BEIRA
Regione storica del Portogallo centrale, i cui limiti territoriali hanno subìto nel tempo numerose variazioni. Con la prima suddivisione del Portogallo in regioni amministrative (concelhos), operata nel 1290 con un codicillo del testamento del re Dionigi, i concelhos della B. vennero a dipendere dalla città di Guarda e quelli della zona litoranea dell'Entre-Douro-e-Mondego dalla città di Coimbra. Nei documenti del sec. 13° il termine B. ricorre con diverse grafie, quali per es., oltre all'attuale, Beyra, Beria, Beeira. Con il sec. 14° il termine B. si consolidò, senza peraltro arrivare a indicare l'insieme del territorio che avrebbe più tardi compreso (ma va detto che permangono notevoli divergenze di opinione tra gli studiosi circa gli esatti limiti territoriali assunti dalla B. nel Medioevo).
Estesa a N fino alla Barrinha de Esmoriz e a S fino alla foce del fiume Lis, dopo aver subìto la dominazione romana, dal principio del sec. 5° la B. Litoral vide succedersi le invasioni barbariche. Nel 429, mentre gli Alani e i Vandali vi transitarono senza insediarvisi, nel corso dello spostamento verso il Nordafrica, gli Svevi vi si stanziarono stabilmente dando origine sul versante atlantico della penisola iberica a un regno comprendente la Galizia e la parte settentrionale della Lusitania. Nel 585 esso venne incorporato nel regno visigoto e dal punto di vista storico-artistico soltanto quest'ultimo periodo ha lasciato testimonianze significative. Già installatisi nel Sud della Gallia nel corso del sec. 5° come popolo federato e apparentemente subordinato ai Romani, avendo in seguito rotto, nel 474, il foedus che li legava all'impero per costituire nell'anno successivo un regno indipendente con Tolosa come capitale, i Visigoti, dopo la battaglia di Voullié e l'invasione della penisola iberica, fissarono la loro capitale a Toledo. Durante il sec. 6° esercitarono un'egemonia politica che, estinguendo il regno svevo ed espellendo i Bizantini, portò a una sia pur breve unificazione politica dell'intera penisola.Le testimonianze dell'arte visigota, o meglio dell' 'arte ispanica di epoca visigota', relativamente abbondanti in genere in tutto il territorio che corrisponde attualmente al Portogallo, per quanto riguarda in particolare la B. Litoral, sono frammentarie e lacunose, creando di conseguenza problemi di datazione. Il monastero di Lorvão (Penacova), fondato nel sec. 6°, conserva di questo periodo una lastra di marmo nero inserita nella torre, decorata con un elemento vegetale ondulante con grappoli d'uva e viticci. Un frammento analogo e stilisticamente vicino, proveniente da Eira Pedrinha (Condeixa), si conserva a Coimbra (Mus. Nac. de Machado de Castro). Nella parrocchiale di Abiul, pertinente al concelho di Pombal, due grandi conci decorati con rosoni, croci e grappoli d'uva fungono da architravi delle porte laterali. Si può dire che nei frammenti di sculture ornamentali della regione di Coimbra il tema a fogliami di vite con grappoli o foglie e viticci è così dominante da consentire l'individuazione di una scuola ben precisa. Un'altra testimonianza frammentaria è un capitello corinzieggiante proveniente da Miranda do Corvo, con foglie di acanto stilizzate e il calathos coperto da scanalature verticali. Il castello di Soure, attualmente pressoché in rovina, conserva una bifora ad arco oltrepassato (di difficile datazione a causa dell'influenza mozarabica), decorata con due rami di vite con grappoli d'uva e viticci, e una cornice con due nastri e alcune perle.Nel 711 i musulmani, provenienti dal Nordafrica, conquistarono quasi in toto la penisola iberica, conservando la B. Litoral sino all'879, data della prima riconquista cristiana di Coimbra da parte di Alfonso III re di León; nel 987 la ripresero, con al-Mansūr, e fu solo nel 1064 che le armate di Ferdinando I ne rientrarono definitivamente in possesso, dopo aver conquistato il castello di Montemor-o-Velho, che assicurò la difesa e la protezione della regione permettendone il ripopolamento.Le testimonianze dell'arte islamica non sono abbondanti nella B. Litoral; dal castello di Montemor-o-Velho provengono due rilievi frammentari in stucco, con foglie a forma di ventaglio, pigne stilizzate e motivi vegetali con anelli, e una colonna con capitello corinzieggiante in marmo bianco, lavorato in forme estremamente stilizzate (Coimbra, Mus. Nac. de Machado de Castro). I loro caratteri stilistici permettono con buona probabilità di inquadrare entrambi i pezzi nel periodo dei Reinos de Taifas (prima metà del sec. 11°).L'architettura militare araba, ben attestata in Portogallo, ha lasciato la sua impronta anche nella B. Litoral. Nella cinta della città di Coimbra doveva appartenere al sec. 11° la porta da Traição ('del tradimento'), oggi scomparsa ma nota attraverso disegni, che presentava archi oltrepassati; parti di epoca araba sussistono nei castelli di Montemor-o-Velho, Soure e Pombal. Si ha inoltre notizia della venuta da Córdova, nel sec. 10°, del maestro Zacarias, che, chiamato dall'abate a realizzare opere non meglio note nel monastero di Lorvão, lavorò in seguito per il concelho di Coimbra alla costruzione di ponti, di cui però non resta traccia.A partire dalla definitiva riconquista del 1064, Coimbra diventò il principale centro dell'attività politica e amministrativa del futuro Portogallo. Del governo del mozarabo Sesnando, promotore del ripopolamento e della fioritura economica della regione, si conservano ben poche testimonianze di rilievo: sembrano di quest'epoca una porta ad arco oltrepassato nel monastero di Lorvão, oltre al già citato castello di Soure.Nel primo terzo del sec. 12° si attesta a Coimbra e nella B. Litoral il Romanico venuto dal Nord, ben presto estesosi a tutto il territorio del Piccolo Condado Portucalense, fondato alla fine del sec. 11° e limitato dai fiumi Minho e Mondego. Il Romanico peculiare di questa regione è ben rappresentato dalle arcate, colonne e capitelli del chiostro della chiesa di São João de Almedina a Coimbra, ricostruito nel Mus. Nac. de Machado de Castro. Si tratta di un'opera risalente ai primi decenni del sec. 12°: le arcate sono a tutto sesto e poggiano su colonnine; i motivi fitomorfi dei capitelli sono assai schematizzati e in alcuni casi rivelano influenze mozarabiche; le basi di alcune delle colonnine hanno inoltre scozie di gusto arabeggiante. I capitelli della distrutta chiesa di São Pedro (costruita all'inizio del sec. 12° nella parte alta della stessa città), oggi al Mus. Nac. de Machado de Castro, riccamente decorati con intrecci vegetali, quadrupedi o uccelli affrontati, segnano una decisa evoluzione rispetto ai capitelli fitomorfi, di gusto più tradizionale, di São João de Almedina.Nella regione di Coimbra testimonianze dell'architettura romanica sono le absidi della chiesa di Santa Maria da Alcáçova, la cappella del castello di Montemor-o-Velho, la chiesa del monastero di São Paulo de Frades e la cappella di São Pedro da Várzea (Soure); tra le sculture della stessa epoca sono da ricordare la lunetta della chiesa parrocchiale di Sepins (Cantanhede) - con la raffigurazione di un Pantocratore assiso in trono sotto un arco retto da due colonnine e fiancheggiato da un'aquila e da un angelo, recanti rispettivamente un cartiglio e un codice aperto - e inoltre un capitello erratico con figure umane proveniente da Montemor-o-Velho.Con la costituzione del regno portoghese, Coimbra, centro economicamente fiorente, aperto alle influenze esterne e particolarmente avanzato dal punto di vista culturale e sociale, si affermò quale città capitale e i due monasteri di Santa Cruz - fondato presso il vescovado di Coimbra e in permanente lite con il vescovo, che cercò sempre di esimersi dalla sua tutela - e di Alcobaça vennero a costituire i soli centri culturali di rilievo del Medioevo portoghese. I lavori di costruzione del primo, patrocinati dal re Alfonso I e avviati grazie all'iniziativa di alcuni prelati fra i quali fa spicco Telo, cominciarono nel 1131 e si protrassero a lungo; la chiesa fu infatti consacrata solo nel 1228. Il complesso appare come fortezza e ciò a causa della sua posizione, fuori dalle mura della città. L'impianto originario della chiesa, quasi totalmente rinnovato dai lavori di epoca manuelina, è conosciuto grazie alle accurate ricostruzioni fatte da Nogueira Gonçalves (1938); dal punto di vista strutturale e spaziale essa sembra estraniarsi dal Romanico iberico ed è stata di fatto paragonata all'architettura dell'Alvernia o della Francia meridionale (Nogueira Gonçalves, 1938) o anche al Romanico borgognone di più specifico carattere cluniacense (Ferreira de Almeida, 1986, III).Dopo la rifondazione nel 1080 della diocesi di Coimbra, verso la metà del sec. 12° veniva iniziata la costruzione di una nuova cattedrale, i cui lavori proseguirono alacremente a partire dal 1162, sotto il vescovado di Miguel Salomão, per concludersi pressoché definitivamente nel 1184. All'esterno la chiesa ha l'aspetto di una fortezza, priva di torri in facciata e con le pareti laterali della stessa altezza del blocco centrale dell'edificio. La ricerca di articolazione delle pareti, sia esterne sia interne, è evidente nel moltiplicarsi della decorazione ad arcature cieche con cornici plurime e nella presenza di gallerie percorribili in spessore di muro. La chiesa presenta tre navate di cinque campate, la centrale coperta da volte a botte, le laterali da volte a crociera. Al di sopra di queste ultime corrono ampi matronei voltati a botte. Sul transetto, aggettante, si aprono tre absidi, la centrale particolarmente elevata. Nell'ornato plastico abbondano motivi vegetali schematizzati che parlano di un permanente gusto decorativo di radice mozarabica. Nel complesso, le affinità con la Sé di Lisbona sono così notevoli da far pensare allo stesso architetto, Roberto, cui spetterebbero anche le fasi conclusive della chiesa di Santa Cruz.La chiesa di São Salvador a Coimbra, che conserva ancora in parte strutture romaniche, fu cominciata quando i lavori della Sé Velha erano abbastanza avanzati e presenta, in modo semplificato, soluzioni strutturali e decorative comuni con quell'edificio; lo stesso può dirsi della facciata di São Cristovão, distrutta nel secolo scorso. La chiesa extramuraria di São Tiago, terminata nel 1206 e ben inseribile, da un punto di vista più propriamente strutturale, nel quadro del Romanico cittadino, si caratterizza per una decorazione plastica di eccezionale importanza.In definitiva, l'architettura romanica di Coimbra ha caratteri di grande omogeneità a partire dall'uso di uno stesso materiale costruttivo, il calcare locale, e dalla tipica convergenza di correnti locali e mozarabiche e apporti extraregionali, dovuti ad artisti chiamati in loco dai committenti delle maggiori imprese. Se da una parte il Romanico di Coimbra si apre così a contatti internazionali, dall'altra subisce, come si è visto, l'influenza di Lisbona.Di particolare importanza anche la miniatura romanica. Notevoli soprattutto alcuni codici prodotti negli scriptoria dei monasteri di Lorvão e Santa Cruz di Coimbra, fra cui spiccano l'Apocalisse di Lorvão, che risale al 1189, il Livro das Aves, dello stesso monastero, del 1183 (entrambi a Lisbona, Arq. Nac. Torre do Tombo, Armario dos Tratados), e un Antico Testamento della metà del sec. 12° appartenuto al monastero di Santa Cruz (Porto, Bibl. Pública Mun., 32).Nella regione la tenace resistenza del gusto romanico fece sì che il Gotico vi comparissse relativamente tardi, spingendosi di rado, nei secc. 13° e 14°, oltre a quello che in altri paesi si chiama protogotico. Costituiscono casi eccezionali a Coimbra il chiostro della Sé Velha e la chiesa di Santa Clara-a-Velha; il primo, ricostruito in forme gotiche nel 1218 per iniziativa dei colti ecclesiastici che componevano il Capitolo della cattedrale e grazie alle sovvenzioni del re Alfonso II, fu una delle vie per cui il Gotico penetrò nella regione, divulgato probabilmente tramite i modelli cistercensi; la seconda, patrocinata dalla regina s. Isabella per le Clarisse e consacrata nel 1330, è un tipico prodotto architettonico di quest'ordine, nella ricerca di spazi vasti e unitari e di una illuminazione forte e omogeneamente diffusa.Tipica espressione, invece, delle esigenze di economia, solidità, nudità e praticità del protogotico diffuso dai Cistercensi è la chiesa parrocchiale di São Martinho di Montemor-o-Velho, costruita alla fine del sec. 13°, o all'inizio del 14°, fuori dalle mura del castello, a navata unica abbastanza stretta, con otto campate, coperta con volta a botte spezzata e cinghiata.Il permesso di seppellire apud ecclesiam fece sorgere nella B. Litoral varie cappelle funerarie, per lo più semplici e di forme tradizionali; fanno peraltro eccezione le cappelle del chiostro della Sé Velha di Coimbra, di mature forme gotiche, e la cappella di São Pedro ad Arganil, il cui aspetto massiccio e austero ha carattere ancora romanico, malgrado il luogo in cui fu edificata, la pianta e l'uso a cui era destinata inducano ad assegnarla a età gotica.Il chiostro del monastero di Celas, restaurato nel sec. 16°, presenta nelle gallerie sud e ovest un notevole complesso di capitelli scolpiti che, datati verso la fine del sec. 13°, costituiscono nella storia della scultura a Coimbra una tappa immediatamente anteriore a quella rappresentata dall'opera di maestro Pero, autore, con la sua bottega, del monumento funebre della regina s. Isabella, la Rainha Santa, e di altri monumenti funerari, oltre a numerose statue isolate, per lo più della Vergine. Questo scultore, venuto probabilmente dal regno di Aragona, ebbe ruolo di protagonista nella storia della scultura duecentesca a Coimbra.Dopo una crisi, nel 1383-1385, risolta con l'ascesa al trono di Giovanni I e la vittoria di Aljubarrota, il paese si avviò a una stabilità politica e a un progresso economico, ben testimoniato dalla costruzione del monastero di Batalha, simbolo a un tempo dell'affermazione politica dei sovrani portoghesi e dell'attestarsi del Gotico non solo nella regione ma in tutto il paese.Il Mus. Nac. de Machado de Castro di Coimbra, la cui sede è dal 1912 l'antico Paço Episcopal insistente su un criptoportico romano, conserva la più importante collezione di scultura e di oreficeria medievale della B. Litoral. Per quanto riguarda la statuaria, sono da segnalare numerose opere della bottega del maestro Pero (sec. 14°). La quasi totalità degli oggetti di oreficeria proviene da monasteri scomparsi e dal tesoro della Sé; tra essi meritano speciale nota il calice romanico della regina Gueda, una situla del sec. 12° dal monastero di Lorvão e il tesoro della regina s. Isabella.
Bibl.: J. Mendes da Cunha Saraiva, O conceito histórico da palavra Beira, Lisboa 1928; A. Nogueira Gonçalves, Novas hipóteses ácerca da arquitectura românica de Coimbra, Coimbra 1938; J. Leite de Vasconcelos, Etnografia portuguesa, III, Lisboa 1941; A. de Amorim Girão, Geografia de Portugal, Porto 1941-1943 (1949-19512); A. de Lacerda, História de arte em Portugal, I, Barcelos 1947; Cidade de Coimbra, a cura di V. Correia, A. Nogueira Gonçalves (Inventario artistico de Portugal, 2), Lisboa 1947; Distrito de Coimbra, a cura di V. Correia, A. Nogueira Gonçalves (Inventario artistico de Portugal, 4), Coimbra 1949; V. Correia, Estudos de história de arte. Arquitectura, in id., Obras, II, Coimbra 1949; A.Nogueira Gonçalves, Estudos de arte medieval, Coimbra 1980; M.L. Real, A organização do espaço arquitectónico entre Beneditinos e Agostinos no século XII, Arqueologia (Porto), 1983; C.A. Ferreira de Almeida, História de arte em Portugal, II, Arte de Alta Idade Média; III, O Românico, Lisboa 1986; P. Dias, História de arte em Portugal, IV, O Gótico, Lisboa 1986; E.V.S. Figueiredo, Portugal: Que regiões?, Braga 1988.F. Pato de Machedo
Regione del Portogallo centrale corrispondente agli attuali distr. di Viseu, Guarda (Beira Alta) e Castelo Branco (Beira Baixa). La B. Interior è limitata a N dalla valle del fiume Duero e a S dalla valle del Tago. I suoi confini si estendono a E fino alla frontiera con la Spagna e a O fino a una catena montuosa comprendente le serras di Montemuro, Arada, Caramulo, Buçaco e Lousã.Durante il periodo della dominazione romana, la zona apparteneva alla prov. della Lusitania ed era divisa fra i conventus di Scalabis (Santarém) e di Emerita Augusta (Mérida). Nell'Alto Medioevo, a seguito dell'invasione del 409 e della conseguente suddivisione, nel 411, della penisola iberica tra le gentes che vi si erano insediate, la quasi totalità della B. Interior venne a essere compresa nel dominio degli Svevi. Solo una stretta fascia di territorio, a E, in prossimità dell'attuale frontiera con la Spagna, restò in possesso dei Visigoti. Dal 585, anno dell'annessione dei territori degli Svevi al regno visigoto, fino agli inizi del sec. 8°, la B. Interior fece parte della stessa unità politica. Nel 711 ebbe luogo l'invasione musulmana. Il periodo di dominazione araba rimane assai poco documentato per quanto riguarda questa zona: è noto però che nel 713 gli eserciti islamici conquistarono e distrussero Egitania (Idanha-a-Velha), importante civitas e sede di una delle diocesi visigote. La penetrazione araba raggiunse l'area della B. Interior nel 714. La capitolazione delle città di Coimbra e Viseu, avvenuta senza eccessiva resistenza nel 715-716, testimonia la rapida penetrazione degli eserciti arabi nel territorio fino alla linea del Duero, un asse fondamentale per l'avanzata della conquista in direzione N. È probabile che i nuovi dominatori non si siano mai stanziati stabilmente nella zona, eccezion fatta per alcuni punti vitali del sistema di difesa. La B. Interior diventò così una zona politicamente instabile, caratterizzata da uno stato di insicurezza e di conseguente isolamento delle popolazioni autoctone, denunciato dal progressivo definirsi di fenomeni di arcaismo. A partire dalla fine del sec. 9° l'avanzata delle forze cristiane incluse la zona della B. Interior, così come tutta la regione compresa fra i fiumi Duero e Tago, nella vicenda della Reconquista. La presa di Chaves di Porto, nell'868, non solo permise al regno asturiano-leonese di estendersi fino alla linea del Duero, ma anche di avanzare con importanti incursioni verso la zona della B. Interior, per es. in occasione dell'effimera conquista di Coimbra dell'878. La parte settentrionale della B. Interior, divenuta nel sec. 9° una zona soggetta a costanti incursioni, venne definitivamente incorporata al dominio cristiano soltanto con la riconquista di Lamego (1057), Viseu (1058) e Coimbra (1064). All'inizio della seconda metà del sec. 11° la linea di frontiera seguiva approssimativamente il corso del fiume Mondego, per avanzare fino alla valle del Tago solamente verso la metà del secolo successivo, con la conquista di Santarém e Lisbona (1147). Da allora la regione della B. Interior fu definitivamente inclusa nel regno del Portogallo. Sotto il profilo amministrativo, tuttavia, la regione restò suddivisa per tutto il Medioevo in diverse terras o julgados, settori territoriali in cui fu organizzato il regno fra la metà dell'11° e la fine del 13° secolo.Dal punto di vista dell'organizzazione ecclesiastica la regione corrispondeva, grosso modo, alle diocesi visigote di Lameco (Lamego), Calabria (Calabre, Almendra, Vila Nova de Vóz Coa), Viseo (Viseu) ed Egitania (Idanha-a-Velha). Delle quattro diocesi dei secc. 6° e 7° solo tre sussistono anche dopo la Reconquista: Lamego e Viseu, rifondate e amministrate dai vescovi di Coimbra dal 1080 e divenute quindi esse stesse sedi vescovili autonome dal 1147, e Idanha-a-Velha, ricostruita nel 1189 e nel 1199 trasferita presso la città di Guarda, fondata in quell'anno da Sancio I.Sono pochissime le testimonianze paleocristiane o svevovisigote della B. Interior pervenute fino a oggi. Tra queste meritano particolare attenzione tre iscrizioni funerarie del 6° e 7° secolo. La più antica è del 23 giugno 586 (624 dell'era ispanica) e si trovava nella cappella di São João de Vide a Rua, presso Moimenta da Beira; la seconda, rinvenuta nella cappella di Nossa Senhora de Seixas a Sever, presso Moimenta da Beira, risale al 588 (626 dell'era ispanica); la terza del novembre del 666 (704 dell'era ispanica), si trova nella chiesa di Santa Maria de Açores presso Celorico da Beira; sono modesti epitaffi incisi nel granito senza alcuna pretesa artistica, ma il loro valore storico è eccezionale, dal momento che costituiscono le più antiche testimonianze superstiti della cristianizzazione di queste terre, peraltro ampiamente anteriore. I vescovi Sardinario (di Lamego), Remisol (di Viseu) e Adorico (di Egitania) parteciparono infatti al secondo concilio di Braga, riunito nel 572 e presieduto da s. Martino di Dumio. Di queste sedi vescovili sussistono documenti solo per quella di Egitania (distr. di Castelo Branco); ma da un punto di vista archeologico lo studio è stato avviato solo nel 1955 (de Almeida, 1962). Questo vescovado fu stabilito nella Civitas Igaeditanorum, abitato romano di cui ancora si possono osservare numerosi resti tra cui il podium del tempio di Venere, riutilizzato nel sec. 13° per la costruzione del mastio del castello. Sicuramente già esistente nel 569, la diocesi venne istituita a seguito della riorganizzazione ecclesiastica decisa nel primo concilio di Braga (561).Della sede vescovile visigota sono state identificate diverse strutture, tra cui la basilica, il battistero e il cimitero paleocristiano e visigoto. La basilica, di pianta rettangolare, orientata NE-SO, aveva tre navate - la centrale più ampia - separate da sei colonne, in parte di spoglio, che definivano otto campate mediante archi a sesto oltrepassato di tipico carattere visigoto. Sul lato settentrionale si apriva l'ingresso; sul lato opposto si trovano le rovine del battistero di pianta cruciforme, uno fra i meglio conservati del Portogallo. Edificata intorno all'ultimo quarto del sec. 6°, la basilica rivela influssi nordafricani. Abbandonata dopo la distruzione araba del 713, sembra aver subìto lavori di restauro dopo la riconquista definitiva di Idanha-a-Velha durante il regno di Sancio I, essendo stata la sede del vescovado trasferita poco dopo nella città di Guarda (1199). È probabile che sia stata oggetto di restauri anche nel periodo mozarabico, ma l'ipotesi necessita di uno studio più approfondito. Nel sec. 16° subì importanti lavori che snaturarono lo spazio originario.Più abbondanti sono le testimonianze architettoniche del periodo della Reconquista, in cui si possono apprezzare le influenze asturiane e mozarabiche.Il castello di Lamego conserva in alcune parti, al livello basamentale, tratti dell'apparecchio murario della fortezza edificata dalle forze cristiane dopo la presa della città nel 1057, la cui importanza è stata spesso sottovalutata. Per le sue caratteristiche, il castello va posto in relazione con quello di São Martinho de Mouros, che, secondo quanto rivela la Chronica Gothorum, fu conquistato nel 1058 dal re Ferdinando I di Castiglia e León, costituendo un importante punto di difesa lungo la linea del Duero.La riconquista di Viseu è documentata da resti portati alla luce da scavi presso le fondamenta del capocroce della Sé: si tratta della parte orientale di una chiesa preromanica, con tre absidi semicircolari, limitate esternamente da una parete rettilinea.Non mancano peraltro documenti dell'esistenza, in questi territori, anche di altre notevoli testimonianze architettoniche. Nel Livro de Mumadona è ricordata nel 960 una donazione da parte della contessa Flámula, padrona di diversi castelli nella zona settentrionale della B. Interior: "Nosostros castellos id est Trancoso, Moraria, Longobriga, Nauman, Vacinata, Amindula, Pena de Dono, Alcobria, Seniorzelli, Caria, cum allias penellas et populaturas". Tra questi possono essere identificati con certezza i castelli di Trancoso, Moreira de Rei, Longroiva, Numão, Penedono, Sernancelhe e Caria.Ancorché siano rare le tracce della permanenza delle truppe musulmane nella zona, nella fortezza di Castelo Rodrigo si conserva una porta araba, con arco oltrepassato acuto, che apparteneva a una cisterna moresca. Del resto, anche dopo le conquiste di Lamego, Viseu e Coimbra permasero in queste città comunità musulmane la cui presenza fu tollerata dai monarchi cristiani. Bene si spiega di conseguenza l'esistenza in queste terras de Riba Coa di diverse testimonianze artistiche relativamente tarde che contengono una forte componente mozarabica.La presenza di comunità cristiane nella B. Interior prima della riconquista definitiva del territorio è evidenziata da non poche testimonianze monumentali tra cui meritano di essere menzionati São Pedro de Balsemão, São Pedro do Sul, Lourosa da Serra, Fráguas e Cárquere, oltre al già citato tempio sito accanto alla Sé di Viseu e alla fase mozarabica della cattedrale di Idanha-a-Velha.La chiesa di São Pedro de Balsemão si trova nei dintorni della città di Lamego. Della primitiva costruzione sopravvivono alcuni archi a sesto oltrepassato con capitelli preromanici e imposte che rivelano influssi asturiani, evidenti anche in un frammento di bifora riutilizzato in una vicina costruzione. La pianta dell'edificio, alterata da interventi posteriori, era probabilmente a tre navate con cappella del coro rettangolare. Nel sec. 11° la chiesa fu utilizzata come mausoleo di Afonso Pires, vescovo di Porto, del quale si conservano l'iscrizione funeraria e il sarcofago con statua giacente. Della cappella di São Pedro do Sul, situata presso sorgenti termali assai utilizzate nei secc. 11° e 12°, rimangono un frammento di bifora con modanature d'ispirazione asturiana e tracce di murature. São Pedro de Balsemão e São Pedro do Sul devono essere quasi contemporanee e possono essere datate alla fine del 9° o alla prima metà del 10° secolo. Le attuali conoscenze sul preromanico portoghese non consentono comunque di classificare Balsemão fra gli esempi di arte visigota, come proposto da alcuni autori.La chiesa di Lourosa da Serra, il più celebre edificio mozarabico del Portogallo, datato al 912 grazie a un'iscrizione, subì nell'arco dei secoli tutta una serie di lavori di ristrutturazione, tra cui quello del 1188 è documentato da una seconda iscrizione. La sua pianta, con nartece, tre navate, transetto aggettante e corpo orientale triabsidato, così come alcuni elementi decorativi (bifore con archi a sesto oltrepassato con modanature e cornici di riquadramento, base dell'altare ricavata da un'ara romana, con croce gemmata a bracci patenti, ecc.) permettono di inserire questo edificio nell'ambito dell'arte mozarabica. All'estremità occidentale della navata nord sorgeva il battistero, inserito su un affioramento granitico ricordato oggi da alcuni resti superstiti. All'interno e all'esterno della chiesa fu creato un cimitero (con sepolture di tipo antropomorfo scavate nella roccia), risalente, secondo quanto può desumersi dai dati archeologici, al sec. 10° e dunque coevo al primo periodo di vita della chiesa mozarabica.La regione possiede numerosi nuclei di tombe rupestri di diversa tipologia, attribuibili, nella maggior parte dei casi, al tempo della Reconquista. Fráguas e Cárquere presentano più modeste vestigia di quell'epoca. Di altri edifici religiosi del periodo sono rimasti unicamente alcuni monumenti funerari. È il caso del coperchio di un sarcofago della chiesa di Monsanto da Beira, decorato con motivo nastriforme, l'esempio più meridionale di questo tipo di ornamentazione di coperchi di sarcofagi, caratteristico del 10° e 11° secolo. Tra gli altri esempi degni di essere ricordati, quello di Sernancelhe presenta motivi preromanici che ricordano modelli galiziani del 10° e 11° secolo.All'ultimo quarto del sec. 11° si colloca, in Portogallo, la diffusione dell'architettura protoromanica, ancora poco studiata nella B. Inferior benché vi si contino alcuni monumenti significativi tra le oltre trenta chiese romaniche di cui sussistono resti; si tratta di chiese per lo più parrocchiali e solo di rado monastiche.L'ordine monastico che raggiunse nel Medioevo la maggiore espansione fu certamente quello cistercense. Sussistono resti delle abbaziali di São João de Tarouca, São Pedro das Aguias, Santa Maria de Aguiar e le due abbazie di Salzedas, a poca distanza l'una dall'altra. Di São João de Tarouca - il primo insediamento cistercense portoghese, i cui lavori vennero avviati forse già nel 1154 e la cui chiesa fu consacrata nel 1169 - si conosce, grazie a un'iscrizione oggi scomparsa, il nome dell'architetto, João Froilaz. São Pedro das Aguias, insediamento di origine eremitica, in strategica posizione geografica, conserva intatta la costruzione romanica (la cappella del coro appartiene a una fase costruttiva più arcaica) e la relativa ricca veste ornamentale. Edificata in una zona caratterizzata da forti dislivelli, in prossimità del fiume Távora, la chiesa, rivolta verso l'affioramento roccioso, presenta un portale occidentale con lunetta contenente una croce fasciata da nastri intrecciati; il portale laterale è ornato da un Agnus Dei e da un'iscrizione apotropaica, incisa sulla chiave dell'arco, che invoca la protezione di Dio. Tutta la scultura di questo edificio, dai timpani ai capitelli, dai fregi ai modiglioni, è caratterizzata da grande ricchezza e forza plastica. Di tutti i monasteri cistercensi della B. Interior, Santa Maria de Aguiar è l'esempio medievale più tardo, già corrispondente a una fase di transizione al Gotico.L'Abadia Velha de Salzedas, fondata nel 1168 e oggi in rovina, conserva la zona basamentale dell'intero edificio e sarà oggetto tra breve di scavi archeologici; da quanto è oggi visibile, sono chiare le affinità con Tarouca. Pochi anni dopo la fondazione di questa abbazia, i Cistercensi ne fondarono nei suoi pressi un'altra, ad Argeriz, la cui chiesa, conosciuta come Santa Maria de Salzedas o Abadia Nova, venne consacrata nel 1225. Di essa sussistono, di età medievale, la parete settentrionale della navata e del transetto, nonché l'absidiola dello stesso lato: nel complesso risulta attestata una pianta con cinque cappelle terminali semicircolari scalate, di influenza benedettina, caso abbastanza raro nell'architettura cistercense europea. Sono però numerosi lungo le rive del Duero i monumenti che denunciano influenze dell'architettura benedettina, per es. le chiese di Tarouquela, Cárquere e São Martinho de Mouros. A Tarouquela, vicino Resende, sussistono alcune croci di consacrazione preromaniche su alto piede e la fabbrica romanica mostra una sorprendente ricchezza decorativa, dall'arco trionfale, con protomi animali e motivi a punta di lancia, alle monofore della cappella maggiore e ai fregi a intreccio sotto le finestre alte. Particolarmente interessante è la chiesa di São Martinho de Mouros (un'iscrizione del 1217 o 1222 documenta la sua consacrazione) con una singolare torre-nartece. Se la decorazione dei suoi capitelli ricorda i modelli di Rates e di Coimbra, il portale consente un confronto particolarmente stretto con Almacave (Lamego). La chiesa di Cárquere, presso il Duero, che la leggenda attribuisce a Egas Moniz e vuole costruita in adempimento a un voto per la guarigione del re Alfonso I, presenta un'interessante monofora decorata con intrecci e protomi animali e una rara statuina in avorio del sec. 12°, rappresentante la Madonna con il Bambino, di appena cm. 2,9 di altezza. La chiesa di Almacave, nei sobborghi medievali della città di Lamego, edificata prima del 1159, venne ricostruita interamente alla fine del sec. 12° o all'inizio del successivo. São Miguel de Armamar, a navata unica e abside semicircolare, di derivazione cistercense, sembra contemporanea alla ricostruzione di Santa Maria de Almacave. Sempre nel territorio comunale di Armamar si trova la cappella di São Domingos de Fontelo, del 1163 circa. Nella chiesa di Ferreira das Aves sussistono solo alcune parti romaniche, come la parete meridionale o il portale laterale con lunetta a rilievi zoomorfi.La chiesa dell'eremo di Paiva (detta o templo das siglas) è caratterizzata dalla presenza di una notevole quantità di segni lapidari; nella lunetta del portale laterale sono visibili i resti di un'iscrizione dipinta che documenta la consacrazione avvenuta nel 1214 a opera di un gruppo di vescovi. Presso la chiesa sono i resti del chiostro romanico.Per quanto riguarda la chiesa parrocchiale di Vouzela, che si vuole risalente al 1170, nulla vi è rimasto del periodo romanico. L'edificio attuale, con portali ad arco spezzato, reca segni di numerosi restauri e adattamenti.Al contrario, la chiesa di Mangualde, malgrado abbia subìto anch'essa varie trasformazioni soprattutto nei secc. 16° e 18°, conserva resti della primitiva costruzione, come per es. la cornice a beccatelli decorati e un' iscrizione frammentaria del 12° secolo.La parrocchiale di Moreira de Rei - presso una necropoli rupestre, unica testimonianza di una primitiva chiesa risalente presumibilmente al sec. 10°, periodo in cui la contessa Flámula fece costruire in questa località un castello e un borgo - è a navata unica e cappella maggiore rettangolare, con l'arco trionfale retto da interessanti capitelli scolpiti a motivi vegetali. Sulle colonne del portale principale sono incise le misure ufficiali usate nel Medioevo dalle popolazioni della zona.A Sernancelhe varie tracce (per es. un coperchio di sarcofago conservato all'esterno o l'imposta dell'arco trionfale con profilo di aspetto arcaico e decorazioni a spina di pesce) attestano l'esistenza di un edificio di culto di età preromanica, sostituito in seguito dalla costruzione attuale. Nell'interno dell'edificio si trova un capitello preromanico a foglie di acanto, riutilizzato come acquasantiera, che rivela influenze asturiane; in base a un'iscrizione, la chiesa attuale sarebbe stata consacrata nel 1210.La chiesa di Póvoa de Mileu - fondata sui resti di una villa romana a breve distanza dalla città di Guarda - è caratterizzata da una decorazione di estrema semplicità, con portali privi di ornati e lunette non scolpite. Solo il coronamento parietale a merli intercalati da riquadri e due tardi rosoni vivacizzano l'esterno della costruzione.A Monsanto da Beira si trova, all'interno delle mura, la cappella di Santiago, con portale romanico dai capitelli istoriati; al di fuori delle mura, l'eremo di São Pedro de Vila Corça, con corpo orientale triabsidato.La chiesa di Alcaide, presso Fundão, è interessante per il portale romanico, come pure la cappella di São Martinho a Covilhã; accenti già gotici presenta invece quello della vicina chiesa tardoromanica di Joanes, con coronamento a merli lisci.Per quanto riguarda l'architettura militare, avanzando verso S la linea di frontiera fra il regno del Portogallo e i territori arabi, la costruzione dei castelli venne a obbedire a nuove esigenze geografico-strategiche. Con il sec. 12° i vecchi castelli della Reconquista assunsero nuove planimetrie e forma più compatta, furono muniti di imponenti torri e le cinte vennero rinforzate con torrioni. La scelta dei luoghi appare determinata dalle terras, vaste unità territoriali nelle quali fu suddivisa la maggior parte del regno portoghese. Nella zona di frontiera con la Castiglia si ha una concentrazione di fortezze, la cui costruzione fu accompagnata da reiterati decreti regi che concedevano incentivi all'insediamento. La firma del trattato sulla frontiera ad Alcanices (1297) si tradusse in un accentuato interesse dei re per le fortezze della zona di confine. Ne sono esempi Castelo Rodrigo, Castelo Bom, Castelo Mendo, Vila Maior, Alfaiates, Sabugal, Sortelha e altri. In molte di queste fortezze sono rilevanti le innovazioni tecniche relative alla poliorcetica, consistenti principalmente nell'introduzione di elementi di difesa attiva, come i parapetti con feritoie orientate verso il basso. Questa alacre attività costruttiva, che ebbe grande impulso nel periodo che va dal regno di Dionigi a quello di Ferdinando I, riguardò anche la fortificazione delle mura urbane (Lamego, Viseu, Guarda, Castelo Branco, ecc.), oggetto di restauri e adattamenti.Fra i diversi musei con materiale medievale sono da ricordare le collezioni del Mus. de Lamego, del Mus. de Grão Vasco a Viseu e del Mus. Nac. de Machado de Castro a Coimbra.
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