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BEL

di G. Garbini - Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)
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BĒL ("signore, padrone")

G. Garbini

L È la principale divinità del pantheon palmireno. Il nome sembra di origine babilonese e, invero, è innegabile la identificazione di B. con la più importante divinità di Babilonia, Bēl-Marduk, specialmente dall'epoca dei Seleucidi; è tuttavia possibile che con questo nome i Semiti di Palmira indicassero Bōl, divinità autoctona, del cui culto restano tracce in Siria. Identificato più tardi con Zeus, B. aveva le caratteristiche di una divinità celeste che governava il movimento degli astri e quindi degli uomini. Il suo culto da Palmira si estese anche a Dura Europos, dove mercanti e soldati palmireni gli elevarono un tempio insieme a Yarḥibōl.

B. compare nei monumenti figurati generalmente in compagnia di altre divinita, in numero variabile; nell'affresco di Dura Europos, ad esempio, B. si trova fra altri quattro dèi; due sono tuttavia le divinità che più frequentemente l'affiancano, si da formare una triade alquanto definita: il dio lunare Aglibōl, che compare pure nella triade di Ba‛calshamīn (v.), e Yarḥibōl, divinità solare. In una delle tessere di Palmira questa triade è raffigurata entro la cornice di un tempio: i tre dèi sono in piedi, in costume guerresco (secondo la nota convenzione palmirena di rappresentare le divinità in abiti militari), con la mano sinistra sulla spada e una lancia nella destra. B. doveva essere ampiamente raffigurato nei rilievi che ornavano il suo tempio a Palmira; in uno di questi, piuttosto frammentario, si vede il combattimento di B.-Zeus contro il serpente Tifone, mentre cinque divinità assistono alla scena. Il più importante e grandioso tempio di Palmira era dedicato a B.; il tèmenos, che aveva una superficie di m 205 × 210, si trovava su un rialzo artificiale del terreno, secondo l'uso mesopotamico di innalzare i templi su alture artificiali, ed era circondato da un grande porticato. La cella, dedicata nel 32 d. C., sorgeva sul luogo di un precedente santuario ellenistico, che probabilmente, a sua volta, aveva preso il posto del primitivo santuario di Bōl; l'interno della cella era diviso in due nicchie sopraelevate, in una delle quali si conservava probabilmente la statua del dio, mentre il soffitto dell'altra, a forma di cupola, era ornato con rilievi di B. e dei pianeti. Questo tempio ha sollevato molti problemi d'ordine architettonico che non sono stati ancora risolti.

Bibl.: J.-G. Février, La religion des Palmyréniens, Parigi 1931, p. 47 ss.; H. Seyrig, Hiérarchie des divinités de Palmyre, in Syria, XIII, 1932, pp. 190-95; id., Trois bas-reliefs religieux de type palmyrénien, ibidem, pp. 258-66; id., Le culte de B. et de Baalshamîn, in Syria, XIV, 1933, pp. 238-46; id., Bas-reliefs monumentaux du temple de B. à Palmyre, in Syria, XV, 1934, pp. 155-86; O. Eissfeldt, Tempel und Kulte syrischer Städte in hellenistisch-römischer Zeit, Lipsia 1941, pp. 73 ss. e 83 ss.; J. Starcky, Palmyre, Parigi 1952, pp. 86 ss. e iii ss.

Vocabolario
bèl paése
bel paese bèl paése (o belpaése) locuz. usata come s. m. – 1. Nome attribuito per antonomasia all’Italia, per ricordo dei noti versi di Dante («Del bel paese là dove ’l sì sona», Inf. XXXIII, 80) e del Petrarca («il bel paese Ch’Appennin...
il più bèl fiór ne còglie
il piu bel fior ne coglie il più bèl fiór ne còglie. – Motto dell’Accademia della Crusca, stabilito nella seduta del 14 marzo 1590; il motto (che adatta un emistichio del Petrarca «e ’l più bel fior ne colse», Canz. LXXIII, 36) è sovrapposto...
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