Beiqing chengshi
(Taiwan 1989, Città dolente, colore, 158m); regia: Hou Hsiao-hsien; produzione: Chiu Fu-sheng per 3-H/Era International; sceneggiatura: Chu Tien-wen, Wu Nienjen; fotografia: Chen Hwai-en; montaggio: Liau Ching-sung; scenografia: Liu Chih-hwa, Lin Tsun-wen; costumi: Chu Jin-wen; musica: Naoki Tachikawa.
Taiwan, agosto 1945: mentre la radio annuncia la resa del Giappone, Wen-heung, primogenito del vecchio Lin Ah-lu, ha un figlio dall'amante. Per l'inaugurazione di un locale si riunisce la famiglia Lin. Mancano gli altri figli: Wen-sun, medico disperso in guerra, Wen-leung, a Shangai con i giapponesi, e il fotografo sordomuto Wen-ching, che vive in un villaggio poco distante. Mentre insorgono tensioni tra la popolazione e il nuovo governo nazionalista, si dipanano le vicende individuali dei membri della famiglia. Wen-leung torna a casa, ma il trauma della prigionia ha lasciato il segno; uscito dall'ospedale psichiatrico, si lega sempre più alla malavita cinese. Wen-ching, innamorato di Hinomi, sorella del maestro Hinoe, accoglie un gruppo di amici intellettuali di ritorno dalla Cina continentale, dove è in corso una guerra civile tra nazionalisti e comunisti. Tutti sono molto critici verso il governatore di Taiwan che si sta comportando come un occupante straniero. Wen-heung, che ha rilevato la compagnia marittima del padre, si scontra con il fratello Wen-leung che lo sta coinvolgendo in traffici illegali. Mentre hanno luogo i primi incidenti di piazza, i due sono arrestati per collaborazionismo. Una volta libero, Weng-heung chiede ai mafiosi cinesi di intercedere per il fratello, che esce di prigione alla vigilia del capodanno reso incapace di intendere dai pestaggi subiti. I disordini si intensificano, Wen-ching e Hinoe si recano a Taipei dove il maestro viene arrestato. A seguito delle sommosse anticinesi e della repressione del governo si moltiplicano i morti. Anche Wen-ching, accusato di amicizia con i dissidenti, subisce l'arresto; alcuni amici sono fucilati. Wen-heung, sempre più isolato, comincia a bere e a giocare. Infine, coinvolto in una rissa con i gangster, viene ucciso. Wen-ching si sposa con Hinomi e riprende la sua attività di fotografo. Nasce un figlio. Arriva la notizia che Hinoe è morto in uno scontro con l'esercito; poi Wen-ching viene di nuovo arrestato. Il patriarca Lin, ormai quasi solo, mangia nella vecchia sala da pranzo. 1949: il governo nazionalista cinese, sconfitto, si ritira a Taiwan.
Nel 1989, alla Mostra del Cinema di Venezia, la giuria assegnò il Leone d'oro al film di Hou Hsiao-hsien Beiqing chengshi. Era la prima, grande affermazione internazionale del 'nuovo cinema taiwanese' e la consacrazione del lavoro di un autore che, dal 1980, aveva già realizzato diversi film. Problemi insorti tra produzione e distributori internazionali ritardarono l'apparizione del film sugli schermi occidentali. In Italia Beiqing chengshi sarebbe stato distribuito, con difficoltà, solo nel 1994.
Negli anni Settanta, a Taiwan, le strette maglie della censura, la ricerca dell'evasione, l'influsso dei modelli occidentali avevano rallentato lo sviluppo di un cinema 'di territorio', dotato di uno sguardo critico sulla Storia. A partire dai primi anni Ottanta registi come Hou Hsiao-hsien e Edward Yang hanno contribuito a riportare sugli schermi la società e le vicende storiche attraverso una nuova forma di realismo. L'abolizione, nel 1987, della legge marziale in vigore dal 1948 consentì a Hou Hsiao-hsien di affrontare alcune pagine oscure della storia taiwanese, in particolare la repressione violenta operata nel 1947 dal governo nazionalista del Kuomintang contro la popolazione locale. Beiqing chengshi doveva originariamente durare otto ore e raccontare, attraverso epoche distinte, tre diverse generazioni della famiglia Lin. Il regista tornerà sulla storia del suo paese in altri due film che, insieme a Beiqing chengshi, sono considerati parte di un'ideale trilogia: Xi meng rensheng (Il maestro di marionette, 1993) e, due anni più tardi, Hao nan hao nü (Good Men, Good Women).
Hou Hsiao-hsien affronta la Storia attraverso gli inevitabili riflessi che questa produce sugli uomini e, in particolare, su un nucleo familiare. La macchina da presa partecipa del privato dei suoi personaggi senza violarne lo spazio: rituali quotidiani e avvenimenti drammatici sono registrati a distanza, l'inquadratura è quasi sempre fissa, in campo medio o lungo, e si lavora sulla profondità di campo. La rappresentazione del tempo che scorre diventa, in questa visione, il segno di un'autentica poetica. Il piano-sequenza è lo strumento privilegiato per incanalare in un flusso ininterrotto presente e passato, sottotrame, eventi che si svolgono a grande distanza spaziale. È un uso della memoria fatto di ellissi, frammenti apparentemente enigmatici, flashback non annunciati, punti di vista che si spostano di continuo. Eppure, se ci si dispone ad 'ascoltare' questo ritmo così estraneo alle convenzioni del cinema corrente, tutto trova una sua perfetta collocazione.
Le notizie sul passaggio dall'occupazione giapponese al governo dei nazionalisti sono costantemente decentrate, affidate al fuori campo, sovrapposte, nella colonna sonora, ai rumori d'ambiente e ai dialoghi dei protagonisti. Beiqing chengshi è anche il primo film taiwanese girato in presa diretta; nella versione originale, appiattita dal doppiaggio italiano, si incrociano mandarino, cantonese, taiwanese, lingua di Shangai in una sintesi che rimanda alla frantumazione dell'identità cinese. Il tessuto narrativo, attento ad evitare ogni tentazione melodrammatica, fa lentamente affiorare, in un quadro ricco di personaggi, un protagonista, il fotografo sordomuto Wen-ching, a cui Hou Hsiao-hsien riserva i pochi piani stretti del film. La progressiva scomparsa del sorriso dal suo volto testimonia la perdita dell'innocenza, la cognizione del dolore, l'insorgere di una tormentata coscienza politica. Ma Wen-ching è anche un meticoloso fotografo, ovvero colui cui è deputata l'opera di preservazione della memoria individuale e collet-tiva; coerentemente con le istanze dell'autore, Wen-ching non fotografa i pur drammatici avvenimenti che stanno sconvolgendo Taiwan, né la sua famiglia d'origine. In uno dei momenti più emozionanti del film, appena un attimo prima di scomparire nel corso delle epurazioni, l'uomo sceglie di ritrarre con l'autoscatto se stesso e la sua nuova famiglia. La prima necessità di un artista è quella di fermare il tempo e dunque di prolungarlo, affidando alla fotografia (e al cinema) la responsabilità di raccontare quello che il procedere della Storia contribuisce costantemente a trasformare, a di-sperdere, a dissolvere.
Interpreti e personaggi: Leung Chin-wai [Tony Leung] (Lin Wen-ching), Hsin Shu-fen (Hinomi), Chen Sown-yung (Lin Wen-heung, il primo fratello), Kao Jai (Lin Wen-leung, il terzo fratello), Li Tien-lu (Lin Ah-lu, il padre), Wu Yi-fang (Hinoe), Nakamura Ikuyo (Shisuko), Kenny Cheung (Ah-ga), Chen Shu-fang (Mio, la moglie del primo fratello), Ke Su-yun (moglie del secondo fratello), Lin Yang (signor Ko), H.T. Jan (signor Lin), Chen Yu-rung (Ah-tsun), Huang Tsie-ru (Ah-shue), Lin Juh (Kim-wu).
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