BEISAN (ebr. Bēth-she'ān o Beth shān; Tell el-‛Amārnah Bīt-sāni; dai greci Σκυϑόπολις)
Già fiorente città della Palestina e sede di varie civiltà. Situata all'estremità orientale della grande pianura di Esdrelon su un altipiano sovrastante di 100 m. la vallata del Giordano da cui dista 7 km., Beisan fu sempre, per la sua posizione geografica, all'incrocio delle vie che dall'oriente del Giordano, dalla Mesopotamia e dalla Siria immettono in Egitto, la chiave strategica della Palestina. Frequente di corsi d'acqua, attraversata dal fiume Gialūd, ha i suoi dintorni cosi lussureggianti di vegetazione che sembrano spiegare la famosa frase rabbinica "se il Paradiso si trova in Palestina, la porta è Beisan". A ridosso delle rovine dell'antica città sorge oggi il villaggio arabo Bēsān (ab. 2000), capoluogo del distretto da cui prende il nome, stazione della linea ferroviaria Caiffa-Damasco.
Storia. - La citta cananea è ricordata nel sec. XIV a. C. nelle lettere di Tell el-‛Amārnah come vassalla dei sovrani d'Egitto. Toccata in sorte alla tribù di Manasse, non poté essere conquistata dagl'Israeliti. Nel sec. XI a. C. v'imperano i Filistei, i quali, vinti gl'Israeliti al monte Gelboe, depongono la testa del re Saul con le sue armi nel tempio di Astarte, e il corpo appiccano alle mura della città (I Re [Sam.], XXI). Il re David la conquistò e Salomone ne commise l'amministrazione a Baana; ma non divenne mai città ebraica. La storia tace sul periodo che va dalla divisione del regno fino al tempo dei Maccabei. Sappiamo soltanto che dopo l'invasione degli Sciti (sec. VII a. C.) questi v'impiantarono una colonia, donde le venne il nome di Scitopoli conservato fino all'avvento degli Arabi nel 637 d. C. Con la vittoria del Macedone, Scitopoli ebbe una coltura completamente ellenistica con tempio al dio Bacco, come consta dal suo nome Saitopoli-Nisa. Nel sec. III passò e ripassò dai Lagidi ai Seleucidi. Venduta proditoriamente nel 107 a Ircano da Epicrate generale dei Siri, restò sotto il dominio della Giudea finché Pompeo e Gabinio la resero città autonoma, la principale della Decapoli. Nella sommossa giudaica contro i Romani (66 d. C.) gli Scitopolitani massacrarono tutti gli ebrei per timore che si alleassero con i ribelli. Col cristianesimo Scitopoli divenne centro di vita religiosa; per la munificenza dell'ebreo convertito conte Giuseppe di Tiberiade vi fu eretta nel sec. IV una chiesa, di cui Patrofilo fu il primo vescovo. Nel 350 vi fu relegato dall'imperatore Costanzo II il vescovo Eusebio di Vercelli, il quale vi s'incontrò con S. Gaudenzio vescovo di Novara. Sotto l'imperatore Anastasio (491-518), divenuta metropoli della Palestina seconda, ebbe ricostruite la chiesa e le mura distrutte da Giuliano Apostata (361). Nel 637 cadde in potere degli Arabi, e andò perdendo sempre più il suo splendore, sicché all'avvento dei Crociati era quasi tutta in rovine. Questi trasferirono la sedia vescovile a Nazaret e vi stabilirono una fortezza con la signoria del conte Adam de Béthune. Nel 1183 Saladino la distrusse, e rimasta disabitata ebbe un'ultima rinascita, su una baia del fiume Gialūd, con l'odierno villaggio arabo Besnā.
Archeologia. - Nel 1921, a cura dell'University Museum of Pennsylvania (Philadelphia) e sotto la direzione prima del dott. U. Fischer, e poi del dott. Alan Rowe, con una serie di campagne archeologiche non ancora terminate, furono intrapresi gli scavi sulla collina Tell el-Ḥasn "la fortezza", sede dell'antica città, e nella necropoli vicina, che solo il fiume Gialūd separa dal Tell. Gli scavi hanno rivelato la reale sovranità d'Egitto sulla città cananea.
Sgombrata infatti la cima del Tell dai resti arabi e da quelli del periodo crociato (1109-1183), venne subito alla luce la città bizantina (330-636) con gli avanzi di una chiesa con rotonda e nartece rettangolare, costruita sui residui di quella d'epoca costantiniana con 3 0 5 navate con unica abside semicircolare; l'una dell'imperatore Anastasio, l'altra del conte Giuseppe di Tiberiade.
Sotto quest'ultima chiesa apparve il periodo greco-romano (301 a. C.-329 d. C.) con i magnifici resti (colonne, capitelli corinzî) di un tempio periptero dedicato al dio Bacco, la strada a colonne, il teatro e l'ippodromo. Furono inoltre trovati i vestigi del periodo corrispondente all'occupazione dei Persiani, dei Neobabilonesi, degli Sciti, degli Assiri, degli Israeliti, dei Filistei e degli Egiziani fino al tempo di Ramsete III (1224-300 a. C.). È al principio di questo periodo che i Filistei occuparono la città cananea, come dimostra la costruzione di un fortilizio, mentre le tracce di un violento incendio che annientò la civiltà filistea possono essere considerate come l'indice della conquista israelitica al tempo di David.
Lo strato però più ricco di documentazione archeologica è quello della civiltà egiziana dal 1500 al 1200 a. C.
Sono stati identificati i resti di 6 templi costruiti uno sopra l'altro e cioè: due del tempo di Tutmosi III (1500-1450); uno di Amenofi III (1411-1375), uno di Seti I (1313-1292), due di Ramsete II (1292-1225). Dopo la partenza degli Egiziani (circa il 1200), i Filistei adattarono i due templi di Ramsete II al loro culto. Il tempio principale lo dedicarono a Dagon loro Dio (I Paral., X, 10) e nel più piccolo di Artarte deposero, dopo la vittoria sul monte Gelboe, le armi del re Saul (I Re [Sam.], XXXI, 10).
La disposizione generale del tempio, dedicato, all'epoca di Tutmosi III, al dio Mekal, comprendeva la cella e la sala per immolazioni oltre altri edifici accessorî: cortile, corridoio, locale per i tesori. Nella cella erano due altari, l'uno di mattoni e l'altro di pietra per le offerte. Sul pavimento giacevano ancora una coppa da libazioni, due spille d'oro, uno scarabeo di ametista, una figurina di Astarte, e la scapola d'un toro, segno manifesto di sacrifici cruenti.
Nella sala delle immolazioni vi era l'altare per i sacrifici, costruito di mattoni e con due gradini. Sull'altare una scanalatura serviva a raccogliere il sangue della vittima. Presso l'altare furono ritrovati il pugnale sacro in bronzo, due corna di toro e perfino il piolo di legno a cui veniva legata la vittima al momento dell'immolazione. Un lungo corridoio immetteva in una sala ove era la pietra sacra, emblema del dio Mekal.
In tutti questi templi egiziani erano però venerate divinità locali, come dimostrano le tante figurine di Astarte. Su una stela di basalto è rappresentata una dea vestita all'egiziana con in mano la croce ansata, ma, come indica il nome Anat "regina del cielo e signora di tutti gli dei", non è se non l'Astarte cananea travestita.
Negli oggetti votivi erano raffigurati soprattutto dei serpenti; su un frammento di terracotta è rappresentata la dea-serpente. Ciò ha fatto supporre che il primitivo santuario, anteriore agli Egiziani, fosse consacrato al culto del serpente e che la migliore etimologia di Beisan sia da Bēth Sahan "tempio della dea Sahan = serpente", divinità del pantheon babilonese.
Il dio locale era il dio semitico Mekal che, venerato durante l'occupazione egiziana, fu sostituito con Dagon al tempo dei Filistei. D'importanza geografica e storica sono pure due stele in basalto di Seti I, una di Ramsete II e una statua di Ramsete III. Dal lato artistico è degno di nota un bassorilievo trovato nel 1928 dov'è scolpita, nel registro superiore, la lotta di un leone con un cane e nell'inferiore la vittoria del cane sul leone. Il direttore degli scavi Alan Rowe lo ritiene capolavoro dell'arte assiro-babilonese.
Nella necropoli, uno dei più vasti cimiteri finora scoperti in Palestina, figurano tutte le età, da quella del bronzo alla bizantina.
Gli scavi non sono giunti al livello dell'antico suolo, dove probabilmente saremo in presenza dell'età neolitica, se non paleolitica.
Bibl.: Per la storia di Beisan: E. Schürer, Geschichte des jüdischen Volkes, Lipsia 1907 (4ª ed., II, 170-173); Alt, Zur Geschichte von Beit-Sean 1500-1000, in Palästinajarbuch, 1926, pp. 108-120. Per gli scavi: Revue Biblique, 1922, p. 111; 1923, p. 430; 1924, p. 424; 1926, p. 124; 1928, p. 512; 1929, p. 85; P. A. Mallon, in Biblica, 1922, p. 269; 1923, p. 236; 1928, p. 245; 1929, p. 126; Alan Rowe, The New Discoveries at Beth-Shan, in Palestine Exploration Fund, 1927, pp. 67-87, 148; 1928, pp. 73-91, 110; 1929, pp. 78-94.