BEIRUT
(gr. ΒηϱυτόϚ; lat. Berytus; arabo Bayrūt)
Capitale del Libano e principale porto del paese. La città antica e quella medievale sorgevano vicino al mare, su un terreno pianeggiante, a metà strada fra la foce del Nahr Bayrūt a E e il promontorio di Ra's Bayrūt a O.Fondata come colonia romana sotto Augusto su insediamenti preesistenti, B. acquistò importanza in epoca tardoimperiale come centro di studi giuridici. La fine della città antica fu segnata dal terremoto che nel luglio del 551 distrusse la maggior parte degli edifici pubblici, con grande perdita di vite umane. Solo agli inizi del periodo islamico B. tornò a svilupparsi come porto commerciale; la città è descritta da al-Muqaddasī, verso il 985, come ben fortificata e circondata da terre fertili che producevano palme e canna da zucchero. Il 13 maggio 1110 B. venne conquistata da re Baldovino I e da Bertrando di Tolosa, conte di Tripoli, dopo un assedio di tre mesi da parte di una flotta genovese e pisana. Venne retta da una serie di signori crociati fino al 6 agosto 1187, quando fu riconquistata da Saladino, che tre anni più tardi ordinò l'abbattimento delle fortificazioni; ciò rese però più facile la sua riconquista da parte dei Franchi nel 1197. Nel 1205, la signoria di B. passò a Giovanni di Ibelin e rimase nelle mani della sua famiglia fino al 1291, quando la città venne conquistata dai Mamelucchi.Prima della conquista dei Franchi, il vescovo ortodosso di B. era stato suffraganeo dell'arcivescovo di Tiro. Solo dopo la conquista di Tiro da parte dei Franchi nel 1123 e l'elezione in essa di un arcivescovo latino dipendente dal patriarca di Gerusalemme, un vescovo latino fu consacrato anche a Beirut.In uno scritto del 1047, il viaggiatore persiano Nāsir-i Khu.sraw fornisce una descrizione dettagliata di un grande arco romano che scavalcava la via da B. a Jubayl, ma aggiunge: "Tranne quest'arco non rimane nessun altro edificio [antico]" (Le Strange, 1890, p. 409). Anche per quanto riguarda la struttura urbana della B. medievale, ben poco si conserva oltre alla cattedrale del sec. 12°, trasformata in moschea. Scavi condotti negli anni Quaranta e Settanta hanno però fatto luce in particolare sulla zona del foro romano (Lauffray, 1944-1945; 1946-1948; Forest, Forest, 1982) e i dati archeologici, uniti alle fonti scritte medievali e posteriori, permettono di delineare almeno alcuni elementi della struttura urbana complessiva.Le mura medievali di B. sono oggi quasi completamente scomparse in seguito al progressivo smantellamento delle fortificazioni ottomane fra il 1840 e il 1916. Sembra, tuttavia, che esse dovessero descrivere una pianta grosso modo rettangolare (m. 570 ca. 370), condizionata dal sottostante reticolo di strade romane, con il porto e il mare sul lato nord (du Mesnil du Buisson, 1921). La città era già fortificata quando cadde per la prima volta in mano ai Franchi e fonti francesi parlano di aloers (passaggi o gallerie nello spessore delle mura) da cui i difensori scagliavano proiettili contro gli attaccanti. Queste difese vennero smantellate nel 1190; non così il castello, che sorgeva all'angolo nord-est, a picco sul mare. Destinato a residenza dei signori di B., esso fu ricostruito in forme magnifiche da Giovanni di Ibelin nel sec. 13°; il pellegrino tedesco Wilbrand di Oldenburg lo descrisse nel 1211 come un castello munitissimo, a picco sul mare da un lato e difeso da alte mura e da un fossato dall'altro. In una delle torri era ricavato uno splendido 'palazzo' ornato da lastre di marmo e soffitti dipinti, con al centro una fontana di marmo in forma di dragone. La descrizione di Wilbrand, la più completa di un edificio residenziale della Siria dei crociati, costituisce una preziosa testimonianza del rapporto tra la committenza franca e le maestranze orientali; purtroppo il palazzo di Ibelin venne totalmente distrutto, come le altre fortificazioni di B., quando i Mamelucchi conquistarono la città nel 1291.Il porto medievale, come quelli precedenti fenicio e romano, era in gran parte artificiale e con accesso riservato a navi di pescaggio limitato (Rey, 1871; 1883, p. 522); il pellegrino greco Giovanni Foca lo descrisse, nel 1185, come stretto fra due moli, conclusi all'estremità da due torri tra le quali veniva tesa una catena per sbarrarne l'accesso.La cattedrale dei crociati (od. moschea al-῾Umarī) sorgeva presso il centro della città medievale, poco a S-O dell'incrocio fra il cardo maximus e il decumanus maximus della città romana (Lauffray, 1944-1945, tavv. I-II). Non si conosce la dedicazione originaria della chiesa, anche se risulta che i musulmani vi veneravano la tomba di Giovanni Battista. L'edificio venne studiato dettagliatamente da Enlart (1904; 1925-1928, II, pp. 71-78), che identificò tre principali fasi costruttive, tutte pertinenti al sec. 12°: le prime due, nella prima metà del secolo, comprendevano un capocroce a tre absidi e le prime due campate delle tre navate; l'ultima consistette nell'aggiunta di altre tre campate nel terzo quarto del secolo. Fra le aggiunte minori, compiute nel sec. 13°, rientrano due finestre sui fianchi dell'abside centrale. Le arcate della navata centrale sono rette da pilastri quadrati con semicolonne addossate su ciascuna faccia, sormontate da capitelli bizantini di reimpiego; una volta a botte a sesto acuto con archi trasversali poggia sulle arcate, in corrispondenza delle quali si aprono finestre a livello dell'imposta della volta. I pilastri occidentali sono più massicci e lasciano supporre che sopra le campate occidentali delle navate laterali dovessero sorgere torri campanarie. Le navate laterali, coperte con volte a crociera, sono illuminate da finestre con arco a sesto acuto, con incastri per l'intelaiatura da entrambi i lati, sia all'interno sia all'esterno.In origine gli ingressi alla chiesa erano posti sui lati, all'altezza della seconda campata, da E, e in facciata. Il portale occidentale era preceduto da un atrio con volte a crociera, originariamente a due piani; forse il piano superiore era un tempo in comunicazione con la navata. L'alzato della parte absidale è particolarmente elegante: le pareti sono scandite da pilastri semicircolari conclusi da capitelli, sotto una cornice aggettante sostenuta da mensole, separate in alcuni punti da medaglioni a bassorilievo. Ognuna delle tre absidi aveva in origine una sola finestra ad arco a tutto sesto, fiancheggiata all'esterno da colonnine sorreggenti abachi e archi riccamente decorati.Sono documentate almeno una dozzina di altre chiese della B. del tempo dei crociati. L'attuale chiesa greco-ortodossa di S. Giorgio sembra occupare il sito di una precedente chiesa bizantina (Lauffray, 1944-1945, pp. 34-35). Un'altra chiesa dedicata a s. Giorgio, ricordata nel sec. 14° da viaggiatori occidentali, può essere identificata con la moschea al-Khidr, po.sta fuori le mura della città: un'incisione del 1827 restituisce l'immagine di un edificio gotico duecentesco (du Mesnil du Buisson, 1924-1925; 1927). Scavi condotti nel 1941 hanno messo in luce una piccola cappella a vano unico del sec. 12°, non lontana dalla cattedrale. La navata misurava, internamente, m. 9,605,50 e l'abside, profonda m. 2,16, incorporava una delle colonne superstiti della basilica del foro romano; l'accesso avveniva dal lato meridionale, scendendo una rampa di gradini di pietra. Sembra che l'interno fosse interamente ricoperto di pitture; sul lato settentrionale rimangono tracce di un'arcata dipinta incorniciante la Vergine con il Bambino e santi e donatori inginocchiati ai loro piedi. Scritte incise sui muri indicano che nei secc. 13° e 14° la chiesa era ancora visitata da viaggiatori occidentali: questo potrebbe suffragare l'ipotesi di Lauffray (1946-1948, p. 15) che la si possa identificare con la cappella francescana del Salvatore, ricordata dai pellegrini dell'epoca, la cui localizzazione precisa è ignota; sembra però più plausibile che si tratti della cappella di S. Barbara, documentata nel 1184 e nel sec. 14° associata a una colonna del martirio. Oltre a queste chiese sono ricordate anche quelle di S. Marco dei Veneziani, Ss. Simone e Giuda, S. Michele a Mare, S. Nicola, S. Bartolomeo e S. Lorenzo, oltre alla chiesa dei Maroniti.Fra i sigilli medievali provenienti da B. alcuni sono relativi al Capitolo della cattedrale e al convento francescano del sec. 14° (Chandon de Briailles, 1939). Un crocifisso miracoloso da cui, quando venne colpito da un gruppo di ebrei, zampillò sangue e acqua, viene ricordato da pellegrini occidentali dal sec. 12° in poi; ma sembra che fosse stato portato a Lucca già verso la fine del sec. 11° (Rorgo Fretellus, 1980, p. 19, n. 34).
Bibl.:
Fonti. - Giovanni Foca, Compendiaria descriptio, in PG, CXXXIII, coll. 927-962: 932 (trad. ingl. Jerusalem Pilgrimage 1099-1185, a cura di J. Wilkinson, London 1988, p. 318); Wilbrand di Oldenburg, Itinerarium Terrae Sanctae, in Peregrinationes Medii Aevi quatuor, a cura di J.C.M. Laurent, Leipzig 1864, pp. 166-167 (trad. it. Tempore recuperationis Terrae Sanctae (1187-1244), in Itinera Hierosolymytana Crucesignatorum, a cura di S. de Sandoli, III, Jerusalem 1983, pp. 195-250: 205-207); Al Muqaddasī, Aḥsan al-Taqāsīm fī Ma῾rifat al-Aqālīm [La migliore suddivisione per la conoscenza delle nazioni], a cura di M.J. De Goeje (Bibliotheca geographorum arabicorum, 3), Leyden 1877.
Letteratura critica. - C.J.M. de Vogüé, Les églises de la Terre Sainte, Paris 1860, pp. 373-374; E. Rey, Etude sur les monuments de l'architecture militaire des Croisés en Syrie et dans l'île de Chypre (Collection des documents inédits sur l'histoire de France, s. I, Histoire politique), Paris 1871, pp. 173-174, fig. 44; id., Les colonies franques de Syrie aux XIIe et XIIIe siècles, Paris 1883, pp. 521-524; G. Le Strange, Palestine under the Moslems, London 1890, pp. 408-410; C. Enlart, La Cathédrale Saint-Jean de Beyrouth en Syrie, in Société nationale des Antiquaires de France, Centenaire 1804-1904. Recueil de mémoires publiés par les membres de la société, Paris 1904, pp. 121-133, tavv. VIII-IX; R. du Mesnil du Buisson, Les anciennes défenses de Beyrouth, Syria 2, 1921, pp. 235-257, 317-327; id., Recherches archéologiques à Beyrouth. La légende de Saint George, Bulletin de la Société française des fouilles archéologiques 4, 1924-1925, pp. 81-130; P. Collinet, Histoire de l'Ecole de Droit de Beyrouth (Etudes historiques sur le droit de Justinien, 2), Paris 1925; C. Enlart, Les monuments des croisés dans le royaume de Jérusalem (Bibliothèque archéologique et historique, 7-8), 4 voll., Paris 1925-1928: II, pp. 68-82; III, tavv. 69-75; R. du Mesnil du Buisson, Le Lieu du Combat de Saint George à Beyrouth, Mélanges de l'Université Saint-Joseph 12, 1927, pp. 251-265; P. Chandon de Briailles, Trois sceaux du clergé franc de Beyrouth, Bulletin du Musée de Beyrouth 3, 1939, pp. 13-24; J. Lauffray, Forums et monuments de Béryte, ivi, 7, 1944-1945, pp. 13-80; 8, 1946-1948, pp. 7-16; N. Elisséeff, s.v. Bayrūt, in Enc. Islam2, I, 1960, pp. 1137-1138; F. Hours, Beyrouth au Moyen Age, in Beirut: Crossroads of Cultures, Beyrouth 1970; N. Jidejian, Beirut trough the Ages, Beirut 1973; S.L. Mostafa, Masājid Bayrūt [Le moschee di B.], Beirut 1978; Rorgo Fretellus de Nazareth et sa description de la Terre Sainte, a cura di P.C. Boeren, Amsterdam-Oxford-New York 1980; C. Forest, J.D. Forest, Fouille à la Municipalité de Beyrouth (1977), Syria 59, 1982, pp. 1-26; F. Turquety-Pariset, Fouilles de la Municipalité de Beyrouth (1977): Les objects, ivi, pp. 27-76; R.D. Pringle, s.v. Beirut, in The Churches of the Crusader Kingdom of Jerusalem, I, Cambridge (in corso di stampa).R.D. Pringle