora in poi consolidando, se non aumentando, le proprie conquiste teatrali (Dalibor [1868], Le due vedove [1874], Il bacio [1876], Il segreto [1878], Libussa [1881], ecc.) ed accrescendo le sinfoniche (il ciclo La mia patria, costituito da ben 6 poemi dedicati a luoghi particolarmente illustrati da vicende storiche cèche). Alla musica da camera intanto venivano, dalla stessa ispirazione etnica dello S., pagine non numerose (un trio, e quartetti), e alla corale molti lavori che ebbero ed hanno anche oggi larga diffusione tra le varie società fiorenti nei paesi cecoslovacchi.
Meno fortunate le vicende personali dello S., specialmente da quando l'artista fu attaccato dalla sordità, che dopo avergli fatto perdere (nel 1874) il posto di direttore d'orchestra al Teatro nazionale cèco (da lui occupato dal 1866), lo condusse alla disperazione ed alla demenza. Nelle pagine dal 1882 al 1884 si manifestano i segni - sempre più certi - della dolorosa fine.
Il nome dello S., uno dei maggiori del teatro musicale ottocentesco europeo, ha assunto - vivente ancora l'artista - il valore di massimo esponente dell'arte musicale cèca.
Valore ancora oggi riconosciuto, nonostante il pregio che si può attribuire all'opera di maestri come A. Dvořak, J. Förster, Z. Fibich, J. Suk, L. Janáček, ecc. Soltanto nello Janáček è infatti possibile rintracciare un'impronta etnica forte come quella che distingue le più significative composizioni dello S. e tra le altre La sposa venduta e il ciclo La mia patria. Ma queste composizioni hanno avuto un'importanza difficilmente avvicinabile per il fatto che in loro virtù la musica cèca è entrata con saldezza di caratteri proprî nel quadro della vita mondiale. Emersione, questa, che tanto più chiaramente documenta il valore estetico-storico dello S., quanto grandi erano, ad avanzato Ottocento, le forze artistiche dei varî popoli di antica tradizione musicale. La vittoria di S. significava così la creazione d'una vera e propria scuola nazionale. Nella Sposa venduta questa scuola ha avuto la sua prima e insieme decisiva affermazione. Pochi sono nella celebre partitura i segni di quell'eclettismo che molti attribuiscono allo S. Il carattere slavo, in tutti i casi, non vi si affievolisce neppure in una battuta, impregnando di sé, con rude e spesso rustica saporosità, non solo i temi e le melodie, ma l'intero discorso vocale-sinfonico. L'effetto di questa musica (la quale precede di non pochi anni quella del Boris di Musorgskij) è tanto immediato quanto durevole. Un'intera folla si muove davanti a noi, nei canti e nelle danze, esprimendo le sue ingenue gioie, le sue ingenue delusioni. E il quadro ha un movimento, una vasta policromia, una chiarità che possono far pensare a un Mozart quanto a un Musorgskij: al primo specialmente per i valori struttivi, al secondo per le sostanze prime dei cori, delle danze, delle melodie. Caratteri identici si riscontrano anche in gran parte di altre opere, p. es., in quasi tutta la partitura del Bacio, e della musica sinfonica: per es., in tutto il 2° poema del ciclo nazionale (Vltava). Le ultime opere però aprono il passo a interpreti eterogenei - specialmente a Wagner (lo S. fu, come critico, fervente wagneriano) - i quali spiegano l'inferiorità di esse opere in confronto alla Sposa venduta, e anche influssi eterogenei entrano talvolta negli stessi poemi sinfonici (p. es., in Blaník); influssi, più che wagneriani, derivati dal canto popolare nordico. Ma qui la loro frequenza è minore, e minore il danno. La figura dello S. non ne esce, comunque, diminuita, ma, se mai, più complessa, e anche così tipica d'un ambiente nazionale non isolato ma - qual'è il cèco - vivente in feconda osmosi con gli altri dell'Europa slava e germanica.
Composizioni teatrali: Branibory v Čechách (I Brandeburghesi in Boemia, Praga, Teatro nazionale cèco, 5 gennaio 1866); Prodaná nevĕsta (La sposa venduta, id., 30 maggio 1866; prima rappresentazione italiana a Milano, Teatro Lirico, 9 ottobre 1905); Dalibor (Praga, Teatro cèco, 16 maggio 1868); Dvĕ vdovy (Le due vedove, ivi, 28 marzo 1874); Hubička (Il bacio, ivi, 24 ottobre 1876); Tajemství (Il segreto, ivi, 18 settembre 1878), Libuše (ivi, 11 giugno 1881); Čertova stĕna (Il muro del Diavolo, ivi, 15 ottobre 1882).
Composizioni orchestrali: i poemi sinfonici Il campo di Wallenstein, Riccardo III; Hakon Jarl; e il ciclo Má vlast (La mia patria, comprendente i 6 poemi sinfonici: Vyšehrad, Vltava, Šárka, Z českých luhê a hájê [Dai boschi e dai prati di Boemia], Tábor, Blaník); Il carnevale di Praga. La sinfonia trionfale (1853); una Marcia festiva per il III centenario di W. Shakespeare.
Composizioni da camera: un Trio in sol minore per violino, violoncello e pianoforte (1855); due quartetti per archi, il primo (Z mého života [Dalla mia vita]) in mi minore, del 1876, il secondo, in do minore, del 1882.
Composizioni per pianoforte: Sei pezzi caratteristici (2 fascicoli, 1848); Pagine d'album (1851); Tre polke (1855); Tre polke poetiche (id.); Schizzi (2 fascicoli, 1858); Ricordi di Boemia (1861); altri due fascicoli di Polke; uno studio da concerto (1862); Sogni (1875); altri sei Pezzi caratteristici e dieci Danze cèche (1878).
Composizioni vocali (solistiche o corali): Odrodilec (Il rinnegato, duetto a voci maschili, 1863); Tři jezdci (I tre cavalieri, per coro di uomini, 1863); Rolnická (Il contadino, id. 1868); Canto cèco (per coro misto e orchestra, 1868); Píseň na moři (Il canto del Mare, per coro d'uomini); Tre cori a voci femminili (1878); Veno (La dote) e Modlitba (Preghiera), ambedue per coro d'uomini, 1880; Naše píseň (Il nostro canto, 1883); Večerní písně (I canti della sera, ciclo di liriche, 1879). Queste le composizioni più note, cui vanno aggiunte numerose pagine d'ogni genere, Studî, Improvvisi, Trascrizioni, ecc. È in corso l'edizione nazionale cèca delle opere complete, a cura di Z. Nejedly̆.
Bibl.: K. Teige, Skladby Smetanovi, Praga 1893 (catalogo commentato delle composizioni); O. Hostinský, B. S. a jeho boj o moderní českou hudbu, (B. S. e la musica cèca moderna), ivi 1901; E. Krásnohorská, B. S., ivi 1885; E. Chvála, Čtvrtstoletì české hudby (Un quarto di secolo di musica cèca), ivi 1888; V. V. Zelený, O Bedřichu Smetanovi, ivi 1894; Z. Nejedlý, B. S., ivi 1922 (trad. ital., Bologna 1925; inglese, Londra 1924); W. Ritter, S., in Maîtres de la musique, Parigi 1907; J. Tierrot, S., in Les grands musiciens, ivi 1926; B. Wellek, S.s Leben und Werken, Praga 1895; F. V. Krejči, B. S., 1900; E. Rychnowsky, B. S., Stoccarda 1924; J. Bistron, B. S., Vienna 1924; Vl. Helfert, S. ovské Kapitoly, Praga 1917; K. Hoffmaister, B. S., ivi 1914; O. Zich, S.ova "Hubička", ivi 1912.