BELEVI
Antico villaggio nel distretto di Smirne, in Turchia, c.a 12 km a NE di Selçuk (Efeso). Nei dintorni immediati si trovano: cave di marmo, un tumulo di età tardo-arcaica, un mausoleo del primo ellenismo.
Con il marmo caratteristico di Belevi, che va dal bianco al grigio chiaro, spesso tendente al blu, è stata eretta una gran parte degli edifici antichi di Efeso. Secondo Vitruvio (X, 2, 15), cave di marmo furono trovate per caso nella seconda metà del VI sec. a.C. dal pastore Pixodaros, al quale erano, perciò, dedicate offerte ancora in età romana. Nel 1966 sulle pareti delle cave abbandonate furono scoperti disegni incisi e iscrizioni cario-epicorie.
Il tumulo è posto a S delle cave, sul lato opposto della valle; il suo crepidoma ha un diametro di 65 m. I tre vani sono accessibili da Ν tramite un dròmos; dall'alto va, verso l'interno, un canale per libagioni, ricavato forse in epoca più tarda. I resti di ceramica, ritrovati insieme a ossa di animali, sembrano andare dal V sec. a.C. al IV d.C., e costituiscono le offerte per un arco di c.a 800-900 anni. Ciò avvalorerebbe l'ipotesi secondo la quale Pixodaros sarebbe il destinatario della costruzione funeraria.
Questa fu oggetto di ricerche negli anni 1931-1935 da parte dell'Istituto Archeologico Austriaco. Su una superficie quadrata di c.a 29,8 m di lato, al di sopra della sporgenza di una rupe ricavata artificialmente ma senza portarne a termine lo spianamento, si innalzava la costruzione alta originariamente 24 m, la cui parte inferiore era costituita dalla stessa sporgenza di roccia e ricoperta di conci in pietra. Sopra un crepidoma era lo zoccolo; insieme raggiungevano l'altezza di 11,64 m. Lo zoccolo era fornito di trabeazione dorica e originariamente di una falsa porta a N, mentre l'accesso alla camera funeraria sull'opposto lato S non era distinguibile dall'esterno. Al di sopra dello zoccolo un altro crepidoma alto 1,15 m sorreggeva una perìstasis di 8 X 8 colonne con capitelli corinzi, di c.a 11 m di altezza complessiva (la misura esatta delle colonne non è sicura). I capitelli avevano soltanto 4 caules, posti agli angoli e da cui derivavano volute ed helices. Il fregio ad anthèmion presenta un profilo slanciato a forma di S, tra i primi con questa forma. Il soffitto a lacunari mostra rilievi figurati, come nel Mausoleo di Alicarnasso: sul lato Ν vi sono giochi funerari con una cerimonia di vittoria al centro; sugli altri lati lotte di centauri in uno stile piuttosto convenzionale, orientato verso la classicità tarda. Il tetto in tegole di marmo, eseguito in maniera superficiale, ricopriva la perìstasis, mentre la cella era probabilmente in gran parte a cielo aperto. Su ogni lato dell'orlo del tetto erano posti sei leogrifi alati, ai lati di vasi scanalati, nonché cavalli agli angoli. Le sculture sul tetto ricordano i leoni disposti in maniera analoga nel Mausoleo di Alicarnasso. Stranamente la cella interna possedeva un pavimento a lastre adattato per lo scolo dell'acqua; perciò sembra essere stato previsto ipetrale fin dall'inizio, senza il soffitto a piramide che viene perlopiù supposto in analogia col Mausoleo di Alicarnasso. Nella cella si trovavano parti della decorazione interna, fra le quali blocchi della trabeazione, le cui iscrizioni rimandano a una raffigurazione della saga di Fetonte e delle Eliadi. La camera funeraria con volta a botte, nascosta nel podio e accessibile tramite un piccolo atrio, conteneva il sarcofago del committente, la cui cassa è simile a un sarcofago a klìne macedone con un fregio di sirene musicanti e un poggiapiedi. Sul coperchio del sarcofago non continuano, come sarebbe stato prevedibile, le zampe della klìne raffigurate sulla cassa, ma appare il defunto disteso su un materasso e su cuscini come un simposiasta, con una coppa nella mano, esattamente al modo delle figure principali sui rilievi con banchetto. Sopra un chitone manicato, egli indossa una veste con maniche corte e strette, e al di sopra un mantello. Attorno al suo capo (attualmente assai danneggiato) doveva essere inserita una benda del tipo a sezione circolare usuale nelle raffigurazioni di re eroizzati, piuttosto che una corona, e in nessun caso un diadema. Cassa e coperchio non sono rifiniti. Nella lavorazione, il coperchio differisce notevolmente, e inoltre è composto da due pezzi congiunti, evidentemente per poterlo poi far entrare nella camera funeraria dall'accesso stretto. Due denti trovati nel sarcofago dovevano appartenere a un uomo di 40-45 anni. Inoltre nella stanza si trovava la statua, appena più piccola delle dimensioni reali, di un individuo vestito alla moda iranica, appartenente al tipo ricorrente nell'arte persiana e greco-persiana dei «servitori» che accompagnano un personaggio di rango elevato.
La decorazione dell'edificio, con il fregio ricurvo e i capitelli corinzî, rinvia al periodo di passaggio tra IV e III sec. a.C. La ceramica trovata sul lato O del mausoleo tra i detriti di marmo e calcare prodotti dalla costruzione attesta un terminus post quem attorno al 280 a.C. Questa cronologia, oltre a ragioni storiche, rende verosimile che Lisimaco, il nuovo fondatore di Efeso, erigesse la tomba per sé, cercando perciò consapevolmente la vicinanza al tumulo attribuito a Pixodaros. Tuttavia, dopo la sconfitta di Curopedio del 281 a.C., Seleuco I divenne re della regione e la costruzione restò incompiuta. Il secondo periodo andrebbe ricondotto al sovrano seleucide Antioco II, morto a Efeso nel 246 a.C. Durante la reggenza della moglie Laodice, che forse lo aveva fatto avvelenare, sarebbe stato realizzato il coperchio del sarcofago dove il re venne inumato. Tuttavia non ci fu tempo sufficiente per completare la costruzione, perché il territorio di Efeso ben presto passò sotto i Tolemei.
Bibl.: Cave di marmo: W. Alzinger, Ritzzeichnungen in den Marmorbrüchen von Ephesos, in ÖJh, XLVIII, 1966-1967, p. 61 ss.; W. Dressler, Karoide Inschriften im Steinbruch von Belevi, ibid., p. 73 ss.; W. Alzinger, Die Altertümer von Belevi, in C. Praschniker, M. Theuer e altri, Das Mausoleum von Belevi (Forschungen in Ephesos, VI), Vienna 1979, pp. 167-199. - Tumulo: W. Alzinger, Ritzzeichnungen..., cit., p. 72; H. Vetters, Tumulus von Belevi, in ÖJh, L, 1972-1975, p. 42 ss., figg. 34-40; S. Kasper, Der Tumulus von Belevi, in AA, 1975, p. 223 ss.; id., Der Tumulus von Belevi, in ÖJh, LI, 1976-1977 (Suppl.), p. 127 ss.; W. Alzinger, Die Altertümer..., cit., pp. 170 ss., 198 s. - Mausoleo: C. Praschniker, M. Theuer e altri, Das Mausoleum von Belevi..., cit.; fra le recensioni relative: W. Martini, in Gymnasium, LXXXVIII, 1981, p. 72 ss.; D. Pinkwart, in BJb, CLXXXIII, 1983, p. 764 ss.