BEJA (VI, p. 493)
Il territorio in cui sorge appartenne nell'antichità ai Celtici secondo Strabone (III, 151) e ai Turdetani secondo Tolomeo (II, 5, 5). Posta sulla grande strada che da Ebora (Evora) portava ad Onoba (Huelva) e poi a Italico, fu colonia romana, la colonia Pacensis di Plinio (Nat. Hist., IV, 117) e sede di un conventus iuridicus. Era verosimilmente una città sola con la Pax Augusta di Strabone. L'antica cinta murale al principio del sec. XIX era ancora in gran parte visibile; oggi, oltre all'arco romano, si conserva il disegno di un'altra porta, di mano del Saavedra, nel museo etnologico portoghese. Presso la città si osservano ancora i resti di un acquedotto romano.
Bibl.: K. Miller, Itineraria romana, Stoccarda 1916, p. 161; J. Leite de Vasconcellos, Arco Rom. de Beja, in O Archeol. Port., 1903, pp. 165-67; id. e B. de Sá, Necrop. rom. de Pax Julia, ibid., 1905, pp. 165-169.