Belgio
Stato dell’Europa occid., con capitale Bruxelles. Lo Stato belga venne costituito nel 1830-31, ma le condizioni ideali e politiche del suo sorgere risalgono alla seconda metà del 16° secolo. Nel 1579 i contrasti religiosi e la lotta contro il dominio spagnolo determinarono la scissione tra Paesi Bassi cattolici (poi B.) e Paesi Bassi protestanti (Olanda). Rimasti sotto il dominio della Spagna, i Paesi Bassi cattolici ebbero una vita assai travagliata perché furono teatro delle continue guerre fra le potenze europee e fecero le spese di non pochi accordi diplomatici. Alla fine della guerra di Successione spagnola (1714), passarono sotto il dominio degli Asburgo d’Austria. Nel 1789 scoppiò la «rivoluzione brabantina», che costituì il Paese nella Repubblica degli Stati Uniti del Belgio: il contrasto tra i conservatori e i progressisti favorì il ritorno delle milizie austriache, ma le vittorie dell’esercito rivoluzionario a Jemappes (1792) e Fleurus (1794) segnarono l’annessione del Paese alla Francia. Al Congresso di Vienna (1815) le province belghe furono unite a quelle olandesi nel regno dei Paesi Bassi, ma la resistenza cattolico-clericale allo statalismo protestante e al predominio politico olandese si saldò a quella liberale contro il sistema della Restaurazione sfociando in rivoluzione (1830). Proclamata l’indipendenza (1830), il nuovo re Leopoldo di Sassonia Coburgo accettò il Trattato di Londra, che imponeva al B. un regime di neutralità perpetua. Si formò un Partito cattolico organizzato (1884), che affermò la sua egemonia e si fece portavoce degli interessi ecclesiastici, di quelli dei ceti rurali e del nascente nazionalismo fiammingo, mentre il movimento socialista si diffuse soprattutto nella Vallonia industrializzata. Sottoposto a dura occupazione tedesca durante la Prima guerra mondiale, il B. ottenne l’abolizione del regime di neutralità obbligatoria e una parte dell’Africa orientale tedesca (oltre al Congo, colonia dal 1908). Emergeva intanto il problema dei rapporti tra fiamminghi e valloni: dal 1930 il B. venne diviso in due aree linguistiche rigidamente separate: il nederlandese nelle province fiamminghe e il francese in Vallonia. Durante la Seconda guerra mondiale, malgrado la neutralità dichiarata il B. subì l’invasione tedesca (1940-44). Finita la guerra, Leopoldo III abdicò in favore del figlio Baldovino (1951) e i cattolici riaffermarono la propria egemonia. Il B. si inserì nel sistema occidentale con l’adesione alla NATO (1949) e all’Unione Europea occidentale (1954), la costituzione del Benelux (1948), la partecipazione alla CECA (1951) e alla CEE (1957). Negli anni Sessanta, dopo le tensioni suscitate dalla difficile decolonizzazione del Congo, i contrasti tra fiamminghi e valloni divennero sempre più il principale problema del Paese, provocando, fra l’altro, la formazione su base etnica di nuovi partiti di ispirazione federalista e la divisione delle stesse forze politiche tradizionali lungo la frontiera linguistica. Negli anni Settanta è stato avviato un processo di riforma dello Stato in senso federale, che si è concluso (1993) con il varo di una nuova Costituzione. La soluzione della questione istituzionale non è servita, tuttavia, a ricomporre i contrasti fra le comunità linguistiche e fra le regioni del Paese. Nel 1996 la classe dirigente artefice della riconciliazione nazionale è stata delegittimata da scandali di varia natura e nel 1999 i cristiano-sociali, coalizione di governo da quarant’anni, sono stati sconfitti dal liberale G. Verhofstadt, riconfermato nel 2003 fino al 2007, quando ha ottenuto la maggioranza il Partito cristiano-democratico fiammingo. Le elezioni politiche del 2010 hanno registrato la netta affermazione degli indipendentisti fiamminghi nelle Fiandre e dei socialisti in Vallonia.