BEGARELLI
. Antonio, scultore, nato a Modena quasi sicuramente nel 1499 e ivi morto nel 1565. A soli 25 anni, nel 1524, egli compiva il gruppo, con otto statue, della Pietà di S. Agostino di Modena, considerato dai contemporanei come una delle sue opere più significative. In breve volger di anni varie chiese e comunità di Modena richiesero di opere l'artista, perché la fama sua crebbe rapidissima. Di poco posteriore alla Pietà in S. Agostino è la tomba di Galeazzo Boschetti (morto nel 1524) in San Cesario presso Modena, semplicissima di forma. Nell'aprile del 1527 era compiuto il gruppo del Presepio (13 figure) del duomo di Modena; opera malauguratamente ricoperta di un bianco strato gessoso così che non rivela tutta l'aggraziata finitezza che le aveva conferito l'artista. La morbidezza di modellato di quella Vergine si ritrova anche nella Madonna della Galleria Estense di Modena, e nell'altra col Figlio e San Giovannino, del Museo civico della stessa città, l'antica Madonna di piazza, già sulla facciata del palazzo pubblico; opera che per unità di composizione, larghezza di fattura, sapore correggesco, può considerarsi, col gruppo della Deposizione in S. Francesco, l'espressione più alta dell'arte del B. Del 1529 era il sepolcro Belleardi in S. Francesco di Modena, simile nella forma a quello Boschetti, e interamente scomposto nel 1807 (il busto del Belleardi è alla galleria Estense, e alcune teste di angeli al Museo civico). Nel 1531 il B. eseguì una celebratissima statua di S. Maria Maddalena per la chiesa del Carmine, esistente ancora nella seconda metà del'600 e ora scomparsa; e, nell'agosto dello stesso anno, il già detto gruppo con tredici figure della Deposizione. Quest'opera dimostra un'arte che crea con spontanea naturalezza, con sincerità d'ispirazione, con vibrante accento di vita. Del 1532-1533 sono le quattro statue del dormitorio di San Pietro, la Madonna con il Figlio e i santi Giustina, Pietro e Benedetto, inferiori alle precedenti. Per la chiesa di S. Salvadore erano i gruppi della Madonna, della Pietà e del Battesimo di Cristo, ora alla galleria Estense: freschissime di grazia tutte, e particolarmente l'ultima.
La fama dell'artista intanto si era diffusa fuori della sua città natale, ed egli veniva richiesto di lavori da Ferrara, Parma e Mantova. Nel 1536 il B. era a Ferrara, ove modellava un Ercole (disperso) per gli Estensi; circa il 1540 compieva le statue per San Giovanni Evangelista di Pamia, la Madonna col Figlio e S. Giovannino e i Santi Felicita, Vitale, Benedetto e Giovanni Evangelista. L'armoniosa composizione del gruppo di Maria, la sorridente grazia della Santa Felicita, tradotte da un'arte libera di ricordi, tutta freschezza e slancio, fanno preludere alla libertà dell'arte seicentesca. Il gruppo della Lamentazione in S. Pietro di Modena (1546), pur nella racchiusa composizione piramidale, lascia più freddi: tipi ed espressioni sono già conosciuti per la diretta discendenza da Alfonso Lombardi. Varî lavori il B. eseguì fra il 1545-55 per i monaci Benedettini di S. Pietro. Del medesimo periodo, e partecipi degli stessi caratteri delle opere di Parma, sono i gruppi di Berlino (Crocifisso e Angeli del Kaiser-Friedrich Museum), e di Modena (Madonna e Santi, collezione privata). Secondo il Vedriani, insieme col nipote Ludovico, il B. fu chiamato ad Aversa (Napoli) nel 1548, per eseguire tredici statue, ora disperse. Nel 1553 gli fu allogato il gruppo d'altare in S. Pietro di Modena, rappresentante in alto, in una gloria di angeli e di cherubini, la Madonna col Figlio benedicente, in basso, quattro statue di santi, eseguite dal nipote Ludovico dopo il 1555. Nel 1558, nel 1561 e 1563 il B. lavorava di nuovo a Parma. per il monastero di S. Giovanni; ma di questi lavori non si ha più notizia. Solo gli è attribuita una testa di monaco benedettino dell'Accademia di belle arti di Parma. Nel 1559 era a Mantova, per eseguire 32 statue per il monastero di S. Benedetto in Polirone; alcune racchiuse in nicchie lungo le navi della chiesa, altre ora nell'atrio e nella facciata. Declamatorie e vuote nei gesti, mostrano una certa stanchezza nell'artista, che, del resto, si valse della larga collaborazione di aiuti, in particolar modo di quella di Ludovico. Non datati, ma certamente di periodo tardo, e forse vicini alle statue di Mantova, sono i busti del Sigonio e del Castelvetro, il primo nella sacrestia di S Agostino di Modena, il secondo di proprietà privata.
L'origine e la formazione dell'arte begarelliana furono misconosciute da tutti i biografi dell'artista, concordi nelle lodi e nell'ammirazione incondizionata per lui, che fecero di A. un allievo e un seguace di Guido Mazzoni; erroneamente, perché molto diversa appare l'arte del secondo, troppo naturalistica di fronte a quella idealmente composta del primo. Certamente il B. risentì l'influenza di Alfonso Lombardi: alcune forme begarelliane hanno infatti diretto riscontro con quelle del Lombardi in San Domenico di Bologna. Ma, con questo, non si spiega l'arte del B., fatta di serenità e di sincentà: arte che nemmeno può essere avvicinata a quella, tutta di forme raffaellesche, d'Innocenzo da Imola o di Marcantonio Raimondi, che pur furono confrontati al B. Attraverso le forme raffaellesche, evidenti particolarmente nelle belle Madonne, e in tutte le aggraziate figure muliebri, il B. accolse infatti qualcosa dell'arte correggesca con spirito spontaneo e semplice, unendo i varî elementi in un insieme piacevolmente armonioso.
Ludovico, nipote di Antonio, nato a Modena verso il 1530, si formò sulle opere dello zio, che, come si è detto, accompagnò ad Aversa nel 1548. Nel 1559 era ancora con lui a Mantova, collaborando ai lavori per il monastero di S. Benedetto (a lui si assegnano le statue dei Ss. Antonio e Cristoforo, e quasi tutte quelle dell'atrio). Negli anni seguenti era a Modena, ove finiva il gruppo di S. Pietro, cominciato da Antonio nel 1553. Nel 1574 sorvegliava la fabbrica dei confratelli di S. Giovanni Battista; nel 1576 era confermato allo stesso ufficio; nel 1577 moriva a Modena L'unico suo lavoro sicuro si limita ai quattro santi, nobilmente espressivi, dell'altare di S. Pietro, forse eseguiti su modelli dello zio.
Bibl.: Vedriani, Raccolta pei pittori ecc. modenesi, 1662, pp. 41-52; Valdrighi, Antonio Begarelli, Modena 1823-24; G. Franciosi, Dell'anima, ecc., di A. B., Modena 1879; G. Bariola, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente); M. Marangoni, Il presepio del Begarelli nel duomo di Modena, in Dedalo, VI (1925-26), pp. 457-75.