Lugosi, Bela
Nome d'arte di Béla Ferenc De-sző Blaskó, attore teatrale e cinematografico ungherese, naturalizzato statunitense, nato a Lugos (od. Lugoj, Romania) il 20 ottobre 1882 e morto a Los Angeles il 16 agosto 1956. La sua figura è indissolubilmente legata al personaggio del conte Dracula, il vampiro inventato da Bram Stoker, che L. impersonò con successo a teatro e soprattutto nel cinema, fornendone una versione (sguardo ipnotico e mefistofelico, piega crudele della bocca, accento straniero, maniere aristocratiche) che è poi divenuta un modello per ogni successivo interprete.
Figlio di un direttore di banca, studiò all'Accademia teatrale di Budapest ed esordì sul palcoscenico, dove svolse un'intensa attività per parecchi anni. Apparve per la prima volta sullo schermo, con lo pseudonimo di Arisztid Olt, in A leopárd (1917) di Alfréd Deésy, che in un solo anno lo diresse in altri cinque film. Dopo aver lavorato anche con Mihály Kertész, regista che si sarebbe affermato a Hollywood con il nome di Michael Curtiz, L. si trasferì in Germania, dove girò una dozzina di film tra i quali Der Januskopf (1920) di Friedrich Wilhelm Murnau. Emigrato negli Stati Uniti nel 1921, lavorò in piccoli teatri di New York e in precarie produzioni teatrali off Broadway, finché nel 1927 ottenne il ruolo del protagonista in Dracula, spettacolo di grande successo che andò in tournée per due anni. Attivo anche nel cinema dal 1923 con The silent command di J. Gordon Edwards, partecipò per un lungo periodo a modesti film commerciali, spesso nel ruolo di spia o di sceicco. Cominciò a lavorare a Hollywood nel 1929, e presto ebbe un ruolo importante, quello dell'ispettore Delzante, un poliziotto di Calcutta che si serve dello spiritismo per smascherare gli assassini, in The thirteenth chair (1930; La tredicesima sedia) di Tod Browning. Un anno dopo la Universal incaricò lo stesso Browning di portare Dracula sullo schermo, ma nonostante il successo ottenuto a teatro, L. fu costretto ad attendere che ben sei attori rinunciassero alla parte, prima di avere il ruolo. Impostato come un melodramma soprannaturale, Dracula (1931) guadagnò subito il favore del pubblico grazie soprattutto all'interpretazione di L., che lasciò un'impronta indelebile su uno dei personaggi più popolari della storia del cinema. L'identificazione con Dracula condizionò la sua carriera di attore e persino la sua vita privata. Divenuto l'indiscusso 're del terrore', L. cominciò a girare un gran numero di film, per lo più di scarso livello, nei quali il suo stile già ampolloso appariva appesantito da un uso grottesco ed eccessivo del trucco. In Murders in the Rue Morgue (1932; Dottor Miracolo) di Robert Florey impersonò il primo di una lunga serie di scienziati pazzi, un ciarlatano che sogna di creare un nuovo essere umano facendo accoppiare una scimmia (l'attore filippino Charles Gemora) con una prostituta. Fu un demoniaco stregone vodù in White zombie (1932) di Victor Halperin, e in The black cat (1934) di Edgar G. Ulmer incontrò per la prima volta il rivale Boris Karloff. Lavorò ancora con Browning in Mark of the vampire (1935; I vampiri di Praga) e arrestò momentaneamente il declino della sua popolarità fornendo nel 1939 due originali e suggestive interpretazioni: quella del repellente servo Igor in Son of Frankenstein (1939; Il figlio di Frankenstein) di Rowland V. Lee e quella, mirabilmente cesellata, del commissario Razinin nel capolavoro di Ernst Lubitsch Ninotchka (1939). Ricoprì poi ancora una volta ruoli di improbabili scienziati pazzi in film a basso costo, mentre in Frankenstein meets the Wolf Man (1943; Frankenstein contro l'uomo lupo) di Roy William Neill ebbe l'occasione di interpretare la 'creatura', ruolo che aveva rifiutato nel 1931, spianando la strada alla carriera di Boris Karloff. Respinto ai margini dell'industria cinematografica, dopo una rilevante partecipazione a The body snatcher (1945; La iena ‒ L'uomo di mezzanotte) di Robert Wise, tornò al teatro, portando in tournée una versione vaudeville di Dracula, personaggio che impersonò per l'ultima volta sullo schermo nel parodistico Abbott and Costello meet Frankenstein (1948; Il cervello di Frankenstein) di Charles T. Barton. Nei primi anni Cinquanta si esibì, al fianco di un gorilla e di una ragazza ammanettata, in un malinconico show dai toni horror nei teatri di New York e del New Jersey, e portò in un nightclub di Las Vegas uno spettacolo di varietà intitolato The Bela Lugosi Review. Ormai schiavo della morfina, nel 1955 si ricoverò in un ospedale di Los Angeles. Fece le sue ultime apparizioni in alcuni film artigianali, eccentrici e deliranti, del giovane regista Edward D. Wood Jr, che lo diresse anche nello sgangherato horror fantascientifico Plan 9 from outer space (1959), sua estrema prova d'attore, interrotta dalla morte per un attacco cardiaco. La sua tragica figura è stata amorevolmente rievocata da Tim Burton in Ed Wood (1994), film nel quale Martin Landau ha offerto, del leggendario conte-vampiro alle sue ultime battute, una splendida e commovente interpretazione.
A. Lennig, The Count: the life and films of Bela "Dracula" Lugosi, New York 1974.
R. Cremer, Lugosi: the man behind the cape, Chicago 1976.
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